Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    04/12/2016    2 recensioni
Per Jungkook, essere quello che è oggi costituisce un nuovo inizio.
Ma non è stato sempre così: il percorso che lo ha portato ad accettare se stesso e, soprattutto, ad aprire il suo cuore agli altri, ha rappresentato per lui un ostacolo difficile da superare.
Dal capitolo I:
[…]Fuori dalla finestra, la neve imbianca i tetti di una Seoul congelata e i riscaldamenti, quella mattina, non hanno proprio voluto saperne di partire. Si stringe un poco nella sua felpa nera, quella che un tempo usava per le giornate di ozio passate a giocare ai videogiochi; tira giù entrambi i polsini e saltella sul posto, mentre ascolta attentamente le parole del coreografo. Percepisco il vostro impegno, dice, ma non è ancora abbastanza. Il suo tono è tranquillo, tutti sanno che non vuole spaventarli, né spingerli troppo oltre il loro limite. Ma non è abbastanza: Il suono di quelle parole martella nelle tempie di Jungkook tanto quanto il dolore delle dita paralizzate dal freddo. […]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Gli sembra quasi di assistere ad una specie di déjà-vu.

Quante volte, da quando si conoscono, hanno cercato di condividere le proprie paure, le incertezze, tutto ciò che li avrebbe aiutati a rafforzare il loro legame e a crescere artisticamente come gruppo. Anche il loro manager li ha sempre incoraggiati ad aprirsi gli uni con gli altri, ad essere sinceri con lui e con i membri dello staff qualora non fossero a loro agio o qualcosa li turbasse.

Così ora sono di nuovo lì, durante una pausa rubata al lavoro sul nuovo album, per fare il punto della situazione: per cercare di alleggerire il clima di tensione che negli ultimi giorni li ha messi duramente alla prova. Sono tutti emozionati all’idea di portare sul palco un concept completamente nuovo e stanno lavorando duramente per offrire ai loro fan un’immagine rinnovata e ormai “adulta” dei Bangtan.

Ma non è tutto così semplice. Jungkook li osserva uno ad uno, i suoi compagni, e nell’arco di un secondo gli sembra di rivivere sulla propria pelle tutte le fatiche dei giorni precedenti. Vede Yoongi, stranamente propenso alle chiacchiere quella sera, ma vede anche le occhiaie dipinte sul suo volto stanco; ricorda le nottate in cui non staccava mai gli occhi dal suo portatile o quando si immergeva con le sue cuffie nella creazione di una melodia perfetta, che il giorno dopo proponeva al gruppo con soddisfazione e orgoglio. Guarda Hoseok, le sopracciglia corrucciate e una lieve ruga che prende forma tra esse a suggerire una profonda concentrazione; non dimenticherà mai con quanta determinazione provava quella coreografia che era stata creata appositamente per lu
i. È un ono
re, diceva, e sarebbe stato compito suo saperle rendere giustizia: così lo trovava ad allenarsi in palestra o in sala prove fino allo sfinimento, con le fasciature improvvisate ai polsi e alle caviglie, dovute al troppo sforzo muscolare. In quel periodo aveva visto più raramente l’Hoseok festoso e combina guai di sempre, anche se mai si dimenticava di fargli un sorriso o di rassicurarlo quando ne aveva bisogno.
Seduto accanto a lui c’è Seokjin: ha una mano poggiata sul suo ginocchio, in un certo senso sembra intuire la tensione di Jungkook e il suo essere restio ad aprirsi davanti al manager; dopotutto, nonostante anche lui abbia investito anima e corpo nella produzione dell’album, non si è mai scordato di cucinare un pasto o di affiancare uno dei membri nei momenti più difficili, tirandoli su con qualche sua solita battuta datata che alla fine, in un modo o nell’altro, portava sempre tutti alla risata. Poi, d’altra parte del soggiorno, c’è Jimin. Si accorge dell’occhiata del maknae e la ricambia di sfuggita, per poi tornare ad osservare Namjoon, che in quel momento ha preso la parola. Non si pente di averlo aspettato sveglio tutte le volte o di averlo spinto a parlare con lui a proposito di Lie; Jimin ha vissuto, in quei giorni, uno dei periodi più difficili dall’inizio del loro debutto. Si è scontrato prepotentemente con i suoi timori, con i suoi limiti, Jungkook ha visto la sua autostima crollare più volte, ma non l’ha lasciato da solo. A modo suo gli è stato vicino, si è mostrato forte, forse anche troppo, perché tutta quella forza in realtà non l’ha mai posseduta. E poi c’è Taehyung. Deve ingoiare la saliva più volte e prendere un respiro profondo quando pensa a lui. Perché, inevitabilmente, gli tornano alla memoria le volte in cui l’ha sentito piangere silenziosamente nel letto, i singhiozzi smorzati dalle coperte, o quelle in cui faceva finta di accettare quel suo sorriso rettangolare come fosse quello di sempre, quando in realtà sapeva che Taehyung cercava solo di difendersi dal dolore. Ricorda i giorni in cui l’ha visto spento e demotivato, ricorda quando il terrore che non sarebbe riuscito a riprendersi in breve tempo gli aveva attanagliato lo stomaco facendogli salire la nausea per settimane intere.
Infine, il suo sguardo si posa su Kim Namjoon, il leader: quanta sofferenza, quante cose non dette ha dovuto ingoiare, quante critiche ha affrontato di petto per difendere il proprio gruppo, quanti dubbi ai quali non ha voluto trovare risposta perché quelli dei suoi compagni erano più importanti. Namjoon, pensa Jungkook, è la colla indispensabile che li tiene uniti, quella che li fa stare in piedi anche quando le cose non vanno sempre per il verso giusto.
Ed è proprio Namjoon a rivolgergli la parola in quel momento, distraendolo dai pensieri che l’hanno investito come fossero un fiume in piena.
«Jungkookie».
Posa i gomiti sulle ginocchia e lo guarda apprensivo. Jungkook si rende conto che le iridi di tutti sono puntate su di lui.
«Se c’è qualcosa che ti turba, devi dircelo. Abbiamo sempre cercato di condividere tutto, lo sai».
Jungkook alza lo sguardo dalle proprie mani per incrociare quello del leader. Nel frattempo, il manager è uscito dal dormitorio per lasciarli conversare da soli. Vorrebbe parlare, vorrebbe davvero, ma una morsa gli ha intrappolato il petto e le corde vocali.
«Ultimamente siamo tutti molto provati, ma stiamo anche facendo del nostro meglio. Le schedules sono pienissime, posso capire-»
«Non mi importa delle schedules».
Namjoon viene interrotto bruscamente e Jungkook non sa nemmeno dove abbia trovato la forza per replicare. I suoi compagni lo guardano, l’aria è come congelata: il più piccolo si pente quasi subito di aver esternato quel pensiero, ma ormai non può più tornare indietro. Deve andare fino in fondo.
«Non mi importa degli orari, posso anche non dormire, non mi interessa, ce la faccio».
Jungkook non ha più il controllo sui propri pensieri: ha deciso che li lascerà andare così come vengono, perché non ce la fa a tenersi tutto dentro. Non più.
Sente di nuovo quella morsa aggrapparsi alla gola come volesse impedirgli di andare avanti.
«Però…»
Eccola, la voce che comincia a incrinarsi. Sapeva sarebbe successo e aveva cercato di evitarlo con tutto se stesso. La mano di Jin gli stinge una spalla e lo invita a proseguire.
Le sente sfiorargli le guance e bagnargli la pelle sin sotto il mento, prima una, poi due, tre, quattro, ha perso il conto di quante lacrime i suoi occhi stanno riversando fuori assieme a quel dolore che ha tanto cercato di reprimere.
«Vedervi così mi far star male» sussurra, asciugandosi gli occhi, già colmi di lacrime un secondo dopo. «Più di ogni altra cosa».
Nello stato in cui è ora non può scorgere le espressioni stupite dei suoi compagni trasformarsi in breve tempo in un riflesso della sua.
«A volte vorrei poter star male per voi, pur di non vedervi così» lo dice tra i singhiozzi, ma tutti lo capiscono.
Taheyung si alza di scatto dal divano e in un attimo ha già fatto aderire le loro teste. «Mi dispiace tanto, Kookie» dice, mentre piange quasi quanto lui.
Jungkook abbassa le palpebre e scuote impercettibilmente la testa. Non ha mai detto niente perché sapeva che li avrebbe fatti sentire in colpa e quella era l’ultima cosa che desiderava.
Nel frattempo, Jin ha avvolto le braccia sulle spalle di Jungkook e di Taehyung, mentre Jimin li ha già raggiunti assieme ad Hoseok, che scompiglia bonariamente i capelli dei più piccoli e caccia via una lacrima, o forse anche di più, dal proprio volto. Namjoon e Yoongi sono da loro subito dopo e si uniscono a quell’abbraccio di gruppo restando in silenzio finché anche l’ultima goccia di dolore e frustrazione non ha lasciato le iridi dei presenti.
«Sapevamo che non sarebbe stato facile» dice Namjoon, a voce bassa. «Sono successe alcune cose che non avevamo previsto, altre ancora ce le aspettavamo, ma in ogni caso non è mai stato facile».
Jungkook si asciuga di nuovo il volto e sente gli altri allentare la presa.
«Però siamo ancora qui, tutti insieme… e ne usciremo più forti di prima». Sebbene anche il timbro di Namjoon vacilli per quel momento di debolezza, le sue parole sembrano aver aperto un nuovo spiraglio nel cuore di tutti.

E Jungkook si fida delle parole del leader. Lo ha sempre fatto e continuerà a farlo.
 












 
 
 
 
 
 


 _________


Ciao a tutti! ^^
Avevo deciso che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo della raccolta, ma devo rettificare: è il penultimo. Ho pensato di dover scrivere assolutamente qualcosa sui MAMA… capitemi. E colgo l’occasione per complimentarmi con i Bangtan: sono orgogliosa di loro e di far parte di questo fandom. Si meritano tutti i riconoscimenti che stanno avendo e anche di più. Bravi ragazzi! :’)

Ovviamente, come sempre, ringrazio tutti voi che state leggendo questa raccolta ♥ Grazie, grazie, grazie! ^^

Alla prossima allora!


Vavi
  
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