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Autore: ___Darkrose___    15/12/2016    7 recensioni
**Fanfiction scritta per il contest di Natale "Sfida a catena" indetto dal gruppo Facebook "Takahashi Fanfiction Italia"**
Kikyo e Kagome sono gemelle, ma non potrebbero essere più diverse. Un piccolo malinteso sfocerà in un disastro e solo la magia del Natale potrà aiutare i nostri amici.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Miroku, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indicazioni per la OS:
Sfidata da: Celty23 
Coppia: Nessuna
1- Trama: I cattivi/antagonisti odiano il natale e decidono di sabotare la festa ai buoni. Nello specifico devono comparire almeno Naraku, Kikyo e Bankotsu 
2- Rating Arancione/Rosso (anche solo per il linguaggio)
3. Deve comparire almeno 5 volte la frase "albero di natale"

 
 
Le sveglie suonavano frenetiche dentro casa Higurashi. Kikyo si alzò pigramente dal letto, consapevole che per frenare il baccano provocato dalla sveglia della sorella avrebbe dovuto essere lei a svegliarla.
Trascinò il cuscino fino alla stanza della sorella e glielo lanciò addosso.
- Svegliati e spegni quella cazzo di sveglia Kagome! – sbraitò.
- Kikyo, linguaggio! – urlò la madre dal piano di sotto.
La sorella si stropicciò gli occhi e spense finalmente la sveglia. I capelli erano totalmente annodati e scomposti, mentre Kikyo si svegliava sempre perfetta. Questa era una delle tanto cose che Kagome invidiava della sua gemella.
Kikyo scese le scale e prese una mela e la mangiò svogliatamente. Al mattino odiava mangiare, mentre Kagome cominciò a ingurgitare voracemente i pancake che aveva nel piatto, per poi volatilizzarsi nel bagno ad una velocità supersonica.
La loro madre, Maiko Higurashi, era già pronta per andare al lavoro e salutò velocemente le figlie, raccomandandogli di chiudere bene la porta quando fossero uscite. In quella casa erano solo donne, dato che il loro padre era mancato quando erano ancora molto piccole, ma nessuna delle due ne parlava. Avevano conosciuto praticamente solo la loro madre e andava bene così.
- Kagome cristo santo esci dal bagno in fretta! – sbraitò Kikyo, mentre sorseggiava il suo caffè.
Quando salì al piano di sopra trovò sua sorella intenta a saltellare per la casa nel disperato tentativo di infilarsi le calze bianche della divisa.
- Dannazione, arriverò tardi! – si lamentò. – Perché non trovo mai niente, accidenti! -.
Kikyo la guardò sarcastica. – Forse perché sei una disordinata cronica -.
- Gne, gne! E comunque faresti meglio a muoverti o se arrivi di nuovo tardi gli insegnanti ti sgrideranno di nuovo e chiameranno nostra madre! -.
La ragazza fece finta di non sentire e si chiuse nel bagno per truccarsi e vestirsi. Quando finì sua sorella era già uscita. Percorse con calma il viale alberato che portava alla strada principale della città. Per fare in tempo avrebbe dovuto prendere l’autobus, ma decise di andare a piedi. Amava l’aria fresca del mattino.
Kagome, invece, stava correndo a perdifiato, scontrando tutti quelli che trovava sulla sua strada. Se non fosse stato per la loro somiglianza, nessuno avrebbe neanche minimamente pensato che potessero essere parenti.
Le gemelle andavano nello stesso liceo, ma erano diametralmente. Kagome era una ragazza solare e piena di vita, mentre Kikyo era introversa e scontrosa. Non amava neanche gli amici della sua sorella gemella, infatti frequentavano anche compagnie diverse.
Kagome si diresse in classe spedita, con la gonna verde che svolazzava per i corridoi, mentre Kikyo rimase fuori dall’entrata della scuola e si accese una sigaretta.
Poco dopo fu raggiunta da Bankotsu e Jakostu, che come lei erano sempre in ritardo.
- Ah è inutile, a sto punto mi fermo anche io fuori e salto la prima ora – mugugnò Bankotsu, appoggiandosi sul muro accanto a Kikyo.
Jakotsu lo guardò innervosito. – E’ colpa tua se siamo sempre in ritardo, se non facessi bagordi tutta la notte forse saremmo puntuali -.
- E’ colpa tua se non senti mai la sveglia! –
Kikyo li zittì velocemente.  – Per favore, vorrei godermi l’ultima ora di pausa fino alle due se non vi dispiace -.
I due incrociarono le braccia al petto offesi. Bankotsu era un donnaiolo da strapazzo e stava in giro tutta la notte a fare bagordi, mentre Jakotsu (palesemente omosessuale) era alla disperata ricerca del vero amore. Per un periodo aveva avuto una cotta per Inuyasha, un ragazzo della classe di Kikyo, ma alla fine aveva abbandonato quell’amore non corrisposto e si era dedicato alla ricerca di un nuovo fusto. Entrambi vivevano con il fratello maggiore Ginkotsu, un omone che lavorava come muratore ed erano di un anno più grandi della ragazza.
- Sai qualcosa di Naraku? – domandò Bankotsu a Kikyo.
Lei scrollò le spalle senza dire una parola e facendo ancora un tiro di sigaretta prima di spegnerla sotto la scarpa.
Jakotsu cominciò a punzecchiarla. – Eddai! Lo sappiamo che non ti toglie gli occhi di dosso e che farebbe carte false per portarti a letto! – esordì.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo. – Non credo che uno come lui potrebbe mai avvicinarsi a me, caro mio -.
Jakotsu alzò gli occhi al cielo. – Quanto darei perché un ragazzo facesse di tutto per avermi -.
Bankotsu si portò le mani sulle orecchie. – Non voglio sentire questi discorsi già di prima mattina porca miseria! -.
Kikyo li lasciò fuori a discutere e decise di entrare. Tanto sapeva che il suo professore di storia era sempre più in ritardo di lei e che non si sarebbe accorto della sua assenza.
Quando era ormai vicina all’entrata della classe fu trascinata in un angolo da qualcuno che conosceva molto bene.
- Ciao dolcezza – mormorò la voce suadente di Naraku vicino al suo orecchio.
Kikyo sentì i brividi scenderle lungo la spiana dorsale, ma come al solito mantenne la sua compostezza e freddezza, almeno all’apparenza.
Allontanò di poco il ragazzo, quel tanto che bastava per guardarlo in quei penetranti occhi neri e gli sorrise.
- Se perdo un’altra lezione chiameranno mia madre, ora proprio non posso stare qui con te – disse lei freddamente.
Naraku alzò gli occhi al cielo, senza però abbandonare il suo solito sorrisetto.
- Dai, cosa ti costa? Sai meglio di me che il professore di storia non ti darà problemi. Essere il figlio del preside mi porterà pur qualche beneficio e il tuo nome potrebbe comparire su quel registro magicamente e nessuno ti romperebbe– ghignò.
Kikyo non riusciva a resistergli. La loro relazione, se così si poteva chiamare il loro continuo andare a letto insieme, doveva rimanere segreta a tutti. Non volevano dare alla gente motivi per spettegolare di qualcosa e soprattutto non volevano che il gruppetto di Kagome ficcanasasse come al solito.
La ragazza prese un profondo respiro e lo allontanò da lui. – Forse domani ci vedremo, ora però devo andare -.
Naraku la guardò andare via, mentre ancheggiava sensualmente davanti ai suoi occhi. Dannazione quanto la desiderava, ma sapeva che se mai avesse rivelato a Kikyo i suoi reali sentimenti, lei lo avrebbe snobbato come tutti quelli che con lei si erano dimostrati troppo morbidi o sensibili. Doveva mantenere quella corazza davanti a lei, altrimenti l’avrebbe persa per sempre.
Kikyo, non appena vide che ormai il professore era arrivato, decise infine di accettare la gentile proposta di Naraku e si rifugiarono nei parchi vicino alla scuola.
 
Kagome era in classe già da un po’ e si guardava intorno alla disperata ricerca della sorella. Sapeva bene che la madre non avrebbe perdonato a Kikyo un’altra alzata di testa e che ovviamente lei ci sarebbe finita di mezzo. Perché doveva essere proprio lei quella responsabile?
Sango si mise seduta vicino a lei, abbandonando lo zaino a terra e sbuffando.
Kagome si voltò verso di lei. – Che succede? – le domandò.
La sua carissima amica sembrava parecchio nervosa e continuava a tamburellare con le dita sul banco, fissando un punto indefinito.
- Ho beccato di nuovo Miroku a fare l’idiota con quella cretina della quinta B – ringhiò Sango.
La sua ragazza alzò gli occhi al cielo, ma prima che potesse parlare due occhi ambrati sbucarono dal banco davanti a loro.
- Se davvero ti da così fastidio perché non lo lasci perdere? Lo sai che non cambierà mai – esordì Inuyasha.
Kagome lo fulminò con lo sguardo. – Come fai a non capire mai niente? – sibilò.
Il ragazzo si mise a debita distanza, ben sapendo che i coppini di Kagome non perdonavano.
Sango puntò lo sguardo fuori dalla finestra che dava sui giardini della scuola e ignorò completamente Miroku quando arrivò in classe.
- Ma che ha Sango?  - domandò ad Inuyasha, sedendosi vicino a lui.
Il suo amico scrollò le spalle. – Credo che tu lo sappia bene -.
Miroku provò a girarsi dalla ragazza per parlarle, ma il suo sguardo carico d’odio lo convinse a desistere da quel tentativo e cercò di scongelare la situazione cambiando argomento.
- Kagome, dov’è tua sorella? – chiese.
Sango non perse l’occasione per tirargli una frecciatina. – Vuoi provarci anche con lei? -.
- Non lo so dove sia – intervenne Kagome. – Sai com’è fatta, lei è incorreggibile -.
Il professore arrivò trafelato con tutti i libri sotto braccio e sedendosi goffamente sulla sedia dietro la cattedra.
- Buongiorno ragazzi – esordì.
Tutti gli studenti si alzarono in piedi e salutarono il professore e subito dopo si rimisero a sedere.
- Scusate il ritardo, ma ho perso il tram e con il traffico ci è voluta una vita ad arrivare – disse il professore. – Comunque oggi il preside mi ha incarico di candidare qualcuno di voi per preparare la festa di Natale, che come sapete è organizzata dalle quarte dato che gli studenti dell’ultimo anno sono impegnati con gli esami -.
Gli occhi di Kagome si fecero luccicanti per la gioia. Adorava il Natale e tutto ciò che lo riguardava e cominciò a saltellare sulla sedia per farsi vedere dal professore.
- Higurashi? – domandò l’uomo, mentre si puliva gli occhiali.
- Posso candidarmi io! Mi piacerebbe tanto! – esordì.
Il professore non aveva voglia di valutare altri candidati e decise di assegnare a lei il compito, era così stanco che si dimenticò addirittura di fare l’appello e come al solito Kikyo fu salva.
La giornata passò velocemente, con Kagome che continuava a saltellare allegra per aver avuto il posto di organizzatrice della festa di Natale.
Mentre tornava a casa con Inuyasha e Miroku, che abitavano non lontano da lei, saltellava continuamente senza riuscire a stare ferma.
- Dobbiamo trovare un albero di Natale! – esordì lei. – E i festoni, e la musica e… -.
Inuyasha la bloccò. – Kagome stai calma, continuando a saltare in questo modo mi fai venire la nausea -.
Lei si bloccò immediatamente e abbassò lo sguardo. Inuyasha le piaceva da morire, ma non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo. In passato lui aveva avuto una cotta per sua sorella e questo l’aveva fatta soffrire molto, anche perché non aveva mai mostrato molto interesse nei suoi confronti nonostante lei e Kikyo fossero praticamente due gocce d’acqua.
Salutò entrambi i suoi amici e si diresse spedita dentro casa. Nell’animo di Kagome si alternavano gioia e tristezza. Era felice del fatto che le fosse stato assegnato un compito come quello, ma allo stesso tempo avrebbe voluto che Inuyasha si offrisse di aiutarla, in modo da poter passare un po’ di tempo con lui.
Entrò in casa e sua madre si parò subito davanti a lei.
- Dov’è tua sorella? – le domandò.
Kagome non si rese neanche conto di quello che disse. – Non l’ho vista per tutto il giorno -.
Solo quando si rese conto del guaio in cui aveva messo Kikyo, era già troppo tardi.
 
Kikyo camminava pigramente verso casa, seguita da Jakotsu e Bankotsu. Tutti e tre erano abbastanza silenziosi, forse perché nessuno di loro aveva veramente voglia di andare a casa a studiare per il prossimo compito che li aspettava.
Per la ragazza, però, non era un gran pensiero. Studiava poco e rendeva tanto, le bastava leggere una volta una pagina per impararla e questo faceva impazzire sua sorella, che invece studiava per ore e ore ininterrottamente.
- Hai saputo la novità? – cominciò Jakotsu. – La tua sorellina organizza la festa di Natale della scuola -.
Kikyo scrollò le spalle. – E allora? Cosa mi importa? Sai come la penso su certe sciocchezze -.
Bankotsu sbuffò. – Eh dai! Facci un bel sorriso! -.
Si avvicinò a Kikyo e cercò di tirarle le labbra in modo che sembrasse felice, ma lei la fulminò con lo sguardo.
- Piantala, deficiente – sibilò.
Era ormai sotto casa sua e salutò velocemente i suoi due amici. Erano insopportabili, ma in fondo lei gli voleva davvero bene. Si conoscevano dall’asilo e da quel momento non si erano mai lasciati, nonostante il suo caratteraccio. Solo quando aveva tredici anni aveva conosciuto Naraku.
Lo aveva trovato subito affascinante, ma il suo carattere e la sua rigidità le avevano impedito di cadere ai suoi piedi come era successo a tutte le ragazzine della scuola. Forse era proprio per questo che lo splendido ragazzo si era legato così tanto a lei.
Entrò in casa e lasciò le scarpe all’ingresso, ma prima di poter salire le scale per andare in camera fu bloccata da sua madre.
- Dove sei stata?! – gridò.
Rimase imbambolata davanti alle scale, ma cercò di non farsi prendere alla sprovvista.
- Ero a scuola, perché? -.
Sua madre era visibilmente furiosa e si rese subito conto che questa volta la sua bugia era stata inevitabilmente scoperta. Kagome sbucò da dietro la schiena di sua madre e lei si rese subito conto dal suo sguardo colpevole che era lei la causa di tutta quella rabbia da parte di sua madre.
Le lanciò uno sguardo feroce che sembrava volerle dire “Con te faccio i conti dopo” e poi fu investita dalle urla della signora Higurashi.
- Maledizione Kikyo, ma cosa diavolo devo fare con te? Perché devi sempre metterti nei guai? Non ne posso più, davvero! – sbraitò. – E sai che ti dico? Di pure addio alle tue uscite serali perché sei confinata in casa fino a nuovo ordine e ora fila in camera! -.
Lo sguardo della donna non ammetteva repliche e perfino la corazza di Kikyo per un momento cedette e lasciò trasparire un certo timore.
Abbassò la testa e se ne andò in camera, non prima di aver tirato una sonora spallata a sua sorella.
Dannata spiona, questa me la paghi!
 
Kagome era dispiaciuta per quello che era successo, ma aveva parlato senza pensare. Non avrebbe mai voluto che Kikyo fosse punita.
Purtroppo il suo comportamento non aiutava di certo. In quel periodo stava peggiorando e lei pensava che la compagnia di Naraku non aiutasse. Lo reputava un viscido e non le piaceva per niente. Eppure Kikyo diceva che non era così e che bisognava solo conoscerlo per cambiare idea sul suo conto.
Sua madre continuava a sbattere piatti e padelle mentre cucinava, era il suo modo per scaricare il nervoso. Kagome avrebbe voluto avvicinarsi, ma sapeva che cercare di giustificare la sorella sarebbe stata solo  una perdita di tempo e avrebbe rischiato di rimetterci anche lei.
Salì le scale che portavano alla sua stanza e sentì la solita musica rock provenire dalla camera della sorella. Probabilmente stava escogitando un piano per farsi perdonare dalla madre e poter riprendere a fare quello che voleva.
Avrebbe voluto entrare e fermarla, ma probabilmente Kikyo l’avrebbe scuoiata viva. Non voleva rischiare il linciaggio, anche se spiegarle tutto sarebbe stata la soluzione migliore.
Andò in camera sua si distese sul letto. Sul suo cellulare era comparso un messaggio della sua amica Sango.
Il messaggio diceva:
Sai con chi organizzerai la festa di Natale?
Già, la festa di Natale. Le era completamente passato di mente dopo quello che era successo poco prima. Scrisse all’amica per chiederle una risposta e quello che lesse dopo la lasciò senza parole.
Koga Musashi
Il cuore di lei si fermò per qualche istante. Koga era uno dei ragazzi più affascinanti di tutto il liceo e anche il più scontroso. Non parlava mai con le ragazze ed era considerato il bello e dannato della scuola. Dover lavorare con lui la agitava parecchio, soprattutto perché sapeva che sarebbe stato parecchio complicato lavorarci insieme.
Prese un lungo respiro e si decise a buttarsi giù dal letto e cominciò a pensare a qualche idea. Quella festa doveva sorprendere tutti quanti.
 
Il giorno dopo Kikyo si svegliò parecchio di malumore e si diresse spedita a scuola senza neanche aspettare la sorella. Voleva uscire di casa di corsa per  non farsi rompere da sua madre e dalla sua sorellina perfetta.
Naraku era già davanti all’entrata del liceo. Stava fumando una sigaretta e non appena la vide il suo viso sembrò quasi illuminarsi.
- Ehi piccola, cosa fai stasera? – le domandò, osservandola con occhi lussuriosi.
Lei lo fulminò con lo sguardo. – Vaffanculo, non ho voglia delle tue porcate! -.
Il ragazzo sembrò scioccato dal suo comportamento.
- Ma che diavolo ti succede? -.
Kikyo cercò di calmarsi e prese un bel respiro. – Scusami, è che quell’idiota di mia sorella mi ha messa nei guai come al solito. Quella cretina non sa mai tenere quella dannata bocca chiusa! -.
Naraku si fece pensieroso, ma alla fine un sorriso maligno gli comparve sulla bocca.
- Allora, facciamogliela pagare -.
 
Quando Kagome arrivò a scuola sua sorella era già seduta in prima fila, ovviamente non le aveva rivolto la parola per tutto il giorno e lei si guardò bene dall’andare a infastidirla, conosceva fin troppo bene il suo carattere.
Si mise seduta vicino a Sango, che sembrava parecchio eccitata.
- Allora, sei felice di lavorare insieme a Koga? – le domandò.
Inuyasha sbucò alle loro spalle, il suo volto era una maschera di rabbia. – Lavorerai con quel coglione di Musashi? Quel maledetto stronzetto borioso? -.
- Inuyasha! – lo imbeccò Miroku. – Ti sembra il linguaggio da mantenere di fronte a delle signore? -.
Sango mise su uno sguardo ironico. – Perché tu invece saresti un esempio di uomo per bene? -.
Il ragazzo incassò la frecciatina e si mise seduto davanti a loro.
Kagome guardò Inuyasha perplessa. – E perché ti da tanto fastidio? – domandò.
Il ragazzo si fece paonazzo e cercò di distogliere gli occhi dal viso della ragazza. Senza neanche darle una risposta si mise a sedere e fu salvato dall’arrivo del professore di storia, come al solito in ritardo.
In verità non sapeva neanche lui perché gli desse così fastidio, dopotutto per lui Kagome era solo un’amica e nulla di più. Eppure solo il pensiero che quei due passassero così tanto tempo insieme lo mandava fuori di testa e cominciò a muovere nervosamente la gamba sotto il banco.
Miroku gli tirò una gomitata nelle costole.
- La vuoi smettere? Stai facendo muovere anche il banco! -.
Inuyasha si scusò con lo sguardo e cercò disperatamente di provare a seguire la lezione, anche se quel pensiero continuava a mandarlo fuori di testa.
- Allora, quindi la signorina Higurashi si è offerta di preparare la festa di Natale se non mi sbaglio – cominciò il professore, mentre cercava di sistemarsi gli occhiali tondi sul naso.
Kikyo alzò la mano in modo da farsi notare. – Mi scusi professore, ma mi sembra un compito troppo gravoso per sole due persone, potrei dargli una mano io –.
L’uomo era così stanco e stressato che annuì e diede subito il consenso.
Kagome si sentì morire, anche questa volta sua sorella si era messa tra i piedi. A lei il Natale non piaceva neanche, perché lo aveva fatto?
Kikyo si voltò verso la sorella e le riservò un sorrisetto falso.
 
Questa volta Kikyo tornò a casa con Kagome e Inuyasha, giusto per dare ancora un po’ di fastidio alla sua gemella.
Inuyasha sembrava parecchio a disagio in mezzo a quel quadretto e cercava disperatamente di allungare il passo. Oltretutto Miroku era rimasto in giro con Sango e lo aveva lasciato completamente solo in mezzo a quelle due.
Kikyo sembrava serena, mentre l’umore di Kagome era nero come il mare in tempesta. Non sopportava l’idea che sua sorella si fosse intromessa per l’ennesima volta e soprattutto che riservasse quelle occhiate dolci al SUO Inuyasha.
La ragazza scacciò quel pensiero; Inuyasha non era suo e mai lo sarebbe stato e doveva farsene una ragione.
Camminarono praticamente in silenzio e il ragazzo salutò le due frettolosamente, lasciandole sole.
Kikyo fu la prima a parlare.
- Sai, non volevo che tu la prendessi così male. Volevo solo dimostrare la mia buona volontà nel cambiare e nel dimostrare che mi impegnerò al meglio per aiutarti -.
Kagome non era del tutto convinta delle sue parole, ma il suo sguardo sembrava sincero e alla fine si lasciò convincere. Sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi e abbracciò forte la sorella.
- Lo sapevo che la mia sorellina era la sotto nascosta sotto il mascara pesante! -.
Kikyo la allontanò innervosita. – Niente abbracci! Lo sai che li odio! -.
Quanto entrarono in casa la loro madre era appena tornata dal lavoro e stava preparando la cena.
- Ciao ragazze! Qualche novità? – domandò, stupita nel vederle tornare insieme a casa.
Le due annuirono sorridenti.
- Organizziamo insieme la festa di Natale del liceo! – esordì Kikyo.
La donna sembrò parecchio sorpresa da quella notizia e si voltò subito verso Kagome.
- Non è uno dei vostri trucchi per permettere a tua sorella di uscire, vero? –
La ragazza scosse vigorosamente il capo. – No mamma, te lo assicuro! Si è offerta spontaneamente! -.
La Signora Higurashi si rilassò e riprese a sorridere.
- Sono davvero felice, è davvero una grande notizia! Ora mettetevi a sedere, la cena è pronta! -.
La serata passò tra scherzi e risate. Era davvero molto che in quella casa non c’era un’aria così allegra e rilassata. Le tre donne si goderono felici la cena e mangiarono fino a scoppiare.
Pulirono addirittura la cucina insieme e Kagome non poteva esserne più felice. Forse la lavata di capo che sua madre aveva fatto a Kikyo era servita a qualcosa e finalmente era tornata quella di prima. Una ragazza spensierata e allegra, proprio come doveva essere.
 
Il giorno dopo le due gemelle si fermarono a scuola per i preparativi. La festa si sarebbe svolta nella palestra del liceo. Era un’ambiente ricco di finestre purtroppo molto impolverate e dovevano riuscire a spostare tutti gli attrezzi nel ripostiglio, in modo da poter sfruttare al meglio il grandissimo spazio disponibile.
Avevano solo due giorni per organizzare tutto e Koga non si era ancora presentato, suscitando l’ira di Kagome.
- Ma dove diavolo si è cacciato?! Perché non si è ancora presentato quella testa di… -.
- Stavate parlando di me? -.
Le due ragazze si voltarono e si trovarono di fronte ad un ragazzo alto e ben piazzato. I lunghi capelli castani erano tenuti in una coda e la frangetta gli ricadeva davanti agli azzurri e profondi. All’orecchio portava un orecchino e la divisa della scuola sottolineava ancora di più i suoi pettorali.
Kikyo distolse lo sguardo, mentre Kagome rimase spiazzata di fronte a quella visione. Doveva ammettere che era davvero bellissimo. Lo aveva visto ogni tanto passare per i corridoi, ma solo in quel momento si rendeva conto di quanto fosse bello.
Koga si avvicinò a lei e gli baciò la mano dolcemente. – Tu devi essere Kagome -.
La sua voce suadente lasciò Kagome accaldata e frastornata, ma riuscì a riscuotersi e ad accennare un sorriso ebete.
- Sì, lei è mia sorella Kikyo! – esordì, cercando di distogliere le attenzione del ragazzo da lei.
Questo provò ad avvicinarsi alla ragazza, ma lei si allontanò disgustata.
- Lascia perdere queste cazzate e cominciamo a lavorare o rimarremo qui fino a notte fonda! -.
Koga rimase spiazzato, era la prima volta che una donna lo trattava in quel modo e la cosa non gli piaceva per niente e tornò a rivolgere la sua attenzione all’altra gemella, che sembrava ancora incantata a fissarlo.
- Allora, quale meravigliosa idea hai in mente, bellissima? – le domandò.
Kagome si fece rossa in viso e cercò di riprendersi, anche se quegli occhi la lasciavano quasi senza fiato.
- Beh io…avrei intenzione di spostare i tappeti e lasciare libero lo spazio per poter ballare. Poi dovremmo pulire i vetri e il pavimento di legno -.
Il giovane annuì e si diresse verso il pesante tappeto blu e con noncuranza lo sollevò, mostrandosi in tutta la sua forza.
Kikyo alzò gli occhi al cielo spazientita. – Che pallone gonfiato – sibilò. – Vado a fumarmi una sigaretta, chiamami quando dobbiamo pulire -.
Kagome annuì distrattamente, intenta a fissare il ragazzo a bocca aperta.
 
Nel frattempo non molto lontano dalla palestra interna Inuyasha e Miroku giocavano a calcio.
- Come mai siamo dovuti rimanere ad aspettare Kagome? Io avevo intenzione di invitare Sango a prendere un caffè questo pomeriggio – si lamentò il moro, mentre calciava distrattamente il pallone.
Inuyasha bloccò la palla e fissò il suo amico con sdegno. – Non lascerò che quel pallone gonfiato di Musashi accompagni Kagome a casa! -.
Miroku sorrise divertito. – Che c’è Inuyasha, sei geloso? -.
L’amico lo guardò irritato. – Non dire cazzate! È solo che è mia amica e non voglio che si faccia abbindolare da quel coglione! -.
Inuyasha aveva sentito spesso i commenti di Koga in palestra. Kagome non se ne rendeva conto, ma era davvero bellissima e Musashi le aveva messo gli occhi addosso da molto tempo. Era disgustato al ricordo dei commenti sconci che questo aveva fatto sulla sua amica. Non voleva assolutamente che quel cretino la sfiorasse neanche con un dito.
Al pensiero tirò un forte calcio al pallone che colpì in pieno viso il povero Miroku, che in quel momento era distratto da alcune ragazze che passavano di lì. Questo cadde a terra massaggiandosi il viso.
- Inuyasha ma che cazzo fai?! – sbraitò.
Una risata divertita distrasse i due ragazzi. Kikyo era uscita dalla palestra e si stava fumando una sigaretta, mentre si gustava la scena.
- Se tu non fossi sempre distratto a guardare culi questo non sarebbe successo – commentò la ragazza.
- Come mai non sei con Kagome? – sbottò Inuyasha.
Lei alzò le spalle con noncuranza. – Non avevo voglia di rimanere in mezzo a quei due. Le smancerie di quel cretino mi lasciano davvero disgustata, soprattutto quella cazzata del baciamano! -.
Il viso del ragazzo si fece purpureo per la rabbia e sembrava quasi che stesse per esplodere da un momento all’altro.
- Cosa ha fatto quello? – sibilò.
Miroku provò a calmarlo. – Dai su, non fare così sono sicuro che Kagome non ci è cascata -.
Kikyo mise su un sorriso maligno. – Oh certo, era così incantata che non si è neanche accorta che sono uscita -.
Inuyasha non ci vide più e si diresse spedito verso la palestra continuando ad imprecare e urlare.
- Figlio di puttana, io ti ammazzo! -.
L’amico alzò gli occhi al cielo e poi si rivolse a Kikyo. – Anche tu, non potevi sorvolare? -.
 
Kagome e Koga erano vicini che osservavano attentamente la sala e discutevano sul da farsi, anche perché in meno di due secondi il ragazzo era riuscito a spostare tutti gli attrezzi.
- Laggiù in fondo potremmo mettere l’albero di Natale, cosa ne dici? – propose la ragazza.
Koga annuì. – Sì certo, e dall’altra parte potremmo sistemare dei tavoli per un piccolo rinfresco. Potremmo anche chiedere agli studenti di preparare qualcosa da mangiare -.
La ragazza lo guardò non del tutto convinta. – Ma se portiamo da mangiare poi tocca a noi pulire. Forse è meglio mettere solo delle bibite, così i soldi che ci ha fornito il preside basteranno anche per altri addobbi -.
- Ma a me non dispiacerebbe rimanere fino a tardi a pulire, se sono con te – sussurrò lui al suo orecchio.
Kagome si irrigidì non appena sentì il suo respiro caldo vicino al collo.
- MUSASHI ALLONTANATI DA LEI O TI AMMAZZO! -.
Inuyasha entrò come una furia nella palestra e in meno di un secondo aveva allontanato i due e si era messo in mezzo. Se avesse potuto incenerire Koga con lo sguardo il poveretto sarebbe stato ridotto a un mucchio di cenere ancora prima di poter aprire bocca.
- Taisho, cosa diavolo ci fai qui? Non mi sembra che tu rientri tra gli organizzatori – sbottò il moro.
I due praticamente si toccavano con la fronte e continuavano a lanciarsi sguardi furiosi.
Fortunatamente Kagome si mise in mezzo prima che quei si mettessero le mani addosso.
- Ragazzi per favore piantatela! Dobbiamo muoverci altrimenti non riusciremo ad organizzare tutto in tempo! -.
I due sembrarono finalmente calmarsi e si allontanarono, anche perché Inuyasha si rese conto della terribile figura di merda che aveva appena fatto.
Si voltò verso la sua amica e cercò di recuperare.
- Scusa, ero solo venuto a dirti che ti aspetto per riaccompagnarti a casa -.
Koga sorrise divertito. – Non ce n’è bisogno amico, ci sono io qui -.
- Taci o giuro che ti spacco quel nasino – sibilò per tuta risposta.
- Allora! – sbraitò Kagome. – Inuyasha stai tranquillo, c’è mia sorella e posso andare a casa con lei, non c’è bisogno che nessuno dei due si disturbi per accompagnarmi, quindi ora vai! -.
Il ragazzo si sentì offeso da quell’affermazione e senza neanche dire una parola se ne andò, mandando mentalmente al diavolo entrambi. Non riusciva a capacitarsi di quella sua reazione, ma era sicuro di una cosa: Kagome meritava di più di quel cretino e un giorno, forse, si sarebbe finalmente accorta di lui.
- E tu – disse la ragazza rivolgendosi a Koga. – Qua ci sono i soldi, vai a comprare gli addobbi e le bevande per la festa e niente alcolici! -.
Koga era rimasto spiazzato dalla fermezza con cui lo aveva ripreso quella piccoletta e alla fine acconsentì.
- Tutto per te -.
Quando se ne fu andato Kagome poté finalmente tirare un sospiro di sollievo. Era lusingata dalla gelosia di Inuyasha, ma allo stesso tempo si sentiva offesa. Quel testone aveva davvero pensato che lei fosse così sciocca da farsi abbindolare da qualche parolina dolce? Era davvero uno stupido!
Non riusciva comunque a non essere felice di quella sua reazione. Il ricordo di quei suoi occhi ambrati e fiammanti la lasciavano del tutto senza fiato. Avrebbe voluto avere il coraggio di confessargli il suo amore e mentalmente si promise che prima della fine dell’anno ci sarebbe riuscita.
Kikyo tornò in quel momento armata di spazzoloni e stracci per pulire e con un sorriso smagliante.
- Allora, cominciamo? -.
Le due ci misero tutto il pomeriggio a rassettare completamente la sala e quando Koga tornò con gli addobbi era ormai troppo tardi per poterli sistemare e decisero che sarebbero venuti il giorno dopo per finire il loro lavoro.
Kagome si asciugò il sudore dalla fronte e sorrise soddisfatta. Avevano davvero fatto un ottimo lavoro e quel posto sarebbe diventato una perfetta sala da ballo.
- Beh allora a domani – disse Kikyo, salutando il ragazzo frettolosamente.
Si avvicinò alla sorella e le sussurrò all’orecchio. – Senti, puoi tardare solo dieci minuti? Vorrei salutare Naraku -.
Kagome la guardò innervosita. – Ma io non voglio rimanere sola con Koga! -.
La gemella alzò gli occhi al cielo. – Ti prego! -.
Non sapeva resistere a quegli occhi da ruffiana e alla fine acconsentì. – Ma solo dieci minuti! -.
Koga si rendeva conto della timidezza della ragazza e quindi cercò di non stuzzicarla troppo e si limitò a cominciare a sistemare in silenzio insieme a lei i primi festoni.
Nel frattempo Kikyo si diresse fuori dalla palestra e ad aspettarla c’era Naraku. Era vestito con una giacca di pelle nere pesante e i pantaloni erano dello stesso colore.
- Dolcezza – mormorò, cingendole i fianchi e avvicinandola a sé.
Il suo profumo lo inebriava e lo stordiva e avrebbe desiderato ardentemente prenderla in quel preciso istante, anche davanti a tutti. Lo eccitava terribilmente, ma cercò comunque di frenare i suoi impulsi.
Kikyo si accorse comunque della sua eccitazione che stava praticamente esplodendo nei pantaloni del ragazzo e si divertì a stuzzicarlo passando lentamente le labbra sul suo collo.
- Ti sono mancata? – sussurrò lei, suscitano dei brividi di piacere al ragazzo.
Naraku la prese per il collo e la costrinse a premere le labbra contro le sue e dischiuse le labbra di lei per approfondire il più velocemente possibile quel contatto. Il suo sapore era indescrivibile e guidato dalla sua libido infilò prepotentemente la mano sotto la camicia della divisa di lei.
Kikyo lo bloccò per poter riprendere fiato. Anche lei non riusciva a resistergli, ma non glielo avrebbe mai confessato.
- Non è il momento, avremmo tempo nei prossimi giorni – disse, cercando di smettere di ansimare.
Naraku non sembrava convinto e con la mano libera afferrò saldamente il gluteo sodo di lei.
- Non voglio aspettare -.
La ragazza allontanò le sua mani dal suo corpo, soprattutto perché sapeva che non sarebbe riuscita a resistere per molto.
Si accese una sigaretta e fissò intensamente quei due pozzi neri che la incantavano.
- Ricordati che domani sera ci vediamo qui alle dieci -.
Naraku annuì . – Sì lo so, ho già parlato di tutto con Bankotsu e Jakotsu. Ho anche già rubato la chiave della palestra, andrà tutto per il meglio -.
 
Il giorno dopo i tre ragazzi finirono di sistemare gli ultimi addobbi. Anche Sango si era unita a loro su richiesta di Kagome, non riusciva proprio a rimanere sola con Koga che continuava a farle continue avance.
Si erano impegnati così tanti che quella non sembrava neanche più una palestra. I vetri erano stati puliti, in modo da far entrare la luce e l’intera sala era ricoperta di festoni verdi e rossi. In alcuni angoli della sala erano stati sistemati alcuni rami di vischio e al centro trionfava il meraviglioso albero di Natale che brillava in tutto il suo splendore.
- E’ perfetto! Sono davvero felicissima! – esordì Kagome, abbracciando l’amica.
Koga e Kikyo erano usciti a fumare e le due amiche erano rimaste sole, intente a sistemare le ultime bevande sul grande tavolo.
- Forse avrei dovuto aggiungere una palla stroboscopica per fare più atmosfera…e con l’albero l’angolo del dj sarà completamente nascosto.. -.
Sango la bloccò. – Kagome, fidati, hai fatto un lavoro meraviglioso -.
La ragazza sorrise allegra e continuò ad ammirare il suo operato fiera di se stessa.
- Allora, parlando di te. Mi sembra che tu e Miroku siate finalmente riusciti a consolidare il vostro rapporto – disse Kagome, punzecchiando l’amica.
- Eh smettila! Sì, finalmente sembra andare tutto per il meglio, ma non ci metterei la mano sul fuoco -, poi Sango cambiò velocemente discorso. – Invece, tra te ed Inuyasha? -.
Kagome per poco non si strozzò con l’acqua che stava bevendo. – Cosa dici…lo sai che a lui non piaccio -.
Sango alzò gli occhi al cielo. – E smettila! A lui piace, basta vedere come ha reagito quando ha scoperto che dovevi lavorare con Koga! -.
La ragazza si sistemò i capelli corvini nervosamente e continuando a mordicchiarsi le labbra.
L’amica le si avvicinò e la fissò negli occhi. – Fammi una promessa; entro domani proverai a parlargli. Promettilo! -.
Kagome rimase in silenzio ancora per qualche secondo ma alla fine si decise. –Va bene! -.
Quando finirono le due gemelle si diressero spedite verso casa, dove la loro madre le attendeva allegra e sorridente. Era felice che quelle due finalmente avessero stretto di nuovo un buon rapporto e si addormentò felice nel suo letto.
Kikyo, invece, attese che tutti quanti dormissero e sgattaiolò silenziosamente fuori dalla porta. Si diresse spedita verso la palestra della scuola, dove ad attenderla c’erano Naraku, Bankotsu, Jakotsu e un quarto ragazzo che non conosceva.
- Chi è lui? – domandò immediatamente.
Naraku le fece segno di calmarsi. – E’ Byakuya, ci farà da palo -.
Kikyo si calmò e saluto il ragazzo con un cenno della testa. Questo era parecchio silenzioso e si guardava intorno con circospezione, pronto a individuare chiunque si avvicinasse.
I quattro entrarono dentro la palestra che era completamente addobbata e pronta per essere usata il giorno dopo.
Bankotsu aveva un piede di porco e sorrideva divertito. – L’albero di Natale è mio! Ho sempre odiato quegli affari! -.
Subito dopo aver detto quella frase si diresse verso l’albero  e cominciò a spaccare sia le palline che i rami, ridendo divertito come un bambino, sotto gli occhi dei tre amici che lo guardavano perplessi.
- Quello è tutto matto – mormorò Naraku.
Jakotsu alzò gli occhi al cielo. – La mancanza di donne, ti fa diventare davvero pazzo -.
- Ehi! Parla per te, io di donne con cui passare la notte ne ho! È solo che è sempre stato un mio sogno tirare giù questi cosi pieni di lucine e palline varie! – esordì il fratello, senza smettere di massacrare il povero albero.
Gli altri tre si armarono per distruggere i festoni, il vischio, il tavolo delle bevande e tutto il resto. Alla fine della meravigliosa sala che era stata attrezzata non era rimasto nulla, solo distruzione.
I quattro guardarono fieri il loro operato e se ne andarono allegri.
- Potremmo andare a bere qualcosa per festeggiare! – esordì Jakotsu, rivolto soprattutto a Byakuya.
Quest’ultimo, però, non sembrava per niente infastidito dalle attenzioni che il ragazzo gli stava rivolgendo.
Alla fine gli altri amici decisero di lasciarli soli tornarono tutti a casi, ebri di felicità per aver compiuto perfettamente il loro piano.
 
- AAAAAAAAAAAAAH! -.
L’urlo che uscì dalla bocca di Kagome risuonò per tutto l’istituto e si lasciò cadere sulle ginocchia disperata.
- Non ci posso credere – sussurrò disperata e con le lacrime agli occhi. – Hanno distrutto tutto -.
Koga entrò e rimase senza parole.
- Se trovo il figlio di troia che ha fatto tutto questo gli cambio i connotati! -.
Kikyo, dal canto suo, cercava di fingere disperazione e si mise seduta vicino alla sorella cercando di consolarla, anche se nascondere la soddisfazione che provava in quel momento era davvero difficile. Per una volta alla sua sorellina perfetta qualcosa era andato storto.
Gli amici di Kagome erano spiazzati da quella scena si prodigarono per consolarla.
- E’ tutto rovinato, non riusciremo mai a sistemare tutto – piagnucolò la ragazza.
Ci aveva messo tutto il cuore e tutto il suo impegno per preparare quella festa e ora era tutto distrutto. Si sentiva persa e sconsolata e le lacrime non smettevano di rigarle il viso.
Inuyasha non riusciva davvero a sopportare di vederla ridotta in quello stato e decise di prendere la situazione in mano.
- Musashi, tieni questi soldi e vai a prendere un albero di Natale al discount, di quelli già pronti in modo da non doverlo addobbare di nuovo -, si rivolse verso Miroku. – Tu vai dai tuoi genitori e chiedigli se possono lasciarti un po’ di bevande dal vostro negozio e digli che al più presto cercheremo di ripagarle -.
I due non se lo fecero ripetere due volte e corsero fuori per andare a fare quanto gli era stato richiesto. Koga non era felice di ubbidire agli ordini di Inuyasha, ma gli dispiaceva davvero molto vedere Kagome così distrutta e così aveva deciso di non mettersi a discutere.
- In quanto a noi cercheremo di riparare i festoni alla bene e meglio e di pulire questo casino – concluse.
Kagome si asciugò gli occhi e lo guardò sorridendogli. – Grazie mille Inuyasha -.
Kikyo era rimasta spiazzata. Mai si sarebbe aspettata che quel ragazzo fosse così ricco di risorse. Il suo piano era stato sventato e si diresse furiosa fuori dalla porta.
Le altre due ragazze erano troppo occupate a sistemare per notare quella reazione, ma non Inuyasha, che seguì Kikyo.
La bloccò contro al muretto con il suo corpo e la fissò negli occhi. – Sei stata tu, vero? – sibilò.
Kikyo lo guardò con disprezzo. – E anche se fosse? Non devo certo dare spiegazioni a te e poi non hai prove -.
Inuyasha alzò gli occhi al cielo e cominciò a ridacchiare. – Sai, credevo che fossi migliore di così, ma sei solo vuota e priva di sentimenti, non posso davvero credere che un tempo mi piacevi – sibilò. – Non dirò nulla a tua sorella solo perché non voglio che soffra, ma sappi che non ti permetterò di farle ancora del male -.
In realtà Kagome stava già soffrendo. Era uscita fuori per ringraziare ancora Inuyasha e anche perché su consiglio di Sango si era finalmente decisa a confessare i suoi sentimenti al ragazzo, ma era rimasta spiazzata. Da quella distanza sembrava che i due si stessero baciando.
Cercò di seppellire l’odio che provava in quel momento e tornò dentro, non diede alcuna spiegazione a Sango, sapeva che se avesse parlato sarebbe di nuovo scoppiata a piangere e non se lo poteva permettere. Decise quindi che la decisione migliore era chiudersi nel silenzio e nel dolore.
Nel frattempo Inuyasha e Kikyo continuarono a discutere.
- Tu non sei nessuno per giudicare le mie scelte! Lei mi mette sempre nei guai e odio il fatto che sia considerata così perfetta da tutti! – sbraitò la ragazza.
Inuyasha si passò una mano sul viso. – Kikyo, ho capito. Ma non pensi di avere esagerato? Tra me e mio fratello succedevano le stesse cose. Lui era quello perfetto e io la pecora nera, ma alla fine mi sono reso conto che ero stato io a cucirmi addosso quell’immagine e non lui. Quando ho acquistato questa consapevolezza le cose in casa sono andate meglio e penso che tu debba fare la stessa cosa. Riflettici -.
Dopo aver detto quella frase la lasciò sola con i suoi pensieri. Si sentiva furiosa e non tanto perché erano riusciti a sistemare tutto, ma perché Inuyasha aveva ragione. Aveva voluto incolpare Kagome di tutto quello che le succedeva, ma in realtà la colpa era solo sua. Sua sorella aveva provato a dirle mille volte di cambiare e non lo faceva per farla sentire imperfetta, ma solo perché voleva aiutarla.
Appoggiò la testa contro il muro e lasciò che una lacrima solitaria le solcasse il viso. Doveva rimediare in qualche modo, doveva dimostrare a sua sorella che le voleva bene.
 
La sera della festa arrivò e tutti erano entusiasti. Con i pochi mezzi che avevano erano riusciti ad allestire una perfetta sala da ballo in stile natalizio e addirittura l’albero comprato al discount faceva la sua bella figura.
Sango e Miroku ballavano freneticamente in mezzo alla pista e si divertivano come pazzi e addirittura Koga era riuscito a trovare un’accompagnatrice; una ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi e sorridenti.
L’unica che non riusciva proprio a divertirsi era Kagome, che se ne stava in un angolo in disparte e sorseggiava la sua Sprite. Continuava a pensare a quello che aveva visto quel giorno. Per tutto il tempo aveva pensato che la gelosia e l’affetto di Inuyasha potessero significare qualcosa di più, invece era completamente fuori strada. A lui piaceva ancora Kikyo e come poteva biasimarlo? Oltretutto quella sera era davvero splendida in quel meraviglioso tubino nero.
Vide che la sorella si stava avvicinando. Non si erano parlate per tutto il giorno e Kikyo si sentiva tremendamente in colpa per quello che le aveva combinato.
Si avvicinò alla gemella e cercò di sorriderle. – Ehi – le sussurrò.
Kagome si voltò dall’altra parte. – Vai da Inuyasha e lasciami in pace – sbuffò.
Kikyo la guardò sconvolta. – Ma di cosa stai parlando? -.
La ragazza era furiosa e provava il terribile desiderio di prenderla a schiaffi. – Vi ho visto baciarvi oggi nel cortile, quindi non cercare di prendermi in giro. Lo so che vi piacete -.
La gemella rimase sbalordita, ma alla fine cominciò a ridere. – Oh sorellina, mi sa che hai visto male. Io e lui non ci siamo mai baciati, anche perché sai che io ho tutt’altri gusti – rispose, voltando lo sguardo in direzione di Naraku.
Kagome la guardò scioccata. – Quindi…tu e lui? -.
La ragazza scosse la testa. – No Kagome -, prese le mani della sorella tra le sue e cercò di sorridere. – Mi dispiace di essere stata così cattiva con te in questo periodo e ammetto che in parte quello che è successo oggi è stata colpa mia -.
L’altra rimase a bocca spalancata e strinse forte le mani della sorella, facendole anche male. – Brutta… -.
Kikyo la bloccò prima che potesse continuare. – Lo so, lo so! Sono stata una vera stronza, ma era solo perché non vedevo chiaramente che tutti i miei problemi non erano colpa tua, ma mia. Per questo ho cercato un modo per farmi perdonare. Ti voglio bene Kagome, perdonami -.
Abbracciò forte la sua sorellina, erano anni che non si sentiva così vicina a lei e pregò con tutto il cuore che quello che aveva fatto potesse servire a qualcosa.
La lasciò sola e senza parole, ma subito dopo fu raggiunta da Inuyasha.
Era vestito con una camicia bordeaux e un paio di pantaloni scuri. La cravatta nera era volontariamente messa male per creare un effetto trasandato.
Cercò di sorriderle, mentre si passava nervosamente la mano tra i capelli.
- Vuoi… vuoi venire fuori un attimo? – le domandò nervoso.
Kagome era ancora sconvolta da quello che era successo poco prima e lo seguì meccanicamente. La sua mente era affollata da mille pensieri e il tutto si mischiava tra la voglia di prendere a schiaffi la sorella e il sollievo che provava nel sapere che tra lei ed Inuyasha non c’era nulla.
Si appartarono fuori e Inuyasha sembrava parecchio nervoso.
Kagome sorrise, era davvero bellissimo quando era agitato. Cosa stava dicendo, per lei era sempre bellissimo.
- Sai…io non sono mai stato bravo con le parole e credo che non lo sarò mai – mormorò. – Ho sempre preferito agire -.
Inuyasha era nervoso come non mai. Kagome era meraviglioso in quel vestito rosso con la gonna morbida. Si era reso conto solo dopo aver parlato quella sera con Kikyo di quello che provava. Lei era venuta a parlargli e a dirgli che voleva rimediare al danno. Gli aveva confessato che Kagome provava qualcosa per lui e che in realtà si era già accorta da tempo dell’affetto che Inuyasha provava nei confronti della sorella e così aveva deciso di aiutarlo a confessare quello che provava.
Lo aveva negato per tantissimo tempo, eppure ora gli sembrava così naturale pensarla non più come un’amica, ma come donna. Quei suoi occhi scuri lo facevano impazzire e le guance arrossate dall’imbarazzo lo intenerivano.
Prese coraggio e tirò fuori dalla tasca un rametto di vischio che aveva rubato dalla sala poco prima e lo posizionò sopra le loro teste.
Kagome si rese conto solo in quel momento di quello che stava per succedere e il suo cuore fece una capriola. Si rese conto che in tutta quella storia doveva sicuramente esserci il zampino di sua sorella e la rabbia di poco prima svanì.
I due si lanciarono uno tra le braccia dell’altro e si scambiarono il bacio che avevano atteso per molto tempo.
 
Kikyo si sentiva soddisfatta e serena, finalmente era riuscita a sistemare la situazione e aveva fatto capire a quei due che erano fatti l’uno per l’altra.
- Da quando ti metti a fare Cupido? – la punzecchiò Bankotsu, che tirò fuori dalla giacca elegante una fiaschetta.
Kikyo sospirò. – Sai…forse questa volta abbiamo davvero esagerato -.
L’amico la guardò scioccato. – Ehi! Non pensare che se tu sei diventata buona ora lo farò anche io! -.
La ragazza si mise a ridere divertita. – Non diventerò una santa, ma ho deciso che non voglio più fare del male alle persone che amo -.
Bankotsu sorrise a sua volta. – Sai, non mi dispiace questa nuova Kikyo -.
- Un momento, dov’è Jakotsu? – domandò lei.
- Imboscato da qualche parte con Byakuya, a quanto pare quei due si piacciono davvero – rispose, continuando a bere.
Kikyo gli tirò una gomitata nelle costole. – E tu? – domandò.
Il ragazzo si fece rosso come un pomodoro. – Ecco…credo che tra poco raggiungerò una donzella -.
L’amica gli fregò la fiaschetta da sotto il naso continuando a ridere. – Allora questa non ti servirà più! -.
Si allontanò lasciando Bankotsu sorpreso e sorridente, mentre lei prese un lungo sorso della bevanda. Ora toccava a lei farsi coraggio e fare una cosa che non aveva mai fatto in vita sua.
Naraku era in un angolo che guardava i compagni ballare e sorrideva divertito dal loro terribile modo di danzare.
Kikyo prese ancora un sorso e si diresse spedita verso di lui. Doveva dirgli tutto, doveva riuscirci!
- Naraku – mormorò a causa del bruciore della vodka.
Il ragazzo si voltò verso di lei, sorridendogli. – Da quando ti avvicini così tanto a me in pubblico? Non dicevi che non dobbiamo essere scoperti? -.
- Forse non mi importa più – rispose seria. – In un solo giorno sono successe mille cose, ma solo una è davvero importante -.
Naraku la guardò perplessa. – E che cosa? -.
Kikyo lo prese per la giacca e lo tirò a sé, scoccandogli un lunghissimo bacio sulle labbra. Il ragazzo la strinse forte, felice come non lo era mai stato in vita sua. Il fatto che lo avesse baciato davanti a tutti significava che lo accettava e che ora era veramente solo sua. Non avrebbe potuto chiedere regalo migliore.
Si staccarono per riprendere fiato, noncuranti degli sguardi scioccati dei loro amici e conoscenti e si scambiarono un sorriso furbo.
- Che non mi importa di quello che penseranno gli altri, voglio stare con te – disse Kikyo.
- Buoni o cattivi, staremo insieme – le mormorò Naraku all’orecchio.
La ragazza si fece rossa e poi si rese conto che proprio sopra la loro testa una ragazzina conosciuta teneva appeso un rametto di vischio.
Kagome sorrideva divertita. – Beh? Siete sotto il vischio, forza! – scherzò.
La sorella la spintonò e abbassò lo sguardo. – Smettila, lo sai come la penso su queste cose -.
Alla fine si abbracciarono forte, contente che il Natale gli avesse finalmente donato nuovamente quel legame che sembrava ormai perso da tempo.
 
 
 
Eccomi!
Ammetto che è stato un compito arduo, per un po’ ho pensato che non sarei stata in grado di scrivere su una traccia dettata da altri, ma alla fine ci sono riuscita *.* Spero di aver seguito al meglio la traccia e di aver soddisfatto al meglio le richieste di Celty23 ^^

Ammetto che non è stato uno dei miei lavori migliori, anche perché gli esami all’università mi hanno portato via un sacco di tempo! Comunque sono felice di esserci riuscita!
Ringrazio il gruppo per avermi spinta a mettermi in gioco e a provare. Voglio solo dire a tutte che siete un gruppo meraviglioso ed è bellissimo aver trovato un posto dove condividere idee e   dove si può ridere e scherzare. Grazie davvero a tutte!

Insomma, spero che la mia storia piaccia e auguro a tutti delle bellissime vacanze di Natale!
Un bacione :*
Silvia
   
 
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