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Autore: Kira Eyler    24/12/2016    6 recensioni
[Per augurare una buona Vigilia e un buon Natale!]
"[...] Natale: la parola che sentiva pronunciare più spesso da un po’. E, ogni volta che la sentiva pronunciare, ecco che tutti sorridevano felici. Cos’era il Natale? Qualcosa di buono? Una notizia che rendeva felici gli umani? Era forse l’albero dalle tante decorazioni colorate, le ghirlande e le lucine alle finestre, il Natale? Ogni volta che sentiva “Natale” esclamava un versetto gioioso, o saltellava sul posto: non lo faceva perché si sentiva felice come gli umani, ma perché i Pokémon dei parenti della sua amica facevano lo stesso insieme ai loro allenatori. Era un’imitazione, perché voleva essere accettato anche lì, trattato alla pari degli altri; voleva essere come loro, fare ciò che facevano loro. [...]
Mimikyu non voleva che andasse via per colpa sua, non voleva far star male qualcuno e soprattutto non voler far rimanere da solo qualcuno. [...] In quel momento pensò che lui, Mimikyu, non avrebbe passato nessun Natale in solitudine... non quella volta.[...]"
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Christmas Miracle

La sua allenatrice era uscita di casa, lasciandolo da solo. Solo, per di più in una città e in una regione che non conosceva; iniziava a pentirsi, Mimikyu, di aver deciso di non uscire con lei per andare a salutare quei parenti.
Tuttavia, quella città era così diversa da ciò a cui era abituato: ad Alola, soprattutto nella città dove era nato, non c’era la neve, né i pini o gli abeti; c’era il Sole, da cui lui si nascondeva, le palme e le spiagge affollate. Aveva paura di uscire fuori e di entrare in contatto con la neve di Nevepoli, nella regione di Sinnoh. Neanche il pensiero che, uscendo, sarebbe forse riuscito a farsi degli amici lo aiutava con quella paura... paura, poi: il Pokémon Fantasmanto si sentiva ridicolo. Lui, un mostro, aveva paura di qualcosa di così bianco e innocuo.
Avrebbe desiderato starsene ad Alola, nella sua bella regione: però, purtroppo per lui, la sua compagna d’avventure era nata lì ed aveva desiderato tornarci almeno per il Natale; doveva pur permetterle di partire, come ringraziamento per ciò che aveva fatto per lui.
Natale: la parola che sentiva pronunciare più spesso da un po’. E, ogni volta che la sentiva pronunciare, ecco che tutti sorridevano felici. Cos’era il Natale? Qualcosa di buono? Una notizia che rendeva felici gli umani? Era forse l’albero dalle tante decorazioni colorate, le ghirlande e le lucine alle finestre, il Natale? Ogni volta che sentiva “Natale” esclamava un versetto gioioso, o saltellava sul posto: non lo faceva perché si sentiva felice come gli umani, ma perché i Pokémon dei parenti della sua amica facevano lo stesso insieme ai loro allenatori. Era un’imitazione, perché voleva essere accettato anche lì, trattato alla pari degli altri; voleva essere come loro, fare ciò che facevano loro.
Perché anche lì la sua reputazione non era cambiata. Aveva attirato molti bambini e altre persone poiché Pokémon di un’altra regione, ma, soprattutto ai primi, il suo costume non era piaciuto. Li aveva sentiti dire quanto fosse strano e mal colorato il costume che aveva addosso, così come aveva sentito dire da due ragazze che faceva pena, ma che Pikachu restava più carino di lui. Ora scappava dalle bambine che venivano a casa sua, scovandolo in ogni suo nascondiglio, solo per il gusto di vedere cosa ci fosse sotto il costume; ed eccolo tornato ad essere il Pokémon strano e solo, che avrebbe festeggiato quei giorni nascosto sotto il letto della sua allenatrice.
Mimikyu sentì la porta della camera aprirsi; da sotto il letto vide qualcuno avvicinarsi a lui, accanto al letto, e sedersi sulle ginocchia.
-Mimikyu, ti va di uscire?- sentì chiedere; la sua compagna era rientrata e lo stava chiamando. La sentì continuare, ma non si mosse e restò in silenzio: -Ci sono tanti Pokémon che vorrei farti conoscere: magari troverai qualche amico! C’è anche un Pokémon che viene da un’altra regione, proprio come te, solo che è un po’... grandicello. Allora, ti va? Vieni con me?-
Voleva uscire? Con tutte quelle persone che l’avrebbero guardato, con tutti quei Pokémon che volevano, secondo lui, solo umiliarlo perché più carini di lui? No, voleva restare in quel piccolo spazio buio ancora una volta. Emise un flebile “’Kyu”, scuotendo il corpicino del costume; la testa del costume venne strofinata contro le tegole del letto. Sentì la ragazza sospirare debolmente, un po’ esasperata.
-Okay, non ti costringerò ad uscire- anche se avrebbe voluto farlo. Le sembrava che lo stesse abbandonando.
Mimikyu emise un altro “’Kyu”.
L’ululato di un Lycanroc risuonò per la piccola casa di due piani, seguito da alcune risate gioiose.
-Io e Lycanroc siamo giù: chiamaci se... ti senti solo, o ti serve qualcosa. Verrò a controllarti tra un po’.- con queste parole, la ragazza si rimise in piedi e uscì dalla stanza, senza chiudersi la porta alle spalle.
Mimikyu strisciò sul pavimento e si strinse in un angolo: voleva tanto essere come Lycanroc, che si era subito abituato alla nuova città e ai nuovi Pokémon. Voleva essere chiunque, ma non un Mimikyu; si stava sentendo di nuovo solo e abbandonato, proprio quando aveva pensato di aver trovato la felicità e la compagnia con Lycanroc e la giovane fanciulla. Forse essere solo era il suo destino, forse non era fatto per affrontare degli incontri o dei viaggi.
Vide avanzare qualcuno nella stanza: un Pokémon che aveva già visto ad Alola, durante le passeggiate con la sua allenatrice. Era un Caterpie: si muoveva lentamente, come se stesse strisciando, ma Mimikyu poté intravedere delle piccole zampe sotto il suo corpo. Il Pokémon Fantasmanto si mosse silenziosamente, spingendosi quasi all’uscita “del suo nascondiglio”: il Caterpie non l’aveva notato, continuava ad avanzare tranquillo.
Il Pokémon Baco si fermò in uno degli angoli sotto la finestra; gli occhi avevano preso a luccicare di tristezza all’improvviso, facendo intendere a Mimikyu che qualcosa lo rendeva triste. Tuttavia, quest’ultimo non si avvicinò “all’ospite”, ma rimase fermo nella sua posizione ad osservarlo: sembrava che si sentisse solo, proprio come lui. Si ritrovò a pensare che non sarebbe stato l’unico a passare un triste Natale in solitudine.
Caterpie puntò per puro caso gli occhi sul Pokémon Spettro/Folletto, restandone incuriosito: non aveva mai visto un mostriciattolo come lui. Per un attimo sembrò regalargli uno sguardo gioioso e un invito ad uscire da sotto il letto, prima che fosse lui ad avanzare verso quel “nascondiglio”. Si intrufolò sotto il letto e cercò di mettersi affianco a Mimikyu, tentando di fare amicizia, quando quest’ultimo indietreggiò ogni volta di più, fino ad uscire e a correre in un angolo della stanza accanto alla porta. Il Pokémon Coleottero lo guardò confuso: non voleva la sua compagnia? Neanche lui? Anche quel nuovo esserino lo trovava disgustoso?
Più triste di prima, Caterpie uscì a sua volta da sotto il letto e si diresse ancor più lentamente verso l’uscita, con l’intenzione di stare da solo in un’altra stanza. Mimikyu fece chinare la testa del costume di lato, sentendosi un po’ in colpa per ciò che stava facendo.
-Mimikyu!- esclamò d’un tratto e d’istinto. Saltellò sul posto per richiamare l’attenzione del tipo Coleottero.
Il diretto interessato si girò verso di lui, mettendosi “ritto”; le piccole antenne rosse sembrarono vibrare e un brutto odore si levò intorno a lui*. Nonostante l’odore, Mimikyu si avvicinò a lui e gli regalò uno sguardo felice: non voleva che quella puzza facesse sentire il suo nuovo amico solo, poiché era, probabilmente, a causa di questa se tutti si allontavano da lui... ad eccezione del suo allenatore o della sua allentrice. Mimikyu pensò a quanto, entrambi, fossero stati fortunati nell’aver trovato dei compagni di viaggio come quelli, che non badavano al loro aspetto o al loro odore, nel caso di Caterpie.
Un attimo: aveva pensato “nuovo amico”? Quello era un suo amico? Comprendeva la sua tristezza e la sua solitudine, però bastava ciò a creare l’amicizia?
Il suo sguardo gioioso divenne stranito, confuso, dai suoi stessi pensieri; e lo stesso sguardo ebbe il Pokémon Baco, solo che fu a causa del cambiamento di espressione dell’altro mostriciattolo. Sussurrò un flebile e triste “Cate...”, abbassandosi di nuovo sul pavimento, pensando che le sue antenne lo avevano portato di nuovo a perdere un amico; pensò questo, seppur erroneamente. Mentre riprese a strisciare verso l’uscita, udì un paio di saltelli e, d’improvviso, ecco che Mimikyu si posizionò davanti a lui.
Mimikyu non voleva che andasse via per colpa sua, non voleva far star male qualcuno e soprattutto non voler far rimanere da solo qualcuno. Anche Caterpie, d’altra parte, aveva bisogno di compagnia: era sicuro che si sarebbe abituato al suo brutto odore. Abbandonarlo per questo sembrava infantile.
In quel momento pensò che lui, Mimikyu, non avrebbe passato nessun Natale in solitudine... non quella volta.
***
La giovane allenatrice, Umi, salì le scale che la portavano al secondo piano seguita dal suo Lycanroc. Non aveva perso il sorriso neanche una volta in quella serata, e ancora non ci riusciva: Lycanroc aveva scatenato reazioni talmente differenti tra i presenti, che ancora rideva. I più piccoli si erano spaventati: probabilmente si sarebbero aspettati la sua evoluzione di mezzogiorno, visto che nelle foto che aveva loro inviato era ancora un dolce, tenerissimo ed innocuo Rockruff; altri, invece, erano divertiti dal contrasto del suo aspetto minaccioso e il suo carattere docile.
Umi sospirò, gli occhi azzurri vennero puntati sulla porta della sua stanza, aperta; ed ecco che lì perse il sorriso. Mimikyu non era uscito, il suo piccolo non aveva voluto saperne di farsi vivo, e lei si sentiva tremendamente in colpa e un’incapace: lei, la sua allenatrice, non era riuscita a renderlo felice, ma, anzi, l’aveva fatto nascondere.
Si spostò i capelli castani, lunghi fin sotto le spalle e un po’ mossi, dietro le orecchie ed avanzò; il suono dei passi veniva attutito dalle parigine scure che indossava. Entrò nella stanza e, senza guardarsi intorno, si accovacciò vicino al letto.
-Mimikyu, su, esci!- disse dolcemente, forzando un sorriso -Non abbiamo ancora finito! Andiamo, vieni a prenderti il merito, sei stato tu a scegliere il mio vestito: non vuoi ricevere complimenti?-
Ricordò quando era entrata nel negozio di vestiti con Mimikyu. Era impacciata, non sapeva cosa scegliere e cosa comprare: era un disastro con gli abbinamenti. Però il suo piccolo Pokémon l’aveva aiuta, indicandole prima le parigine nere e poi un vestito, che aveva amato anche sua madre, anche se era poco natalizio: un vestito col corpetto stretto e le maniche lunghe fino ai gomiti, con una gonna vaporosa lunga sulle ginocchia, interamente nero; Mimikyu conosceva anche i suoi gusti.
Tuttavia, Mimikyu non uscì al richiamo di Umi e non emise neanche un verso di risposta. La castana incurvò le labbra e le sopracciglia all’ingiù, alzandosi in piedi.
Lycanroc emise un piccolo ringhio e la fanciulla lo guardò, sempre tristemente; il Pokémon Lupo indicò col capo un angolo sotto la finestra: un angolo dove c’erano Mimikyu e Caterpie, appoggiati l’uno all’altro, che dormivano profondamente, con un'espressione felice sul volto. Umi osservò il suo Pokémon e sorrise intenerita; anche Mimikyu aveva trovato un amico, finalmente, e non sembrava più il Pokémon triste e solo che aveva visto tempo prima.
-Un miracolo di Natale.- bisbigliò a Lycanroc, ancora intenerita, unendo le mani davanti al petto.
Quest’ultimo, in tutta risposta, uscì dalla stanza, facendo ridere sommessamente l’allenatrice.


*in uno dei giochi Pokémon si dice che Caterpie rilascia spesso un cattivo odore.

Angolo Autrice:
Buona Vigilia e, siccome domani non credo di esserci, buon Natale a tutti, cari lettori! Con questo schifo, ma ci tenevo a farvi gli auguri!
Questa è la mia primissima storia sul fandom dei Pokémon e, lo ammetto, sono un po’ nervosa: spero di non averlo rovinato, ahah! Volevo scrivere una storia natalizia su Mimikyu perché... mi rappresenta tantissimo. Non sto a parlare della mia vita, ci mancherebbe, però in questa storia ci ho messo del mio. Come potete notare, non ho scritto chi fosse l’allenatore di Caterpie (Pokémon scelto perché all’inizio mi piaceva tantissimo): questo è legato al fatto che nella storia c’è un po’ di me. Potete immaginarlo, quindi, come volete: maschio, femmina, biondo, castano, alto, basso, ...
Ho detto tutto; spero vi sia piaciuta almeno un pochino. Ancora una volta vi auguro buone feste! Un abbraccio,
Kira-chan <3


            
   
 
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