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Autore: luciadom    27/12/2016    6 recensioni
Tratto dalla storia:
Aveva sempre pensato che i suoi piccoli alunni fossero i suoi piccoli angeli, li considerava come figli suoi, ed era stato anche grazie a loro e al suo meraviglioso lavoro, che era uscita dalla tristezza in cui si era chiusa subito dopo aver perso il suo personale angelo.[...]
Una stella brillò più luminosa nel cielo.
“Si dice che quando un campanellino suona, un angelo mette le ali…”...
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Nota: I personaggi e le citazioni sono di proprietà dei rispettivi autori ed io non ne ho diritto.
La storia non è scritta a scopo di lucro.
 

La leggenda dell’Angelo del Natale
 
Era l’ora della fiaba.
Tutti i bimbi si erano sistemati in ginocchio o a gambe incrociate, sul tappeto con decorazioni natalizie che la loro maestra aveva portato qualche giorno prima.
Mancavano pochi giorni al Natale, e tutti i pensierini per i genitori fatti dai bimbi e dalle insegnati, durante le ore di laboratorio, erano quasi tutti pronti.
Su un tavolo alla parete erano poggiati tanti angioletti in cartoncino, disposti tutti in fila, messi lì perché vi si asciugasse del tutto la polverina dorata e scintillante sulle ali e sull’aureola.
Una volta pronti, sotto la veste di carta vi avrebbero inserito una pergamena arrotolata, con scritta la poesia che i bimbi conoscevano a memoria.
Dopo tutto l’impegno che i bambini vi avevano messo per realizzare quel lavoro, la loro maestra aveva pensato di chiudere l’ultima giornata all’asilo prima delle vacanze natalizie, raccontando loro non una delle solite fiabe, ma qualcosa di speciale.
 
-Allora bambini … dovete sapere che ci sono tante belle favole sul Natale, tante leggende … alcune molto divertenti, altre belle, altre anche un po’ tristi, ma che ci insegnano tanto. Vi va di ascoltarne una?-
 
Un coro di vocine entusiaste e curiose invase la stanza.
Tante paia di occhi la guardarono curiosi, alcuni, le bambine soprattutto, sembravano sognanti ancora prima di iniziare.
Usagi sorrise, preparandosi a cominciare.
Indicò gli angioletti dall’altro capo della stanza, e subito i bambini, come rapiti, girarono tutti all’unisono la testa verso quella direzione.
 
-Cominciamo col parlare di una leggenda … la leggenda dell’angelo del Natale.-
 
Usagi fece un profondo respiro, i bambini tornarono a guardare lei.
Certa della loro attenzione, Usagi finalmente cominciò.
 
- C’era una volta un piccolo angelo novizio, che amava sporgersi dal bordo dal Paradiso per ammirare la Terra … Questi, che era ancora un bambino come voi, non era ancora un Angelo completo, doveva ancora … imparare molte cose.-
 
Una dei suoi alunni alzò la mano.
Usagi la guardò e le sorrise.
 
-Che c’è Noriko?-
 
-Maestra perché dici che aveva tante cose da imparare? Andava a scuola come noi? C’è una scuola per gli angeli?-
 
Intenerita da tanta tenera innocenza, Usagi scosse la testa.
 
-No tesoro, in realtà non si sa come si fa a diventare effettivamente angeli, ma sicuramente non è una cosa che possono fare tutti. Vedi, gli angeli sono creature speciali, che vengono scelte per missioni speciali, ma prima di diventare angeli completi, si dice che debbano ricevere le ali. E la leggenda che voglio raccontarvi parla proprio di questo.-
 
-Cioè???-
 
Tutte le vocine tornarono a farsi sentire insieme.
Usagi riprese paziente.
 
-Vedete … innanzitutto bisogna essere buoni, molto buoni. Bisogna aiutare gli altri, fare tante buone azioni, sacrifici, anche senza avere paure delle conseguenze. Questo piccolo angelo, era un bambino come voi, ed era stato un bambino in vita, ma purtroppo era volato via troppo presto. La sua era una famiglia molto povera, e i suoi genitori, quando lui si ammalò durante un inverno particolarmente freddo, nonostante tutti i sacrifici che furono disposti a fare, non riuscirono a curarlo. Lui sapeva bene che non era colpa loro, e poco prima di chiudere per sempre gli occhi, disse alla mamma e al papà, e alla sua sorellina, che sarebbe stato sempre con loro, nei loro cuori, e che non li avrebbe mai, mai abbandonati.-
 
Usagi fece una piccola pausa, portandosi una mano al petto.
Vide la delusione sui visi dei bambini e sorrise per rincuorarli.
 
-Tranquilli bambini, la storia è solo all’inizio.-

Qualche bimbo sospirò sollevato, qualcun altro si avvicinò ancora di più ansioso di sapere come la fiaba continuasse.
 
-Quel bambino era stato molto buono in vita, obbediente, educato, aveva sempre aiutato la sua famiglia nel loro povero piccolo orto, aveva sempre svolto piccoli umili lavori, non aveva mai preteso niente, e protetto sempre sua sorella minore. Era stato si poteva dire … un figlio modello, ed era un vero peccato che la sua vita fosse finita così tragicamente. Fu così, che arrivato in cielo, come premio gli fu offerta la possibilità di diventare un angelo, ma avrebbe dovuto rispettare alcune piccole regole, e superare qualche altra prova, prima di ricevere le ali … doveva dimostrare un’ultima volta di esserne davvero degno. Questa era una legge un po’ dura, ma tutti gli angeli, anche quelli più maturi, avevano dovuto superarla.-
 
Usagi si fermò di uovo, portando entrambe le mani sotto il collo del maglione.
Si slacciò la catenina che aveva al collo e la mostrò ai bambini, agitandola leggermente.
Era una catenina in oro con appeso un piccolo angelo.
Il suono di un campanellino fece eco a quel movimento.
 
-Si dice che quando un campanellino suona, un angelo mette le ali … questo può succedere quando gli anegli in Paradiso vengono premiati, oppure quando una persona che in vita è stata particolarmente buona, dolce, ed innocente, sta volando via …-
 
Un maschietto proprio di fronte a lei alzò la testa di scatto.
 
-Vuol dire che muore?-
 
Usagi per un attimo fu presa in contropiede, ma poi annuì.

-Quindi anche quando il mio nonnino l’anno scorso è morto, ora è una specie di angelo?-
 
Usagi si alzò e gli si inginocchiò vicino, accarezzandogli la testa.
 
-Sì tesoro. Tutte le persone che abbiamo amato, che ci hanno amato e che non ci sono più sono come angeli, perché vegliano su di noi.-
 
Sospirò profondamente e per un attimo si sfiorò il ventre, poi tornò a sedersi, riprendendo a raccontare.
 
-Una notte di Natale, questo piccolo angelo, desiderò tanto poter rivedere da vicino i suoi cari, perché dal Cielo non sempre ci riusciva bene. Sentiva tanto la loro mancanza, e sapeva che anche per loro era lo stesso. Purtroppo però, non gli era ancora permesso scendere sulla Terra, solo dopo tante insistenze ne ottenne il permesso, a patto di tornare prima dell’alba, e di consegnare però dei doni a tutti i bambini del suo villaggio.-
 
-Oooooooohhhh!!!-
 
Le voci sorprese dei piccoli la incitarono a continuare.
 
-Viaggiò leggero e veloce fino alla Terra, ed entrò silenzioso in ogni casetta, posando un bacio e della polvere di stelle, su ogni bambino buono, donando felicità, salute e benessere. Doveva stare molto attento però, perché doveva sì donarla ai bambini, ma doveva conservarne per sé per tornare in Cielo. Senza ali, non sarebbe più potuto tornare indietro, e la sua anima sarebbe rimasta per sempre sulla Terra, bloccata, e soprattutto, non adempiendo all’ultima regola da rispettare, non sarebbe più diventato un angelo.-
 
Usagi alzò di nuovo lo sguardo verso gli angeli in cartone, poi agitò di nuovo il suo ciondolo.
Di nuovo quel suono sembrò incantare i bambini.
 
-Il piccolo angelo girovagò nel villaggio che gli era stato concesso ed assegnato per tutta la notte, donando la polvere di stelle anche a quei bambini che sembravano meno buoni, con la speranza che potessero migliorare e diventare adulti migliori … Quando arrivò all’ultima casa, quella che era stata la sua, non gli restava che pochissima polvere. Avrebbe dovuto fare una scelta. Donarla alla sua famiglia, dandogli magari un po’ di felicità in più, o tenerla per sé e tornare in Cielo? In più, non gli restava molto tempo, perché stava già iniziando ad albeggiare e la sua sarebbe stata una scelta definitiva … Il benessere della sua famiglia, o la sua eternità in Paradiso?-
 
Usagi si fermò ancora, stavolta per molto più tempo, guardando i suoi piccoli alunni, i suoi bambini.
Non era ancora madre, non aveva ancora potuto esserlo.
Un aborto recente, qualche mese prima, l’aveva molto traumatizzata e solo da poco era riuscita a riprendersi, a riprendere in mano la sua vita e la speranza.
Lei e suo marito avevano provato da subito ad avere un bambino, e lo avevano desiderato talmente tanto, da averlo amato da subito non appena lei era riuscita a rimanere incinta. Ma il destino non era stato buono con loro, ed una complicazione l’aveva portata ad un aborto spontaneo all’inizio del terzo mese.
Aveva sempre pensato che i suoi piccoli alunni fossero i suoi piccoli angeli, li considerava come figli suoi, ed era stato anche grazie a loro e al suo meraviglioso lavoro, che era uscita dalla tristezza in cui si era chiusa subito dopo aver perso il suo personale angelo.
 
-Ma allora che fece?- sbottò Ryo, uno dei bambini più impazienti ed impertinenti.
 
Tornando in sé, e quasi ridacchiando per il modo in cui aveva reagito il piccolo, Usagi sorrise di nuovo.
 
-Decise di preferire la sua famiglia a se stesso. Scelse di fare attenzione a loro, al loro bene e non a sé, e questa bambini miei, è la più alta forma d’amore.- disse quasi con commozione nella voce.
 
-Quindi non diviene angelo? Non torna dagli altri angeli?-
 
Sul viso perplesso e nella voce contrariata della bimba che aveva parlato, Usagi non seppe se leggere delusione per la sorte del bambino o la mera comprensione della morale della fiaba.
 
-Usò tutta la polvere di stelle per i suoi familiari, e quando ormai il sole fu completamente sorto, capì che avrebbe rinunciato per sempre al Paradiso.-
 
Stava per parlare ancora, ma come già aveva immaginato, molte vocine contrariate non le permisero di riprendere.

-Uffa però!!!-
 
Ridacchiando, alzò le mani per calmarli.
 
-Manca l’ultima parte piccoli.-
 
Riprese quasi subito, certa che stavolta, non l’avrebbero interrotta più.
 
-Il piccolo angelo uscì dalla casa appena in tempo, e sbirciando dalla finestra vide che era riuscito a donar loro un risveglio migliore. Era riuscito a baciarli tutti per l’ultima volta e donare loro tutta la magia che gli era rimasta. Felice per loro, ma un po’ triste per se stesso, si appoggiò al muro e si sedette sulla neve, abbracciandosi le ginocchia. Nessuno avrebbe potuto vederlo, né sentirlo, ma cominciò a piangere. Dopotutto, era sempre un bambino. Pianse tanto, non sapendo cosa avrebbe potuto fare adesso, tutto solo, bloccato per l’eternità sulla Terra, quando sentì un dolce suono.-
 
Usagi suonò ancora una volta il suo ciondolo, e poi un’altra volta ancora.
 
-Il piccolo angelo si guardò intorno meravigliato. Non vide nessuno, e la Chiesa del villaggio era troppo lontana perché la campana si facesse sentire così chiaramente vicina. Pensò di esserselo immaginato, ma d’improvviso lo udì ancora, e stavolta ancora più vicino e chiaro. Il sole lo illuminò completamente, e quel suono continuava a farsi sentire sempre più vicino, sempre più forte, fino a quando, non si vide levitare. Stava volando, e neanche se ne era accorto, stava tornando in Paradiso e… senza polverina!-
 
-Allora aveva le ali?- le chiese una bambina.
 
-Sì Nami, aveva ricevuto le ali, era stato promosso. Il suo sacrificio era stato premiato, e adesso poteva finalmente vivere felice nei cieli ed essere ripagato di tutte le sofferenze che aveva dovuto patire. La cosa che per lui fu ancora più bella però, fu che come incarico di nuovo angelo custode gli fu assegnata proprio la sua famiglia, così avrebbe potuto star sempre loro vicino. Loro non lo avrebbero visto certo, ma lo avrebbero percepito ogni qualvolta avrebbero visto le stelle, pregando al di là del cielo, e ogni volta che i raggi dell’alba li avrebbero accarezzati … Questa è la leggenda dell’Angelo del Natale, un angelo nato a Natale. Ognuno di noi, bambini, ha un angelo custode, e questi può essere anche una persona che abbiamo amato tanto e che ora non c’è più … Questa storia ci insegna tanto, cosa secondo voi?-
 
Come ogni volta che raccontava loro qualche leggenda o qualche fiaba, arrivava anche il momento di discuterne insieme la morale.
Era il ruolo educativo della narrazione, il momento che più adorava di quell’attività, perché le permetteva di capire non solo se i bambini l’ascoltassero veramente, ma anche quanto fossero maturi, e quanto fosse maturo anche il loro rapporto verso il mondo.
 
-Ci insegna che dobbiamo essere seeeempre buoni.- Noriko enfatizzò particolarmente la parola sempre, disegnando un grande arco immaginario con le braccia.
 
-…E che dobbiamo fare del bene per gli altri, anche se abbiamo paura di quello che succede dopo?- le fece eco un altro.
 
-Sì bambini.-
 
Usagi annuì ed accarezzò entrambi.
 
-Ricordate sempre.- agitò un’ultima volta il suo campanellino. -Gli angeli sono creature speciali, è vero, ma prima di diventarlo sono come noi … e voi lo siete per me. - concluse dolcemente.
 
Controllò l’ora e fece preparare i piccoli con i loro cappottini e zainetti.
Completò la preparazione degli angeli di cartone, inserendo la pergamena e chiudendoli in sacchettini di cellofan, richiudendoli con un nastrino rosso.
Fece accodare tutti in fila indiana dando ad ogni bambino il suo angelo.
Tutti i bambini notarono, che la loro maestra aveva attaccato al nastrino di ognuno un piccolo campanellino.
Li scortò fuori, dove nel cortile innevato trovò ad attenderli tutti i genitori della sua e delle altre classi, e poco più indietro scorse suo marito.
Lui le si stava avvicinando, ma entrambi attesero che i bambini fossero andati tutti via.
Qualcuno tornò indietro ad abbracciarla e baciarla sulla guancia, qualcun’altro la salutò da lontano.
Quando fu finalmente tutto calmo, Usagi e Mamoru s’incamminarono per tornare a casa.
Era pomeriggio inoltrato ormai, e la luce del tramonto stava lasciando spazio alle prime timide stelle.
 
- Com’è andata? Come stai?-
 
Mamoru le passò un braccio attorno alla vita, stringendola maggiormente a sé.
Usagi vide una stella che per un momento le sembrò brillare di più.
 
-Bene.-
 
Suo marito le passò l’altra mano sul ventre arrotondato, accarezzandoglielo.
 
-E lui?-
 
-O lei.- puntualizzò Usagi. -Va tutto bene.-
 
-Lo sai che adesso dovresti approfittarne per riposarti, e che non devi strapazzarti, vero? Dopo quello che…-
 
-Lo so.- lo interruppe lei, senza mai distogliere lo sguardo dall’orizzonte. -Oggi per me non iniziano solo le vacanze di Natale, ma anche l’aspettativa per maternità, come mi hai espressamente chiesto. Stavolta starò ancora più attenta, andrà tutto bene.-
 
Non seppe se stava cercando di convincere più lui o se stessa, ma ci aveva provato.
Mamoru la fece salire in macchina. Aveva dovuto parcheggiare poco più distante dal parcheggio della scuola per la troppa confusione.
Si mise al posto di guida, e nel girare le chiavi, tintinnò il suo campanellino, appeso al portachiavi.
Si sorrisero e lui mise in moto.
Una stella brillò più luminosa nel cielo.
 
“Si dice che quando un campanellino suona, un angelo mette le ali…”
 
Mamoru partì, guidando verso il loro futuro.

 
 
NdA
 
Ciao a tutti, e anche se un po’ in ritardo, Buon Natale!!!
Volevo pubblicare questa shottina in tempo per il 25, ma poi impegni ed imprevisti non me ne hanno lasciato il tempo… ma tanto fino all’Epifania gli auguri di Buone Feste valgono sempre no? :D
La storia nasce da una frase che mi è sempre piaciuta, tratta dal Film “La vita è meravigliosa”:
 

“Guarda papà, guarda. La maestra dice che quando suona una campana un angelo mette le ali.”
 
Qui la storia dell’angelo è di mia fantasia, ed è romanzata ed ispirata a varie leggende sul Natale che ho sempre amato e che ho ritrovato e spulciato in giro per il web.
Per quanto riguarda le altre storie, e soprattutto UN SOGNO, UNA PROMESSA, UN AMORE, non so di preciso quando aggiornerò, anche se voglio farlo quanto prima.
Siamo ormai quasi giunti al punto di rottura, nel vero senso della parola, e NON tra Usagi e Mamoru, anzi, accadranno cose che non potranno fare altro che unirli ancora di più, ma diciamo che un po’ tutti, e la Clinica, si troveranno ad affrontare un momentaneo periodo di crisi.
Spero di avervi incuriosito almeno un po’, e che sarete pazienti con me :P, ma davvero, spero di aggiornare quanto prima, perché ci tengo veramente.
 
Beh, che dire. Spero che questa semplice shottina possa piacervi.
Forse è un po’ romantica o banale, ma racchiude parte di tutta la magia del Natale, festa dell’anno che personalmente adoro tanto, e non solo come credente o come educatrice d’infanzia e pedagogista, ma perché ha quel qualcosa di magico che mi ha sempre affascinata, e che ancora oggi che non sono più bambina, riesce sempre a darmi un pizzico di speranza ed allegria in più, anche nelle difficoltà.
Perdonatemi l’eccesso di miele se vi urta un po’ :P
 
Bene… come sempre vi ringrazio per chi mi segue, per chi mi ha inserita negli autori preferiti o ha dato un posto alle mie storie tra le sue seguite/preferite e ricordate.
 
Chiudo augurandovi di tutto cuore Buone Feste e soprattutto un Felice Anno Nuovo!
Vi abbraccio forte!
 
Lucia
 
   
 
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