I.
Lo
sguardo basso del giovane cadde su una mela rotolata via da un banco
del
mercato e ignorata da tutti, sarebbe bastato così poco,
sarebbe bastato
allungare una mano e nascondere il prezioso frutto in una tasca che era
riuscito a ricavare nei pantaloni. Oh, sarebbe bastato così
poco ma la consueta
velocità era rallentata dal peso di borse che la sua padrona
continuava a
mettergli nelle mani ormai impegnate. Se avesse allungato la mano in
quel
momento il pacchetto che ora gli arrivava all’altezza del
naso sarebbe caduto
nella polvere, sarebbe stato increscioso nel mezzo del mercato. Al
tempo stesso
quella mela era così invitante e…
Non
seppe
se in quel momento era lui troppo distratto dal frutto irraggiungibile
o se era
colpa dell’altro giovane che si stava già
rialzando e spolverando i pantaloni
neri mentre lui tentava di raccogliere i sacchettini e rialzarsi prima
che la
sua signora se ne accorgesse. A pensarci a mente più lucida,
non che in quel
momento la fosse, nella fretta, la colpa non poteva essere che sua, i
nobili,
la famiglia che serviva non smetteva mai di ripeterglielo, non hanno mai colpa per questo genere di cose.
«State
bene?» Marco alzò la testa così
velocemente che per poco non perse
l’equilibrio, il nobile con cui si era scontrato poco prima
era chino davanti a
lui e stava raccogliendo un sacchetto per metterlo insieme agli altri.
Si
accigliò leggermente quando lui non rispose e rimase
immobile a fissarlo con
gli occhi sgranati. «Non… sai parlare?»
Domandò, e se Marco avesse potuto
avrebbe spalancato di più gli occhi, nessuno gli aveva mai
rivolto la parola,
soprattutto non con un tono così gentile, cosa avrebbe
potuto rispondere?
Deglutì soltanto abbassando lo sguardo quando si accorse di
aver continuato a
fissare il giovane nobile.
«Cosa
stai facendo?» Sobbalzò quando la voce
tuonò sopra di lui ancora inginocchiato,
tenne con entrambe le mani i pacchetti per non farli cadere nuovamente
e si
affrettò ad alzarsi. «Non riesci a fare una cosa
giusta nella tua esistenza?»
Si voltò verso il giovane che si era rialzato e li
osservava. «Mi rincresce
molto che questo inetto di un servitore vi sia venuto addosso Messer
Medici.»
Lo strattonò malamente da un braccio portandolo qualche
passo dietro di sé.
«No
madonna. In verità la colpa è stata mia, ero
talmente distratto da non averlo
visto.» Marco spostò il peso da una gamba
all’altra aumentando la presa su ciò
che aveva in mano e cercando di non fissare il giovane Medici che non
solo lo
difendeva ma gli aveva rivolto un sorriso cordiale. Chinò il
capo in un
ringraziamento silenzioso che la sua padrona lesse come vergogna
lasciando che
i ricci gli coprissero buona parte del viso.
«Sono
più che certa, Messere» Ribatté lei.
«Che non sia vostra la colpa.» E con
quelle parole, seguite da un rapido saluto e inchino riprese a
camminare verso
la dimora nel centro della città tenendo Marco strettamente
al suo fianco e
controllato.
Se
lei aveva provato vergogna quella mattina al mercato per essere
accompagnata da
un servitore incapace, il marito, quella sera, era una cosa di gran
lunga
diversa.
Marco aveva fatto appena in tempo a nascondere la mela che aveva trovato tra i pacchetti e che era più che sicuro non fosse stata lì prima quando la porta si aprì e prima ancora del rumore degli stivali arrivò lo schiocco del cuoio. Si morse il labbro e, per una volta, riuscì a concentrarsi su qualcosa di vero che non fosse la punizione del suo Signore. Gli occhi azzurri del giovane Medici, la voce gentile nei confronti di un perfetto sconosciuto, il modo in cui lo aveva difeso. In quella lunga, lunga notte si aggrappò a quello come se fosse la sua unica ancora.
Angolino dell'Autrice: So che ho in corso un'altra storia, ben più lunga e complessa ma, ehi! questa si è imposta e non mi lasciava più in pace.
Tre capitoli in totale, piuttosto veloci, di cui i primi due sono già pronti e sto lavorando sul terzo.
Può essere letta sia come pre-slash sia come generale, a seconda di quello che preferite ;)
Non ho inserito nomi riguardo la famiglia e non ce ne saranno in futuro, è semplicemente una famiglia discretamente nobile, abbastanza da avere servitori e una bella residenza... dopotutto non sono loro ad essere importanti, no?
Ogni commento è sempre ben accetto per migliorare, grazie a chiunque vorrà perdere un minutino.
Bye Bye~
Aki