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Autore: sara_gi    01/01/2017    2 recensioni
(ATTENZIONE: questa storia è il seguito di "Di Sogni e Visioni". E' necessario averla letta per comprendere lo svolgimento di questo racconto.)
Dal Testo:
- Poe!- sentì Aniron chiamare dalle scale.
Si fiondò al pian terreno facendo i gradini due a due – Aniron, preparati a prendere i bambini! Chiunque sia, se è un nemico lo tratterrò, tu usa il passaggio sul retro per scappare, raggiungi la navetta e preparati a decollare, con o senza di me. Chiaro?!- le disse concitato.
Prima che la ragazza potesse rispondere la porta di casa gemette poi si aprì di scatto, Poe si girò e sparò nel vano, di riflesso. Un forte senso di deja-vù lo colpì nell'istante in cui il raggio laser si fermava in mezzo alla stanza, bloccato dal potere della figura nerovestita che, ora, si stagliava sull'uscio.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kylo Ren, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Poe Dameron, Principessa Leia Organa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon giorno ragazze e ragazzi! Buon Anno Nuovo!
Il 2017 è arrivato e, per festeggiare, ho deciso di farvi
un'altra sorpresa e postare il seguito di "Di Sogni e Visioni"!
Spero questo racconto vi piaccia, fatemi sapere cosa ne
pensate: la sezione commenti è lì apposta! ;)
Ancora buon Anno a tutti!
Sara
 


 


 

 

 

 

 

Dedicato a Carrie Fisher, Principessa e Generale

di quella saga colma di sogni che è Star Wars.

Ti ricorderemo per sempre.

 

 

 

Di Luce e Speranza

 

 

I sei occupanti della stanza fissavano attenti l'holovisore che rimandava loro l'immagine a mezzobusto della loro interlocutrice intenta a spiegare i dettagli di una missione.

- Non lo so, Generale.- si inserì Poe – Ma è un po' azzardato muoverci tutti.-

- Non tutti, Poe. Come stavo dicendo, tu resterai lì con Aniron e i bambini. In caso di emergenza sarai in grado di portarli via.- la voce di Leia era seria, come la sua espressione – Mi rendo conto che sia insolito e azzardato. Soprattutto in questi giorni in cui Luke è via, avrebbe potuto restare anche lui a casa. Ma è necessario che voi raggiungiate Rattatak e prendiate in consegna il carico. Siete i più vicini e il nostro agente non può restare su quel pianeta per il tempo necessario a che una squadra parta da qui e lo raggiunga.-

Chewie guaì qualcosa all'indirizzo della donna che sospirò – Lo so Chewie. Ma i Rattataki non sono tra le genti più... Amichevoli. La tua presenza servirà come deterrente: loro ammirano e rispettano la possanza degli Wookiee, sono guerrieri e capiscono solo il linguaggio dei guerrieri. Quel carico deve essere portato al sicuro: vi incontrerete con la squadra di recupero, appena partita, sulla luna boscosa di Endor, dalla vecchia base imperiale. Loro prenderanno in consegna il carico, escluse le provviste dirette a voi, e lo porteranno qui.-

- Ma non è completamente distrutto quel posto?- chiese Finn - Da quel che so non si riesce ad atterrare lì vicino per via delle macerie.-

- No.- negò Leia – E' la stazione del generatore dello scudo della seconda Morte Nera ad essere distrutta. La base è ancora in piedi e la piattaforma di atterraggio è sgombra.-

- Altezza, è davvero necessario che vada anche io?- chiese la dottoressa.

- Sì, Naala, tu sei indispensabile. Ci sono tre contenitori di vaccino Uruki, in quel carico: devi assicurarti che venga trasportato nel modo giusto.-

La dottoressa annuì stupita – Sono sorpresa siate riusciti a trovarne! E' un'ottima notizia.-

- Sì, è vero.- Leia sorrise lievemente – Per fortuna abbiamo ancora qualche vecchio amico dei tempi della Ribellione.- fece uno sbuffo divertito – Non ho idea di cosa Lando chiederà in cambio, ma gli ho detto subito che non può riavere il Falcon.- concluse guardando Chewie che grugnì un assenso.

- Il Generale Calrissian si è unito alla Resistenza, Generale?- chiese Poe interessato.

- No.- scosse la testa Leia – Non ufficialmente almeno. Preferisce restare nel “sottobosco” galattico e fare da approvvigionatore. Ha contatti che noi ci sogniamo. E' una fortuna che abbia deciso di farsi vivo. E, se capiterà che lo incontri, non chiamarlo “Generale”. Nonostante le medaglie quel titolo gli ha creato parecchi grattacapi nel suo... Lavoro. Non ama ricordarlo.-

- D'accordo, quindi prepariamo il Falcon e andiamo?- chiese Finn.

- Direi di sì: aspettiamo che sia notte fonda di modo che nessuno ci veda decollare e via.- confermò Rey scrollando le spalle.

- Mi raccomando, state attenti.- disse Leia - Contattatemi quando uscirete dall'iperspazio per la prima correzione di rotta: vi manderò le coordinate planetarie per il rendez-vous con l'operativo. La Forza sia con tutti voi, a presto.- chiuse la comunicazione.

- Mi piace poco lasciarvi qui da soli.- scosse la testa Finn guardando Poe e Aniron.

- Non ti preoccupare Finn.- lo rassicurò la ragazza – Terremo occhi, orecchie e sistema difensivo all'erta: se niente niente il vento spira troppo forte ce ne andiamo di corsa.-

- Dove?- chiese Rey – Nel senso non dovremmo decidere un punto di incontro se doveste scappare? Così non dovrete inviare coordinate col pericolo che vengano intercettate.-

- Buona idea Rey!- esclamò ammirato Finn.

- Potremmo raggiungervi su Endor, no?- propose Aniron guardando Poe.

- No... Per come la vedo io, se arriva qualcuno e ha il dubbio che possiamo essere affiliati alla Resistenza, Endor è il primo posto dove cercherei dei fuggitivi.- riflettè un secondo guardando la mappa galattica – Ecco: Firrerre. A metà strada tra Rattatak e Endor, pressochè disabitato. Il terreno è ideale per nascondere una nave e aspettare gli altri.- guardò Aniron – Grazie alla Forza tu e Rey potete trovarvi a vicenda, quindi quando arrivano basta che vi connettiate e il gioco è fatto.-

Le due ragazze annuirono e si scambiarono uno sguardo complice. A quel punto si dispersero, chi diretto al Falcon per prepararlo al decollo chi a impacchettare utensili e provviste. Tra andare su Rattatak, prendere il carico, raggiungere Endor e tornare lì, sarebbero stati via quasi tre giorni. E solo perchè il Falcon era veloce...

Mezz'ora più tardi Aniron salì in camera dei bambini per preparare il bagnetto e trovò Rey lì intenta a fare moine ai piccoli che ciangottavano felici.

- Ehi, zia Rey.- sorrise avvicinandosi – Ma tu non dovresti star preparando un cambio da portarti via?- chiese Aniron divertita.

- Già fatto.- rispose l'altra restituendo il sorriso – Non potevo di certo partire senza salutare i miei nipotini preferiti, ti pare?-

- No, no: certo.- rise Aniron.

- Senti...- Rey divenne seria e guardò l'altra – Siete riusciti a dire al padre..?-

- Che sono nati?- finì Aniron per lei che annuì – Sì.- sorrise – Leia ha inserito un post scriptum in uno dei dispacci. E' felice.-

- Sai quando potrà rientrare?-

- No.- la rossa sospirò – Non era previsto che avessimo dei figli ora. Non era neppure previsto che ci innamorassimo e ci sposassimo. Io sono un imprevisto, per lui.- fece un sorriso triste – E' ormai un anno che non lo vedo. Sapevo che sarebbe stato così, me lo disse. Ed io ero e sono disposta ad aspettare.- sollevò lo sguardo, una luce decisa e speranzosa nelle iridi viola – Lui è vivo e, per quanto possibile in questa situazione, al sicuro e questo mi basta. Verranno tempi migliori, in cui potremo stare insieme. Fino ad allora ho loro due a tenermi occupata.- indicò la culla – L'unica cosa che mi dispiace è che lui si stia perdendo tutto questo...-

Rey annuì comprensiva ricambiando il sorriso coraggioso dell'altra.

- Oh, ma che cavolo!- esclamò Finn entrando – Rey possibile che non riesca mai ad arrivare prima di te?!-

Le due ragazze risero mentre l'uomo si avvicinava alla culla doppia e solleticava la pancia ai gemelli che sgambettarono felici.

- Bravi ragazzi.- li blandì lui – Zio Finn e zia Rey staranno via un paio di giorni, voi prendetevi cura della mamma, ok?- disse facendo le smorfie per farli ridere.

Rey lo guardò poi sollevò gli occhi al cielo esasperata – Finn, dovresti pensare seriamente di mettere su famiglia.- commentò uscendo dalla stanza.

Non si accorse degli occhi scuri dell'uomo che la seguivano e della smorfia scontenta che gli alterò per un istante i lineamenti. Aniron gli posò una mano sulla spalla, consolante.

- Se ne accorgerà, Finn.- gli disse quando lui si volse a guardarla – Devi solo avere pazienza. Oppure farti avanti.-

- Aniron, cosa..?- iniziò lui imbarazzato.

- Tu la ami.- disse semplicemente la ragazza – Me ne accorsi la prima volta che vi vidi parlare, quando ero appena arrivata alla Base. Così come mi accorsi del fatto che lei, troppo diffidente per credere, non lasciava e non lascia che nulla tocchi troppo profondamente il suo cuore.- gli sorrise – Non hai scelto una destinataria facile, per il tuo amore. Ma se avrai costanza, pazienza e coraggio potresti avere il tuo lieto fine.-

- E' imbarazzante averti come amica, Aniron.- disse lui dopo un istante – Te lo dico con molto affetto.- concluse facendola ridere.

Un'ora dopo la mezzanotte, i motori in modalità silenziosa, il Falcon decollò dal suo nascondiglio in mezzo al bosco. Aniron e Poe rimasero sulla porta della casa a vederlo sparire nel cielo prima di rientrare e attivare le griglie di allarme. Si salutarono poco dopo decisi a dormire qualche ora prima che i gemelli dessero loro la sveglia mattutina. Due ore dopo gli allarmi scattarono. Poe si ritrovò catapultato giù dal letto dall'afflusso di adrenalina che il bippare del monitor portatile posato vicino al letto gli aveva iniettato in corpo. Agguantò un blaster correndo nel centro operativo dove BB-8 fischiava preoccupato: gli allarmi perimetrali erano muti ma quello di prossimità della casa si era attivato. Com'era possibile che qualcuno si fosse avvicinato al cortile senza far scattare anche gli allarmi della rete esterna?!

- Poe!- sentì Aniron chiamare dalle scale.

Si fiondò al pian terreno facendo i gradini due a due – Aniron, preparati a prendere i bambini! Chiunque sia, se è un nemico lo tratterrò, tu usa il passaggio sul retro per scappare, raggiungi la navetta e preparati a decollare, con o senza di me. Chiaro?!- le disse concitato.

Prima che la ragazza potesse rispondere la porta di casa gemette poi si aprì di scatto, Poe si girò e sparò nel vano, di riflesso. Un forte senso di deja-vù lo colpì nell'istante in cui il raggio laser si fermava in mezzo alla stanza, bloccato dal potere della figura nerovestita che, ora, si stagliava sull'uscio.

- Oh... Cazzo...- furono le uniche parole a uscirgli di bocca.

Kylo Ren fece due passi all'interno dell'abitazione poi si spostò di lato e liberò il raggio laser che andò a colpire una roccia a cinquanta metri dalla porta di casa. Per un istante nulla si mosse poi, senza emettere un suono, Aniron scese gli ultimi gradini della scala e volò tra le braccia di Kylo che se la strinse al petto. La maschera voltata verso l'altro uomo sembrava indeciso su cosa fare di lui. Poe sollevò la mano sinistra poi, lentamente, posò il blaster, facendo capire all'altro che non aveva intenzione di creare guai.

- Ci rivediamo, “miglior pilota”.- disse, la voce modulata dalla maschera – Ahia!- esclamò un attimo dopo, abbassando la testa verso la ragazza che gli aveva appena tirato un pugno.

- Non mi vedi da un anno e saluti prima lui di me?!- chiese lei arrabbiata.

Kylo portò entrambe le mani alla maschera sganciandola e togliendola poi, senza darle neppure il tempo di reagire, le passò una mano dietro il collo e la baciò. Aniron dimenticò all'istante tutto: la rabbia, la sorpresa, la paura, la Galassia intera. Si strinse a lui affondando le dita di una mano tra i capelli scuri di suo marito e artigliando il davanti dell'armatura con l'altra per tirarselo più vicino. Kylo non si fece pregare e la strinse a se con forza, quasi a volerla inglobare in se stesso.

- Aehm...- si schiarì la voce un quanto mai imbarazzato Poe – Ragazzi? Le camere sono al piano di sopra...- concluse.

Un istante dopo si artigliò la gola cercando di riprendere il respiro che l'altro gli stava togliendo. La ragazza si accorse di quel che stava succedendo e si staccò dal marito.

- Kylo no!- lo supplico – Lascialo!-

- Come vuoi.- la accontentò dopo un istante mollando la presa di colpo.

Poe crollò in ginocchio tossendo nel tentativo di riprendere a respirare, Aniron gli andò vicino per aiutarlo ad alzarsi e gli versò un bicchiere d'acqua.

- Non mi piacciono le battute impudenti, miglior pilota.- disse guardandolo come se niente fosse – Soprattutto quando coinvolgono mia moglie.-

- Non era una battuta.- riuscì a dire Poe, la voce arrochita – E' un dato di fatto.-

Kylo strinse gli occhi minaccioso – Posso ucciderlo?- chiese ad Aniron.

- No! E' un mio amico!- lui borbottò qualcosa poi la guardò.

- Loro dove sono?-

Il viso che si schiudeva in un immenso sorriso, Aniron lo prese per mano guidandolo di sopra, l'ultima porta sulla destra. Kylo entrò togliendosi i guanti e lasciandoli, insieme alla maschera, sulla poltroncina subito al di là della porta poi, facendo piano per non svegliare i bambini, si avvicinò alla culla e rimase incantato in adorazione dei suoi figli. Aniron gli andò vicino e lui se la strinse contro il fianco mentre con un dito carezzava le morbide guance dei due neonati.

- Sono bellissimi.- disse dopo qualche istante.

- Sì, è vero.- lei alzò gli occhi incrociando lo sguardo di lui – Abbiamo fatto proprio un bel lavoro!-

Kylo rise, una risata lieve, che non disturbò il sonno dei bambini, poi chinò il capo e baciò di nuovo la moglie, un bacio dolce, questa volta, colmo di sentimento.

- Mi sei mancata.- mormorò sulle sue labbra.

- Anche tu.- si strinse a lui – Terribilmente.-

Rimasero stretti l'uno all'altra per lunghi minuti, combattuti tra il desiderio di parlare di tutto quel che era successo in quell'anno di lontananza e il bisogno di ritrovarsi insieme, uniti in una cosa sola.

Fu il desiderio a prevalere, Kylo sollevò la moglie tra le braccia e, guidato dalle sue indicazioni, la condusse in camera: troppo lunga era stata quella separazione perchè potessero aspettare ancora. Un particolare della stanza strappò una risata ad Aniron, quando Kylo la rimise a terra: sul comodino, accanto ad un biglietto su cui Poe aveva scritto che avrebbe pensato lui ai bambini se si fossero svegliati, stava una confezione di contraccettivi.

- Io lo ammazzo.- fu il commento di Kylo mentre fissava quella scatolina argentata.

- E' stato carino, invece.- il commento di Aniron attirò l'occhiata basita del ragazzo – Se rimanessi nuovamente incinta come lo spiegherei agli altri?- spiegò ragionevole.

Kylo fece una smorfia accondiscendente prima di avvicinarsi alla ragazza e baciarla. Il tempo smise di scorrere, per loro. Una bolla di Forza isolò quella stanza come, tanto tempo prima, aveva isolato la baita dove avevano trascorso la prima notte di nozze: niente e nessuno avrebbe potuto disturbarli.

Al piano di sotto Poe fissava il tappeto del salotto immerso nei propri pensieri. Era stato strano, vedere Kylo con Aniron. Lo aveva sempre visto come il nemico, colui contro cui combatteva, il braccio destro di Snoke. Anche sapere la verità e sapere che lui in realtà era l'uomo amato dalla ragazza, il padre di quelli che considerava a tutti gli effetti suoi nipoti, non aveva mai davvero cancellato la sensazione che lui, Kylo, fosse il nemico. Ma vederlo lì, in quella stessa stanza, senza maschera, tenere stretta a se la ragazza con quella luce di amore e meraviglia ad illuminargli lo sguardo... Aveva, in qualche modo, cambiato la sua percezione. La sua realtà. Kylo Ren era in quella casa, era venuto non per combattere ma per riabbracciare la sua compagna e vedere, per la prima volta, i suoi figli. La sua Luce a la sua Speranza. Aniron gli aveva mostrato la stampa del messaggio del marito, quando aveva ricevuto notizia che era diventato padre. Si strofinò il viso con entrambe le mani chiedendosi, ora, cosa sarebbe successo, come sarebbe cambiata per lui, Poe, la battaglia, la guerra che aveva davanti. Perchè gli era chiaro che non sarebbe più stata la stessa cosa, gli equilibri che si era creato come combattente, per portare avanti i suoi doveri, si erano alterati. Sapeva che, ora, non sarebbe più riuscito a guardare Kylo senza rivedere la sua espressione nel momento in cui aveva stretto a se Aniron. Le cose sarebbero state più complicate, adesso.

Sospirò esasperato nel rendersi conto che aveva già smesso di vedere Ren come un nemico. Sapeva che era pericoloso, perchè il ragazzo era il nemico. Dimenticarlo poteva portare al disastro. Eppure... Eppure poteva davvero fingere di non sapere la verità, dimenticare ciò cui aveva appena assistito, in ordine di mantenere lo status quo e continuare a combattere nella stessa maniera?

Il trillo di BB-8, venuto a cercarlo, lo distrasse da quei pensieri. Fu grato di quell'intromissione nelle sue riflessioni poiché gli dava la scusa per interromperle. Il droide lo avvisò che c'era una holochiamata in attesa di ricezione, così Poe si diresse nel seminterrato per prendere la comunicazione. Non fu troppo sorpreso di trovarsi davanti Leia Organa.

- Generale.- la salutò con un mezzo sorriso.

- Poe.- rispose lei, un attimo di esitazione, poi:- Poe c'è qualcosa che devo dirvi. E' possibile che, nel tempo in cui gli altri saranno via, voi riceviate una visita...-

- Se intende Ren, Generale,- la interruppe lui con uno sbuffo divertito – è arrivato un'ora fa. Facendoci prendere uno colpo, tra l'altro.- si avvide della sorpresa della donna – Immagino che il piano non prevedesse il suo arrivo così presto, sbaglio?-

- No, non sbagli.- riprese lei dopo un momento – Il piano prevedeva che attendesse il mio via libera: aspettavo di inviare le coordinate del contatto al Falcon per essere certa che fossero via tutti.-

- Immagino che Ren abbia stimato che difficilmente le avremmo disubbidito e che, quindi, fosse sicuro arrivare poche ore dopo il momento previsto per il decollo del Falcon.- aggrottò la fronte – O più semplicemente non aveva più intenzione di aspettare.-

- Non riesco a biasimarlo...- sospirò la donna – Dopo tutto è più di un anno che non si vedono, immagino voglia sfruttare tutto il tempo che ha a disposizione.- lo guardò – Com'è andato il suo arrivo?-

- Oh, bene.- ghignò ironico il pilota – Io gli ho sparato, lui mi ha strangolato, dopo di che Aniron gli si è gettata tra le braccia. Niente di che.- concluse mentre l'immagine della donna si portava una mano alla fronte scuotendo la testa.

 

Il mattino seguente, quando scese in cucina, Poe trovò Kylo lì, appoggiato al tavolo mentre sorbiva una tazza di caldo infuso energetico guardando pensieroso fuori dalla finestra.

- Buongiorno.- lo salutò per rompere il ghiaccio.

Il ragazzo lo guardò sorpreso per un momento poi lo sguardo gli andò fuori fuoco per un istante e tornò a guardarlo con una lieve smorfia contrariata.

- Ha dovuto per forza raccontarlo a tutti?- chiese scontento.

- In realtà non lo sa nessun altro.- ridacchiò Poe comprendendo cosa l'altro avesse fatto – E non lo avrebbe raccontato nemmeno a me, l'ho scoperto per caso. Aniron ritenne che fosse stata la Forza a volerlo, così mi raccontò la verità.- abbassò lo sguardo alla propria tazza – Se non altro ha avuto qualcuno con cui parlare, quando la prudenza veniva vinta dal desiderio di sfogarsi.- tornò a guardare Kylo – Col Generale lontana, tua moglie non aveva nessun altro con cui parlare di te serenamente.-

- Le vuoi bene.- constatò il più giovane.

- Sì. In questi mesi è diventata la sorella che non ho mai avuto, la mia famiglia, lei e i bambini.-

- Proteggili. Tutti e tre.- lo guardò dritto negli occhi – Anche da me, se si rendesse necessario.-

Poe lo guardò sorpreso per un istante, poi annuì – Non lascerò che succeda loro qualcosa, non finchè son vivo.- promise.

Un lieve rumore di passi in avvicinamento mise fine a quel discorso, i due si scambiarono un ultimo sguardo di mutua comprensione, prima di voltare gli occhi alla porta da cui stava entrando la ragazza. Aniron sorrise vedendoli seduti al tavolo in atteggiamento pacifico, si avvicinò al marito posandogli un lieve bacio sulle labbra prima di voltarsi verso Poe.

- Buongiorno.- lo salutò – Grazie per esserti occupato del bagnetto mattutino dei piccoli.-

- Di nulla. Lo sai che mi diverte.- le rispose con un ampio sorriso l'uomo.

La ragazza si versò a sua volta una tazza di infuso e andò a sedersi al tavolo coi due uomini.

- Fino a quando puoi fermarti?- chiese a Kylo.

- Un paio di giorni: andrò via qualche ora prima del rientro previsto dei vostri amici.-

Il sorriso della ragazza si allargò mentre Poe lo guardò stupito – Puoi star lontano così tanto senza rendere conto a nessuno?- chiese.

- Basta avere la scusa giusta, miglior pilota.- ghignò l'altro – Per quanto concerne il Primo Ordine, sto facendo un giro di ricognizione dei prossimi obbiettivi. Cosa che effettivamente farò nei due giorni successivi alla mia partenza da qui.- si interruppe con un sospiro poi guardò gli altri due – Dovete prepararvi a lasciare Bakura.- disse cogliendoli di sorpresa.

- Perchè?!- chiese interdetta Aniron.

- Ci sono tre pianeti che sono diventati... Interessanti, per il Primo Ordine. Bakura, e la tecnologia avanzata di sospensione che produce, è uno di questi.- sospirò – Non so se sarà il primo obbiettivo a venir colpito, in ogni caso è troppo rischioso per voi restare qui più a lungo: quando sarò partito avrete due giorni al massimo per lasciare questo pianeta.-

Poe reagì immediatamente chiamando BB-8 e facendogli proiettare un ologramma della Galassia, iniziò a studiarlo attentamente, la fronte aggrottata per la concentrazione.

- Maledizione, Ren: non ci dai molto preavviso.- boffonchiò studiando i sistemi stellari – Non è così semplice trovare un posto dove nascondersi senza dare nell'occhio!-

- Per tua fortuna, miglior pilota, ho io il posto adatto.- rispose Kylo con sufficienza, poi guardò la ragazza – Andrete alla Base, Odessen è il posto più sicuro nella Galassia, al momento.-

- Cosa?!- chiese lei sorpresa – Ma quel luogo è tuo! Il tuo posto sicuro!-

- Quel luogo è nostro, moglie.- sottolineò lui – Ciò che possiedo è tuo. E, al momento, preferisco sia tu ad usarlo, sapere te e i nostri figli al sicuro è l'unica cosa che mi permette di non impazzire, Aniron.- le disse guardandola negli occhi perchè capisse.

Dopo un istante lei annuì – Ma tu come farai? Se ti servisse un porto sicuro da cui scrivermi o in cui rifugiarti...- si interruppe, la voce venata d'ansia.

- Stai tranquilla.- le disse lui sorridendo – Odessen non è l'unico luogo segreto che ho, sebbene sia il mio preferito. Ci sono altri posti in cui posso rifugiarmi, se ne avessi bisogno.-

- Scusate?- si intromise Poe – Odessen? Mai sentito: sulla carta non c'è.-

- E' il pianeta dove mi veniste a prendere, tu, Leia e il Maestro Luke.- gli disse Aniron.

- Quello di cui non conosco le coordinate? Ah, ok.- guardò l'altro – Come ci arriviamo?-

In risposta Kylo si abbassò fino a guardare nei ricettori ottici BB-8 e, allungata una mano, tamburellò una serie di ritmature sul carapace del droide che, alla fine, fischiò il “ricevuto”.

- Ora hai le coordinate, miglior pilota.- commentò serafico.

L'altro scosse la testa ammirato: erano in pochissimo a saperlo fare, trasformare le sequenze numeriche in onde ritmiche per trasmetterle in segreto a unità riceventi o droidi.

- Ma come convinciamo gli altri a muoversi?- chiese Aniron guardando Poe.

- Diremo che uno degli informatori ha segnalato Bakura come obbiettivo possibile del Primo Ordine, il Generale può fornire copertura alla storia. Più che altro come spieghiamo il fatto di conoscere un pianeta non segnato sulle mappe e che nessuno della Resistenza conosce...-

- Usate mio padre, come scusa.- disse Kylo cogliendoli di sorpresa – E' credibile che lui, nei lunghi anni di contrabbando prima della Ribellione e poi dopo essersi separato da mia madre e dalla Resistenza, abbia scoperto un pianeta dimenticato. E che ne abbia trasmesso conoscenza a sua “nipote” in caso di bisogno. Questo spiegherà anche il fatto che C2 e T7 ti conoscano.- concluse guardando la ragazza.

- C2 e T7?- chiese Poe.

- Il droide protocollare e l'unità astromeccanica che mandano avanti la Base abbandonata.- rispose lei, l'altro annuì rammentandoli.

- La Base ha difese che potrete facilmente riattivare.- proseguì Kylo – In questo modo potrete proteggervi se ce ne fosse bisogno. Anche se è difficile che qualcuno scopra il pianeta, non si può mai sapere...-

- D'accordo, allora.- rispose Poe – Come ripartirai inizieremo i preparativi e, appena saranno di nuovo tutti qui, caricheremo le navi e ce ne andremo.- guardò Aniron – Diremo che il Generale non ci ha mandato subito là perchè quel posto è troppo distante da tutte le rotte e dalla Resistenza stessa. E' una scusa plausibile sul perchè non abbiamo utilizzato subito un posto così ben attrezzato.-

Lei annuì – Sì, è una buona idea.- guardò Kylo – Tuo zio dovrebbe essere di ritorno più o meno in contemporanea degli altri, avendoli tutti qui, in meno di un giorno saremo pronti a partire.- esitò poi un momento mordicchiandosi il labbro – Kylo... La gente di questo pianeta è pacifica... Non... Potresti...-

- Darò loro la possibilità di arrendersi senza spargere sangue, Aniron. La do a ogni pianeta.- la guardò dritta negli occhi – Ma non chiedermi di agire diversamente se rifiuteranno. Io devo fare quel che faccio. Sarebbe molto peggio se non lo facessi, credimi: io lo so.- concluse pacato.

Dopo un istante lei abbassò lo sguardo annuendo, sapeva cosa gravava sulle spalle del marito, quale violenza faceva su se stesso per agire seguendo la Visione, nella speranza di veder avverarsi il futuro prospero che aveva sognato. Lei più di tutti capiva tutto questo. Ma non poteva fare a meno, a volte, di desiderare che Kylo potesse agire come avrebbe voluto invece che come doveva.

 

Kylo passò la giornata ad osservare i figli. I due bambini erano fonte continua di meraviglia per il ragazzo che, con un sorriso indulgente a piegargli le labbra, guardava i piccoli, stesi su una coperta sul prato antistante la casa, ciangottare osservandosi mani e piedi con la precisa attenzione propria dei neonati. Si era sdraiato accanto a loro ed era rimasto lì, prima solo ad osservarli poi sfiorandoli nella Forza. I piccoli avevano reagito immediatamente a quel particolare tocco, rispondendo con l'irruenza dei cuccioli che erano, ridendo e facendo ridere il padre. Aniron, appoggiata allo stipite della porta, osservava gli amori della sua vita con un sorriso che era un tripudio di gioia e malinconia.

Dal canto suo Poe non riusciva a far collimare l'immagine di Ren con quella del ragazzo sdraiato tra i fiori in compagnia dei bambini. Lo aveva osservato per un po' dalla finestra del salotto e si era stupito nel vederlo così rilassato, così... Normale. Lui, che tra tutti era quello che meglio aveva assaporato il potere racchiuso nel corpo sottile di quel giunco d'acciaio, era adesso sbalordito dalla dolcezza di cui stava dando prova coi figli. E, finalmente, aveva la risposta alla domanda che si era posto decine di volte, da quando aveva scoperto l'identità del marito di Aniron: come fosse possibile che la ragazza si fosse innamorata di Ren. Perchè se quello era il ragazzo che lei aveva conosciuto, allora non era poi così strano che se ne fosse innamorata. La osservò uscire dalla casa e raggiungere la sua famiglia sulla coperta, vide come lui le tese la mano per aiutarla a sedersi, lo vide dirle qualcosa col sorriso sulle labbra, facendola scoppiare a ridere, per poi tirarla a se per un bacio prima di tornare a prestare attenzione ai bambini. Vide lo sguardo luminoso con cui lei osservava il marito e comprese quanto dovesse aver patito per la sua lontananza: per quanto a volte avessero parlato di Kylo, Aniron non aveva mai lasciato intendere quanto profondamente quella lontananza le facesse male. Poe si chiese se, una volta ripartito il ragazzo, lei sarebbe stata in grado di non cedere alla depressione per quella nuova separazione.

Seduta sulla coperta, la ragazza, osservava il marito imprimere i primi insegnamenti nelle menti dei loro figli. Avvertiva la pacata dolcezza con cui mostrava loro la realtà della Forza, di modo che, crescendo, potessero essere in grado di capire cosa e perchè erano in grado di fare, perchè gli fosse più facile imparare tutto ciò che c'era da scoprire su quell'Universo.

A sera lui aiutò Aniron a fare il bagno ai due gemelli, giocando con l'acqua e le bolle di sapone per farli ridere e ridendo a sua volta. Li misero nella culla e Kylo si incantò ad ascoltare la moglie cantare la ninna nanna ai bambini: non aveva mai dimenticato quanto emozionante fosse, sentirla cantare. Ed ora era grato di poterla sentire di nuovo, soprattutto perchè il suo canto serviva ad accompagnare nel sonno i loro figli. Le andò vicino, circondandole la vita con le braccia e facendole appoggiare la schiena sul proprio petto mentre guardavano le due creature che avevano messo al mondo.

- Grazie.- le sussurrò tra i capelli.

- Di cosa?- chiese lei sollevando il volto per guardarlo.

- Di essere entrata nella mia vita. Di essere diventata la mia casa. Di avermi dato loro due.- indicò la culla – Grazie di essere il mio equilibrio.-

La ragazza sospirò appoggiandosi contro di lui e coprendo le sue mani, che riposavano sul suo ventre, con le proprie.

- Grazie a te, Kylo. Per essere uscito dai miei sogni ed avermi fatto tua nella realtà.- rispose.

 

Nel cuore della notte qualcosa lo svegliò. Kylo rimase un istante in ascolto, cercando di capire cosa lo avesse destato, rendendosi conto che non era qualcosa di fisico ad aver disturbato il suo sonno: un tremito di allarme vibrava nella Forza. Svelto si alzò, cercando di non svegliare Aniron, e si vestì prendendo poi la spada. Stava lasciando la camera quando la porta all'inizio del corridoio si aprì e Poe uscì a passo svelto. Lo seguì chiedendogli cosa ci facesse sveglio.

- Il sistema di allarme perimetrale è scattato.- rispose il pilota correndo nel seminterrato – Qualcuno sta camminando nel bosco intorno alla casa.-

Kylo osservò i monitor di sorveglianza fino ad individuare quattro o cinque figure che si muovevano guardinghe nell'oscurità. Lo sguardo che diventava gelido, lo sguardo del Comandante dei Cavalieri di Ren, sganciò la spada dal fianco e si affrettò a raggiungere la porta di uscita. Poe imprecò agguantando il blaster per seguirlo ma venne fermato dalla voce di Aniron in cima alle scale.

- Poe, che succede?- chiese scendendo di corsa – Dov'è Kylo?-

- Abbiamo movimento nel bosco. Ce ne occupiamo noi ma tu tieniti pronta.- le disse prima di affrettarsi ad uscire.

Corse tenendosi basso e si inoltrò nel bosco dirigendosi alla zona dove i sensori avevano indicato la presenza di estranei. Un movimento al margine del suo campo visivo lo fece girare di scatto verso destra mentre si lasciava cadere su un ginocchio per avere copertura dalla vegetazione, nel momento in cui un colpo di pistola laser passava nel punto esatto dov'era la sua testa solo un istante prima. Ma, prima che potesse reagire, un'intensa luce rossa brillò per un momento trapassando da parte a parte colui che gli aveva sparato, prima di spegnersi come si era accesa. Poe scambiò un cenno di ringraziamento con Kylo che gli fece segno di spostarsi verso sinistra indicando la presenza di tre uomini. Coordinati come se avessero combattuto insieme per anni, partirono all'attacco. Poe freddò uno degli uomini poi guardò affascinato la grazia letale con cui Kylo eliminava gli altri due, la spada che si accendeva, falciava vite e si spegneva in un unico, fluido gesto.

- Ce ne sono altri due dietro quel folto d'alberi.- sussurrò Ren – Ne voglio almeno uno vivo.-

Poe fece un cenno affermativo e si separarono nuovamente per raggiungere i nemici da due direzioni diverse. Il pilota, questa volta, sparò per ferire, lasciando all'altro la decisione su chi salvare. Kylo eliminò uno dei due nemici lasciando vivo quello che aveva avvertito essere il capo. Si accucciò accanto all'uomo che gemeva tenendosi il fianco e, allungata appena la mano, invase la sua mente frugando tra i pensieri del nemico. Ci mise pochi istanti a scoprire tutto quel che gli serviva, non dovette neppure sforzarsi. Ricordava chiaramente quanto era stato necessario spingere per incrinare le difese del pilota della Resistenza, quest'altro uomo non aveva neppure un briciolo di quella volontà granitica che aveva reso Poe un nemico così interessante.

Riscuotendosi dai pensieri pose fine alla vita del prigioniero con un singolo tocco di Forza poi si alzò e guardò Poe.

- Sono imperiali.- disse.

- Che cosa?!- basì il pilota – Cosa ci fanno degli imperiali così lontani dal loro settore?-

- E' quel che intendo scoprire: questo gruppo era parte di uno più folto, sono accampati a un miglio da qui.- guardò l'uomo – Torna a casa e proteggi Aniron e i bambini, se i sensori scattano di nuovo portali via: vi trovo io.-

- Non vorrai assaltare un accampamento di uomini armati da solo?!-

- Ho preso Kvat da solo, miglior pilota. Venti uomini non sono nulla.- rispose, non c'era orgoglio in quella voce, solo dato di fatto.

Senza aspettare la replica del pilota, Kylo sparì nella vegetazione, i vestiti scuri che si confondevano col buio della notte e il passo silenzioso. Poe rimase fermo un istante a guardare il punto dove, fino ad un istante prima, il ragazzo era fermo poi scosse la testa esasperato e tornò verso casa. Aniron lo aspettava nel salotto, la spada costruita appena un mese prima in mano e una pistola blaster agganciata in vita per ogni buon conto, pronta a difendere se stessa e i figli da chiunque non fosse stato un amico. Quando lo vide entrare gli andò incontro con un sorriso sollevato che si spense nel realizzare l'assenza del marito.

- Sta bene.- le disse l'uomo prima ancora che lei potesse fargli domande – Sta finendo di ripulire il bosco.-

- Da solo?! Perchè non sei rimasto con lui?- chiese preoccupata.

- Mi ha chiesto di venire a proteggere la casa. E' in grado di fare tutto quel che vuole da solo, Aniron, tranquilla. Se sa te e i bambini al sicuro può concentrarsi su quel che sta facendo.-

Seppur scontenta lei annuì: sapeva che Kylo era più che in grado di cavarsela da solo in qualunque situazione, soltanto non le piaceva lo facesse.

Nel frattempo il ragazzo aveva raggiunto l'accampamento imperiale passando sul crinale basso della montagna, alle spalle del campo, per poterlo osservare da una posizione più elevata. La vista focalizzata attraverso la Forza osservò i sette uomini affaccendati nei loro compito, avvertì la presenza di altri dieci addormentati nelle tende e delle tre sentinelle che camminavano nascoste ai margini del bosco. Decise di occuparsi di quelle per iniziare, dopo di che avrebbe valutato come muoversi. Silenzioso come l'incubo che sapeva incarnare, si spostò fino a poter raggiungere comodamente le tre sentinelle in contemporanea, tese tre stringhe di Forza e i tre uomini si accasciarono a terra senza un gemito. Tenendosi poi all'ombra delle tende entrò nell'accampamento e, uno dopo l'altro, eliminò gli uomini ancora svegli per poi passare a quelli addormentati. Risparmiò temporaneamente solo il comandante dell'accampamento, frugò la sua mente per scoprire tutto ciò che sapeva, dopo di che, eliminato anche quell'uomo, si dedicò agli strumenti della tenda di comando, leggendo dispacci, ordini e rapporti. Strinse le labbra scontento da quel che stava scoprendo ma, se non altro, si rassicurò per il fatto che quegli uomini non erano lì per sua moglie e i suoi amici, era solo un caso quello che li aveva portati ad avvicinarsi alla loro casa alla ricerca di provviste da razziare.

Rendendosi conto che stava diventando tardi e che Aniron si stava preoccupando, avvertiva la sua ansia nella Forza, si dedicò alla precisa opera di distruzione di tutto ciò che c'era in quel luogo, dopo di che tornò a casa. La ragazza gli corse incontro come varcò la soglia dell'abitazione, la strinse a se e fece un cenno a Poe indicandogli che non c'erano più nemici.

- Cos'è successo, Kylo? Chi erano?- chiese ansiosa la ragazza.

Lui la fece sedere sul divano e prese posto accanto a lei indicando al pilota la poltrona davanti a loro, attese che si fosse sistemato.

- Imperiali.- l'espressione si incupì – Al Primo Ordine non farà piacere scoprire che abbiamo spie imperiali nei ranghi: l'Impero sa che ci interessa Bakura, erano qui ad aspettarci, dovevano essere l'unità di contatto.- si interruppe un momento – L'Impero vuole allearsi con l'Ordine.-

Gli altri due rimasero attoniti a guardarlo, le implicazioni di quanto lui aveva detto ben chiare in mente, Poe scrollò il capo lentamente.

- Se si alleano per noi le cose peggioreranno e non poco.- disse.

- Dobbiamo avvisare la Resistenza!- esclamò Aniron, Kylo le fece un cenno affermativo e lei corse al piano di sopra per scrivere un messaggio a Leia, tornò dopo qualche istante – Dovrebbe chiamare appena sola, sulla linea sicura.-

Fece appena in tempo a finire di parlare che BB-8 fischiò dal seminterrato che c'era una chiamata urgente sul canale sicuro del Generale. Scesero di sotto, Kylo si tenne in disparte, nascosto dall'oscurità di un angolo della stanza mentre Poe accettava la chiamata. Sua madre era invecchiata, si ritrovò a pensare il ragazzo guardando l'immagine olografica di quella donna che non vedeva da più di dieci anni, ma era ancora bellissima come la ricordava. Ascoltò Poe fare rapporto sugli eventi della notte poi, cogliendolo di sorpresa, Aniron lo raggiunse prendendolo per mano e portandolo davanti all'holoproiettore. Kylo vide l'immagine della madre spalancare gli occhi per la sorpresa, lo sguardo della donna che si muoveva sui tratti del suo volto, sondandoli, marcando le differenze, l'espressione dolce ed addolorata ad un tempo mentre prendeva atto che il ragazzino non ancora ventenne che ricordava era diventato un uomo lontano da lei.

- Madre.- la salutò lui dopo un istante – Ti trovo bene.-

Lei annuì, incapace di parlare per l'emozioni, poi prese un respiro profondo per riprendere controllo di se stessa e, con un lieve sorriso a piegarle le labbra, finalmente parlò.

- Anche tu sembri stare bene, figlio mio. Ne sono lieta.-

Lui fece un cenno di accettazione poi – L'Impero sembra deciso a non arrendersi all'oblio, Generale.- le disse passando al tono formale, più semplice – Temo dobbiate prendere provvedimenti. Il Primo Ordine difficilmente accetterà un'alleanza, le vestigia dell'Impero sono più un peso che un aiuto al momento. Ma loro potrebbero decidere di voler dimostrare di essere utili e quindi attaccarvi, nella speranza di venir accettati come alleati e quindi, nel momento in cui l'Ordine dovesse vincere, godere di almeno parte delle ricompense.-

- Sì, è più che probabile che qualcosa del genere accada.- l'immagine della donna sospirò – Metterò in allarme tutti i vecchi contatti della Ribellione, ce ne sono molti che tengono d'occhio il vecchio Impero, non fidandosi. Vedremo cosa riusciamo a scoprire.-

Il ragazzo annuì poi mise al corrente la madre del piano per far lasciare Bakura dai suoi protetti, del fatto che il Primo Ordine avesse messo gli occhi su quel pianeta. La donna ascoltò sorpresa quella novità: nessuna delle sue spie aveva ancora riferito quella notizia. Lui fece un mezzo sorriso dicendo che, per il momento solo poche persone all'interno dell'Ordine sapeva quali pianeti sarebbero stati i prossimi obbiettivi. Commentò poi che avrebbe scoperto quale tra quelle persone era la spia imperiale, la sua espressione mentre diceva quell'ultima frase fece correre un brivido lungo la schiena della madre. Ma capiva la sua preoccupazione: un'alleanza tra Primo Ordine e Impero avrebbe significato molti pericoli e molto lavoro in più per lui nel mantenere lo status quo tra luce e oscurità.

- Vedi nulla che possa darci un'indicazione su come agire?- gli chiese dopo un istante di silenzio.

- No.- la guardò negli occhi – E questa è la cosa più preoccupante.- concluse.

Essendo ormai l'alba rinunciarono a tornare a letto, tanto più che da lì ad un'ora i bambini si sarebbero svegliati reclamando l'attenzione degli occupanti della casa. Dopo aver preparato la colazione, Aniron andò alla ricerca del marito, trovandolo nella camera dei bambini seduto accanto alla culla doppia. Lo sguardo del giovane uomo era fosco, fisso sul panorama al di fuori della finestra ma, in realtà, rivolto a qualcosa che solo lui poteva vedere. Gli andò vicino passandogli una mano tra i capelli, tenera e consolante, lui allungò un braccio circondandole la vita e tirandosela vicino, appoggiò la testa sul suo ventre senza spostare lo sguardo dalla finestra.

- Sono stanco...- mormorò – Ho ancora così tanto da fare e sono già stanco. Questa nuova evoluzione mi ha disorientato, non l'ho vista arrivare, non era tra le opzioni che la Visione mi ha mostrato fin'ora. Non sono sicuro di come gestirla.- concluse sospirando.

- Forse non te l'ha mostrata perchè è un'eventualità che non si consoliderà, Kylo. Tu per primo hai detto che farai in modo che non succeda, la Visione non ti ha mostrato quell'alleanza poiché tu farai in modo che non avvenga.- rispose lei ragionevole.

- E' possibile. Devo scoprire chi è la spia ed eliminarla prima che contatti persone che potrebbero valutare concretamente l'idea di quest'alleanza. Quell'idiota di Hux, per esempio. Lui adora la rigorosa rigidità imperiale. Quell'efficienza metodica che ha reso l'Impero una perfetta macchina bellica. Almeno per un breve periodo. Non si rende conto che proprio quella rigidità schematica di pensiero è il motivo per cui una manciata di Ribelli è riuscita a sconfiggerlo.-

Un movimento nella culla attirò la loro attenzione mettendo fine al discorso: il maschietto si stava svegliando. Con un grande sbadiglio e uno stirarsi delle braccine il bimbo aprì gli occhi, gorgogliando poi contento alla vista dei genitori che lo guardavano. Kylo sorrise facendogli una carezza sul pancino, facendolo sgambettare, guardò poi la piccola notando che era ancora profondamente addormentata.

- Lei è una dormigliona.- gli rivelò Aniron – Di solito Ljus è sveglio da un pezzo quando Gidae apre gli occhi. Ma, almeno per me, è una fortuna: posso occuparmi di uno alla volta, con calma.-

- Molto carino da parte di nostra figlia esserti di aiuto già a quest'età.- commentò lui ridendo.

Dopo averlo cambiato, visto che la piccola iniziava a dare segni di risveglio, Kylo prese Ljus e scese in cucina per fare colazione. Trovò Poe al tavolo che stava finendo di mangiare, quando vide il bambino, l'uomo sorrise e allungò un dito per grattargli la pancia.

- Buongiorno campione!- disse allegro.

Notando che il bambino allungava le braccia verso l'uomo, Kylo glielo passò per poi versarsi una tazza di infuso e prendere qualche fetta di pane e conserve. Osservò Poe ridere facendo smorfie al piccolo, felice di essere al centro dell'attenzione dello “zio”.

- Gli hai dato proprio il nome adatto.- gli disse Poe sorridendo – Ha un carattere molto luminoso, questo bambino.-

- Credo abbia preso da Aniron, allora. Io non sono mai stato luminoso. Nemmeno da piccolo.-

L'altro lo guardò per un istante poi annuì – Immagino non sia stato facile essere il figlio di Han Solo e Leia Organa. E il nipote di Luke Skywalker. Già per me la pressione fu parecchia, l'aspettativa degli altri nel vedere cosa il figlio di Shara Bey e Kes Dameron sarebbe diventato... Non immagino cosa sia stato per te.-

- Tu sei il figlio di Shara?- chiese sorpreso ricordando l'amica della madre – Non lo sapevo.- disse quando l'altro annuì – Ho ricordi di tua madre, la vedevo ogni tanto con la mia, quando ero piccolo.- spiegò avvedendosi della perplessità dell'altro – Sì la pressione e l'aspettativa sono sempre state grandi. Così come la falsa cortesia da cui ero circondato. Ho sempre avuto la sensazione che nessuno fosse gentile con me perchè gli piacevo ma solo perchè ero il figlio dei miei genitori. Nessuno voleva inimicarsi gli Eroi della Ribellione.- ghignò – Immagino sia stato un sollievo per tutti quegli opportunisti il fatto che io sia diventato Kylo Ren: non devono più fingere di adorarmi per non indispettire la Principessa Leia Organa Solo.- concluse amaro.

- Deve essere stata forte la tentazione di Cadere per davvero...- ponderò Poe.

- Sì lo è stata.- ammise Kylo – E sarebbe stato anche così facile, tutto il resto, se fossi caduto. Ma...- spostò lo sguardo sul bambino – Se l'avessi fatto avrei probabilmente smesso di seguire la Visione. Perchè, a quel punto, del futuro della Galassia non me ne sarebbe più importato. Era pericoloso: per quanto sarei in ogni caso diventato il Nemico, il Mostro, non c'erano garanzie che la mia effettiva caduta non avrebbe portato invece l'avverarsi della Visione peggiore, la distruzione della Galassia.- guardò nuovamente l'altro negli occhi – Io sono potente, miglior pilota. Molto. Non temperato dalla volontà, questo potere potrebbe distruggere molto più di quello che viene distrutto dal Primo Ordine. Se lo lasciassi libero di agire secondo l'istinto, questo potere potrebbe divorare la Galassia. Non sarei neppure il primo a farlo...- sospirò, l'altro lo guardava a occhi spalancati – L'errore più grande di mio zio è stato fondare l'Accademia su Yavin 4. Su quella luna ci sono molto più che animali feroci e foreste impenetrabili. I templi ed alcuni luoghi custodiscono segreti che, se scoperti nel modo sbagliato, possono trasformare le persone. Puoi trovare altri Maestri, tra le brume di quel luogo, Spiriti antichi che camminano tra quelle rovine, Spiriti che custodiscono un sapere così travolgente da ribaltare l'intera visione dell'universo. Alcuni di quei maestri insegnano e basta, dandoti la libertà di fare ciò che vuoi con quella conoscenza, ma altri... Altri non si limitano ad insegnarti le vie del Potere, loro manipolano e plagiano la mente di chi li ascolta, se non hai autoconsapevolezza e forza d'animo che ti mantengano integro nella tua identità, ti trasformano in ciò che vogliono loro, facendo di te un Mostre. Uno vero.- si interruppe.

- Tu l'hai visto accadere, non è così?- chiese Poe avvinto dal racconto dell'altro.

- Sì.- rispose Kylo dopo qualche istante – Si chiamava Teyloon, eravamo diventati amici lì all'Accademia. Entrammo nello stesso periodo, gli ultimi arrivati: uno sconosciuto, l'altro fin troppo famoso senza volerlo. Eravamo outcasters, così legammo. Anche lui singolarmente dotato, nella Forza, eravamo una bella squadra, gli apprendisti più dotati e rapidi nell'imparare. Durante i Trial o nel tempo libero esploravamo le rovine Sith, cercando di carpirne i segreti, finchè un giorno ci riuscimmo. Incontrammo uno di quegli Spiriti il quale si stupì della nostra presenza. Ci disse che erano più di tremila anni che non incontrava esseri viventi, soprattutto dotati di una così forte connessione alla Forza. Si chiamava Naga Sadow, ci disse, e ci aprì un intero mondo di conoscenza. Apprendevamo con la frenesia di due assetati che giungono ad una fonte d'acqua, più imparavamo, più volevamo imparare. Impazienti esplorammo le rovine ancora più a fondo finchè entrambi trovammo altri Maestri. Sfortunatamente, come secondo Maestro, non trovammo lo stesso: Tey incontrò lo spirito di Tulak Hord, io quello di Marka Ragnos. E, laddove, Ragnos e Sadow insegnavano senza tentare di modificare il mio pensiero, Hord iniziò a sfruttare tutte le piccole crepe nella mente di Tey, le sue insicurezze, normali per un ragazzo che usciva dal periodo peggiore dell'adolescenza e che, oltretutto, stava affrontando un difficile addestramento nella Forza. Usando quelle crepe, Tulak Hord si insinuò nella mente di Tey, cambiandolo, plagiandolo, facendone non un discepolo, un apprendista, ma uno strumento del suo odio. Tey cambiò, cambiammo entrambi, a dire il vero, ma laddove io presi coscienza di quel che era il mio Destino e mi apprestai ad accettarlo e seguire la Visione, Tey divenne semplicemente l'ennesimo Sith divorato dall'ambizione e dall'odio verso tutti coloro che, anche solo una volta, gli avevano mancato di rispetto o rivolto una parola sprezzante. Ormai diciottenne decisi di lasciare Yavin 4 e unirmi al Primo Ordine, la Visione mi aveva rivelato che quello era il percorso che dovevo seguire. Non ancora consapevole di quanto profondamente l'Oscurità avesse corrotto il mio amico, gli proposi di venire con me. Tey accettò, organizzammo la partenza, raggiungemmo il vecchio campo di volo della Ribellione, quello di addestramento e riserva, lontano dal Tempio che era stato la base ribelle. C'erano dei velivoli abbandonati, là: ne sistemammo due di modo da poterli usare per andarcene. Attendemmo che mio zio fosse via dall'Accademia per attuare il piano e lasciare il Tempio. Poi, mentre controllavo che tutto fosse pronto, Tey mi disse che aveva dimenticato di fare una cosa, mi disse di decollare e che ci saremmo visti al punto di rendez-vous e si allontanò.- Kylo si interruppe un momento, lo sguardo fosco – Ho quasi seguito il suo consiglio, quella sera. Invece qualcosa, l'istinto, mi disse di non partire, di tornare indietro e seguirlo. Così feci: lo spettacolo che mi trovai davanti quando raggiunsi di nuovo l'Accademia fu atroce. Tey aveva attaccato i nostri compagni di studi, falciandone più di metà prima che arrivassi. Lo chiamai, tentai di farlo ragionare. Compresi troppo tardi che della persona che conoscevo non restava che l'involucro esterno: Tey non esisteva più. Estrassi la spada e lo affrontai, deciso a fermarlo. Combattemmo. Fu un duello terribile, estenuante perchè mi trovai obbligato a combattere contro quello che era il mio migliore amico. La consapevolezza che quel duello poteva finire solo con la morte di uno dei due mi schiacciava. Perchè per nulla al mondo avrei permesso a me stesso di perdere: troppo dipendeva dalle mie azioni, la Visione era chiara. Lo uccisi. Lo spirito di Tulak Hord apparve, irato ed incredulo per la morte della sua ultima creatura, si scatenò uccidendo quasi tutti i superstiti del massacro prima ch'io riuscissi a sigillarlo tramite il Rituale che il Maestro Ragnos mi aveva insegnato. Alla fine mi guardai intorno, il Tempio era in parte crollato, corpi di ragazzi e ragazze che conoscevo erano sparsi sullo spiazzo antistante, le fiamme stavano divorando tutto ciò che non era fatto di pietra e una pioggia torrenziale aveva iniziato a cadere trasformando la terra in pantano. Solo quattro allievi si erano salvati, avevano qualche anno in meno di me, ed erano tra i pochi che non avevano mai tentato di farmi amico per sfruttare le mie parentele. Li guardai e la Visione mi prese: loro erano destinati a sopravvivere. Erano destinati a seguirmi, ad unirsi a me, ad essere coloro su cui avrei potuto contare, coloro di cui avrei potuto fidarmi nella tana di serpi in cui mi stavo per infilare. Rivelai loro la mia Visione, la verità su quanto era successo e su quanto avrei fatto da quel momento in avanti, poi chiesi loro di unirsi a me, di aiutarmi a proteggere questa Galassia. Accettarono. Lasciammo Yavin 4 usando una delle navette del Tempio, ormai non era rimasto più nessuno che potesse impedircelo. Un istante prima di saltare nell'iperspazio avvertii l'arrivo di mio zio. E lui avvertì la mia presenza. Fu, immagino, l'ovvia conclusione quella a cui giunse una volta atterrato: ero Caduto ed avevo ucciso tutti prima di andarmene.- fece un sorriso triste – Alla fine la voce che fossi io il responsabile della distruzione dell'Accademia mi facilitò la vita, nel Primo Ordine. Ma non ho mai davvero accettato che zio Luke pensasse di me che fossi capace di massacrare dei ragazzini.- concluse.

- Io sono nato su Yavin 4, sai?- chiese l'altro dopo un po' – Ci ho passato tutta l'infanzia e la prima adolescenza.- continuò al cenno affermativo dell'altro – E mai, nemmeno una volta, ho avuto il sospetto che Entità del genere si aggirassero per quella foresta che esploravo ogni giorno...-

- Siine contento, miglior pilota. La tua vita e quella delle persone a cui tieni avrebbe potuto essere molto diversa, se tu le avessi incontrate. E non necessariamente migliore.-

L'arrivo di Aniron spinse i due uomini a lasciar cadere l'argomento. La ragazza pose la figlia tra le braccia del padre prima di concedersi, finalmente, la colazione. Lanciò un paio di occhiate da uno all'altro dei due che, ognuno con un bambino in braccio, facevano finta di non notarlo. Sollevò lo sguardo al cielo prima di sospirare: non aveva bisogno di chiedere di cosa avessero parlato, lo intuiva e, in ogni caso, avrebbe potuto mettere alle strette Poe per i dettagli, dopo che Kylo fosse ripartito. Lanciò un'occhiata al pilota che la intercettò intuendo cosa lei stesse pensando. Fece una smorfia scontenta prima di nasconderla dietro ad un sorriso rivolto al nipote, perchè l'altro non si accorgesse di quel muto scambio tra lui e la ragazza.

Il resto della giornata trascorse tranquillo. Kylo la passò per intero nuovamente coi bambini e la moglie. Essendo il tempo non bellissimo erano rimasti in casa, stendendo la coperta sul pavimento del salotto perchè i piccoli fossero liberi di rotolarcisi sopra. A tre mesi non erano in grado ancora di voltarsi da prono a supino ma ciò non toglieva che amassero dondolare, giocando coi propri piedi o con gli oggetti che mamma e papà facevano levitare a portata delle loro manine curiose. Poe osservava i due ragazzi stupito, l'interazione era così totale tra di loro, anche solo con uno sguardo, che si sentiva sempre un intruso, quando era nella stessa stanza con entrambi. Per evitare di essere di fastidio passò il tempo revisionando la navetta in vista del lungo volo verso Odessen, dopo di che incominciò a impacchettare attrezzature e materiali non indispensabili fino all'ultimo momento. Il sistema di allarme sarebbe stato l'ultimo a venir smontato, tutto il resto poteva iniziare a inscatolarlo e caricarlo sulla navetta o sul suo caccia. Aniron aveva tentato di aiutarlo ma lui l'aveva rispedita dal marito e dai figli: sapevano entrambi che sarebbero passati mesi, se non un altro anno, prima che le fosse possibile avere dell'altro tempo con lui.

Era ormai sera quando, dopo aver messo a letto i bimbi, mentre stava rassettando la cucina, la ragazza avvertì una presenza famigliare nella Forza. Sollevò di scatto la testa e, lasciato a metà quel che stava facendo, uscì dalla cucina in tempo per intercettare Kylo diretto di sopra.

- Devo andare.- le disse semplicemente.

- No!- si ribellò lei – Avevi detto che saresti partito domani dopo l'alba!-

- Non era previsto che qualcuno tornasse prima, Aniron! Devo andare!- insistè lui.

- Che succede?- chiese Poe perplesso.

- Il Maestro Luke è appena uscito dall'iperspazio: sarà qui tra non molto.- spiegò Aniron guardando il marito – Lui sa la verità, Kylo. Non è necessario che tu vada via!- lui strinse le labbra.

- E, se posso permettermi,- si inserì Poe – potrebbe essere una buona occasione per chiarire i... Malintesi.- concluse memore della conversazione del mattino.

Kylo lo guardò tra il furente e l'ammirato: Poe era consapevole che avrebbe potuto ucciderlo senza neppure toccarlo, eppure correva il rischio per dargli un consiglio. Abbassò lo sguardo agli occhi supplici della moglie che gli si teneva aggrappata con disperazione: per quanto brevi, le ore che li separavano dall'alba erano tutto ciò che le rimaneva prima di vederlo andare via per chissà quanto. E lei non voleva rinunciarvi, lui ne era consapevole. Soprattutto visto che, davvero, Luke non rappresentava al momento un pericolo per lui. Vinto da quegli occhi violetti, e dal suo stesso desiderio di non separarsi ancora da lei, abbassò la testa annuendo. Aniron lo abbracciò sollevata e lui le circondò la schiena stringendosela al petto mentre Poe usciva di casa per andare incontro al Jedi ed aiutarlo a nascondere il caccia.

Luke entrò in casa consapevole di chi ci avrebbe trovato. Aveva avvertito immediatamente la presenza di suo nipote, nel momento in cui il suo caccia era uscito dall'iperspazio. Erano passati dieci anni dall'ultima volta che aveva sentito quella presenza e, anche quella volta, l'aveva avvertita tornando da un viaggio. I due uomini rimasero fermi a qualche metro l'uno dall'altro, fissandosi per un tempo che parve infinito.

- Ben...- mormorò infine il Jedi, vide il ragazzo irrigidirsi e contrarre la mascella e sollevò una mano in gesto pacificatore – Scusami. Aniron mi ha detto che non vuoi sentirti chiamare così, ma la sorpresa me l'ha fatto dimenticare.-

- Non è il mio nome.- rispose Kylo duro.

- Lo è per quelli che sono la tua famiglia. E' difficile per noi usare l'altro nome, quello che indica il nemico, quando per te proviamo affetto.-

- Io non sono mai stato Ben, zio.- disse guardandolo negli occhi – Quello è il nome di un'illusione.-

L'altro annuì – Sì. Ora ne sono consapevole.- lo guardò, notando i cambiamenti avvenuti nel corpo e nello Spirito, visibile nell'aura della Forza – Sei diventato un uomo, nipote. E sei diventato più potente di quanto mi aspettassi.-

- Sono passati dieci anni.- fu l'ovvia risposta di Kylo.

- Come riesci a nascondere tutta quella Luce a Snoke?-

- Col sangue, Maestro Jedi. Affogandola nella scia di sangue e lacrime che mi lascio dietro...-

Lasciati soli dagli altri due che si erano ritirati al piano superiore, i due uomini si sedettero sulle poltrone del salotto, rimasero in silenzio a lungo prima che l'uomo più anziano decidesse di iniziare il racconto di quel che era successo durante quella loro lunga separazione. Rivelò poi al nipote di non aver mai creduto che il massacro dell'Accademia fosse opera sua. Per quanto non sembrasse potessero esserci altri colpevoli, per quanto tutti coloro che erano accorsi alle rovine fumanti del Tempio di Yavin 4 avessero dato per scontato che dovesse essere stato Kylo, lui, Luke, era certo del contrario. Raccontò di aver notato come tutti quei corpi fossero stati falciati da colpi rabbiosi, tutti tranne uno: aveva riconosciuto su Tey il lavoro pulito e chirurgico della lama di Kylo. E aveva compreso almeno una parte di quel che doveva essere successo. Perchè erano mesi che teneva d'occhio Teyloon avendo avvertito l'aura Oscura che andava formandosi intorno a lui. Non aveva prove empiriche però, così non aveva sollevato la diatriba. Aveva anche notato che tra tutti quei corpi ne mancavano quattro, quattro allievi che non erano tra i morti ma non risultavano tra i vivi.

- Sono con me.- confermò Kylo – Sanno la verità e decisero di seguirmi. Ora sono Cavalieri dell'Ordine di Ren.-

- Anche Deila?- chiese sorpreso l'uomo rammentando la ragazzina dodicenne a mala pena in grado di tenere una spada laser in mano.

- Sì, anche lei.- Kylo sorrise – Saresti fiero di lei, se tu potessi vederla. Ha fatto tesoro di tutto quello che le hai insegnato e ha imparato tutto ciò che io potevo insegnarle. E' una dei miei Cavalieri più validi.-

- Trovo incredibile che l'Ordine di Ren sia stato ricostituito, se n'era ormai persa memoria. Perfino io ho faticato a trovare documenti sull'Ordine originale.-

- Al Tempio dell'Ordine sono custoditi molti dei testi originali. Snoke si imbattè nel Tempio molto tempo fa e, da allora, ha sempre avuto il desiderio di rifondare l'Ordine, con lui come Gran Maestro ovviamente. Ma le sue condizioni fisiche non gli permettono di adempiere ai riti che quella carica prevede, così si è “accontentato” di essere il Patrono dell'Ordine. E di sfruttare il potere dei Cavalieri. Per lo meno, ne è convinto.- guardò l'uomo più anziano – L'Ordine originale risale alle Guerre della Forza, prima ancora della Grande Colonizzazione.- si avvide dell'interesse dello zio e, con un lieve sorriso si accinse a raccontare – Rigel Ren, il Fondatore dell'Ordine che porta il suo nome, era un Adepto della Forza. Non si riconosceva però in nessuna delle Dottrine allora esistenti, quelle che poi si sarebbero scisse formando i Jedi e i Sith. Lui cercava l'Equilibrio, non credeva nell'assolutismo di Lato Chiaro e Lato Oscuro, ma solo nella Forza nella sua interezza. Così, insoddisfatto da tutto ciò che i Maestri che incontrava gli dicevano, prese di quegli insegnamenti solo la conoscenza e non l'ideologia e, al di fuori delle guerre di scisma che ormai infuriavano, raccolse attorno a se altri che, come lui, non credevano che i due lati della Forza andassero separati e fondò l'Ordine dei Cavalieri di Ren, i suoi Cavalieri. Il numero di Cavalieri è sempre stato abbastanza variabile, ma non sono mai stati meno di tre o più di ventuno, non è ben chiaro perchè ma nella Sala dei Cavalieri al Tempio ci sono solo ventuno scranni: possono non essere tutti occupati ma non ne possono venir aggiunti. L'Ordine aveva adepti, apprendisti ed aspiranti, ma nessuno poteva venir investito Cavaliere se prima uno di quegli scranni non veniva liberato. Così era e così è tutt'ora. Nel momento in cui ho accettato di percorrere il Sentiero Iniziatico per diventare il Maestro dell'Ordine ho accettato di seguirne le Regole, il Codice.-

- Quindi hai venti compagni?-

- Solo otto. Sei di cui mi fido, gli altri temo siano più fedeli a Snoke che all'Ordine a cui hanno giurato.- fece un lieve sorriso terribile – Quando sarà il momento scopriranno di aver fatto un errore: nessuno giura fedeltà all'Ordine di Ren per poi venderla a qualcun altro.-

- Sei tu.- realizzò Luke – E' a te che hanno giurato: il Gran Maestro è l'Ordine di Ren!-

- Sì, Maestro Jedi. Il tuo istinto è sempre affilato, noto. Per questo ne porto il nome.-

- Snoke non ha capito cosa l'Ordine di Ren sia in realtà? E' davvero così cieco?!-

- Non è cecità, la sua: è presunzione. E' convinto di essere potente al punto che nessuno possa anche solo pensare di non obbedirgli, o di agire contro di lui. E' la sua più grande debolezza.- l'espressione si incupì – Per ora che creda pure di avermi in pugno, che io sono il suo servo più fedele. Quando il tempo verrà scoprirà che quello che considera il suo burattino è in realtà colui che tiene in mano i fili. Quel giorno la mia lama metterà fine alla sua vita.-

 

Più tardi, separatosi dallo zio, Kylo raggiunse la camera dei bambini per controllare che stessero dormendo sereni. Non fu sorpreso di trovare la moglie lì, seduta accanto alla culla osservava i figli con un lieve sorriso. Sollevò lo sguardo verso di lui, quando entrò e gli porse la mano perchè la raggiungesse.

- Vi siete chiariti?- chiese.

Lui annuì – Abbiamo parlato.- sospirò accucciandosi accanto alla ragazza, le posò la testa in grembo – Diventerà tutto ancora più difficile, ora. Le persone che mi sono lasciato alle spalle quando ho abbandonato l'Accademia stanno tornando nella mia vita. Non è facile essere il mostro quando le persone per cui combatti ti guardano compiere atti deplorevoli. Lo facevano anche prima, è vero. Ma prima erano convinti che li facessi perchè volevo, che io fossi diventato il mostro. Per qualche ragione era più facile fingermi tale quando tutti mi ritenevano tale.- sospirò – Ha senso?-

- Sì, Kylo. Ha senso.- rispose passandogli le dita tra i capelli.

Lui si lasciò coccolare ancora qualche istante poi le catturò la mano e, alzatosi, la tirò in piedi e la sollevò tra le braccia.

- Andiamo moglie, lasciamo dormire i bambini.- disse posandole un bacio sulle labbra.

Aniron si rannicchiò tra le braccia del giovane uomo lasciandosi portare in camera. Kylo la depose sul letto iniziando a baciarla, tese la sua consapevolezza richiamando la Forza e, ancora una volta, una bolla isolò quella stanza e loro due dal resto dell'Universo.

Si alzarono insieme poco prima dell'alba, Aniron scese in cucina per preparare qualcosa da mangiare per Kylo mentre il ragazzo si fermò nella camera dei figli. Rimase a lungo a guardarli dormire, imprimendo nella memoria immagini e sensazioni dell'averli lì, davanti a lui. Allungò un dito sfiorando le morbide guance di entrambi poi si piegò in avanti posando un bacio lieve sulla fronte dei bambini.

- Tornerò.- promise in un sussurro prima di lasciare la stanza.

Raggiunse la ragazza che gli mise davanti una tazza di infuso e del pane dolce. Lui le prese la mano obbligandola a sedersi davanti a lui. Parlarono sottovoce per non disturbare gli altri occupanti della casa ancora addormentati.

- Starai attento, non è vero?- chiese lei preoccupata.

- Come sempre, amor mio. Non ti lascerò sola a crescere i nostri figli, te lo prometto.- fece una smorfia – Non per sempre, per lo meno.-

Lei sorrise lievemente – Ho fiducia in te, Kylo. So che verrà il momento in cui potrai tornare da noi per non andartene più.-

Lui la guardò un istante poi le porse un chip - Qui sono contenute le coordinate di un luogo segreto su Odessen. Un vecchio accampamento. E' a circa un'ora di cammino dalla Base ma, se non si conosce la strada per raggiungerlo, è pressochè impossibile trovarlo.- la guardò – Non so ancora quando potrò tornare da te, ma è chiaro ch'io non possa venire alla Base: difficilmente mia madre potrà trovare scuse valide per svuotarla come ha fatto questa volta. Perciò serve un altro luogo di incontro. L'accampamento è in un luogo gradevole ed è comodo.-

- Va bene. Quando vedrò la gemma dell'anello riprendere vita, raggiungerò quell'accampamento.-

- Farò in modo di avvertirti per tempo, quando potrò venire. Però sì: se dovesse capitare che la gemma inizia a brillare, anche se non hai ricevuto messaggi, prendi i bambini e raggiungi l'accampamento: ci vedremo lì.-

Lei sorrise e fece per replicare quando il ricordo della reazione del cristallo della vecchia spada di Kylo le tornò in mente. Eccitata raccontò al marito quel che era successo, la reazione tra quel cristallo e la scheggia incastonata nell'anello. Kylo si stupì del fatto che anche quel cristallo reagisse a quello rosso e, in definitiva, a lui. Riflettè un istante poi le sorrise.

- Smontalo e usalo tu per la tua spada.- le disse – Potrebbe venire il momento in cui, averlo, ti sarà di aiuto.-

- Un'altra Visione?- gli chiese lei restituendogli il sorriso.

- Una possibilità, diciamo.- intrecciò le dita della mano destra con la sinistra di lei, sfiorando l'anello che le ornava l'anulare – Mi fa piacere l'idea che tu abbia quel cristallo. E' una pietra potente, darà vita alla tua spada e ti sarà fedele. Ed è anch'esso parte di me.-

Comprendendo quel che il marito intendeva dire, lei annuì commossa – Lo farò. Lo metterò nella mia spada.- promise.

Poco dopo lasciarono la cucina, era tempo per Kylo di partire. Sebbene mancassero ancora almeno sei ore al ritorno previsto degli altri, non potevano rischiare che arrivassero in anticipo e lo trovassero lì. Troppe spiegazioni impossibili da dare sarebbero state necessarie...

In salotto trovarono Luke e Poe ad aspettarli, i due si erano svegliati ma non avevano voluto disturbare gli ultimi momenti di intimità casalinga dei due giovani sposi, erano tutti consapevoli che non era possibile neppure fare una stima approssimativa su quando Kylo ed Aniron avrebbero potuto rivedersi. Luke fece un paio di passi avanti, avvicinandosi al nipote, lo guardò qualche momento negli occhi, sondando le profondità verdenocciola in cui si specchiava l'Anima complessa e coraggiosa del ragazzo poi, stupendo perfino se stesso, lo abbracciò con calore e affetto, come non aveva mai fatto prima, troppo compreso nel suo ruolo di Maestro. Kylo rimase immobile un momento, colto di sorpresa, poi sollevò una mano dando qualche pacca sulla schiena dello zio prima di separarsi da lui.

Scambiò uno sguardo con Poe, ricordandogli silenziosamente le promesse che gli aveva fatto, il pilota annuì lievemente in conferma poi si lasciò andare ad un mezzo sorriso.

- Se per te non è un problema, eviterei di abbracciarti.- gli disse.

- Sono sempre dell'idea che finirò per ucciderti, prima o poi, miglior pilota.- gli rispose Kylo con sguardo assassino.

Prese per mano la moglie ed uscì dalla casa portando la maschera sottobraccio, gli altri due li seguirono e, in pochi minuti, raggiunsero il luogo dove aveva nascosto il caccia. Luke e Poe si tennero in disparte lasciando ai due più giovani il tempo di salutarsi, Aniron stava facendo il possibile per non mettersi a piangere ma non era facile. Odiava vederlo andare via, ora ancor più di prima poiché lui doveva separarsi non solo da lei ma anche dai loro figli.

Kylo le circondò il volto con le mani lasciandole lievi, dolci baci sulle labbra, posò poi la propria fronte contro quella della ragazza e chiuse gli occhi un istante assaporando il momento.

- Tornerò.- promise come aveva già fatto coi bambini – Tornerò da voi. Dal mio Amore, dalla mia Luce e dalla mia Speranza.- la abbracciò stringendola a se – Ti amo, Aniron.- sussurrò tra i suoi capelli.

- Ti amo.- rispose lei, la voce ormai rotta dalle prime lacrime – Ti aspetterò. Sempre.-

Lui la strinse ancora un istante poi fece un passo indietro, indossò la maschera sollevando nuovamente il cappuccio dell'armatura, come aveva fatto un anno prima su Odessen. E, come allora, lei sollevò una mano per posarla, in un'ultima carezza, sul lato di quella maschera, lui coprì per un istante la mano di lei con la propria, il nero del guanto che inghiottiva il candore della pelle della ragazza, prima di fare due passi indietro. Si guardarono ancora un momento poi, fatto un cenno agli altri due che lo guardavano dai margini della radura, salì sul caccia e avviò i motori. Aniron si allontanò raggiungendo Poe e Luke e, insieme, guardarono il velivolo decollare e prendere velocità, sparendo in un attimo inghiottito dall'immensità del cielo.

Poe passò un braccio consolante dietro alle spalle della ragazza il cui volto era rigato da lacrime pacate. Era fiera di se stessa, Aniron: stava riuscendo a controllarsi. O forse aveva fiducia nel fatto che Kylo sarebbe tornato da lei presto. Probabilmente era solo illusione, quella: non poteva sapere quando lui avrebbe trovato la scusa giusta per potersi allontanare dal Primo Ordine abbastanza da andare a trovarla. Ma le aveva promesso che sarebbe tornato e questo le bastava.

Tornarono a casa e lei salì a controllare i bambini: dormivano ancora ma Ljus dava i primi segni di starsi per svegliare, la ragazza preparò quel che le serviva per le abluzioni mattutine dei piccoli e lasciò che il compito di prendersi cura di loro assorbisse la sua concentrazione allontanando la tristezza. Ma anche i bambini sembravano avvertire la mancanza del padre: Ljus era meno vivace del solito e Gidae si guardava intorno come alla ricerca di qualcosa, o di qualcuno. Luke li osservò per qualche istante prima di sfiorarli nella Forza, allora sollevò gli occhi di scatto verso Aniron.

- Ha già iniziato ad addestrarli!- si stupì.

- Sì. Voleva che, crescendo, non temessero ciò che sono in grado di fare, che non si spaventassero per le cose strane che gli capiteranno.- sorrise guardando i piccoli – Credo che Kylo abbia ricordi non pacifici della sua infanzia, almeno per quanto riguarda il fronte “poteri speciali”.- sollevò gli occhi ad incrociare quelli azzurri dell'uomo – Penso abbia voluto rendere la loro presa di coscienza, quando avverrà, il meno traumatica possibile.-

- Un'altra mia mancanza.- sospirò l'uomo – Non mi resi conto, all'epoca, che Ben aveva paura di se stesso. Troppo distante, troppo occupato a rifondare un'Ordine Jedi che ancora oggi non esiste, ho trascurato quello che sarebbe potuto diventare il mio erede, se solo non avessi fatto così tanti errori.-

- No.- lo contraddisse Aniron con un lieve sorriso – Kylo era destinato a seguire la sua Visione. In ogni caso, oggi lui sarebbe Kylo Ren. Nulla avrebbe potuto cambiare questo fatto.-

L'altro rimase in silenzio qualche istante, ponderando le sue parole, poi sospirò.

- Immagino tu abbia ragione.- disse infine.

Il resto della mattinata passò smontando attrezzature e imballando materiali. BB-8 li avvisò, poco prima di pranzo, che il Falcon era uscito dall'iperspazio e sarebbe atterrato entro pochi minuti, gli ordinarono di avvisare Chewie di farlo atterrare sul prato davanti casa: era il luogo più semplice per caricare le attrezzature. Coloro che erano stati via entrarono in casa chiedendo cosa stava succedendo: perchè improvvisamente dovevano muoversi. Usando la storia di copertura concordata con Kylo e Leia spiegarono loro che dovevano lasciare Bakura al più presto così, convinti tutti della necessità di muoversi, si misero di buona lena per smantellare la casa. Molti degli arredi sarebbero rimasti ma tutto il resto andava imballato e caricato sulle navi. A sera erano quasi pronti: solo il sistema di sorveglianza rimaneva in funzione. Poe avrebbe voluto che gli altri partissero prima di smontarlo, soprattutto Aniron e i bambini: non si fidava a saperli a terra senza che qualcosa identificasse un eventuale rischio per tempo. Così, per la sua pace mentale, Aniron acconsentì a partire prima degli altri. Lei, la dottoressa Naala e Finn, assicurati i bimbi nell'unità da viaggio, salirono sulla navetta argentea e partirono. Una volta partiti loro, aiutato da Chewie e Luke, Poe smantellò il sistema di difesa imballandolo e caricandolo sul Falcon mentre Rey faceva i controlli prelancio. Alla fine, dopo aver controllato che la casa non potesse rivelare nulla di coloro che l'avevano abitata, salirono sulle rispettive navi e decollarono.

Uscire dall'iperspazio e rivedere Odessen fu emozionante per Aniron. La dottoressa e Finn rimasero a bocca aperta guardando quel mondo rigoglioso di cui nessuno conosceva l'esistenza, durante il volo lei aveva raccontato loro la versione ideata da Kylo sul perchè lei lo conosceva, entrambi i suoi compagni di viaggio non avevano trovato strano che il Generale Solo avesse assi simili nascosti nella manica. Atterrarono nella piccola conca attrezzata, subito fuori dalla Base. Aniron sganciò la culla flottante dalla nave e si affrettò ad entrare precedendo Naala e Finn, C2 le si fece incontro esternando la gioia di rivederla e lei, dopo averlo salutato, gli disse di non nominare mai per nome il padrone né di dare altre informazioni su di lui, poiché alcune delle persone che avrebbero occupato la Base con lei non dovevano sapere chi lui fosse. C2 registrò i suoi ordini e la rassicurò che il segreto sarebbe stato mantenuto, poi la ragazza gli presentò i bambini. Il droide sembrò genuinamente commosso nello scoprire che i suoi padroni avevano avuto dei figli, quasi che i millenni passati senza che nessuno ripulisse la memoria e il motivatore del droide gli avessero dato il tempo di sviluppare veri sentimenti.

L'arrivo della dottoressa e di Finn attirò l'attenzione del droide che si presentò chiamandoli “gentili ospiti”. Aniron ordinò a C2 di accompagnare la dottoressa al laboratorio e di mostrarle gli alloggi collegati mentre lei mostrò a Finn gli alloggi dell'ala militare consigliandogli di scegliere una delle stanze private da ufficiale: anche Poe ne avrebbe occupata una, quando fosse arrivato. Lei raggiunse gli alloggi che aveva già diviso con Kylo nella sua precedente visita e sistemò temporaneamente la culla vicino al grande letto matrimoniale. Richiamò poi sul computer della stanza la pianta della base e, assicuratasi che intorno alla sua stanza ci fosse solo roccia piena, chiamò T7 chiedendogli se era possibile riattivare qualche droide adatto a lavori pesanti: voleva far scavare una seconda stanza accanto a quella per trasformarla nella camera dei bambini. Voleva avere un accesso diretto da camera sua e uno dal corridoio, di modo che, crescendo, i due piccoli non dovessero per forza passare per la stanza dei genitori ogni volta che volevano entrare od uscire dalla loro. L'unità astromeccanica fischiò la sua comprensione del progetto e le disse che, con un paio di giorni di lavoro, poteva riattivare un numero sufficiente di droidi scavatori per completare quel lavoro. La ragazza lo ringraziò e gli comunicò che sarebbe presto arrivato un Wookiee molto abile nel riparare droidi e che, quindi, T7 non avrebbe dovuto fare tutto da solo.

Quasi richiamati dalle sue parole, la trasmittente che portava agganciata in vita le segnalò che il Falcon e i due caccia erano in avvicinamento al pianeta. Aniron li contatto consigliando loro di posteggiare le navi nel grande hangar scavato nella roccia della Base. Il Falcon fu il primo ad entrare ed atterrare, seguito a ruota dai due caccia. Poe saltò giù dall'abitacolo guardandosi in giro e sorrise soddisfatto.

- Mi ricordavo che questo posto fosse ben fatto, ma a guardarlo bene è anche meglio!- commentò.

Chewie grugnì il suo assenso osservando le strutture antiche ma ben conservate e stabili ma, la più contenta di tutti, era la dottoressa.

- Non vedevo un laboratorio così ben organizzato da quando ho lasciato Alderaan! Le attrezzature sono antiquate ma perfettamente funzionanti. E l'attrezzatura medica! Neppure alla Base di Yavin 4 ne avevamo di così valida.-

Aniron sorrise per l'entusiasmo dei suoi amici, chiese a Finn di mostrare a Poe gli alloggi militari mentre lei accompagnava Rey e Chewie in quelli che erano stati i quartieri “civili” della Base, originariamente occupati dai piloti di “libero scambio” che avevano tenuto rifornita quella Base e l'Alleanza che vi risiedeva, millenni addietro. Li lasciò liberi di scegliere la sistemazione che più li aggradava e raggiunse Luke nella sala centrale, l'uomo osservava il grande tavolo olografico con un mezzo sorriso sulle labbra.

- Vecchi ricordi?- gli chiese.

- Oh, sì. Vecchi è la parola giusta. Ero un ragazzotto appena scappato dai campi quando vidi per la prima volta uno di questi.- indicò il tavolo – Due ore dopo stavo facendo saltare in aria la prima Morte Nera.- scosse la testa a quei ricordi – Pensavamo di aver vinto, non avevamo ancora realizzato che quella sarebbe stata solo la prima delle Grandi Battaglie contro l'Impero. Ed ora, poco più di trent'anni dopo, siamo punto e a capo col Primo Ordine...- sospirò triste.

- La Ribellione sconfisse l'Impero, Maestro Luke. La Resistenza farà lo stesso col Primo Ordine. Dobbiamo solo aver pazienza e non arrenderci.- lo guardò con un lieve sorriso – E questa volta abbiamo alleati che contro l'Impero non avevate.-

Lui annuì dopo qualche istante – Sì, hai ragione. Trionferemo anche questa volta.-

 

Più tardi, quella sera, Aniron uscì dalla Base e salì sul crinale che nascondeva la piccola conca attrezzata in cui riposava la navetta argentea con cui era arrivata. Si sedette su una formazione rocciosa ad osservare il panorama di Odessen illuminato dalla luce del tramonto della sua stella. Si sentiva in pace, lì. Era una sensazione che non aveva mai provato, neppure su Edonia, la sua luna natale. Odessen, quella Base abbandonata era casa. Capiva perchè Kylo amava quel pianeta, l'equilibrio perfetto nella Forza che lo ammantava rendeva quel posto un vero paradiso. Si chiese se, quando tutto fosse finito e Kylo fosse tornato da lei per restare, avrebbero potuto sistemarsi lì, fare di quella Base la loro casa, di quel pianeta la loro patria. O magari avrebbero potuto lasciare la Base a Luke perchè ne facesse la nuova Accademia e loro costruirsi una casa da qualche altra parte del pianeta, magari vicino ad un piccolo lago, con una cascata e prati fioriti.

Chiuse gli occhi respirando profondamente l'aria profumata che ammantava le montagne in mezzo cui la Base era costruita e nascosta, assaporando quei pensieri e la gioia semplice che le davano. Un futuro di pace, con suo marito accanto, veder crescere i loro figli, vederli diventare adulti, sereni e sicuri di loro stessi. Vederli scegliere una strada e percorrerla, vederli felici. Sarebbe successo, si ripromise. Un giorno la guerra sarebbe finita e loro avrebbero potuto vivere sereni, insieme. Avvertì nella Forza il tocco dei figli che la cercavano, non avevano bisogno, stavano solo ascoltando la sua presenza. Sorridendo aprì la sua percezione, avvolgendoli, abbracciandoli col tocco delicato della Forza dando e ricevendo amore e conforto tramite quel contatto. Desiderò espandere le sue percezioni fino a raggiungere Kylo per inglobarlo in quel momento, ma si trattenne. Era troppo pericoloso, la vita del marito valeva più del desiderio momentaneo di sentirlo vicino.

- Aspetterò, Kylo.- mormorò alla brezza che spirava sul mondo – Non temo l'attesa. Tu fa ciò che devi, poi torna amor mio. Torna dalla nostra Luce e dalla nostra Speranza. E da me...-

  
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