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Autore: FalbaLove    04/01/2017    0 recensioni
-Facciamo così-lo interruppe il biondo
-Se il destino ci farà rincontrare allora lei mi svelerà il suo segreto-Jack rimase sorpreso da quelle parole
-Sento come se i nostri due incontri non fossero stati due semplici casualità-aggiunse.
-Va bene-mormorò il capitano sistemandosi il berretto in testa
-Addio signor Tyler-concluse incamminandosi,ma sentì una mano bloccarlo.
-Un Arrivederci sarebbe più consono in questo caso visto che io sono sicuro di rivederla-
-Ha ragione ,mi scusi, Arrivederci -concluse Jack osservando con rammarico per l’ultima volta quegli occhi marroni così simili a quelli di Rose
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Harkness, Peter Alan Tyler, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Due occhi azzurri osservarono per un secondo la grande scritta che si ergeva sull’edificio:un sorriso beffardo,accompagnato da una nota di apprensione, si dipinse sul suo volto mentre si preparava a varcare l’edificio.  Appena le porte si richiusero dietro di lui si bloccò per un istante:respirò a pieni polmoni l’odore che quel luogo emanava. Doveva ammettere che gli ricordava tremendamente quello dei laboratori di chirurgia . Leggermente spaesato si avvicinanò al bancone poco distante da lui.
-Salve- mormorò appoggiandosi con fare tracotante all’alto tavolo dietro cui vi era,mezza nascosta,una ragazza sulla trentina. Quella non sembrò sentirlo né notarlo in primo momento,causa molto probabilmente la grande confusione che aleggiava in quel luogo,ma dopo un secondo saluto da parte dell’uomo i suoi verdi e vispi occhi si staccarono quasi con malavoglia dal taccuino. Appena incontrò lo sguardo del visitatore cambiò immediatamente espressione.
-Ehm desidera qualcosa? -boffonchiò cercando,con scarsi risultati, di sistemare il camice stropicciato.
-Salve…  Marion-mormorò con voce calda e soave l’altro interlocutore allungandosi leggermente per leggere il nome della donna sulla sua etichetta:questa non rimase indifferente a quel gesto e si dipinse in fretta di un rosso accesso.
-Qualcosa mi dice che lei è proprio la ragazza che stavo cercando e io non mi sbaglio mai-concluse sfoderando un sorriso perfetto.

 


-Uff no,mamma non è ancora successo niente-mormorò al telefono indispettito e leggermente agitato un uomo sulla trentina mentre continuava a camminare avanti e indietro per il lungo corridoio dell’ospedale.
-Sì,tranquilla; ti richiamerò appena ci sarà anche la più piccola novità,te lo prometto. Ma per ora devi capire che Jack…-ma non riuscì a concludere la frase che,mentre camminava impaziente,andò a sbattere contro una figura.
-Oddio mi scusi- mormorò mortificato buttandosi a terra per recuperare il cellulare che era miseramente caduto:la figura non gli rispose,ma si limitò a raccogliere l’apparecchio elettronico più velocemente del suo proprietario.
-Mamma ora ti devo lasciare,ciao-concluse l’uomo sulla trentina chiudendo definitivamente la chiamata senza alzare lo sguardo verso lo sconosciuto. Sospirò leggermente sconsolato mentre i suoi occhi,di un marrone caldo e rassicurante,si erano soffermati sulle scarpe dello strano uomo che ancora non aveva accennato a dire una parola.
-Mi dispiace tremendamente per il piccolo incidente,ma sa oggi ho la testa decisamente tra le nuvole-si scusò leggermente imbarazzato per quel silenzio scomodo mentre con lo sguardo ripercorreva le longilinee gambe dello sconosciuto: finalmente incontrò il volto dell’uomo dallo strano comportamento.
-Può accettare le mie scuse signor…-
-Jack,Jack Harkness- concluse quello mentre un sorriso smagliante compariva sul suo volto.
-Piacere signor Harkness,il mio nome è Pete,Pete Tyler-a quelle parole il belloccio sembrò un attimo illuminarsi,ma subito riprese l’espressione seriosa che per tutto quel tempo non l’aveva ancora abbandonato.
-Mi scusi davvero per prima,ma era mia madre-sospirò l’uomo dai capelli biondi lasciandosi andare su quelle sedie che avevano l’aria di essere tremendamente scomoda.
-Mi sembra un po’ grande per telefonare ancora così a sua madre-ironizzò il capitano accomodandosi vicino all’altro:quello sembrò per un  attimo perdere l’aria preoccupata dal suo viso facendo spazio a una piccola risatina.
-Beh effettivamente non ha tutti i torti:comunque io sono qui poiché c’è mia moglie, è lei quella ricoverata-
-Sta molto male?-ribattè poco convinto Jack cosa che non lasciò indifferente Pete.
-No,no tutt’altro: è incinta,questa è la sua prima ecografia- a quelle parole l’affascinante sconosciuto si illuminò di colpo lasciandosi andare ad un sorriso:Pete continuò imperturbato a giocherellare nervosamente con le mani.
-Davvero? Congratulazioni!-esclamò Jack
-Ma posso farle una domanda,senza essere indiscreto;come mai lei non è dentro con sua moglie?- A quelle parole Pete si lasciò andare ad una risata liberatoria.
-Vede se lei conoscesse la mia Jackie non mi avrebbe fatto sicuramente una domanda del genere… diciamo che mia moglie è una donna un po’ particolare e poi sono sicuro che se ci fossi anche io dentro non si risparmierebbe a rinfacciarmi tutti i miei difetti e le cose che faccio sbagliate secondo lei. Se lo fa sempre durante i giorni normali,si figuri da incinta con gli ormoni a palla- Una risata generale spazzò via il silenzio che fino a quel momento ero stato padrone di quell’ala di ospedale. All’improvviso l’orologio al polso del moro si illuminò rivelando al posto delle lancetta una scritta luminosa bianca:Pete non riuscì a non far cadere l’occhio su quello strano oggetto.
-Mi scusi,non vorrei essere indiscreto,ma cos’è Torchwood?-domandò incuriosito il biondo.
-Ora devo proprio andare,ma sono sicuro che un giorno ci rivedremo,Pete- concluse il capitano ignorando la sua domanda e alzandosi:rivolse un ultimo sguardo all’uomo e dopo pochi secondi Pete vide la sua figura svanire. L’uomo non riuscì a credere ai suoi occhi e incredulo si portò le mani al volto.
-Ah un’ultima cosa-improvvisamente la figura del giovane uomo era di nuovo davanti a lui.
-Che ne dice di dare alla bambina come secondo nome Marion? Io ci penserei se fossi in lei-concluse definitivamente sparendo nuovamente da davanti gli occhi del signor Tyler non senza regalargli prima un ultimo occhiolino.

 

 

 

Il Capitano Jack Harkness camminava per le grigie strade di Londra già da dieci minuti: il suo naso era infastidito dal freddo pungente e continui brividi percorrevano la sua schiena. L’unica cosa che lo consolava erano le parole dell’articolo che il giorno prima aveva letto e che aveva come titolo “L’invecchiamento e  il freddo:ecco l’arma più letale contro di esso”. Sogghignò mentre continuava a bearsi della sua immagine riflessa nelle vetrine. Doveva ammettere che il suo profilo,nonostante i suoi 421 anni, era davvero notevole per non parlare del fondoschiena. Notò sul suo sedere oltre che i suoi due occhi anche quelli di una vecchietta non  poco lontana che lo fissava leggermente sbigottita mentre il capitano continuava ad ammirarlo. Il moro sorrise beffardo riprendendo il suo cammino non prima di aver mormorato nell’orecchio della donna un “Buon-gustaia”.
Cercò di eliminare,per una volta,il suo egocentrismo dalla sua mente e tentò di riconcentrarsi sul suo piano che il giorno prima aveva accuratamente studiato. Urla di bambini felici lo fecero distogliere dai suoi pensieri mentre tirava un sospiro di solievo pensando a quanto fosse contento di essere giunto finalmente a destinazione. I suoi occhi magnetici fissarono per un secondo l’enorme parco: non sarebbe stato per niente facile trovare il suo obiettivo tra tutti quei marmocchi ma per fortuna non ci volle molto a scovare il “suo” uomo seduto su una panchina in disparte. Velocemente attraversò il parco giochi non indifferente alle occhiate che alcune mamme rivolgevano alla sua figura e apprezzando forse ancora di più quelle di alcuni padri. Si morse la lingua mentre pensava all’occasione persa,ma dopo tutto doveva rimanere concentrato sul suo obiettivo.
-Anche lei qui per portare a spasso i bambini?- mentre Jack pronunciava quelle parole si lasciò andare,stanco e leggermente sudato,su una rossa panchina occupata per metà da un altro signore il quale, leggermente assorto nei suoi pensieri ,stava fissando il pavimento sotto i suoi piedi.
-Scusi sta forse parlando con m…- domandò Pete Tyler uscendo dal suo mondo e girandosi verso la figura da poco arrivata:quando incontrò lo sguardo del capitano il suo volto sembrò meravigliarsi.
-Ma io la conosco! Lei non è…-
-Salve- esclamò allegro Jack mentre Pete cercava di mettere in ordine i suoi ricordi.
-Salve-rispose poco convinto il biondo.
-è un piacere rivederla anche se la trovo identico a quando lo incontrato per la prima volta in ospedale-continuò non staccando gli occhi di dosso dalla prestante figura. Jack sogghignò,ma decise di non darlo a vedere limitandosi ad alzare con fare indagatore un sopracciglio.
-Lei dice?-domandò allegro mentre l’altro continuava a fissarlo con stupore.
-Beh mi scusi forse sono solo io quello cambiato,ma oramai il mio viso non si stacca da mesi da occhiaie e rughe-replicò Pete alzando le spalle.
-Pete,Pete,PETE!-una voce petulante ed estremamente alta interruppe i due rompendo i loro quattro timpani.
-Sono contento che tu rimanga qui a riposarti e a fare amicizia mentre i…-ma all’improvviso la donna bionda si bloccò notando l’uomo che sedeva accanto al marito.
-Mi scusi se non l’ho salutata,ma,per mia sfortuna,non l’avevo notata. Piacere io sono Jackie…-
-Mia moglie-aggiunse Pete mentre,alzando gli occhi al cielo, guardava oramai arreso la moglie che con fare civettuolo allungava la mano allo strano uomo . Jack alla vista di quel volto così famigliare si fermò un attimo:i suoi occhi velocemente iniziarono ad analizzare il volto conosciuto della donna che pareva molto giovane e fresco.
-Io sono Jack Harkness,è un piacere conoscerla-disse baciandole in modo galante  la mano cosa che fece arrossire la bionda.
-Pete inviti a casa sempre gente così antipatica:si può sapere quanto altro tempo avresti aspettato prima di farmi conoscere questo tuo amico così amichevole e gentile?-Jack non riuscì a non trattenere una risata.
-Veramente Jackie lui non è un mio amico-replicò l’uomo ma la moglie sembrò non badare alla sua risposta.
-Comunque sono venuta qui perché non riesco a far calmare Rose! Continua a piangere e in più quell’insensato di Mickey sta tentando in tutti i modi di rompersi l’osso del collo!-gridò irritata Jackie porgendo delicatamente il passeggino al marito e digrignando i denti.
-Ora mi scusi signor Jack,ma mi devo assentare un attimo. Comunque è stato un vero piacere conoscerla e anzi lo sarà ancora di più rincontrarla-concluse la moglie di Pete ignorando completamente il marito e strizzando l’occhio al bel capitano prima di correre verso una giostra non poco lontana da loro su cui un piccolo bambino paffutello di colore si stava pericolosamente arrampicando.
-Mi scusi per mia moglie:a volte mi chiedo cosa mi abbia spinto a sposarla-sospirò Pete mentre tirava fuori dal passeggino un piccolo fagottino rosa strillante adagiandolo successivamente sulle sue ginocchia.
-Allora piccola Rose ,cosa ha fatto di così grave la mamma per farti strillare in questo modo?-a quelle parole Jack sentì il sangue congelarsi nelle sue vene:deglutì nervosamente mentre il nome della sua amica continuava a rimbombare nelle sue orecchie.
-Q-Questa è sua figlia?-domandò incerto
-Ha proprio indovinato:lei è Rose Marion Tyler,mia figlia-rispose orgoglioso Pete scoprendo il paffuto musino della bimbetta.
-Oh è davvero molto bella;Posso prenderla un attimo?-a quelle parole Pete aggrottò le sopracciglia:dopo tutto un quasi-perfetto sconosciuto gli aveva appena domando se poteva prendere in braccio la sua unica figlia. Di solito non si sarebbe fidato,ma qualcosa in quell’uomo gli spirava fiducia.
-Certo la prenda pure-disse passandogli la bimba. Quella fissò per un secondo il nuovo volto davanti a lui cercando si aggrottare le poche e rade sopracciglia,ma successivamente il suo volto cambiò in un attimo iniziando a ridere di gusto davanti al moro. Pete rimase sbalordito dalla velocità con cui la bambina aveva cambiato umore.
-La devo veramente ringraziare! Rose non è una bambina molto facile ed è un miracolo che lei le stia così simpatico!-esclamò solleva toma le sue parole si persero nel vento visto che Jack continuava a rimanere con lo sguardo fisso sulla piccola creatura. I suoi occhi continuavano a osservare ogni singolo centimetro di pelle di quel piccolo fagottino che ora lo stava fissando teneramente. Una piccola lacrima gli scivolò giù dalla guancia mentre continuava a fissare quegli occhi marroni così famigliari e che gli ricordavano terribilmente la prima volta che l’aveva vista appesa al “The Empire State Building”:Beh veramente gli occhi non erano la prima cosa che aveva notato di lei,ma rimembrare la verità avrebbe distrutto quel momento così idilliaco.
-Tutto bene?-domandò Pete che aveva notato la lacrima.
-Sì,sì tutto bene mi scusi -rispose turbato il capitano riconsegnando la bimba al padre.
-Ora mi scusi,ma devo proprio andare-concluse alzandosi e osservando l’orologio.
-Aspetti!-esclamò il signor Tyler.
-Prima mi deve dire una cosa:cos’è quello strano aggeggio che l’altro volta l’ha fatto sparire davanti ai miei occhi?- Jack sorrise compiaciuto a quella domanda sistemandosi come meglio poteva il cappotto.
-Signor Tyler se io le rispondessi violerei un codice mondiale-
-Beh la mia curiosità non si è mai fermata a segreti “comuni” e comunque sappia che io so tenere i segreti,dote indispensabile visto che vivo con la donna più pettegola di tutta Londra-
-Non credo comunque di poter dire niente-rispose divertito il capitano.
-Facciamo così-lo interruppe il biondo
-Se il destino ci farà rincontrare allora lei mi svelerà il suo segreto-Jack rimase sorpreso da quelle parole
-Sento come se i nostri due incontri non fossero stati due semplici casualità-aggiunse.
-Va bene-mormorò il capitano sistemandosi il berretto in testa
-Addio signor Tyler-concluse incamminandosi,ma sentì una mano bloccarlo.
-Un Arrivederci sarebbe più  consono in questo caso visto che io sono sicuro di rivederla-
-Ha ragione mi scusi, Arrivederci -concluse Jack osservando con rammarico per l’ultima volta quegli occhi marroni così simili a quelli di Rose.

 

 

I piedi del Capitano Jack Harkness sprofondavano tremendamente ad ogni contatto con quella ghisa così scadente: storse la bocca mentre a fatica si faceva strada tra tutti quelle lastre a terra. Osservò per un secondo l’orologio tranquillizzandosi sul fatto che fosse in orario. I suoi occhi azzurri continuavano ad osservare con insistenza in lontananza alla ricerca della persona desiderata e finalmente intravide la chioma bionda.
-Ciao-mormorò avvicinandosi lentamente a quella che sembrava una lapide in pietra. La piccola figura accanto a lui non rispose ma si limitò a soffiarsi il naso.
-Tu chi sei?-domandò confusa la piccola bambina bionda dagli occhi marroni e pieni di lacrime.
-Eri forse un amico di papà?-continuò indicando la scritta incisa sulla lastra che riportava due parole “Pete Tyler”. Jack si limitò a sorriderle e ad inginocchiarsi accanto a lei.
-Non ero un suo amico,ma diciamo che ci conoscevamo. Dopo tutto io conosco tutta la sua famiglia!-commentò sarcastico e senza trattenere una risata.
-Sei buffo-commentò la bambina eliminando le lacrime dal suo viso.
-Beh di solito questo non è il mio aggettivo migliore,ma lo prenderò con un complimento-rispose il capitano facendo un occhiolino alla bionda.
-Io sono Rose,Rose Tyler- esclamò la figlia di Jackie stropicciandosi gli occhi.
-Lo so piccola,la tua fama ti precede- concluse Jack rialzandosi.
-Come mai sei qui?-domandò la piccolina.
-Dovevo mantenere una promessa-tagliò corto il capitano mentre sentiva crescere in lui la tristezza.
-Ora mi sa che devo andare uomo buffo-bisbigliò la bionda.
-Addio signore-concluse Rose rivolgendogli un’ultima occhiata mentre le urla di richiamo di Jackie iniziavano a farsi sempre più insistenti.
-Ti sbagli piccola Rose Marion Tyler:questo è un arrivederci-

   
 
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