Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _ Arya _    05/01/2017    3 recensioni
Killian Jones, 29 anni, vive a Londra con suo fratello Liam ed è co-proprietario di un pub. Un incidente ha rovinato la sua vita portandogli via la fidanzata, la loro bambina non ancora nata e una mano. È seducente e di bell'aspetto, ma dietro la sua maschera da duro nasconde un'anima profondamente ferita, che cura impegnandosi a limitarsi ad avere soli relazioni occasionali.
Emma Swan, 18 anni, vive coi suoi genitori e suo figlio Henry. Ufficialmente lavora alla boutique di moda della sua amica Regina, ma in realtà segue una cacciatrice di taglie per imparare il mestiere. Ha avuto un'infanzia difficile segnata da malattie e prese in giro: quando la sua vita è migliorata ci ha pensato il suo primo ragazzo a ributtarla nel baratro. Pur soffrendo ancora di depressione, è una ragazza forte e indipendente e non mostra mai le sue debolezze.
Quando Liam convincerà il fratello a provare ad unirsi ad un gruppo di supporto, i destini dei due ragazzi si incroceranno: saranno troppo diversi o riusciranno ad unirsi e rimettere insieme i pezzi delle loro anime?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Liam Jones, Neal Cassidy, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

A light at the end of the tunnel








KILLIAN POV

Non avevo idea di come fosse successo, Robin non me l'aveva saputo dire, ma non riuscivo a non pensare che fosse colpa mia. Forse, se le cose fossero andate diversamente, in questo momento saremmo stati insieme, con lei al sicuro tra le mie braccia. Non in ospedale.
Un incidente stradale: non riuscivo a crederci. Non poteva essere vero che la mia dolce, piccola Emma, stesse di nuovo soffrendo.
Con quale forza stessi guidando rispettando i semafori non sapevo dirlo, dato che avevo voglia di correre e raggiungere il prima possibile il St. Mary's Hospital – fortunatamente a pochi minuti da casa mia. Altrimenti, un incidente avrei potuto causarlo io.
Forse era stato un malinteso, forse l'avrei trovata lì a litigare con qualche dottore al quale giurava di stare bene, ripetendogli milioni di volte di essere stata presa di striscio.
O forse, stava lottando tra la vita e la morte e a causa delle mie maledette paure non avrei mai più potuto godere del suo bellissimo sorriso.
Strizzai gli occhi e scossi la testa per cercare di scacciare via quelle orribili immagini dalla mente e ripartii non appena il semaforo tornò verde. Dovevo essere razionale e lucido. Dovevo arrivare, parcheggiare e poi chiamare Regina al numero che mi aveva lasciato Robin.
Dopotutto, Emma Swan era la ragazza più forte che avessi mai conosciuto, ero certo che se la sarebbe cavata anche questa volta. Se avrebbe voluto o no vedermi, era un'altra storia. Ma non m'importava: al momento mi interessava solamente che stesse bene.
Fortunatamente riuscii a trovare subito parcheggio, e quando mi fermai mi resi conto di avere bisogno di fare una piccola pausa per respirare. Quindi mi poggiai contro lo schienale, chiusi gli occhi ed inspirai a fondo, per poi lasciar uscire l'aria lentamente. Il mal di testa era completamente sparito: la paura per Emma era così tanta che mente e corpo si erano concentrati esclusivamente su di lei.
Quando decisi di essere più o meno nel possesso delle mie facoltà mentali, estrassi il telefono dalla tasca e aprii la rubrica, per chiamare subito Regina.
“Pronto?”
-Regina, sono io. Sono arrivato, sono nel parcheggio.
“Jones... d'accordo, vieni all'ingresso e ti raggiungo tra un minuto. Intanto non andare nel panico, sembra che non sia nulla di grave.”
-Bene- sospirai -Arrivo e mi spieghi tutto.
“Sì, a tra poco” concluse e attaccò, senza darmi modo di aggiungere altro. Per non perdere ulteriore tempo saltai subito fuori dall'auto e mi diressi verso l'ingresso, ignorando il freddo pungente della tarda serata. Non avevo fatto neanche in tempo a procurarmi una giacca; chiusa la telefonata con Robin ero saltato giù dal letto e avevo indossato il maglione e il paio di jeans che avevo trovato sulla sedia, poi ero corso direttamente alla macchina. Nonostante quel vago “sembra che non sia nulla di grave”, non riuscivo ancora a stare tranquillo. Era stata investita? La stavano operando? Oppure si era semplicemente spaventata per un urto appena evitato?
-Jones! Robin mi ha detto che stavi arrivando ma non pensavo avresti fatto tanto presto!
-Abito qua dietro Regina, grazie per avergli chiesto di chiamarmi anche se mi sono comportato come un gran pezzo di merda...
-Sì, lo sei stato, ma nella tua mente contorta l'hai fatto perché pensavi fosse la cosa migliore.
-Sì, è così. Ma avevo scritto ad Emma e credo ci saremmo visti domani... come sta? Dimmi che sta bene, ti prego, è tutta colpa mia...
-Non è colpa tua. Beh, non direttamente...- spiegò, incrociando le braccia -Emma sta vivendo da me perché ha litigato per te coi suoi genitori. E tu la sera stessa la molli, cretino!- esclamò, colpendomi sul braccio. Tutto ciò che io riuscii a fare, invece, fu spalancare la bocca. Aveva litigato coi suoi genitori per me? Il giorno della nostra uscita? Perché non me l'aveva detto?
-Beh era tornata a cercare di chiarire ma le cose sono finite male, se ne stava andando e... ma sta bene- aggiunse subito, in risposta alla mia espressione impaziente -Non è stata investita.
Dopo aver tirato un grande sospiro di sollievo, le parole successive mi giunsero molto più leggere.
Suo padre si era gettato in tempo e l'aveva spinta via, prima che l'auto la colpisse. Lui stava bene, se l'era cavata con solo qualche ammaccatura e sbucciatura.
Ad Emma, tuttavia, era andata un po' peggio. Il padre non aveva potuto fare nulla per evitare che la figlia battesse la testa, anche se a detta dei medici non aveva subito traumi gravi: secondo le prime analisi si trattava di una commozione celebrale. Non aveva ancora ripreso i sensi, ma sembrava che nulla le impedisse di farlo a breve. L'unico problema permanente era una brutta distorsione del polso causata dalla caduta; secondo i dottori era stata molto fortunata a non essersi rotta nulla, ma la slogatura era stata abbastanza brutta e avevano dovuto immobilizzare la mano per bene.
-Grazie al cielo... temevo... temevo che... dio, non riesco neanche a dirlo
-Lo so, ma Emma è forte e lo sai. Come mai volevi vederla, comunque? Hai preso la tua grande decisione?- fece leggermente seccata, e non potei biasimarla. Poteva sembrare piuttosto presuntuoso da parte mia, aveva ragione.
-Sì, io...
-Bene. La prima a sapere cos'hai deciso dev'essere lei, non io. Ma Jones, prova solo a farle del male in qualsiasi modo e ti taglierò personalmente anche la mano destra. Chiaro?
-Chiarissimo- annuii, con una leggera risata -Non le voglio fare del male Regina, era l'ultima cosa che volevo e mi sento una merda. È una ragazza meravigliosa e non merita di soffrire.
-Bravo- fece compiaciuta, dandomi una pacca sulla spalla -Allora posso lasciarti andare da lei. I suoi sono andati a casa per recuperare delle cose e io potrei aver detto che a breve sarebbe passato a vederla suo fratello. Quarto piano stanza 236.
-Suo fratello?
-Sì, ora vai, mi ringrazierai un'altra volta!
Ma non avrei aspettato un'altra volta, visto il regalo che mi stava facendo: senza pensarci più di tanto la abbracciai e le stampai un bacio sulla guancia... in seguito le avrei offerto da bere, magari!
Quella sbuffò fingendosi schifata ma la vidi sorridere, mentre mi guardava correre verso l'ascensore. Non avevo ancora idea di cosa dire a Emma se l'avessi trovata sveglia, ma ero certo che avrei trovato le parole, in qualche modo. Per il momento mi bastava poter finalmente godere di nuovo della vista del viso angelico che tanto mi era mancato. Come avevo fatto a passare tanto tempo lontano da lei? Forse, se non avessi avuto quella micidiale emicrania a distrarmi, sarei corso a chiederle perdono in ginocchio il giorno successivo al mancato appuntamento.
-Sono suo fratello- mentii prontamente all'infermiera che mi bloccò con lo sguardo quando feci per afferrare la maniglia.
-Oh sì, entri pure allora, la signorina poco fa me l'ha accennato. Solo non la disturbi, non si è ancora svegliata.
-Certo, grazie mille.
Fu solo per non destare sospetti che entrai disinvolto, ma non appena mi chiusi la porta alle spalle mi poggiai contro di essa, incapace di muovere un muscolo. Le pareti della stanza erano color crema, mentre i pochi mobili presenti erano completamente bianchi, compresa la poltrona davanti al letto. Quel letto in cui la mia splendida Emma era stesa inerme, coperta fino all'altezza del petto, con le braccia lasciate fuori – di cui uno attaccato a una flebo. Il volto era ancora più bello di come lo ricordassi, nonostante i graffi sul lato destro della fronte che stonavano con la pelle candida come la neve. I capelli dorati erano sciolti, sparsi disordinatamente su tutto il cuscino, mentre sembrava semplicemente che la ragazza dormisse pacificamente. Si notava molto di più quanto effettivamente fosse giovane, in questo momento non le avrei mai dato più di 19 anni. Ma ciò non toglieva che fosse una splendida piccola donna.
Spinto da chissà quale forza, riuscii a fare qualche passo avanti fino a raggiungere il letto. Più la guardavo, e più il cuore mi batteva forte, incontrollato. E al tempo stesso mi faceva male. Faceva male vederla lì stesa, indifesa, nonostante oltre alla flebo avesse solo un polso fasciato e qualche graffio. Nonostante le parole di Regina, non avevo smesso di sentirmi in colpa: se non fosse stato per me, non avrebbe avuto nulla da chiarire coi suoi genitori.
Un bacio, però, glielo potevo dare. Un piccolo e casto bacino su quelle labbra socchiuse, che emettevano dolci respiri regolari. Avevo un disperato bisogno di capire come avrebbero reagito il mio corpo e la mia anima a quel contatto. La forte sensazione, quasi spaventosa, che avevo provato la scorsa volta, era stata reale oppure dovuta solo alla sorpresa? Ero davvero in grado di provare emozioni tanto intense a causa di una ragazza?
In più, sarei stato un ipocrita a non ammettere anche di avere semplicemente voglia di assaggiare quella bocca invitante, di cui ricordavo perfettamente la morbidezza e il sapore.
E allora, senza pensarci troppo per non riempirmi la testa di sensi di colpa, lo feci. Mi sedetti sul bordo del letto e mi chinai su di lei, fino a che le mie labbra non sfiorarono le sue.
In quel preciso istante il cuore sembrò uscirmi dal petto, perfino più prepotentemente della prima volta. Il respirò mi mancò, e le gambe divennero molli. Perfino i miei muscoli si immobilizzarono, e l'unica cosa che riuscii a fare fu continuare a baciarla, per quanto fosse sbagliato.
Mi sarei odiato. Mi avrebbe odiato. Eppure, in quel momento, sembrava la cosa più giusta da fare.
Fu così piacevole e intenso, che ad un certo punto mi sembrò quasi che stesse ricambiando. Come se la dolci labbra sotto le mie avessero iniziato ad assecondare i miei movimenti e baciarmi. Questo, fino a che una mano dietro la schiena mi fece capire di non stare sognando. Le dita affondarono sicure nella mia pelle, anche attraverso il maglione, e le labbra divennero sempre più affamate, desiderose di essere baciate, di baciare con forza.
Ancora una volta, la soluzione più semplice fu quella di ricambiare. Senza aprire gli occhi, senza dire nulla, semplicemente continuare a baciarla. Baciarla e sfiorarle il viso morbido. Fu così appagante, che ogni residuo di malessere fisico e mentale sparì, lasciando spazio al piacere.
-Era ora, Jones...- sussurrò lievemente, solleticandomi con quelle dolci parole.
-Baci bene per essere una novellina, Swan. Anzi... baci bene e basta- sussurrai sulle sue labbra, incapace di staccarmi. Che razza di strano incantesimo mi aveva lanciato?
-Anche tu non sei niente male...
-Lo so... anche se devo scusarmi. Non dovevo baciarti così di soppiatto, mi dispiace...
-Non dispiacerti, è stato un bel risveglio... almeno quando dormo hai coraggio di fare ciò che davvero desideri.
-Già. Mi dispiace da morire, tesoro, sono stato una vera merda...- ammisi, sollevandomi per poterla guardare in viso. Aveva gli occhi aperti e scrutava con curiosità i miei, come se stesse tentando di leggermi dentro. A questo punto, tanto valeva semplificarle le cose.
-Ho sbagliato, Emma. Mi sono comportato da ragazzino... da codardo. Mi hai aperto il tuo cuore, ti sei fidata e io sono scappato. La verità è che ho il terrore di farti soffrire, di non essere in grado di... di renderti felice.
-Credi che sia un'ingenua? Io lo so che non ci stiamo mettendo degli anelli al dito. Non so tu che idea ti sei fatto di me, ma... a me sta bene provare. Provare a vedere come va. Se va.
Con quell'affermazione mi spiazzò, ma neanche troppo. Tra i due, la più matura era lei e scoprii di non esserne sorpreso. In poche parole, avevo fatto un casino senza che ce ne fosse bisogno.
-Ora, vuoi dirmi in che stato sto? Sono stata investita? Mi fa male praticamente tutto ma non riesco a capire quanto è grave...
-Tranquilla splendore, nulla di rotto. So da Regina che tuo padre ti ha salvata in tempo... e tranquilla, ha detto che si è solo fatto qualche graffio- aggiunsi, per spegnere sul nascere il terrore nel suo sguardo. Poi le presi delicatamente la mano infortunata, che lei guardò sorpresa.
-Non è rotto, è slogato. A parte questo hai un paio di graffi... e sicuramente qualche botta. Dovrei chiamare un dottore ora, non so come funziona con la commozione celebrale...
-Non è grave- sospirò rilassata, stringendo piano le dita intorno alla mia mano -Ma ok, vai...
Annuii e mi chinai ancora a baciarle la fronte, ricambiando la stretta cercando di non farle male. Ovviamente non avrei voluto muovermi da lì, ma se non avessi chiamato un medico e i suoi genitori fossero arrivati, probabilmente mi avrebbero ucciso. Per parlare avremmo avuto tutto il tempo del mondo, ora, ne ero certo.


-Perfetto! È tutto a posto, Emma, ti è andata davvero molto bene. Al momento sembra che il trauma non abbia riportato alcun danno... è stato leggero. Se al controllo di domani mattina sarà tutto a posto, posso mandarti a casa; al massimo ti prescriverò qualche antidolorifico. Il polso però ha avuto un bello strappo... quindi ti consiglio di tenere la fasciatura rigida per almeno tre giorni. Poi dovresti passare per un controllo e se tutto va bene te la sostituirò con una più leggera da tenere una settimana. La fisioterapia non credo servirà, a meno che tu non abbia iniziato a praticare sport a livello agonistico...
-No, niente sport. Però... mmh, lavoro e... serve precisione. Pensa che serva... fare qualcosa?
-Vedremo, ma penso che al massimo ti darò una palla di gomma da stringere a casa. Ora, mi presenti questo “fratello”?
A quella domanda piena di allusioni, gelai sul posto: aveva capito che ero tutto meno che suo fratello? Se non altro, se fossi finito nei guai, almeno era valsa la pena.
-Oh... quindi lei sa che... beh, sì, certo che lo sa. Sono un'idiota. Killian, mia madre lavora qui e... beh non è che conosce bene tutti ma...- spiegò, rivolgendosi a me piuttosto imbarazzata -Mi dispiace, non è colpa sua o di Regina. Avrei mentito anch'io per farlo entrare. Lui... è... beh... è...
-Il fidanzato?
-No!
Se quel “no” così terrorizzato fosse uscito dalla bocca di qualcun altro, probabilmente mi sarei offeso. Da lei, tuttavia, fu adorabile, soprattutto unito all'intenso rossore di cui le si dipinsero le guance. La dottoressa sorrise, ma quando incrociò il mio sguardo io lo abbassai. A dirla tutta, non sapevo bene neanch'io cosa fossimo ora. Era la mia ragazza? O eravamo amici che volevano capire se potesse nascere qualcos'altro? Oppure... cosa?
-Tranquilla, cara. Normalmente potrebbero entrare solo familiari ma... sei maggiorenne. E poi mi sembra che questo ragazzo tenga parecchio a te, quindi eviterò di dirlo ai tuoi genitori.
-Grazie.
-Figurati. Adesso vi lascio soli... se hai bisogno di qualsiasi cosa, sai come fare.
-Certo, grazie ancora.
La donna sorrise ancora una volta, poi aspettammo in silenzio che uscisse e si chiudesse la porta alle spalle. Già, i genitori di Emma. Quelli con cui aveva litigato tanto da andarsene di casa, per colpa mia.
-Beh, allora io...
-Scusa, io...
Imbarazzante.
Ci bloccammo entrambi, guardandoci negli occhi. Lei arrossì, io mi limitai a mordermi il labbro.
Dalle parole della dottoressa e dalla sua risposta, avevo presunto che sarebbe stato meglio se avessi tolto il disturbo prima del ritorno dei suoi genitori. Non era il caso che causassi altri guai.
-Vai tu...- offrì.
-No, prima le signore.
Che poteva dirmi? Al massimo mi avrebbe chiesto di andar via, e nonostante non fosse ciò che volevo, sarebbe comunque stato ciò che avevo intenzione di fare.
-Scusa se ho... detto di no, in quel modo. È che...
-Che? Ma no... non... non ti preoccupare.
-No, è solo che io... io non lo so cosa siamo. Cosa siamo, Killian?
-Fidanzati non siamo, non ti preoccupare, non ti ho infilato un anello mentre dormivi- la rassicurai, riuscendo a strapparle una leggera risata.
-Ma non lo so. Dovremo prima parlare, credo. Seriamente, voglio dire. Di quello che è successo e di... quello che potrebbe succedere. Voglio dire, io sono sicuro- mi corressi subito -So a cosa vado incontro. Ma se tu cambiassi idea...
-Così mi offendi- intervenne, prima di darmi modo di aggiungere qualche altra stupidaggine -E poi potresti essere tu a tirarti indietro. Ci piacciamo e questo mi sembra evidente, a questo punto. Però, Killian... io non so che tipo di relazione potremmo avere. Io non sono un... un tipo fisico, diciamo. Non sto dicendo che non vorrei mai fare nulla, sia chiaro. È solo che...
-Di questo non ti preoccupare- la fermai, con un sorriso sghembo -Non sei un tipo fisico semplicemente perché non hai ancora avuto il piacere di toccare me!
Quella strabuzzò gli occhi e scoppiò a ridere, dandomi una botta sul braccio con la mano infortunata, solo per poi ritirarla con una smorfia ed un “Ahia!”, per continuare a ridere. Io, inevitabilmente, fui contagiato dalla sua risata e mi unii a lei. Ero un coglione, era vero, ma finché questo serviva a farla ridere non poteva che essere un punto a mio favore.
-Ok, senti- borbottò, cercando di ricomporsi -Lo so che dobbiamo parlare, ma ti dispiacerebbe se lo facessimo domani? Ora non ne ho voglia. E ho una fame...
-Ogni suo desiderio è un'ordine, principessa. Ora chiamo un'infermiera...
-No!- mi bloccò, prima che potessi premere il tasto di chiamata -Voglio fare un giro... mi accompagneresti di sotto? Ci sono i distributori coi tramezzini che mi piacciono.
-Sei... sicura di sentirtela? Non so se è il caso, sei dolorante, e poi la testa...
-Sto bene, ho bisogno di sgranchirmi un po'. Hai delle monete? Poi te le restituisco...
-Non dire sciocchezze, non devi restituirmi niente. Comunque se sei sicura, ok...- feci incerto, avvicinandole al letto le pantofole che probabilmente aveva portato Regina, insieme ad una busta con dei vestiti in modo che potesse cambiarsi l'indomani. Anche di quella questione, volevo parlare con lei. Del fatto che avesse lasciato casa dei suoi per me. Mi sentivo terribilmente in colpa a riguardo.
Dato che avevamo rimandato le chiacchiere all'indomani, tuttavia, mi limitai ad aiutarla. Fece quasi tutto da sola, io le diedi solo una mano ad infilare le scarpe e poi l'afferrai per un braccio fino a che non fui certo che fosse in grado di tenersi in piedi senza problemi.
-Peccato il pigiama... se avessi avuto il camice avrei finalmente avuto modo di ammirare quelle gambe da urlo che continui a nascondere...- constatai beccandomi un'altra botta, ma stavolta dalla mano sana. Punzecchiarla era sempre divertente.
Uscimmo dalla stanza in silenzio e quando istintivamente le cinsi la cinsi con un braccio, prima che mi potessi ritirare, lei poggiò la testa sulla mia spalla senza dire niente. Non fiatai nemmeno io e mi limitai a stringerle leggermente il fianco, camminando verso l'ascensore. Il suo corpo caldo contro il mio fu in grado di provocarmi i brividi perfino attraverso i vestiti, in un semplice abbraccio che di malizioso non aveva proprio nulla.


EMMA POV

-Come ti senti?- sussurrò tra i miei capelli provocandomi forti brividi, non appena le porte dell'ascensore si chiusero dietro di noi.
-Sto bene...- gli assicurai, alzando lo sguardo per pentirmene subito: qual era il segreto per sostenere quei grandi, penetranti, occhi azzurri? Non potevo neanche abbassare i miei, non volevo mostrarmi intimidita da lui.
-Bene. Mi hai fatto prendere un colpo, sai...
-Scusa. E scusa per... sai, volevo farti penare un po'. Sarei venuta, domani.
-Davvero?
Annuii con un sorriso, decidendo finalmente di ricambiare quella calda stretta che mi stava regalando. Dovevo lasciarmi andare, se volevo dimostrargli che una relazione con me non sarebbe stata poi tanto diversa rispetto a quella con una qualsiasi ragazza normale. In più, per quanto mi costasse ammetterlo, le sue braccia erano un luogo molto accogliente.
-Piuttosto... come mai sei stato in ospedale? Mica per il pugno di Neal? Non volevo dirgli niente, sai, è che Regina l'ha invitato a cena e io... mi spiace.
-Swan, rilassati!- mi fermò ridendo -Non finisco in ospedale per un pugno. Era... l'emicrania. Mi viene ogni tanto da quando ho avuto l'incidente... di solito è sopportabile e passa in un paio di giorni, ma stavolta è stato diverso. Probabilmente per lo stress... ma nulla di grave, è passata. Per quanto riguarda il pugno, invece, me lo sono meritato.
-Sì, non posso negarlo- risi insieme a lui, finalmente più tranquilla -Ma non sapevo soffrissi di emicranie, so che sono spiacevoli.
-Mi vengono molto raramente, non ti preoccupare. Tra spalle lussate e incidenti vari, la più sfortunata tra i due sei sicuramente tu!
-Non è mica colpa mia!
-Rilassati splendore, non ho mica detto questo. Ma ehi... sbaglio o siamo fermi?
-Ma che di... oh- borbottai, rendendomene conto solo in quel momento. L'ascensore era effettivamente fermo, e le porte ancora chiuse. Provai a premere il tasto d'apertura, poi provai nuovamente quello del piano terra, ma nulla da fare. Killian premette quelli degli altri piani per cercare di far muovere l'ascensore, ma non ci fu verso.
-Maledetta scatola di metallo!- si lamentò -Va bene. Tranquilla Swan, immagino che tra poco ci tireranno fuori di qui- aggiunse irritato, premendo il tasto d'emergenza.
-Sono tranquilla, perché non dovrei esserlo?- o forse non lo ero del tutto: essere rinchiusa in uno spazio tanto piccolo soltanto insieme a lui, mi stava creando scompensi emotivi e soprattutto fisici che non avevo previsto. Solo l'arrivo della dottoressa era riuscito a distrarmi da quel bacio tanto desiderato che finalmente ci eravamo scambiati, ma da quando era uscita non avevo fatto altro che desiderare di baciarlo ancora. Per questo gli avevo chiesto di rimandare la chiacchierata. Per potermi alzare e occupare la mente col cibo, in modo da smettere di sentirmi una ragazzina in preda agli ormoni. Avrei sicuramente preso le scale, però, se avessi immaginato che sarebbe andata a finire così. Neanche i dolori erano in grado di distrarmi!
-Beh, dopo la botta in testa e... il polso... forse... lascia perdere, sto dicendo idiozie. Sono stupido.
Forse non era stupido, ma c'era decisamente qualcosa che non andava. Lo guardai, per accorgermi che si era fatto nervoso senza un motivo apparente, e aveva incrociato le braccia tormentando la manica del povero maglione con la mano.
Ed allora la lampadina si accese.
-Sei claustrofobico.
-No- borbottò, per nulla convincente.
-Guarda che non c'è niente di male.
-Non ho paura degli spazi chiusi.
-Che c'entra la paura. So che non è paura, è...
-Non sono claustrofobico- insistette -E' solo che non amo molto gli spazi piccoli e chiusi. Tutto qui.
-Beh, a me pare la definizione di claustrofobia, più o meno...- gli feci notare, al che abbassò lo sguardo prendendo un gran respiro.
Ed io ero una grande idiota, invece. Era ovvio che soffrisse di claustrofobia! Era passato un po' di tempo, ma ricordavo di quando aveva raccontato di come aveva perso la sua fidanzata e la loro bambina. Erano venuti i brividi a me solo ad ascoltarlo, immaginandolo chiuso nella cassa della nave, durante la bufera, con la ragazza che gridava per il panico e per il dolore.
-Perché non me l'hai detto subito, Killian...
-Andiamo, Swan. Non è una delle prime cose che uno va a raccontare alla ragazza che gli piace. Non ho voglia che tu mi compati...
E poi lo baciai. Mi gettai al suo collo quasi con furia, eppure con consapevolezza: non c'era soltanto l'istinto a guidarmi, la mia mente era completamente accesa e, ogni secondo che passava, mi diceva che stavo facendo la cosa giusta. La cosa giusta più piacevole della mia vita.
-L'idea non era quella di compatirti- sussurrai sulle sue labbra, capace di allontanarmi di soli pochi millimetri -ma di distrarti. Posso?
-Distraimi quanto vuoi...- sussurrò con affanno -Sei una sorpresa continua, Emma Swan, e non hai idea di quanto la cosa mi piaccia.
Ne avevo idea, ne avevo eccome, perché il sentimento era reciproco, ma invece di rispondere lasciai che fosse lui a tornare all'attacco.
E quando capovolse la situazione, per la prima volta dopo anni mi sentii sicura e protetta anche con le spalle al muro. Anche con la sua bocca che premeva con forza contro la mia, la lingua che rincorreva la mia, le forti braccia che mi stringevano. Senza pensarci due volte, quindi, feci altrettanto e affondai le mani nella sua schiena, perfino incurante del dolore al polso sinistro. Ero piuttosto certa di non essere mai stata meglio in tutta la mia vita.
-Cosa diavolo sta succedendo qui! Emma! Jones, toglile le mani di dosso.








 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ebbene sì, posto in pieno pomeriggio u.u E' che ieri notte credevo di aver postato il capitolo invece no o.O si vede che all'ultimo non si è inviato... non lo so, o ci sono i fantasmi xD Vabbé.
Intanto buon anno, anche se con un po' di ritardo :) Ho lasciato da parte le ff per un paio di settimane, per recuperare serie tv... ma ora mi ci sono messa d'impegno e tornerò a pubblicare regolarmente!
Vedete che in fin dei conti non sono stata troppo cattiva? Killian ha saputo subito ed è corso in ospedale... e Regina l'ha aiutato ad entrare da Emma. E finalmente c'è stato un vero bacio, durante il quale si è svegliata... (beata lei xD) E' un po' ammaccata ma sta abbastanza bene, nulla di rotto e riesce pure a tenersi in piedi senza tanti problemi xD E soprattutto, questo casino li ha riavvicinati ancora più di prima.
Entrambi sanno di avere ancora molto da dirsi, da chiarire... ma sarà in un altro momento, magari tranquilli a casa...
Si è scoperto un altro piccolo retroscena su Killian, ma credo non fosse poi imprevedibile data la sua esperienza... però d'ora in poi potrebbe iniziare ad apprezzare gli spazi piccoli e chiusi :P
Lo stesso non si può dire per il poveretto che li ha beccato in pieno a sbaciucchiarsi senza ritegno in ascensore xD
Intanto credo di aver recuperato e recensito tutte le ff con cui ero indietro... ma ditemelo se mi sono persa qualcosa!
Buon inizio 2017, e alla prossima! Un abbraccio :*
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _ Arya _