BAKA
Aiba afferrò la lattina e bevve tutto d’un
fiato quello che era rimasto. Poi la risbattè sul
tavolo, facendo schizzare goccioline di birra ovunque.
-Misericordia Masa, quante
ne hai bevute?- chiese Satoshi che, seduto al tavolo,
faceva zapping con il telecomando.
L’altro guardò la distesa di lattine con un broncio
dipinto sul viso, poi si sedette con un tonfo sulla sedia e appoggiò la fronte
sul tavolo.
-Non è ancora tornato?- chiese in tono lamentoso.
-No e il continuare a domandarlo non lo farà tornare
prima.
-E’ uscito con un'altra ragazza vero?- mugugnò di nuovo.
Ohno spense il televisore e si rivolse esasperato
all’amico- Masa, la smetti
di mugolare? E soprattutto la smetti di ubriacarti
ogni volta che lui esce con qualcuna?
Aiba alzò la testa e strizzò gli occhi, nel tentativo di
mettere a fuoco la faccia di Riida.
-Scusami…ma mi sento così depresso…
Satoshi sospirò e gli accarezzò la testa come fosse un cagnolino- Masaki, ormai
lo sappiamo che ti piace Sho, il punto è…quand’è che
lo saprà anche lui?
Aiba strabuzzò gli occhi- Cioè…cioè…intendi
dirglielo? A lui? Di..di…di…DICHIARARMI???-
spalancò la bocca e al solo pensiero divenne di tutti i colori, tornando ad
appoggiare la testa su tavolo.
-Masa, non puoi andare avanti così! Tralasciando
il fatto che il tuo fegato potrebbe dirti addio prima dei trent’anni, ti stai logorando!
Masaki sollevò di nuovo il capo, con gli occhi leggermente
lucidi e aprì la bocca; avrebbe voluto dire qualcosa, ma onestamente non sapeva
nemmeno lui cosa.
-Ne sei proprio innamorato, vero?
La domanda lo fece trasalire; non che lui non ne fosse
consapevole, ma il sentirlo dire da qualcun altro rendeva tutto più reale, e
soprattutto più doloroso. Finché non se ne parlava, finché restava tutto
sottointeso, gli sembrava che la cosa fosse gestibile, anche se sapeva che non lo era affatto.
Masaki annuì.
Ohno si alzò in piedi, scompigliandogli i capelli
un’ultima volta.
-Vai a letto Masa!
Buonanotte!
Aiba lo guardò mentre usciva dalla cucina e si dirigeva
verso la sua camera.
-Notte Riida…
Sentì il click dell’interruttore della luce del
salotto che veniva spenta e poi la porta che si
chiudeva.
Sospirò, guardando le lattine che aveva davanti. Ce
n’era ancora una intatta. Toshi
lo avrebbe ammazzato, ma in fondo non aveva tenuto il conto di quante ne aveva bevute…o almeno ci sperava. La prese e con
un rapido gesto l’aprì, facendo uscire la schiuma bianca, poi afferrò il
telecomando e riaccese la tv, mentre sorseggiava il liquido ambrato.
Dichiararsi. Impossibile! Non sarebbe mai riuscito a
farlo, se non con un gran quantitativo di alcool nel
corpo e la consapevolezza che il mondo sarebbe finito da lì a cinque minuti. Aiba sollevò la lattina davanti agli occhi. Se non altro con l’alcool era già a posto, ora serviva
solamente un meteorite in procinto di schiantarsi sulla loro casa.
Ok, Toshi aveva ragione, non
si stava certo facendo del bene a ubriacarsi in quel
modo e a passare le serate a pensare a lui, in giro chissà dove; se non altro
avrebbe potuto dare un freno all’acool, ma così era
più facile in un certo senso: da ubriaco poteva dare la colpa alla birra se non
riusciva a distogliere i suoi pensieri da quel ragazzo, da sobrio poteva dare
la colpa solo a se stesso.
C’era qualche altra soluzione? Ah si, confessare il
suo amore. Bhè tanto valeva buttarsi direttamente dal
balcone. Come avrebbe anche solo potuto sperare che Sho
lo ricambiasse? Insomma era Sho! Non poteva essere
gay. Se fosse riuscito a non guardarlo disgustato
sarebbe stato già tanto.
In un paio di sorsi finì la birra e lasciò la lattina
vuota sul tavolo, spense la tv e si alzò dalla sedia.
Si sentiva la testa girare terribilmente. Era il
minimo dopo tutto quello che aveva bevuto, era la sua
punizione.
Si diresse barcollante verso la porta e spense la luce
della cucina, ma non accese quella del salotto. Per qualche motivo nella sua
testa era convinto che avrebbe potuto disturbare qualcuno, anche se i ragazzi erano tutti nelle loro stanze, probabilmente addormentati
già da un pezzo. Iniziò ad attraversare il salotto a tentoni, non avendo la
minima idea se stesse andando verso la sua camera e
rendendosi conto di aver dimenticato completamente la disposizione dei mobili
nella stanza.
Dopo pochi passi sentì il piede destro prendere dentro
qualcosa e un secondo dopo si ritrovò a terra, con un
dolore acuto al braccio che nella caduta aveva sbattuto contro il tavolino. Si
girò supino aggrottando la fronte per il dolore e stringendo l’arto che
pulsava; attese qualche minuto e il dolore divenne
meno intenso. Avrebbe dovuto alzarsi, andare a letto e porre fine a quella
disastrosa serata. Ma aveva le gambe pesanti e i suoi
occhi non avevano la forza di restare aperti; forse poteva rimanere lì sdraiato
per un pochino, il tempo di far passare un po’ la sbornia, poi sarebbe andato
nella sua stanza. Si, solo dieci minuti.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Si svegliò sentendo che il suo corpo veniva sollevato di peso e costretto a camminare. Le gambe
si muovevano, ma era come se appartenessero a qualcun altro.
Si era addormentato in salotto, per terra. Dannazione.
Probabilmente qualcuno dei ragazzi, svegliatosi per
andare in bagno, lo aveva trovato in quello stato, steso sul pavimento e aveva
avuto la buon anima ti portarlo in camera sua.
La porta della stanza fu aperta da un braccio estraneo
che entrò nella sua visuale, appannata dal sonno e dai postumi dell’alcool. Si
sentì trascinato nuovamente in avanti, mentre vedeva la sagoma del letto farsi
più vicina nell’oscurità. Quando lo raggiunse ci cadde
sopra pesantemente, fremendo al contatto con il freddo copriletto; si girò
supino e strizzò gli occhi per tentare di vedere il suo salvatore. Ma non erano Jun, Nino o Toshi, come si era
aspettato. Davanti a lui, con le sopracciglia più inclinate del solito per il
disappunto, le mani appoggiate sui fianchi e uno stupendo broncio dipinto sul
viso, c’era Sho.
-Baka che non sei altro!- mormorò Sakurai con tono basso ma di rimprovero- Ti sembra il caso
di metterti a dormire sul pavimento del salotto? Come minimo ti potrebbe venire
una broncopolmonite!
Aiba si sollevò sorreggendosi la testa dolorante con una
mano- Gome…
Sho sospirò, addolcendo la sua espressione e sedendosi
accanto al compagno.
-Cosa diavolo ci facevi lì
per terra?
Masaki abbassò lo sguardo e si guardò la punta dei piedi,
concentrandosi su un filo dei calzini verde acido che si stava scucendo vicino
al pollice.
-Mi vuoi rispondere, baka?
Il ragazzo sollevò la testa verso Sho,
più che altro come riflesso condizionato al sentirsi chiamare di nuovo
“stupido”. Ci era abituato, si beccava un “baka” almeno una quindicina di volte al giorno, ma sentirlo
in quel momento, in quella stanza e da quelle labbra gli provocava un senso di
malessere all’altezza dello stomaco.
-Ho bevuto troppo stasera…- disse alla fine guardando Sakurai
negli occhi e tentando di decifrarci qualcosa. Cosa,
non lo sapeva nemmeno lui.
-Devi aver bevuto di brutto per crollare a terra in
salotto…- osservò Sho inclinando un poco la testa
verso sinistra- …perché l’hai fatto?
Cosa doveva rispondergli? “Ho scolato una decina di birre
perché il solo saperti fuori casa con qualcun’altra mi fa star male”?
Sho gli appoggiò una mano sulla testa, come aveva fatto Toshi neanche un’ora prima, ma non gli scompigliò malamente in capelli, invece li accarezzò dolcemente,
facendo scorrere le lunghe dita fra i fili castani e morbidi.
-Lo sai che ti fa male bere così?
Masaki abbassò lo sguardo. Sentiva il cuore battere veloce
nel petto e un rilassante tepore diffondersi dal punto in cui il ragazzo lo
stava accarezzando. Avrebbe voluto restare così per
sempre, con Sho che gli dimostrava il suo affetto in
modo incondizionato, anche se non era il tipo di affetto che lui avrebbe
davvero desiderato. All’improvviso gli tornarono in mente le parole di Riida. Forse quello era il momento giusto; non sapeva
davvero perché, probabilmente era solo la birra che lo aveva rincoglionito
definitivamente, e se non altro avrebbe potuto dare la colpa a quella se le
cose fossero andate male. Doveva farlo, in quel momento, perché sentiva che non
sarebbe rimasto cosciente ancora per molto; il sonno stava tornando a prendere
il sopravvento.
“O la và o la spacca”.
Rialzò il capo verso Sho,
trovando il viso dell’altro più vicino di quel che ricordava. Anche nell’oscurità della stanza poteva vedere ogni
particolare di quel volto, ogni curva di quelle meravigliose labbra. Deglutì a
fatica e trasse un profondo respiro.
-Che c’è?- domandò Sho vedendo sul viso di Aiba
un’espressione grave.
Masaki si sporse in avanti e in un attimo colmò quei pochi
centimetri che li separavano. Le labbra di Sho era morbide al contatto e terribilmente invitanti; poteva
sentire un lieve profumo di sigaretta misto a quello del dopobarba. Masaki sospirò contro quelle labbra, non osando
approfondire il bacio per timore che a quel punto Sho
lo avrebbe allontanato malamente. Ma
andava bene così. Gli bastava solo restare così ancora un po’.
Sho aveva smesso di respirare per la sorpresa;
involontariamente aveva messo le mani sulle spalle di Masaki,
in un primo momento per allontanarlo, ma alla fine erano rimaste lì ferme,
senza agire. Non sapeva cosa fare.
Poco dopo sentì Aiba che
lentamente scivolava verso la sua spalla sinistra e la sua testa
vi si posava pesantemente sopra. Con una mano tremante scosse l’amico per un
braccio.
-…Masa?
Nessuna risposta. A quel punto la stessa mano
raggiunse il viso del ragazzo scostando i capelli castani e trovandolo
beatamente addormentato.
Sho entrò nella stanza spalancando brutalmente la porta,
che si richiuse sbattendo rumorosamente.
Jun si tirò su di scatto per lo spavento guardando con
ansia attraverso l’oscurità della sua camera, finché la luce non si accese e a
quel punto vide Sakurai in piedi accanto al letto
ansimante e in evidente stato di shock.
-Sho-kun, ti ha dato di volta il cervello? Lo sai che ore
sono?- domandò Matsumoto
lanciando uno sguardo alla sveglia sul comodino che segnava le due di notte.
L’altro non rispose nemmeno, si
sedette solo sul letto appoggiando i gomiti sulle ginocchia e
abbandonando la testa fra le mani.
-Dio…
A quel punto Jun scostò le coperte
e si avvicinò preoccupato al ragazzo, appoggiandogli una mano sulla schiena.
-Sho…che c’è? È successo qualcosa?
-Mi ha baciato…
Matsumoto alzò la testa confuso,
perdendosi nei suoi pensieri fissando la tenda di fronte a lui. Ma Sho non era uscito con una
ragazza quella sera? Si. Quindi il bacio doveva essere
riferito a lei. Da quando Sho entrava nella sua stanza sconvolto perché una ragazza lo aveva
baciato? Considerando anche il fatto che
di solito Sakurai andava ben oltre un semplice
bacio, quindi sarebbe stato meno strano che la ragazza
in questione fosse entrata nella sua stanza sconvolta per quello che lui le
aveva fatto. Invece Sho era lì, seduto accanto a lui
con la testa ancora fra le mani, mormorando frasi incomprensibili.
-Mi ha baciato…- sussurrò per
l’ennesima volta.
A quel punto Jun si convinse
che doveva essere successo qualcosa, se non di grave, per lo meno di abbastanza
serio per ridurre l’amico così.
Matsumoto prese Sho per le spalle e
lo fece voltare verso di lui.
-Sho-kun, dimmi cosa è successo! Chi ti ha baciato?
Il ragazzo sollevò il viso e lo scontro con i grandi
occhi di Jun che lo fissavano preoccupati lo fece in
un certo senso risvegliare, come se in quei pochi minuti la sua mente fosse
caduta in un baratro dove riusciva a concentrarsi su un unico pensiero.
-Scusami Matsujun…ti sono
piombato in camera senza nemmeno bussare…- disse Sho rendendosi conto dell’orario poco accettabile.
Jun scosse la testa- Non fa
niente, adesso dimmi cosa ti ha sconvolto così!
Sakurai inspirò profondamente, provando a fare mente locale e
cercando di trovare il coraggio di raccontare quello che era successo poco
prima.
-Sono tornato a casa…- iniziò a spiegare-…e ho trovato Aiba-chan sdraiato per terra in salotto che dormiva. Allora
l’ho preso di peso e l’ho portato nella sua stanza per metterlo a letto. Quando siamo entrati lui si è svegliato, così gli ho chiesto
cosa ci facesse sul pavimento del salotto. Mi ha detto che si era ubriacato
troppo ed era crollato sul tappeto. Era molto strano e penso che fosse per
colpa dell’alcool, perché a un certo punto…
Si bloccò, non sapendo bene se continuare o meno. Jun lo incoraggiò con lo
sguardo ad andare avanti.
-E a un certo punto?
-A un certo punto…Jun, mi ha
baciato!
Calò un silenzio durante il quale Sho
pensò di aver detto la cosa più assurda del mondo e in cui Jun
credette di non aver capito molto bene. Anzi, aveva capito benissimo, ma gli ci volle qualche
secondo per assimilare il concetto.
-Detto a voce alta sembra ancora più assurdo!- esclamò
Sho alzandosi dal letto e iniziando a camminare
avanti e indietro per la camera- Cosa faccio adesso? Era ubriaco fradicio…probabilmente l’ha fatto senza un
motivo. Forse dovrei ignorare la cosa e dimenticarmene…però…
Si alzò in piedi anche Jun e
si parò di fronte al compagno, bloccando così la sua passeggiata nevrotica.
-Sho…per caso tu…- non sapeva come esprimere
la cosa se non in modo esplicito, ma aveva paura che in quel modo Sakurai avrebbe reagito male; non gli restava che porre una
domanda indiretta- …Tu, vorresti che ci fosse un motivo dietro quel bacio?
Sho lo guardò stranito per un paio di secondi, poi
abbassò lo sguardo mentre le sue guance si tingevano di un bel colorito rosso.
A Matsumoto venne quasi da ridere nel vedere il
ragazzo come non lo aveva mai visto in tutti quegli anni. Anche
Sho Sakurai, così sicuro di
sé, poteva imbarazzarsi e mostrare le sue debolezze alla persona che meno ci si
sarebbe aspettata; quello che Jun aveva davanti non
era lo Sho che tutti conoscevano pubblicamente e
appariva quasi ogni giorno in televisione, era uno Sho
rimasto acquattato in fondo alla sua anima e che timidamente aveva trovato il
coraggio di mostrarsi.
-Sho-kun…ti piace Masaki?- domando Jun con sorriso intenerito.
L’altro sbuffò e si girò dall’altra per non mostrare il
suo volto.
-Da quanto?- insisté Matsumoto.
-Non ho tenuto il conto dei giorni…- rispose Sho con una nota leggermente seccata nella voce-…comunque credo da qualche mese. Non so ancora se posso
definirlo un sentimento importante e duraturo, però c’è.
-E riguardo il bacio?
-…ho il timore che sia stato solo il gesto di un
povero ubriaco…e ho paura di scoprire se è davvero così.
-Per quale motivo?
Sho si girò verso l’altro, fissandolo negli occhi con
sguardo irritato.
-Secondo te Jun?? Non credo
che sia una cosa che si fa tutti i giorni quella di andare a chiedere a un ragazzo se i suoi gusti sessuali tendono verso altri
ragazzi! Se così non fosse, tralasciando il fatto che
potrebbe prendere male la domanda, credo che io….non
lo so, forse preferisco non sapere la risposta.
Jun lo guardò con un sorriso comprensivo. In quel momento
provava una tenerezza infinita verso quel ragazzo che stava confessando così
apertamente le sue emozioni: aveva paura ed era normale. Jun,
come d’altronde gli altri ragazzi, sapevano già dei sentimenti che Aiba provava per Sho, che trasparivano dai ogni suo gesto e ogni suo
sguardo, e aveva sempre pensato quanto Sakurai fosse
folle per non accorgersene. Ma tutti sono folli in amore, e
quei due non facevano eccezione. Da una parte Jun
desiderava raccontare tutto a Sho e dirgli di andare
da quel altro pazzo e vivere felici e contenti. Ma forse così era sbagliato…forse la cosa giusta era
lasciare che i due se la vedessero faccia a faccia e riuscissero a confessarsi
a vicenda. Probabilmente anche per un piccolo, minuscolo, sadico desiderio, Jun decise per la seconda opzione.
Appoggiò una mano sulla spalla di Sakurai
e strinse leggermente, nella speranza di infondergli un po’ di rassicurazione.
-Sho, adesso vai a letto e dormici su. Vedrai che andrà
tutto bene.
Sho annuì e finalmente gli rivolse un sorriso- Grazie per
avermi ascoltato.
Era più o meno da due ore che Masaki,
steso nel suo letto, stava guardando il soffitto. Non aveva la minima idea di
che ore fossero, né di quanto avesse dormito, anche se
gli sembrava pochissimo visto che si era svegliato più stanco di prima.
L’ultima cosa che ricordava era che stava baciando Sho.
Si colpì la fronte con la mano probabilmente per la
centesima volta. Aveva baciato Sho. Ma come gli era venuto? E soprattutto
come aveva potuto addormentarsi proprio in quel momento? Non riusciva a
capacitarsene. Adesso cosa avrebbe pensato Sho di
lui? Tanto per cominciare che era un povero alcolizzato…al resto
non osava pensare.
Basta! Doveva alzarsi e dare il via a
un’altra giornata, che si sarebbe comunque prospettata orribile; ma almeno non
sarebbe rimasto a letto a rimuginare e ad ammuffire.
Si alzò dal letto e indossò il primo paio di jeans che
vide, senza però togliersi la maglietta con l’orsetto che usava come pigiama,
poi andò verso la porta e prese un bel respiro prima
di aprirla.
In salotto non c’era nessuno e passando davanti al
divano Masaki diede un’occhiata
all’orologio appeso al muro: erano solo le 8 del mattino. Quasi tutti quel giorno erano liberi da impegni, tranne Sho che aveva delle registrazioni; quindi, molto
probabilmente, stavano ancora dormendo. Un istante dopo però sentì dei rumori
provenire dalla cucina. Sapeva già chi era e il senso di nausea crescente
glielo stava confermando. Ma non sarebbe scappato,
doveva entrare in quella cucina e affrontarlo, ad ogni costo.
Percorse i pochi metri che lo separavano dalla porta e
si affacciò nella stanza, trovando Sho seduto al
tavolo che beveva del caffè, guardando qualche
notiziario del mattino.
-O..Ohayou…- balbettò Masaki. L’altro
ragazzo alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise. Un
sorriso normalissimo, pensò Masaki, uno di quelli che
gli rivolgeva da oltre nove anni.
-‘Giorno Aiba-chan! Dormito bene?
Masaki mugugnò qualcosa interpretabile come un “si”,
entrando con cautela nella cucina e rimanendo attaccato al frigorifero, come
per mantenere una distanza di sicurezza.
-E…e tu Sho?- chiese alla
fine.
Sakurai si alzò dal tavolo e appoggiò la tazza nel lavandino.
-Non male, anche se sono rientrato
tardi. Accidenti!- esclamò guardando l’orologio- Devo già andare! Salutami tu
gli altri, e cerca di mangiare qualcosa, anche se hai un po’ di nausea post
sbronza! Ci vediamo stasera!
Gli poggiò una mano sulla testa e gli scompigliò un
po’ capelli, per poi dirigersi verso l’ingresso, prendere la sua giacca e
uscire di casa.
Masaki rimase ancorato al frigorifero, ripensando alla
conversazione appena avvenuta. Normale. Fin troppo normale. C’ere qualcosa che
non andava!
Doveva analizzare le ipotesi. Uno: si era dimenticato
tutto. Ma era Sho, e Sho si
ricordava sempre di ogni cosa. Due: era impazzito. Ok, questa era da scartare. Tre: aveva pensato che il suo
fosse solo il gesto di un ubriaco, quindi aveva lasciato perdere, come se non
fosse successo nulla.
Sicuramente doveva trattarsi della
terza possibilità, era la più ovvia. Avrebbe dovuto essere felice, non
si era compromesso e Sho non
aveva pensato a chissà qualche strana implicazione omosessuale. Si, doveva
essere contento.
Ma per qualche motivo non lo era affatto. Sentiva una
strana tristezza farsi largo nel suo petto, si sentiva amareggiato dal fatto
che i suoi sentimenti che la sera prima era riuscito
ad esprimere in quel modo (nonostante fosse stato spinto in gran parte
dall’alcool) fossero stati ignorati e scambiati per una pura casualità, per
l’azione di un ragazzo che in quel momento non capiva cosa stava facendo.
Aveva voglia di piangere.
Quando si ritrovò Aiba,
quasi in lacrime, ai piedi del suo letto, la prima cosa che Jun
pensò fu “ma perché la gente non mi lascia dormire in
pace?”.
Ma subito dopo si era lasciato coinvolgere dal suo
istinto protettivo nei confronti del ragazzo, e così l’aveva fatto sedere
accanto a lui, accarezzandogli i capelli.
Masaki gli aveva raccontato cosa era successo quella notte, dopo
che Sho lo aveva trascinato in camera sua, e Jun dovette cercare di trattenere
un risolino per non svelare che anche Sakurai,
qualche ora prima, si era presentato nella sua stanza per parlare della
medesima cosa.
Era sorpreso e divertito dal fatto che quei due
fossero accorsi da lui per i loro reciproci problemi di cuore; ma più di tutto
lo stupì il fatto che i ragazzi avevano praticamente
le stesse preoccupazioni: la paura di confessarsi all’altro e di ricevere un
brusco rifiuto, e il fatto che quel bacio potesse essere stata un’azione
dettata solo dall’alcool.
A modo loro erano tremendamente carini, pensava Jun mentre ascoltava Aiba
sfogarsi.
-E stamattina si è comportato come se niente fosse
successo!- disse alla fine- Forse dovrei mettermi l’anima in pace a basta…- aggiunse fissandosi le unghie dei piedi.
Jun sospirò- Masa,
stai tranquillo e non ti preoccupare. Vedrai che andrà tutto bene!
-E tu come lo sai?
Eh già. Lui come lo sapeva? In realtà lui cosa sapeva
riguardo questa storia? Tutto, ma non poteva, o forse semplicemente non voleva rivelarlo. Egoisticamente e sadicamente parlando
era più divertente non dire nulla per vedere lo sviluppo degli eventi. Stava facendo il bastardo, lo sapeva. Quindi decise che
quella sera avrebbe per lo meno dato una spintarella a
Sho, giusto per non lasciare che quei due arrivassero
agli ottant’anni ancora tormentati dai loro
sentimenti non rivelati.
Si, avrebbe fatto così.
Masaki entrò nella stanza vuota e senza accedere
la luce si diresse verso il letto. A vederlo da fuori non si sarebbe mai detto
che Sho fosse disordinato, ma appena si entrava nella sua camera ci si ricredeva immediatamente. Ma in fondo era tenero questo suo lato nascosto. Il suo
disordine non era un disordine confusionario e irritante, come poteva esserlo
quello di Nino o di Aiba stesso, ma era un disordine che infondeva una strana
rassicurazione. Era un bel disordine.
Masaki si sedette sul bordo del letto, convenendo con se
stesso che stava impazzando definitivamente.
Guardò l’orologio al suo polso. Anche
quella sera stava facendo tardi. Che fosse uscito con
un’altra ragazza? Non voleva pensarci.
Accarezzò con le dita il copriletto
imbottito, seguendo con l’indice
il percorso tracciato dalle cuciture. Allungò il braccio e con la mano
raggiunse il cuscino, che afferrò per un angolo, trascinandolo a sé. Lo
abbracciò come se in quel modo potesse prendere qualcosa di Sho,
come se potesse toccarlo. Affondò il viso nel sacco di stoffa imbottito di
piume, aspirando il suo profumo e si stese sul materasso senza smettere di
abbracciare il cuscino. Avrebbe tanto voluto averlo lì, steso accanto a lui.
Jun aprì un poco la porta e vide Masaki
rannicchiato sul letto di Sho. Gli sembrò così
piccolo e indifeso da fargli venire un nodo in gola; non poteva lasciarlo in
quello stato, aveva bisogno di rivederlo felice e sorridente, ma con un sorriso
vero, non uno di quelli falsi che faceva ultimamente solo per non far
preoccupare gli altri.
Al diavolo le sue macchinazioni e i piani di intrattenimento personale, doveva aiutarli ad accorgersi
dell’amore che provavano l’uno per l’altro.
Lasciò la porta socchiusa e si fiondò
verso il telefono sul comodino accanto al divano, dove Nino
stava giocando con la DS mentre Toshi
sgranocchiava patatine. Compose rapidamente uno dei quattro numeri che dopo
tutti quegli anni conosceva a memoria e attese.
-Pronto?- rispose la voce di Sho.
-Deficiente, dove sei?
-Jun? Che c’è?
-Non fare domande stupide e dimmi dove sei! Se sei con
una donna giuro che vengo di persona a prenderti a
ginocchiate sulle gengive!
-Idiota, sto ancora lavorando! Ma
si può sapere cosa ti prende?
-A me assolutamente nulla. Piuttosto cosa prende a te!
Dovresti già essere qui a baciarlo e abbracciarlo…per non dire altro!-
-Jun…di cosa stai parlando?
Matsumoto sbuffò nella cornetta- Sto
parlando del fatto che, rannicchiato sul tuo letto, c’è un ragazzo stupendo che
ti ama con tutto sé stesso e sta solo aspettando il tuo ritorno. Credo sia ora
che voi due vi diate una svegliata!
Sentì Sho trattenere il
respiro dall’altro capo del telefono. Passò qualche secondo di silenzio, poi
con voce stranamente roca disse:
-Sto arrivando.
Non aggiunse altro e Jun si
ritrovò con il telefono chiuso in faccia, ma la cosa non gli dispiaceva
affatto. Con un enorme sorriso di soddisfazione rimise la cornetta al suo
posto, poi prese Nino e Toshi
e li trascinò in cucina, ignorando bellamente le loro proteste.
Sho entrò in casa ansimando. Aveva fatto pressione sul registra per terminare in fretta le registrazioni, dopo di
che era scappato dallo studio televisivo senza nemmeno cambiarsi o salutare
qualcuno. Si era fiondato alla macchina, per poi
arrivare sotto casa e correre come un pazzo su per le scale, dimenticandosi che
il loro palazzo aveva l’ascensore.
Il salotto era deserto e buio, l’unica luce proveniva
da uno spiraglio della porta della cucina, dalla quale si sentivano provenire
delle voci basse. Ma non era la cucina che gli
interessava e si diresse alla porta della sua stanza, trovandola socchiusa. La
aprì lentamente, scorgendo la figura di Aiba rannicchiato sul letto mentre stringeva il cuscino.
Sho si avvicinò cercando di non far rumore e si sedette
sul bordo del letto, fissando le palpebre chiuse del ragazzo; allungò una mano
e gli scostò dolcemente i capelli che gli coprivano il viso. A quel tocco Masaki aprì gli occhi, confuso e mezzo addormentando,
fissando Sho con le sue iridi castane.
-Baka, così prenderai freddo…- sussurrò
Sakurai.
Aiba si tirò su a sedere, lasciando la presa sul cuscino e
appoggiandolo accanto a sé.
-Sei tornato finalmente…- rispose stropicciandosi gli occhi con una mano.
Sho non disse nulla, perdendosi a studiare ogni dettaglio
del viso che aveva davanti. Masaki abbassò lo
sguardo.
-Mi dispiace per ieri notte…non avrei dovuto…- disse
per rompere il silenzio, che sentiva carico di imbarazzo.
Sho scosse la testa e prese il mento di Masaki, costringendolo ad alzare il viso e a guardarlo
negli occhi.
-No…- sussurrò avvicinandosi sempre
di più- …avrei dovuto farlo io, molto tempo fa…
Aiba sembrò non capire quello che gli era appena stato
detto e Sho approfittò di quel momento di confusione
per baciarlo ed annullare la distanza che li separava.
Masaki restò immobile, rendendosi lentamente conto di quello
che stava succedendo. Non riusciva a crederci. Forse era ancora addormentato e
stava sognando tutto; fra qualche istante si sarebbe svegliato e delle labbra
di Sho sarebbe rimasto solo
il ricordo.
Ma non era finto quel calore che si stava irradiando per
il suo corpo, non era finto quel batticuore sempre più rapido, e non era finta
la mano di Sho che si appoggiava calda sulla sua
guancia.
“No, non è un sogno” pensò sentendo gli occhi
pizzicare per le lacrime. Si mosse verso Sho,
appoggiandogli una mano sul petto e fu allora che sentì la lingua dell’altro
premere per approfondire il bacio; dischiuse le labbra e l’accolse
nella sua bocca, fremendo per quel contatto che aveva desiderato così tanto. Il
bacio divenne sempre più frenetico, mentre le mani vagavano sotto le magliette
e i respiri si facevano affannosi. Dopo un paio di interminabili
minuti le loro labbra si separarono, per l’unico motivo che avevano bisogno di
riprendere fiato. Ma i loro volti rimasero vicini,
sentendo ognuno il respiro caldo e veloce dell’altro sul viso.
-Ti amo…- sussurrò Masaki sulle labbra di Sho.
Il ragazzo sorrise -Ti amo anch’io, baka…
Aiba si allontanò di qualche centimetro, imbronciando le labbra e assumendo un’aria da cucciolo
bastonato.
-Uffa! Ma perché mi chiami sempre “baka”?-
chiese rattristato da quella piccola parola.
Sho rise, attirandolo a sé e stringendolo forte.
Gli prese il viso fra le mani, guardandolo con
dolcezza e avvicinò i loro volti, sfiorando appena le labbra.
-Perché sei il mio
baka…mio e di nessun’altro.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo
di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle
persone citate, nè offenderle in alcun modo