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Autore: Kim WinterNight    15/01/2017    4 recensioni
«Un pomeriggio tempestoso, qualche battibecco, una chitarra scordata e un passatempo fuori dal comune...
Tutto serve per dimenticare.
Dimenticare il temporale.»
La mia prima, vera fanfiction sui SOAD, con la speranza che non sia l'ultima.
Invito chiunque ad aiutarmi nell'impresa di ripopolare questa sezione del sito: so che gli appassionati di questa band si celano tra voi, quindi fatevi sotto! :D
Il titolo della OS è una frase presa dal testo di "Sultans of swing" dei Dire Straits, brano che sarà molto importante per la vicenda che ho voluto raccontare.
Nelle note a fine capitolo troverete tutte le spiegazioni, comunque vi consiglio di ascoltarla durante la lettura!
Grazie a chiunque leggerà ♥
- DECIMA CLASSIFICATA a pari merito al contest "Una sana risata!" indetto da AmahyP sul forum di EFP.
Genere: Comico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daron Malakian, John Dolmayan, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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YOU FEEL ALRIGHT WHEN YOU HEAR THAT MUSIC RING




Vi consiglio di ascoltare questo brano durante la lettura:

Sultans of swing




Fuori fa freddo, la tempesta imperversa furiosa, il vento scuote ogni cosa e i tuoni rombano in lontananza, annunciando l'arrivo di un temporale con i fiocchi.

Daron sa che John ha paura del maltempo, nonostante il suo batterista e amico preferirebbe morire piuttosto che ammetterlo; però il chitarrista lo sa e gli dispiace, ma soprattutto gli dispiace che John voglia a tutti i costi nascondere questo suo timore. Non sono soli a casa, quindi il batterista fa di tutto per tenersi in disparte e si rinchiude in se stesso, fissando il vuoto davanti a sé.

Serj e Shavo non ci fanno tanto caso, impegnati come sono a discutere sull'impossibilità di recarsi in studio quella mattina. I bollettini meteo sono stati chiari: nessuno deve uscire di casa se non è strettamente necessario, il maltempo potrebbe causare danni per le vie di Los Angeles, e il traffico deve essere scorrevole per permettere ai mezzi di soccorso di raggiungere in poco tempo ogni zona della metropoli.

«Dobbiamo trascorrere un mese chiusi qua dentro?» sbotta infatti il cantante, sentendosi irrequieto. Non è abituato a stare con le mani in mano, non gli piace per niente tergiversare, sente di star perdendo tempo; inoltre, in quel momento vorrebbe essere insieme alla sua famiglia, vorrebbe essere con le persone che ama e per cui è preoccupato.

«Che scassa palle che sei, Tankian!» brontola il chitarrista, spostando l'attenzione da John a Serj.

«Parli bene tu, non te ne frega niente della band» lo accusa l'altro.

«Fino a prova contraria, il gruppo si è preso una pausa per colpa dei tuoi cazzo di progetti solisti!» ribatte Daron, sollevando la voce di diverse ottave.

Un tuono squarcia l'aria e la luce nella stanza svanisce per un istante.

«Vi sembra il caso di litigare ora? Dai ragazzi!» tenta di sdrammatizzare il bassista, intromettendosi.

«Dillo a lui» bofonchia Daron.

«Shavo, non...»

Un altro tuono risuona con potenza, facendo sobbalzare tutti.

John comincia a tremare vistosamente e deve trattenersi e far leva su tutte le sue forze per non nascondersi sotto il divano. Se la sta facendo sotto, ma non se la sente di mostrarsi debole, non è nel suo carattere.

Daron se ne accorge e scrolla le spalle.

«Adesso basta, Shavo ha ragione!» annuncia, poi corre fuori dalla stanza, per poi rientrare con una chitarra acustica stretta in mano.

«Cosa hai in mente?» gli domanda Shavo con sguardo interrogativo.

«Suono, no? Mi sono rotto di stare qui a far niente! Certo, vorrei anche una canna, ma ora non possiamo uscire e io ho finito le mie scorte» mugugna il chitarrista, sedendosi poi accanto a John.

Quest'ultimo non accenna a muoversi e non dice niente, continuando a tremare.

Daron comincia a suonare senza preoccuparsi di accordare la chitarra, il che sembra infastidire Serj.

«Malakian, almeno quella acustica potresti...»

«E smettila di rompere i coglioni!» se ne esce Shavo, lanciandogli uno dei cuscini su cui è appoggiato.

Serj borbotta qualcosa di incomprensibile e se ne va in cucina a prendere qualcosa da bere, mentre Daron comincia a intonare una canzone ben nota a tutti:


You get a shiver in the dark
It's raining in the park but meantime
South of the river you stop and you hold everything
A band is blowing Dixie double four time
You feel alright when you hear that music ring


«Sultans of swing

Daron solleva lo sguardo: quelle sono le prime parole che John ha pronunciato da un tempo incalcolabile.

«Okay, Dolmayan: canto e suono di merda, ma avevi dubbi che fosse quella canzone?»

John scuote il capo e rimane in silenzio, mentre Daron continua a cantarsela:


And Harry doesn't mind if he doesn't make the scene
He's got a daytime job, he's doing alright
He can play the honky tonk like anything
Saving it up for Friday night
With the Sultans, with the Sultans of Swing


«Malakian, hai dimenticato metà canzone! Sei incorreggibile!» strepita Shavo scoppiando a ridere, per poi sollevare il dito medio nella sua direzione.

«'fanculo.»

Così Daron comincia a suonare a caso, appositamente per disturbare la quiete pubblica, e Shavo si tappa le orecchie e scuote il capo con fare teatrale.

Daron guarda John, il quale accenna un sorriso, un debole sorriso che vale più di mille risate.

«Siccome mi avete stancato» annuncia Serj entrando nella stanza con una scatola sospetta tra le mani, «ho deciso che faremo qualcosa di diverso.»

«Dove hai trovato quel gioco?» salta su Daron, mollando la chitarra a John e precipitandosi verso il cantante.

«Mmh, vediamo... ce l'ho sempre avuto, ma ho sempre pensato che a voi non sarebbe piaciuto giocarci. Siete degli zoticoni.»

«Dai qua!»

Daron si inginocchia sul tappeto e apre la scatola: si tratta di una vecchia Tombola con le cartelle colorate piene di finestrelle azzurre da abbassare, un cartellone di carta spessa con i numeri da uno a novanta scritti in rosso e un sacchetto di iuta contenente i numeri in legno.

«Ovviamente dovete puntare dei soldi, ragazzi» spiega Serj con aria solenne.

«Soldi?» domanda Shavo stranito.

«Sì, avete delle monete con voi, ne sono certo.»

«Ma certo!» esclama il chitarrista.

«Io non ne ho» mormora sommessamente John, ancora seduto sul divano con la chitarra tra le braccia. È intento ad accordarla in maniera automatica, come se quello fosse il suo strumento.

Daron strabuzza gli occhi. «Accordare la mia chitarra, quale blasfemia è mai questa?!»

«Dopo la rimetto a posto, se vuoi» ammicca John.

«Nah. Ti presto io qualche centesimo. Dai, vieni a giocare e molla la mia donnina sul divano» conclude il chitarrista, fiondandosi a scegliere le cartelle per primo. «Prendo la 18... poi? Ah ecco, prendo anche la 21!» blatera, lanciando le cartelle alla rinfusa sul tappeto.

«La 21 la voglio io, nano da giardino!» lo interrompe Serj.

«Sogna! Tu puoi prendere la 8, quella del tuo mese di nascita» ghigna il chitarrista, appropriandosi di altre due cartelle scelte a caso.

«La 22 è mia!» annuncia Shavo.

Così tutti scelgono delle cartelle più o meno di loro gradimento, e Daron presta qualche dollaro a John per permettergli di giocare.

«Se vinci me li devi rendere, altrimenti...»

«Altrimenti che succede?» si incuriosisce il batterista.

«Altrimenti su di te si abbatterà una maledizione!»

«Ah.»

«Johnny, non credergli! È un idiota! Ehi, chi comincia a dare i numeri?» domanda Shavo, intento a sollevare le finestrelle delle sue cartelle.

«Io!» strilla Daron. «Ma poi controllo se ci sono tutti i numeretti, non vorrei che qualcuno rimanesse fregato.»

«Serj?! Ma quante cartelle hai?» si sorprende il bassista.

«Sono nove. Almeno mi tengo impegnato, altrimenti mi annoio.»

Il chitarrista dondola il capo a destra e sinistra. «Uhm, quindi vincerà tutto lui. Che palle!»

«Non è detto» commenta John.

Così Daron comincia a strillare i numeri che porta fuori dal sacchetto, e tutti vorrebbero strozzarlo perché sta trapanando loro i timpani e non riescono a sopportarlo.

«Vediamo... 36!» grida direttamente nell'orecchio di Serj, il quale afferra una delle cartelle inutilizzate dal chitarrista e gliela sbatte in testa.

«Ben ti sta! Sei insopportabile! E smettila di cercare i numeri che ti servono, imbroglione!» lo rimprovera Shavo.

«Shavarsh, sei morto! Lasciami finire il giro e vedrai cosa ti faccio!» grugnisce Daron con le mani nel sacchetto, mentre allunga un piede per colpire Serj con un calcio.

«Non mi chiamare Shavarsh» protesta il bassista.

«Possiamo continuare?» sospira John.

«Se stanno zitti...»

Continuano a giocare per un po', ed è palese che quello è il giorno fortunato di Serj, che con le sue nove cartelle sta letteralmente sbancando i suoi amici e colleghi.

«Questo gioco è contraffatto» si lamenta Shavo, contando i pochi spiccioli che gli sono rimasti in seguito all'ennesima partita finita male.

«Io sto vincendo» dice John con aria perplessa. «Ma forse Serj è in cima alla classifica.»

«Ehm... chi mi presta qualcosa? Non ho più un cazzo da puntare» annuncia seccato il chitarrista, esaminando contrariato gli ultimi cinquanta centesimi che gli sono rimasti.

«Te li presto io, tanto poi devo renderteli...» fa John.

Daron gli stringe un braccio e gli fa l'occhiolino. «Scherzavo. Comunque, grazie socio.»

Continuano a fare qualche altro giro, ma alla fine Daron si spazientisce e lancia le cartelle contro Serj, che sorride tronfio con un sacco di monete accumulate accanto alle sue cartelle.

«Pezzo di merda, hai vinto tutto tu» lo accusa.

Serj fa spallucce. «Che posso farci? La fortuna mi ama!»

«La fortuna prima o poi ti fotterà!» replica l'altro, alzandosi. Corre a recuperare la chitarra e si accorge che ha smesso di piovere.

«Ragazzi, chi vuole una pizza?» propone Shavo, affamato.

«Teoricamente non si può uscire, sta...»

«No Tankian, ha smesso. Ci sono pure le stelle.»

Allora Shavo raccoglie le ordinazioni e si sposta in cucina per telefonare a una pizzeria d'asporto.

Daron si volta, la chitarra ancora in mano, e si ritrova di fronte lo sguardo limpido e tranquillo di John, il quale è ancora seduto sul tappeto con le cartelle di fronte a sé.

I due si scambiano un'occhiata complice, mentre Serj è intento a riordinare tutto ciò che hanno usato per giocare.

Daron sa cosa passa per la mente di John: lo sta ringraziando per averlo distratto e distolto dal pensiero del temporale; e John sa che ogni gesto compiuto dal chitarrista, per quanto fastidioso e infantile possa sembrare, è atto ad aiutare il prossimo e a far divertire i suoi amici.

Così il chitarrista si siede sul divano e riprende a suonare la chitarra accordata precedentemente da John, ottenendo così un effetto e un suono decisamente migliore.

E prima di cantare gli sorride brevemente, per poi concentrarsi sulla sua esecuzione.


And then the man, he steps right up to the microphone
And says at last just as the time bell rings
"Goodnight, now it's time to go home."
And he makes it fast with one more thing,
"We are the Sultans, we are the Sultans of Swing”.




♫ ♪ ♫ ♪ ♫ ♪



Ciao a tutti, questa è la prima fanfiction che scrivo, interamente dedicata ai SOAD!!

Avevo questo pallino da un bel po', ma mentre giocavo a Tombola durante le feste natalizie, mi è venuta in mente quest'idea e non ho potuto resistere alla tentazione di immaginare i nostri ragazzi alle prese con una normale serata casalinga all'insegna di un gioco così semplice e non per questo poco divertente :)

Ho pensato di inserire Sultans of swing come colonna sonora perché ho visto in certi live dei SOAD e non solo, che Daron ama cantarla, per esempio guardate un po' qui:

https://www.youtube.com/watch?v=087DKESPrLg

E poi ho scelto di far stare un po' in ansia il povero John, spero non ce l'abbiate con me ;)

Grazie a chiunque abbia deciso di arrivare fin qui, a chi recensirà o a chi si limiterà semplicemente a commentare la storia tra sé e sé.

Infine, una dedica speciale va a Soul_Shine, StormyPhoenix e Hanna McHonnor, le quali sanno quanto amo questi quattro pazzi e tutto ciò che li riguarda e ne consegue ♥

Inoltre le invito ad aiutarmi nell'impresa di ripopolare questa categoria, perché di storie sui SOAD, qui su EFP, ce ne sono davvero troppo poche... l'invito si estende a chiunque legga, ovviamente: fatevi sotto! :D

Alla prossima ♪

  
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