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Autore: _Gilestel_    15/01/2017    4 recensioni
Nella vita compiamo scelte che non ci permettono di tornare indietro e, una volta intrapresa una strada, possiamo avere solo brevi spiragli di quella che non abbiamo preso.
Morrilla
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jennifer Morrison, Lana Parrilla
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu svegliata da carezze leggere che le sfioravano la schiena, lente e delicate a disegnare linee immaginarie che univano le efelidi della sua pelle. Quel tocco così dolce l'aveva sempre fatta sentire al sicuro, ma emanava un calore tale che, al suo passaggio, era ogni volta capace di lasciare una scia infuocata sulla sua pelle e nel suo petto.
"Mi sono addormentata" mormorò con gli occhi ancora chiusi e la fronte corrugata.
"Eri esausta per il viaggio" la giusitificò l'altra.
Aprì gli occhi e li fissò in quelle pozze calde che non le avevano mai mentito e non l'avevano mai giudicata.
"Passiamo troppo poco tempo insieme, non è giusto sprecarlo dormendo." La sua voce era triste, quasi amareggiata da se stessa.
Una delle cose che più l'avevano incuriosita e attratta era quell'autocritica, quella voglia di far bene che aveva spronato la donna a dare sempre il meglio di sé e a migliorarsi continuamente. Col tempo, però, si era accorta che l'autocritica celava qualcos'altro, un senso di inadeguatezza che la logorava dentro e che non le permetteva di essere pienamente se stessa, pienamente libera.
"Smettila di contare i minuti che ci mancano, goditi quelli che passiamo insieme." Il suo tono non era alterato, era diretto in quel modo unico con cui diceva le cose come andavano dette. Perché la verità era che aveva ragione, come sempre. E anche questa volta avrebbe dovuto darle retta. Ma anche questa volta non era sicura di poterci riuscire.
All'inizio si era illusa che fosse il desiderio di mantenersi indipendente, di fare le proprie scelte. Poi però si era accorta di quanto in realtà fosse la sua paura la responsabile di determinate scelte. Paura di fallire, paura di affrontare il parere degli altri ma, soprattutto, paura della felicità e di vedersela scivolare via.
Perché nonostante la salute, i soldi, il successo, nonostante avesse una famiglia e un lavoro che amava, Jennifer Marie Morrison non era mai stata veramente felice.
"Rimpiangi mai di averlo sposato?" le chiese in un sussurro.
Lana aveva una risposta da darle, ma non era semplice esprimerla.


Stava per afferrare la maniglia della porta d'ingresso quando lui decise di manifestarsi. Aveva passato tutto il pomeriggio chiuso nel suo studio, a fare qualunque cosa facesse per lavoro, e aveva scelto proprio quel momento per alzarsi dalla poltrona e fare un giro in salotto.
"Stai andando da lei?"
Lana si voltò ma non rispose. Era una domanda inutile. Lui conosceva i suoi segreti e lei sapeva che i suoi messaggi non rimanevano privati molto a lungo. Quel pomeriggio Jennifer sarebbe tornata a Vancouver per le riprese e lei aveva intenzione di andare a trovarla. Aveva bisogno di vederla.
Lo guardò dritto negli occhi, ma senza sfidarlo. Non c'era bisogno di imporsi, gli accordi erano stati chiari fin dall'inizio. Sebbene ci fossero affetto e attrazione, il loro matrimonio non era fondato sull'amore.
A lui serviva una bella donna, una compagna che facesse da madre ai suoi figli e che avesse una certa importanza nel mondo dello spettacolo. Aveva avuto la fortuna di trovare una donna dalla bellezza indiscutibile e, al tempo stesso, un'attrice la cui carriera in ascesa non le impediva di occuparsi dei suoi figli quando lui aveva da fare. Lei invece aveva trovato un brav'uomo che la sostenesse nei momenti di necessità e che fosse abbastanza attraente da non farla sfigurare sul red carpet. Ma soprattutto, Fred le aveva dato una famiglia.
"Vedi di tornare prima di colazione, sai che i ragazzi ci tengono."
Lana aveva annuito e aveva aspettato di vederlo scomparire nel suo studio prima di uscire di casa.



"Non ne vado fiera ma è ciò che ho sempre voluto."
Jennifer sapeva che non si riferiva tanto al matrimonio quanto a ciò che veniva con esso. Almeno secondo la tradizione.
Con la testa appoggiata al suo petto, cominciò a sfiorarle con la punta delle dita la coscia lasciata scoperta dal lenzuolo di seta, mentre Lana le accarezzava i capelli.
"Tu, invece, rimpiangi mai la tua scelta?"
Jennifer aveva la risposta pronta, perché le era costata cara.


"Fred ed io ci sposiamo."
Era stata una doccia fredda, un colpo a tradimento.
"Che cosa?" aveva chiesto sconvolta.
Lana non aveva risposto, ma gli occhi tristi chiedevano una reazione più forte.
"Quando?"
"Quest'estate" aveva risposto Lana con la voce rotta.
"Quando avete deciso? Da quanto lo sai?" era stata la richiesta disperata di Jennifer. Le si avvicinò, inchiodandola al suo posto con lo sguardo supplicante. Con gli stivali di scena Lana era alta quanto lei, ma in quel momento, sotto la violenza dei suoi occhi, si sentiva immensamente più piccola.
"È per questo che eri strana ultimamente? Non avevi il coraggio di dirmelo?"
"Volevo trovare il momento giusto."
"Non c'è un momento giusto per sentirti dire dalla donna che ami che sposa un altro!" sbottò quasi urlando.
Erano nel camper di Jennifer, al riparo da occhi indiscreti, ma non abbastanza lontani dalle orecchie di membri del cast o dello staff.
Alzò le braccia, portandosi le mani nei lunghi capelli biondi. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma sperava non così presto. Era tutta colpa sua, ma che altra scelta aveva?
"Me l'ha chiesto la scorsa settimana. Ci ho messo due giorni a rispondergli."
Jennifer si coprì gli occhi con le mani. Forse era tutto un incubo, uno dei tanti che tormentavano le sue notti.
"Se avessi detto no, sarebbe cambiato qualcosa?" aveva chiesto Lana con la voce spezzata dalla rassegnazione.
La bionda aveva ritrovato il coraggio di affrontare la realtà e le aveva rivolto uno sguardo tormentato. Lana si era passata le mani sulle guance per asciugare le lacrime che non riusciva più a trattenere e per rimuovere il mascara che era colato con esse.
"Se lo avessi lasciato, mi avresti presa? Saresti venuta a vivere con me?"
Jennifer strinse la mandibola. Avevano già affrontato quel discorso. Lana voleva vivere la sua felicità alla luce del sole. Ma lei aveva paura. La sua famiglia lo sapeva, ma non era pronta ad affrontare il resto del mondo. L'avrebbero giudicata e lei non l'avrebbe saputo gestire. E non era nemmeno certa di saper gestire la famiglia che Lana voleva. Come avrebbe potuto crescere un figlio, con tutte le sue ansie, le insicurezze, i disturbi e le ossessioni?
"Jen, io ti amo," le aveva detto tra nuove lacrime, "ma non posso aspettarti per sempre."
La bionda si era limitata ad osservarla mentre usciva dal camper, richiudendosi la porta alle spalle.



Aveva lasciato andare la donna che amava, aveva rinunciato alla possibilità di dormire accanto a lei e di svegliarsi con il suo buongiorno, si era lasciata scappare la sua presenza costante e il diritto di starle accanto pubblicamente. Aveva scelto di accontentarsi di attimi rubati e ora poteva solo guardarla da lontano e ogni volta amarla come se fosse l’ultima.
A quella domanda Jennifer aveva la risposta pronta, perché le era costata un pezzo del suo cuore.
"Ogni singolo giorno."


NDA
Ciao a tutti. Prima Morrilla. In genere non adoro scrivere di persone realmente esistenti, lo trovo un po' irrispettoso in realtà, ma visto che (sono un'ipocrita e che) queste due mi perseguitano perfino nei miei sogni, direi che se lo meritano.
Feteme sapé. Besos.
  
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