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Autore: Roscoe24    16/01/2017    4 recensioni
"Castiel non sa più cos’è.
Non è un angelo perché ha perso le sue ali e la sua grazia; ma non è nemmeno umano perché gli manca quella natura speciale dentro di sé.
Castiel è solo vittima del caos."
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Ciao a tutti e ben ritrovati!
Questa piccola storia è nata mentre ascoltavo I believe I can fly, da cui ho preso anche il titolo del racconto, in questa versione > https://www.youtube.com/watch?v=0E9myjFuXdE dove verso la fine ha un pezzo solamente strumentale che mi ha fatto pensare a Castiel dopo la caduta, a quello che poteva provare e, di conseguenza, come avrebbe potuto reagire. È una cosa molto semplice e di certo non è un masterpiece, ma spero comunque che possa piacervi!
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va!
Un grosso
grazie a chiunque legga la storia :D
A presto! <3



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Diamo nomi alle cose.
Ogni cosa, in questo mondo, ha un nome specifico, dettato dalle sue particolari caratteristiche.
Chiamiamo radio qualcosa che trasmette musica; chiamiamo televisione ciò che trasmette immagini e suoni; chiamiamo telefono ciò che ci permette di parlare con persone addirittura nell'altro capo del mondo.
C’è un ordine specifico, che va rispettato. E questo ordine è dettato anche dal fatto che ogni cosa ha il suo nome. Se cominciassimo, per esempio, a chiamare cane un animale che vola e che fino a qualche istante prima chiamavamo uccello, si creerebbe il caos e l’ordine si confonderebbe, verrebbe perso.
Tutto, se cambiato, si perde. Il tutto si mischia con il tutto e crea confusione. Si perde quella strada segnata e perfettamente delineata per finire dentro ad un sinistro villaggio fatto di disordine e strade poco tracciate. I piani diventano meno chiari e gli scopi, fino a qualche istante prima ben tenuti a mente, altro non diventano che incomprensibili disegni astratti.
Castiel era perso, era confuso. Castiel si sentiva il protagonista di un disegno astratto, formato solo di pittura lanciata contro ad una tela bianca e lasciata scivolare sulla sua superficie senza nessuna apparente logica. Stava scivolando senza logica esattamente come quella pittura, che per qualche strana ragione nella sua testa si figurava di un rosso scarlatto – forse associandolo al sangue, simbolo delle ferite. Quelle stesse ferite che aveva avuto occasione di provare sulla propria pelle e dalle quali il sangue sembrava avrebbe sgorgato a litri per sempre, incapace di fermarsi.
Castiel era sempre stato un angelo, era nato angelo e faceva ciò che la sua natura era nata per fare: servire il Cielo, obbedire agli ordini, occuparsi dell’umanità, amarla come Dio Padre aveva comandato all'alba dei tempi, quando l’uomo ancora si nascondeva nelle caverne.
Amateli e occupatevi di loro, sono fragili e tendono troppo spesso a smarrire la via. Toccherà a voi aiutarli.
Dio Padre non si era accorto che l’umanità era difettosa. Non era perfetta come gli angeli, no, per niente. Castiel, però, aveva capito che i difetti umani non erano tutti malvagi. Alcuni uomini erano danneggiati perché caratterizzati da troppo altruismo, che li spingeva a non capire il valore della propria vita, che erano pronti a sacrificare per salvare quella dei propri cari.
Dean è così, pensa Castiel.
Ma la cosa positiva degli uomini è che sanno di essere danneggiati e imparano a convivere con i loro danni, o difetti, come piace chiamarli a loro. Imparano che nessuno è perfetto e vivono come possono, sfruttando nel migliore dei modi ciò che è stato loro offerto. La natura umana, seppur limitata, è assai più variegata di quella angelica.
Ogni angelo si assomiglia, per quanto riguarda le capacità.
Ogni uomo, invece, è diverso. Dentro ogni uomo alberga una natura diversa, che lo rende speciale.
Ma Castiel non è nato umano. Castiel è diventato umano.
Castiel non è nato per camminare, Castiel è nato per volare.
Castiel è sempre stato angelo non può improvvisamente diventare umano.
Castiel è quell'uccello che è diventato cane da un istante all'altro, seminando solo confusione.
Castiel non sa più cos’è.
Non è un angelo perché ha perso le sue ali e la sua grazia; ma non è nemmeno umano perché gli manca quella natura speciale dentro di sé.
Castiel è solo vittima del caos.
Caos a cui vuole porre fine. Caos che sente prima di tutto dentro di se. Caos che non sa gestire, caos che lo spaventa – che gli incute un terrore che non sapeva di poter provare. La paura è un sentimento prettamente umano, radicato negli uomini da sempre. Per questo hanno creato sempre modi di difendersi. Castiel, però, non sa come difendersi dal caos che vive dentro di lui e gli avvelena il cuore, la mente e la sua intera esistenza. Ha paura e non sa come dominare il caos. Trova più facile piuttosto farsi sopraffare da esso. Per questo ha deciso di porre fine ai suoi tormenti.
Castiel rimane in piedi su un cornicione, e come quell’uccello diventato cane, Castiel vuole ancora volare, spiegare le sue ali e sentire l’aria che gli sferza il viso.
Castiel può farlo. Un’ultima volta. Sentire per l’ultima volta l’aria che lo accarezza e lo solleva. Castiel può essere ancora una volta angelo, prima di morire da essere umano.
Forse, in questo modo, potrà tornare in Paradiso, anche se da uomo. Alla fine, chi ha commesso peccati imperdonabili era Castiel l'angelo; Castiel l’umano non ha vissuto abbastanza per commettere peccati, quindi forse si merita il Cielo.
Castiel chiude gli occhi e allarga le braccia: è pronto.
Si solleva sulle punte e si dà una spinta, ma l’aria non lo culla, la gravità non lo spinge verso il basso, bensì, cosa assai bizzarra, lo porta indietro, spingendolo verso la terra ferma, verso il cemento del cornicione.
“Che stavi facendo, Cas?”
La voce di Dean suona come un rimprovero fin troppo severo. Nei suoi occhi lo sguardo di chi ha capito ogni cosa.
“Volevo volare.”
“Non puoi più, te lo sei dimenticato?”
“Non potrei dimenticarmelo nemmeno se volessi.”
Castiel abbassa gli occhi e si vergogna di farsi vedere in quelle condizioni, lui che era sempre stato un soldato tutto d'un pezzo, agli occhi di Dean.
Ma Dean non dice niente, lo abbraccia e basta. Lo stringe forte a se e quando si allontana gli prende il viso tra le mani: “Se questa è la tua perdizione, ti salverò. Ti salverò, Castiel. Mi hai sentito?”
Perché Dean non l’ha mai visto solo come un soldato, Dean l’ha sempre visto prima di tutto come un amico, un fratello. E se Cas ha bisogno di lui, Dean lo salverà – nello stesso modo in cui Castiel ha salvato lui quando bruciava all’Inferno.
E allora Castiel annuisce; allora Castiel capisce che anche se ognuno nasce in un determinato modo, non vuol dire che debba essere legato alla sua natura per sempre. Dean è nato uomo, ma salva vite, si occupa dell’umanità salvandola, proteggendola, prendendosi cura di lei esattamente come fanno gli angeli, esattamente come Dio Padre aveva comandato al Paradiso. E se Dean può essere un angelo, Castiel può essere un uomo.



 
   
 
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