Verità
Kara chiuse la porta dietro di lei,
mentre le sue labbra non lasciavano quello di Lena, era così giusto che la sua
mente sospese i dubbi o le indecisioni, c’era solo lei nella sua testa. Aprì la
bocca schiudendo le proprie labbra alla lingua di Lena che impaziente chiedeva
di incontrare la sua.
Il corpo della Luthor
era freddo e bagnato di pioggia, ma quello di Kara
era bollente.
La sollevò lasciando che le sue
braccia e le sue gambe la avvolgessero e la portò fino in camera dove si lasciò
cadere sul letto trascinando con sé la donna. Sentì le mani di Lena infilarsi
sotto il leggero pigiama e poi sfilarglielo con impazienza, presa dalla stessa
foga la spogliò e la sentì gemere di piacere quando i loro corpi furono uno
sopra l’altro nudi e impazienti. Kara sentiva la
testa leggera, ansimò quando le labbra di Lena scesero a catturare un suo
capezzolo, sentiva il materasso allontanarsi e si rese conto di volare.
Spaventata si sollevò a sedere, ma Lena le posò una mano sulle labbra
impedendole di parlare.
“Ti prego.” Mormorò. “Ti prego.”
Ripeté poi la baciò di nuovo infondendo tutto il suo bisogno in un solo bacio. Kara non pensò più a nient’altro e quando sentì la mano di
Lena scivolare tra le sue gambe spinse il bacino verso di lei accogliendola con
un gemito di piacere e poi ansimando ad ogni nuova spinta della ragazza. Prima
che potesse raggiungere l’orgasmo però Lena sfilò le dita da lei, le prese la
mano e se la portò tra le proprie gambe indicandole chiaramente cosa
desiderasse.
Era sopra di lei, quasi seduta, i
capelli bagnati le ricadevano scomposti sul corpo velando i suoi occhi, il
corpo era ormai caldo, ma brillava ancora di pioggia. Una singola goccia stava
scivolando lungo il suo corpo passando tra i seni eretti e scendendo lungo il
suo ventre. Kara lasciò che le proprie dita entrassero
in Lena e quasi gemette dal piacere quando la donna iniziò a muoversi sopra di
lei elegante e sinuosa. Non vi era suono che uscisse dalle sue labbra che però
erano socchiuse, gli occhi invece erano chiusi, la testa semirovesciata
indietro.
Sentì le contrazione iniziare e i
movimenti di Lena si fecero più rapidi, senza aspettare la prese per la vita e,
rimanendo dentro di lei, la ruotò coricandola sul materasso, senza sforzo.
Sorpresa la donna aprì gli occhi e lei li catturò. Ora la guardava, ora era con
lei. Riprese a muoversi, sempre più velocemente fino a quando il corpo di Lena
non fu scosso da un lungo tremito e dalle sue labbra sfuggì un gemito di
piacere. Gli occhi della donna si velarono e le lacrime cominciarono a scendere
lungo il suo volto.
“No… no… no…” Mormorò Kara posando le proprie labbra sul suo viso catturando le
lacrime e baciandole delicatamente le guance umide. Dolcemente ritrasse le dite
provocando a Lena un altro brivido, anche se meno intenso. La donna si accoccolò
contro di lei, le sue dita si posarono tra le sue gambe cercando di darle il
piacere che aveva ricevuto, ma Kara prese la mano
portandosela alle labbra e scosse la testa. Lena aveva il volto solcato da lacrime
e non era così che doveva andare. Con dolcezza Kara
la accolse tra le braccia, senza capire cosa succedesse alla donna, ma
desiderando darle tutto il conforto di cui aveva bisogno. La strinse a sé
facendo sì che appoggiasse la schiena sul suo petto e le accarezzò i capelli
fino a quando non sentì che il suo respiro era diventato profondo e tranquillo.
Con dolcezza depose un bacio sulla
sua spalla poi lasciò che il sonno prendesse anche lei.
Quando si svegliò, il mattino dopo,
era sola. Si guardò attorno spaesata, ma l’appartamento era vuoto e di Lena era
rimasto solo il profumo. Si alzò guardandosi attorno, incredula, poi notò un
piccolo foglio lasciato sul tavolo della cucina. Si avvicinò con il cuore che
batteva veloce, ma le parole che lesse non le diedero nessun tipo di conforto: “Perdonami, è stato un errore.”
Strinse tra le dita il piccolo foglio
di carta: non era stato un errore! Era stato giusto, era stato dannatamente
vero e bello!
Indossò il costume da Supergirl, si alzò in volo e atterrò sul balcone di Alex
poi entrò.
“Alex!” Chiamò, le lacrime che le
scendevano lungo il viso incapace di fermarle.
“Supergirl…?”
Rao, si era dimenticata di Maggie. Si asciugò le
lacrime cercando di nascondere il volto alla ragazza che però aveva visto a
sufficienza. “Va tutto bene?” Chiese, mentre Alex usciva dalla stanza infilando
in fretta una felpa.
“Cos’è successo?” Vide il volto di Kara e impallidì.
“Forse è meglio se imparo a bussare…”
Tentò di dire e vide il volto di Maggie assumere un’espressione strana.
“Ho un terribile senso di dejà vu.”
Affermò la donna, poi infilò la giacca, diede un bacio ad Alex e si recò alla
porta. “Vi lascio parlare questa volta, mi sembra che Kara
abbia qualcosa di dannatamente urgente da dirti.” A quelle parole Alex sgranò
gli occhi e così fece Supergirl. La detective le
guardò con aria divertita. “Davvero pensavate che non avrei capito?” Inarcò un
sopracciglio e uscì dalla stanza.
“Cos’è successo?” Chiese Alex scuotendo
la testa e concentrandosi su di un problema alla volta. Kara
gli tese il foglietto che lei lesse in fretta. “Cosa significa?”
“Ieri… ieri ho passato la notte con
Lena.”
“Oh.” Disse solo Alex neanche troppo
sorpresa.
“Lei è arrivata a tarda notte, non ha
detto niente, solo che non avrebbe dovuto essere lì e io… io l’ho baciata e
poi… insomma… questa mattina il letto era vuoto e sul tavolo c’era questo.” Kara si mise a camminare lungo la stanza, sul volto una
smorfia che tentava di trattenere le lacrime che continuavano a riempirle gli
occhi.
“Oh Kara…
mi dispiace tanto… avrei dovuto dirti…” Alex si lasciò cadere sul divano
mordicchiandosi il labbro, ancora indecisa.
“Dirmi cosa? Cos’è che tutti quanti
mi nascondete?”
“Non dovresti chiederlo a me, ma a
lei.” Rispose Alex sospirando. “Ha fatto una scelta, la stessa che ho fatto io
anni fa: proteggerti, sempre.”
“Lena?” Chiese allora Kara e Alex annuì.
“Non posso che rispettare la sua
decisione, anche se è chiaro che la sta facendo soffrire e fa soffrire anche
te. Speravo che organizzando un incontro le cose tra voi si aggiustassero, ma…”
“Lo avete fatto apposta? Ieri sera,
era tutta una messinscena per far si che la incontrassi?”
“Sì.” Kara
guardò sbalordita la sorella che si strinse nelle spalle, sul volto un’aria
colpevole. “Lena sa essere maledettamente testarda.”
“Sono stanca di tutto questo.”
Affermò allora Kara e volò via spingendosi verso il
cielo di nuovo limpido del mattino.
Atterrò sul davanzale della L-Corp e guardò nell’ufficio di Lena che era vuoto. Allora
entrò e raggiunse la porta, la spalancò e si ritrovò a incontrare lo sguardo
spaesato della segretaria.
“Dov’è Lena?” Chiese con il tono
autoritario di Supergirl.
“Non posso dare questa informazione…”
“Ho bisogno di parlarle, adesso.”
Incalzò e la segretaria tremò un poco, intimorita.
“Mi dispiace, davvero, ma non è in
città in questo momento.” Affermò dandole una mezza risposta senza rispondere
per davvero. Kara lanciò uno sguardo sulla scrivania
e notò la stampa di un itinerario di volo, la destinazione del jet della L-Corp era Metropolis.
“Grazie.” Affermò poi tornò nell’ufficio
di Lena e spiccò il volo dal suo davanzale, spingendosi veloce verso la città
di Kal.
Non ci mise più di qualche minuto,
volando a super-velocità, ma quando atterrò si chiese come avrebbe fatto a
trovare Lena in una città così grande. Digrignò i denti e strinse i pugni,
desiderava confrontarsi con lei, chiederle spiegazioni, era stanca di starsene
buona. Eppure non aveva idea di dove trovarla. Con rabbia tornò a casa e si
diresse alla CatCo, dove l’aspettava il lavoro.
Scrisse un articolo particolarmente
pungente e Carr glielo rispedì indietro affinché ricominciasse da capo, quando
fu il momento di tornare a casa la sua rabbia era diventata vuoto dolore. Un
senso di perdita che attanagliava il suo cuore e che le impedì di dormire bene.
Quando si svegliò il mattino dopo tornò da Lena, ma le fu detto che miss Luthor non era ancora tornata così si recò ancora una volta
in ufficio. Attraversò la stanza con aria distratta fino a quando i suoi occhi
non caddero sul lavoro di un grafico che stava preparando una pagina del sito
online della CatCo.
“Di cosa si tratta?” Chiese
fermandosi, leggeva solo metà del titolo, ma le era bastato per incuriosirla: ‘Supergirl: già
di…’ Il tecnico fece un sorriso divertito.
“Non credevo ti interessassi al
gossip, Danvers.” Affermò, poi le aprì la pagina
mostrando il titolo intero: ‘Supergirl: già
dimenticata? Lena Luthor e la sua nuova fiamma.’
Una foto mostrava Lena mentre era avvinghiata ad una donna su di una pista da
ballo affollata di persone. Kara capì che aveva
stretto il pugno solo quando sentì il caffè bollente scenderle lungo la mano.
“Attenzione!” Gemette il tecnico
facendo un balzo di lato, ma Kara fissava solo quella
foto mentre il suo dolore si trasformava di nuovo in cocente rabbia.
***
Odiava volare e aveva preso dei
calmanti, ma mixati con l’alcool che aveva bevuto la sera prima e considerando
il fatto che per dormire aveva preso dei sonniferi era normale che ora si
sentisse uno straccio e che la testa le dolesse.
Lena chiuse gli occhi appoggiando la
schiena e la testa alla sua poltrona, cercando di contrastare il dolore. Il
fatto che si sentisse sporca e orrenda e che le piangesse il cuore ogni volta
che pensava a come si era comportata con Kara non
aiutava di certo.
Un leggero tonfo la fece sobbalzare,
si voltò e si ritrovò davanti due occhi azzurri pieni di rabbia. La porta del
balcone si aprì e la ragazza entrò a passo di marcia nell’ufficio, il mantello
rosso che le ricadeva elegante sulla schiena, i capelli biondi che coprivano le
sue spalle con armonia, gli stivali alti e la gonna che nascondeva così poco
delle lunghe gambe che lei aveva potuto accarezzare. Il ventre di Lena si tese
di desiderio e di paura, di sofferenza e di amore. Era stanca di provare tutto
ciò e di non poter tornare a essere semplicemente felice.
“Sei tornata.” Constatò la donna, le
mani sui fianchi il tono duro e freddo come l’acciaio di cui alcuni dicevano fosse
fatta.
Non le rispose, era ovvio che non
desiderava una risposta.
“Come hai osato farmi questo?” Con
violenza schiacciò una pagina di giornale sulla scrivania, Lena pensò che
l’avrebbe spezzata in due, ma evidentemente la ragazza possedeva ancora una
forma di controllo perché la scrivania resse. Non aveva bisogno di vedere il
giornale per capire cosa mostrasse, si era fatta fotografare apposta perché Kara la vedesse.
Di nuovo rimase in silenzio, non
poteva accampare scuse, non poteva dirle che si era ubriacata per poter ballare
in quel modo e che comunque aveva respinto la donna quando aveva tentato di
baciarla. Una donna di cui non ricordava neppure il nome e di cui le importava
ancora di meno.
“Dimmi che non provi nulla per me.”
Richiese la ragazza, gli occhi che sembravano pronti a brillare di potere rosso,
pronti a trafiggerla con un raggio laser.
Come poteva rispondere? Lei l’amava,
l’amava con tutta se stessa eppure non poteva dirglielo, Kara
aveva dimenticato e questo l’avrebbe tenuta al sicuro.
La donna stanca del suo silenzio fece
alcuni passi avanti, la sollevò dalla sedia spingendola a sedersi sulla
scrivania, poi appoggiò le mani sul tavolo bianco, intrappolandola tra le sue
braccia, e spinse il volto a pochi centimetri dal suo.
“Dimmi che non mi ami!” Supplicò e
questa volta nei suoi occhi non vi era rabbia, ma solo dolore, un acuto dolore
che l’avrebbe divorata. Lena si perse in quel dolore che faceva eco al suo.
Chiuse gli occhi e la baciò. Era
stupido, dopo tutto quello che aveva fatto e detto, ma cedette baciando quelle
labbra morbide e meravigliosamente calde. Kara la
avvolse in un abbraccio, tutta la durezza sembrava essere sparita dal suo
corpo, mentre con delicatezza ricambiava il suo bacio.
Con un sospiro Lena si separò da lei
e Kara scosse la testa.
“Non capisco.” Mormorò. “Non capisco
e mi sta spezzando il cuore.” Ripeté, facendo sanguinare quello di Lena. Prese
le sue mani osservando le cicatrici quasi scomparse sui suoi polsi segno
evidente del dolore che si era procurata nel tentativo di liberarsi. Vi depose
un bacio delicato.
“Queste cosa significano?” Bussarono
alla porta e Lena voltò il capo, pronta a rispondere, ma Kara
scosse la testa. “No.” Disse poi nel vedere la porta aprirsi prese Lena tra le
braccia e si gettò dal palazzo. Lena si aggrappò a lei irrigidendosi nella
paura. “Ti tengo io.” Affermò la ragazza e Lena sorrise nel vedere i suoi occhi
brillare di sicurezza.
“Mi hai già portata a volare.” Rivelò
e Kara annuì.
“La foto dei giornali, quella che ci
ha messo nei guai, sì, l’ho vista.”
“No. Ho volato con Kara.” La ragazza sorvolava gli edifici diretta verso
nessun posto in particolare, solo volando, ma nel sentire quelle parole la
guardò perplessa.
“Vuoi dire prima di sapere chi
fossi?”
“Sì.”
“Com’è possibile?”
“La galleria del vento.” Lena cercò
negli occhi di Kara un briciolo di comprensione
qualcosa che le dicesse che la ragazza ricordava, ma la giovane si strinse
nelle spalle.
“Mi dispiace, non so di cosa parli.”
“Non importa…” Mormorò Lena delusa,
ma Kara scosse la testa.
“Importa invece. Adesso voglio la
verità, tutta la verità, ogni dettaglio di quello che è successo.”
“Kara… ho
preso una decisione, per il tuo bene e…”
“Non mi importa.” La bloccò Kara, esasperata. “Solo questo ha importanza.” Si fermò
nell’aria poi spinse i loro volti ad avvicinarsi, baciandola.
“Penseranno che io sia stata rapita
di nuovo.” Le ricordò Lena.
“Abbiamo bisogno di parlare, io ho
bisogno che tu mi parli, non posso permettere che cambi idea o che scappi a Metropolis per vedere quella…”
Per la prima volta il viso di Lena si
illuminò in un sorriso e Kara fece una smorfia.
“Volevo allontanarti, non è successo
nulla con quella donna, non so neppure come si chiama.” Kara
sentì la calma scendere su di lei.
“La verità finalmente.” Disse e Lena
annuì con rammarico.
“Mi dispiace.”
“Smettila di dispiacerti.” Mormorò,
ma poi la baciò come a voler attenuare la severità delle sue parole.
“Stasera, stasera vieni da me e ti
spiegherò ogni cosa.”
“Stasera? Promesso?”
“Sì.”
“Parola di Luthor?”
Chiese Kara e fece di nuovo ridere Lena.
“Per quello che vale: parola di Luthor.”
“Bene.” Kara
si lasciò scendere fino a posare i piedi sul balcone dell’ufficio di Lena.
All’interno la sua segretaria, chiaramente in agitazione, si voltò e nel
vederle arrossì per poi uscire rapidamente dall’ufficio.
“Ops…”
Mormorò Kara arrossendo e mostrando di nuovo la
ragazza dolce e impacciata che era quando non indossava il costume.
“Non ti preoccupare, Jess è estremamente
fidata.”
“Lo so! Non voleva dirmi neppure
dov’eri.”
“Ah…”
“Ed ero in costume!” Protestò ancora
offesa Kara, Lena sorrise.
“La pago profumatamente per la sua
lealtà e non mi ha mai deluso.” Kara fece una smorfia
e Lena le posò una mano sul braccio per poi piegarsi in avanti e baciarla. “Non
essere gelosa.” Mormorò sulle sue labbra.
“Io non sono gelosa!”
“Si che lo sei e sei adorabile.” Kara arrossì e Lena la lasciò andare, ma prima che potesse
rientrare nell’ufficio Kara la richiamò.
“Lena? Solo una domanda…”
“Sì?” Chiese lei, osservando con aria
curiosa la ragazza: quale domanda era così urgente da non poter aspettare la
sera?
“L’altra notte… quando abbiamo…”
“Sì?” Lena si appoggiò alla porta
mentre si godeva la vista di Supergirl rossa di
imbarazzo.
“Non era la prima volta per noi,
vero?” Il sorriso sulle sue labbra portò via gli ultimi residui di dolore.
“No, non era la prima volta.” Poté
ammettere e si sentì finalmente leggere, leggera e felice.
“Lo immaginavo… ehm… allora a
stasera.” Affermò la ragazza cercando di darsi un tono da supereroina, poi
spiccò il volo alzandosi nell’aria e sparendo nel cielo.
Note: Avete avuto paura? Lena stava per fare un errore tremendo, ma Kara non le ha permesso di tirarsi indietro: e brava Kara, dico io! ;-)
Ho aggiunto una piccola scena: Maggie che rivela essere a conoscenza del segreto di Kara, mi infastidiva troppo non essere in linea con il telefilm quindi, fatto. Se vi chiedete quando l’ha capito, beh, è stato quando Alex le ha detto che poteva rimettere insieme Kara e Lena. Dopo tutto nel telefilm le è bastato anche di meno! ;-)
Allora cosa ne dite? Tutto è bene quel che finisce bene? Direi che ormai possiamo dire di sì, questo era il penultimo capitolo (vedete che sono buona e che vi avviso!). Non che la storia sia finita qui, c’è una promessa da mantenere e delle spiegazioni da dare… ma, insomma, preparatevi a dello zucchero! J