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Autore: Roscoe24    29/01/2017    2 recensioni
"L’avevano tirato fuori dalla jeep in cui eravamo nascosti risucchiandolo in una nuvola di fumo verde. L’avevano estirpato come si potrebbe fare con l’erbaccia. Per me, invece, quel gesto aveva significato vedermi portare via qualcuno che amavo. Con quel gesto, avevano estirpato anche il mio cuore, facendolo sparire in una nuvola verde insieme a lui."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a tutti e grazie per aver aperto la storia! È la prima volta che scrivo qualcosa su Teen Wolf, sebbene segua la serie da qualche anno, quindi mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate di questo piccolo lavoretto, se vi va!
La storia è nata rimuginando sulla
6x09 "Memory Found" e, sebbene mi trovi d’accordo con una teoria che ho letto navigando sul web secondo la quale il ritorno di Stiles dipenda sia da Scott, che da Malia che da Lydia, ho provato a concentrarmi solo su quest’ultima perché, penso, mentre il rapporto dei primi due con Stiles è sempre stato statico, diciamo così, quello con Lydia si è evoluto, modificandosi e intensificandosi stagione dopo stagione.
Bene, ho parlato forse anche troppo, quindi vi lascio alla lettura, che spero troverete di vostro gradimento! Un abbraccio virtuale a tutti! :)


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Non sapevo quello che avevo fino a quando non l’ho perso. Non sapevo di amarlo in quel modo, fino a quando, quella notte, prima di essere destinata a dimenticarmi di lui, ho visto i Cavalieri Fantasma portarmelo via. L’avevano tirato fuori dalla jeep in cui eravamo nascosti risucchiandolo in una nuvola di fumo verde. L’avevano estirpato come si potrebbe fare con l’erbaccia. Per me, invece, quel gesto aveva significato vedermi portare via qualcuno che amavo. Con quel gesto, avevano estirpato anche il mio cuore, facendolo sparire in una nuvola verde insieme a lui.
E anche quando, dopo quella notte, non riuscivo più a ricordarlo, sapevo dentro di me che qualcosa mi mancava. Dopo tutto, come avrei potuto non avere quella sensazione? Avevano portato via il mio cuore, era logico ne sentissi la mancanza.
Lo amavo.
Lo amo.
Quando me ne sono resa conto, pensavo fosse troppo tardi. Avevo sempre saputo che provava qualcosa nei miei confronti, ma ero troppo impegnata a mostrarmi come non ero per concentrarmi su di lui, che mi amava esattamente per quella che ero: non la ragazzina snob che fingeva di essere stupida per essere accettata, no, lui amava quella ragazza un po’ spaventata e preoccupata di tornare a scuola, dopo che aveva vagato nuda per il bosco durante il periodo più freddo dell’anno, perché aveva paura di essere additata come pazza. Lui amava quella parte di me, quella intelligente, quella insicura, quella spaventata da se stessa. O meglio, dalla banshee che c’è in me. Lui sarebbe stato sempre al mio fianco, sia che mi trovassi nel corridoio della scuola a parlare di compiti, sia che fossi china sul bordo della piscina scolastica ad urlare fino a sentire male alla gola dopo aver trovato un cadavere.
Hai chiamato la polizia?
Si!
Dovevi chiamare me!
Ho chiamato te!
Per primo, Lydia. Dovevi chiamare
me per primo!!
Ogni volta che trovo un cadavere devo chiamare te prima della polizia??
Certo!!
(1)
Quella sera faceva parecchio freddo, ma i brividi che correvano lungo la mia schiena erano più che altro dettati dal terrore: avevo paura di me stessa, delle mie abilità. Guardavo Scott padroneggiare la sua natura da licantropo da molto tempo, ormai. Sapevo che aveva sofferto, così come sapevo che il controllo che ormai mostrava non era certo arrivato senza dolore e complicazioni, ma ogni volta che guardavo lui, mi sembrava di vedere qualcosa che io non sarei mai stata: una creatura sovrannaturale capace di usufruire dei suoi poteri al meglio senza esserne sopraffatto, soggiogato. Stiles non mi vedeva come una creatura difettosa, come mi vedevo io. Lui si limitava a definirmi qualcosa e a vedere in quel qualcosa un potenziale che sarebbe venuto fuori con il tempo e che, probabilmente, ai suoi occhi mi rendeva ancora più speciale. Non diversa, non mostruosa come potevo sentirmi io. Solo speciale, particolare.
Quello è stato l’anno in cui ho capito di amarlo. È stato l’anno del bacio: il Darach aveva preso suo padre, l’ultimo genitore per completare l’ultimo sacrificio. Stiles aveva avuto un attacco di panico e non sapendo come aiutarlo, ho premuto le mie labbra sulle sue. Non so perché l’ho fatto. Lui aveva Malia e io.. io avevo perso quel treno da un pezzo. Ero consapevole che fosse andato avanti, che avesse superato la cotta che aveva per me da quando eravamo alle elementari, ma ho voluto farlo lo stesso. Potrebbe essere interpretato come un gesto egoista, da parte mia, il capriccio di una bambina viziata, delusa dal fatto che il ragazzo che aveva sempre avuto un debole per lei adesso lo avesse per un'altra, ma posso assicurarvi che non è così. Quel bacio era il mio disperato tentativo di stargli vicino in un momento così terribile. Avevo letto nei suoi occhi il terrore di perdere Noah, suo padre. E non potevo accettare di lasciarlo solo in un momento del genere. Non potevo accettare quella sensazione di impotenza che stava pervadendo il mio corpo, mentre lo guardavo respirare sempre più affannosamente e mi guardava con i suoi grandi occhi color nocciola in cerca di aiuto. Quegli occhi che per me c’erano sempre e avevano sempre saputo guardarmi esattamente come una ragazza vuole essere guardata – erano, i suoi occhi, quelli in cui avevo sempre letto fiducia nelle mie possibilità, sia in quelle umane, che in quelle da banshee. Per questo, non potevo accettare di non essergli d’aiuto. Così l’ho baciato. E in quel momento ho capito che ciò che provavo per lui andava al di là dell’affetto. Ciò che provavo per lui era amore. Il mio cuore me lo stava facendo capire battendo come un pazzo, come un cavallo lasciato a briglie sciolte. Potevo sentirlo scalpitare esattamente come ho potuto sentire i cavalli dei Cavalieri che me l’hanno portato via.
E quando mi sono staccata, sul suo viso era apparsa un’espressione di genuino stupore, un qualcosa che non riusciva a decifrare. Per la prima volta, la sua spiccata intelligenza non riusciva a risolvere un mistero. E quel mistero ero io, Lydia Martin, la ragazza che non gli ha mai dato motivo di pensare che tra di noi potesse nascere qualcosa di più profondo, ma che poi lo bacia in uno spogliatoio deserto per impedirgli di farsi inghiottire da un terribile attacco di panico. Non abbiamo mai parlato di quell’episodio, entrambi incapaci di gestire quella situazione. È buffo, se ci penso: siamo stati in grado di affrontare minacce peggiori, durante gli anni, ma non siamo stati in grado di parlare di quel bacio. E me ne pento. Dio, se me ne pento. Mi pento di non avergli mai detto che lo amo. Di non averglielo detto quando mi ha salvata, quando mi tenevano prigioniera dentro Eichen House. Mi pento di non avergli detto quanto fosse importante che lui credesse in me. Mi pento di non avergli detto quanto lui fosse importante per me.

“Tutto è cambiato quando l’ho baciato..” dico ad alta voce, estraniandomi dai miei ricordi.
E vedo ancora il suo viso, i suoi grandi occhi che si dilatano e il nocciola che brilla, nonostante l’espressione di stupore.
Sento ancora il mio cuore battere, mentre rivivo la scena. Mentre guardo noi due seduti per terra, in quello spogliatoio deserto, e vedo di nuovo Stiles che riesce a respirare regolarmente e io con lui.

La scena cambia: siamo in macchina, quella notte che poco fa era sfuocata, adesso è vivida come la realtà.
Ti dimenticherai di me.
No, non lo farò.
D’accordo, ma lo farai.

La sua mano afferra la mia e la stringo forte, consapevole che quei fulmini che circondano l’esterno dell’abitacolo vogliono dire una sola cosa: i Cavalieri stanno arrivando. Non voglio che arrivino, non voglio che me lo portino via.
Ma l’hanno già fatto, mi dico. Quello che adesso sento, quello che adesso vedo, è un ricordo. Un ricordo che si va ad aggiungere alla lista che è balenata nella mia mente poco fa.
Ricordati che ti amo.
“Non gliel’ho mai detto,” sussurro, mentre apro gli occhi. Scott davanti a me mi guarda in attesa di spiegazioni e comincio a piangere a dirotto.
“Eravamo insieme la sera che è stato preso. Nella Jeep. La sua jeep. La stessa che ci ha lasciati a piedi nel deserto quando siamo andanti in Messico e lui si ostinava a voler aggiustare con del nastro adesivo – quella stessa jeep che non avrebbe abbandonato per nessun motivo al mondo.” (2) Le lacrime mi bagnano il viso, scendendo copiosamente. Inarrestabili come un torrente in piena.
“Non potevo vederli, ma lui si. Sapeva che stavano arrivando e quando ho visto i fulmini, ho capito che era troppo tardi. L’avrebbero preso, lo sapevamo entrambi. È stato in quel momento che… che mi ha detto…” chiudo di nuovo gli occhi, incapace di proseguire. Scott sa cosa mi ha detto. Lo sa perché eravamo insieme quando, durante il contatto radio, ho detto a Stiles quali sono state le sue ultime parole a me.
“Non gliel’ho mai detto,” ripeto, asciugandomi le guance. “Non gliel’ho mai detto,” ed è la cosa di cui mi pento di più.

“Lydia,” la voce di Malia mi porta ad aprire gli occhi di nuovo. Quando incontro la sua figura, noto che sta guardando da un’altra parte, verso destra.
“Sta funzionando,” mi dice, così mi alzo dal tavolo dove ero seduta per tentare la mia ipnosi – che ha funzionato – e mi avvicino a loro due, che stanno guardando quel fascio di luce di un bianco così intenso da essere accecante.
Strizzo gli occhi, momentaneamente sensibili a quell’invasione di luce, ma appena mi abituo vedo che in fondo a quel tunnel c’è una figura. È lui. È Stiles. Lo so, lo sento con la stessa intensità con cui ho provato quella sensazione di vuoto, di mancanza, il giorno dopo la sua cattura.
“Stiles!” grido, andando incontro alla luce. Sento i passi di Scott e Malia dietro di me, mentre vedo la figura di Stiles che, dopo un attimo di esitazione, avanza verso la mia voce.
“Stiles, non fermarti! Vai avanti, riesco a vederti. Non fermarti!”
E non si ferma. Lo vedo venire verso di me con la stessa foga con cui un assetato potrebbe avventarsi su una bottiglia d’acqua dopo giorni trascorsi nel deserto. Dapprima è solo un’ombra, ma poi la sua figura si materializza davanti a me. Non è più circondato dalla luce, non è più solo un alone. Non è più solo un ricordo. Stiles è reale, è vivo. È carne e ossa ed è percepibile. È lì, con me. Mi sovrasta con la sua altezza come ha sempre fatto. E mi guarda con la stessa tenerezza che caratterizza il suo sguardo da fino a che ho memoria. Quella tenerezza che non ho mai ritrovato in un altro essere umano e che lo rende così speciale per me.
“Non te l’ho mai detto.”
Lui sorride, con gli occhi lucidi dall’emozione. Sa a cosa mi riferisco, quindi non chiede spiegazioni: si limita solo ad afferrarmi il viso tra le mani e, dopo essersi chinato su di me, mi bacia. Un bacio vero. Un bacio di cui probabilmente parleremo, questa volta.
Il mio cuore è tornato al suo posto. Non a sinistra del mio petto, ma al mio fianco, pronto a combattere le mie stesse battaglie.


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(1) Si tratta del dialogo, un po’ rivisitato, tra Stiles e Lydia nella 3x03 - “Fireflies”
(2) Riferimento alla 4x01 – “The Dark Moon”:  “I will never abadon this jeep! You undersand me? Ever!”


 
   
 
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