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Autore: _Pulse_    31/05/2009    5 recensioni
Questa piccola one-shot parla di Tabita, la ragazzina figlia di una stramba veggente che abbiamo conosciuto un po’ di tempo fa in “IDIOTA” e la vedremo con un problema: il suo irreale è cambiato!
Tabita fissò la radicale trasformazione del suo irreale, gli occhi più spalancati che mai, pronti a cogliere ogni minimo particolare di quell’essere meraviglioso.
- Mmmmmh… -, disse il suo irreale pensieroso, mentre guardava in una boccetta, tintinnando con le unghie sul vetro trasparente.
- Ma che cosa gli è successo?
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Questa piccola one-shot parla di Tabita, la ragazzina figlia di una stramba veggente che abbiamo conosciuto un po’ di tempo fa (in “IDIOTA”) e la vedremo con un problema: il suo irreale è cambiato! Spero che sia venuta una cosa più o meno accettabile, che apprezziate lo sforzo e che sappiate accettare anche questa mia uscita di testa! Buona lettura a tutti e grazie in anticipo (Ora che ancora non avete letto o_O)! Ary

 

 

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[Tabita in “Un irreale… che cambia”]

 

 

- Tabitaaaaaaaaa! Giuro che ti faccio ingoiare tutto il repertorio di pozioni di tua madre se non vieni subito quiiiiiiiii!

- Che c’è? -, mugugnò stropicciandosi gli occhi.

- Vieni e capirai tu stessa!

Tabita girò la testa, sprofondata in un grande cuscino di piume di colibrì, un regalo di sua madre, quella svampita e così unica mamma, e guardò scandalizzata l’orologio a cucù appeso alla parete.

- Ma è prestissimo… -, si coprì il viso con le mani, fra il disperato e… il disperato.

- Se il tuo irreale è mattiniero non ci posso fare niente io!

Tabita sbuffò e si tolse le coperte di dosso. Quasi inciampò fra qualche suo strano aggeggio, ma si rimise in equilibrio e decise che, prima di prendersi una sonora strigliata da Mr. Huge, sarebbe andata in bagno a darsi una sistemata.

Si fissò nello specchio antico e si pettinò un po’ i capelli. Quella mattina erano insopportabili: ricci ribelli che non ne volevano sapere di stare al loro posto. Sembrava di essere in amazzonia da quanto erano crespi!

Non era da lei legarseli, ma visto che Mr. Huge continuava a gridare, fece un respiro profondo e si fece una coda. Il suo viso era bello, la pelle chiara a pulita, e aveva sempre adorato i suoi occhi gialli fuori dal comune. Ma c’era davvero qualcosa di comune nella sua vita?

- Sta mattina non hai una bella cera, piccolina.

- Non ho bisogno dei tuoi commenti, Specchio parlante dei miei stivali, lo vedo benissimo da me. E non mi chiamare piccolina.

- E sei persino più acida del solito!

Non è uno scherzo, Tabita aveva sul serio uno specchio che parlava. E, ovviamente, era capitato a lei quello rompiscatole con un accento della voce stranamente femminile tanto da pensare che fosse gay. E poi era pure fissato con l’aspetto (Eheh, è uno specchio! ndA) e dava consigli prettamente inutili perché a Tabita nessuno diceva che cosa fare, se non in casi veramente eccezionali.

Si mise un grande vestito nero, molto gotico, con qualche borchia qua e là e qualche pezza colorata sulla gonna, dal verde all’arancione, e poi raggiunse Mr. Huge, che se solo avesse avuto i capelli al posto dei peli sarebbe stato pelato.

- Che cosa sta succedendo? -, chiese fiacca, ancora addormentata.

- Che cosa sta succedendo? Ma dico, Tabita, non puoi rinchiudere quel coso da qualche parte?! È un essere immondo!

- Non ti permettere! -, disse difendendo il suo irreale, pronta a scattare verso di lui, ma quando vide il suo irreale passare fra lei e Mr. Huge ne rimase come incantata: lo seguì con lo sguardo, senza riuscire a spiccicare parola.

- Ah, umani! -, disse Mr. Huge, concentrandosi di nuovo sulle sue provette.

Tabita fissò la radicale trasformazione del suo irreale, gli occhi più spalancati che mai, pronti a cogliere ogni minimo particolare di quell’essere meraviglioso.

- Mmmmmh… -, disse il suo irreale pensieroso, mentre guardava in una boccetta, tintinnando con le unghie sul vetro trasparente.

- Ma che cosa gli è successo? -, balbettò Tabita, girandosi verso la scimmia.

- E io che ne so?! L’ho visto stamattina! Sai, forse lo preferivo prima con la bava verde e i tentacoli. Tu no, Tabita?

Quella era una bella domanda. Insomma, avere un irreale come l’aveva descritto Mr. Huge era sempre stato il suo sogno, ma… avere quello splendore di fronte non era la stessa cosa.

Da verde e con i tentacoli era passato ad essere un… umano. Aveva sembianze umane, porca di quella miseria! Tabita pensava di essere immune al fascino della sua specie, aveva persino rinnegato categoricamente quell’idiota di Diamond, nonostante la sua innata bellezza, ma quella visione celestiale la faceva ricredere.

Era alto, slanciato, magro, la pelle chiara quasi quanto la sua, capelli neri con un ciuffo che gli cadeva sugli occhi, blu profondi, quasi da perdercisi dentro, i tratti del viso dolci e delicati, androgini. Indossava vestiti molto scuri, come i suoi, e aveva un piercing sul sopracciglio destro.

Quando l’essere tutt’altro che immondo si girò verso di lei e le fece un sorriso abbagliante rimase pietrificata al suo posto, gli occhi ipnotizzati nei suoi.

- Tabita, ciao -, la salutò muovendo la mano.

Ora che lo notava aveva una voce bellissima, ma da ragazzino, avrà avuto qualche anno di più dei suoi dodici anni, al massimo sedici, e anche un piercing, un altro, sulla lingua.

- Ciao, ma cosa… ti è successo?

- A chi?

- A te!

- A me niente, che io sappia -, si guardò e cercò di prendersi una coda che non esisteva.

Doveva avere ancora qualche istinto di ciò che era prima, se tentava di far girare la testa di 360 gradi.

- No, ehm… è inutile. Se continui così finirai per romperti l’osso del collo -, gli disse Tabita fermandolo sul posto.

- Oh, davvero?

- Davvero.

- Che occhi strani che hai.

- Eh?

Sbagliava, sicuramente. Eppure sentirsi la faccia bruciare non era uno dei sintomi dell’imbarazzo?

La sua pelle chiara stava andando letteralmente a fuoco, e nessuno sembrava volerle dare una mano. C’era un’unica cosa da fare, in quella situazione.

- Resta fermo qui, non ti muovere, io vado e torno, non far arrabbiare Mr. Huge, mi raccomando.

- Ok, come vuoi -, le sorrise facendole vedere ancora le stelle.

La reincarnazione scura dell’angelo si mise seduto a gambe incrociate di fronte a lei, in mezzo al corridoio fra due grandi tavoli di marmo bianco su cui stavano i mille intrugli di Mr. Huge. Sembrava molto un cane a cuccia, ubbidiente, che aspetta il suo padrone con ansia. Probabilmente aveva ancora qualche istinto animale della sua ormai passata fase di mutazione.

Tabita annuì incerta e si avviò verso l’uscita del laboratorio, sperando che sua madre per quanto svampita poteva sembrare all’apparenza, e forse lo era davvero, la potesse aiutare a risolvere quel piccolo grande problema.

 

***

 

- Piccola? Amore mio bello? Angioletto?

- Diamond, piantala -, dissi, anche se avere tutti quei bellissimi soprannomi di prima mattina, otre che farmi arrossire, mi faceva sorridere.

- Ma cucciolotta!

Si sistemò al mio fianco e cercò di infilarsi fra le coperte, ma fu una causa persa, in quanto ci ero aggrovigliata dentro e anche uscire sarebbe stato un problema.

Mi baciò il viso: la guancia, il naso, la fronte, le palpebre chiuse, l’angolo della labbra, fino ad arrivare al collo e alla spalla.

- Diamond -, sussurrai sorridendo e trattenendo le risate.

- Sì, che c’è principessina delle dormiglione? Ma La Bella addormentata nel bosco non è ancora arrivata a rivendicare il suo posto?

- Quante volte l’hai visto quel cartone nel giro di due settimane?

- Forse tremila.

- E ne vai orgoglioso?

- Senti, io dovevo recuperare! Dovrò pure avere qualche nozione umana, no?

- Sì, certo, solo che io intendevo… che ne so, imparare le parole che si usano fra i giovani, le cose che fanno i ragazzi della nostra età… non guardare i cartoni animati dei bambini di tre anni!

- Uhm, capisco. Però una cosa che fanno i ragazzi della nostra età l’ho imparata!

- E quale sarebbe? -, mi girai, non sapevo come avevo fatto, e lo guardai negli occhi. Solo allora capii a cosa si riferiva.

Mi prese il viso fra le mani e mi baciò, lasciandosi sempre più trasportare, mettendosi comodamente sdraiato sopra di me.

- Diamond, sai che sei molto bravo a fare… quella cosa? -, sussurrai arrossendo.

- Lo so, grazie.

- Cos’è, il giorno Modestia Zero?

- Scherzavo, tesorino! Grazie, è una bella cosa sentirselo dire da te.

- E da chi dovresti sentirtelo dire?

- Già, hai ragione -, sorrise sbarazzino e mi baciò la punta del naso.

- La colazione si raffredda se continuiamo così.

- Colazione?

- Sì, ti ho portato la colazione! -, disse emozionato come un bambino. Io più che altro sbiancai e mi tappai la bocca per trattenere un urlo.

L’ultima volta che aveva preparato qualcosa lui mi era venuto il mal di stomaco perché avevo dovuto per forza mangiare, per non offenderlo.

- Diamond, non dovevi!

- Oh, coniglietta, per me è un piacere!

- Ah, non ne dubito… -, mormorai coprendomi il viso con le mani, rassegnata.

Inutile sperare che sia migliorato?

Mi misi seduta sul letto e mi sistemai i capelli dietro le spalle, il lenzuolo tenuto sotto alle ascelle. Diamond mi mise davanti un vassoio e ne rimasi colpita: c’era un bicchiere di caffè con il logo del bar lì di fronte e delle brioches di bellissimo aspetto. Alzai lo sguardo su di lui, addolcita, la testa sulla spalla.

- Diamond…

- Che c’è, non va bene nemmeno così?

- No, va benissimo, ma… perché non hai cucinato tu?

- Perché non volevo che stessi ancora male per colpa mia! Forse non sono così bravo.

- Forse? -, alzai il sopracciglio divertita.

- Ok, sono una frana, ma devo ancora imparare!

- Dai, vieni qui trottolino -, allungai le braccia verso di lui, gli occhi chiusi.

- Ma mica era Trottolino amoroso dududadada?

- Sì, ma ci metto troppo tempo a dirlo per intero. Muoviti!

Si tuffò sul letto con gli occhi sorridenti e mi abbracciò baciandomi le labbra, felice come un bambino a Natale, di fronte a milioni di regali sotto l’albero.

- Sei mio, tutto mio… -, sussurrai con le mani fra i suoi capelli biondi profumati all’albicocca.

- Io l’ho sempre detto che hai delle manie di potere.

Risimo assieme poi feci colazione, mentre lui si vestiva. A me sarebbe andato bene comunque vederlo girare per casa solo in boxer… anzi, mi avrebbe fatta felice! Ma purtroppo alcune cose ancora non le capiva.

- Andiamo da Mr. Huge? -, mi chiese con la testa che cercava il buco del collo nella maglietta.

Quasi non mi strozzai a quella richiesta. Non poteva dire: Andiamo da Adalgisa? Oppure: Andiamo da Tabita? Avrei pure smesso di essere gelosa! Invece no: Andiamo da Mr. Huge?

- Ti devo ricordare che odio quella scimmia?
- Ma perché, è così simpatico!

- Non è per niente simpatico, primo, e poi diciamo che è un odio reciproco.

- Mr. Huge non ti odia.

- No, infatti l’ultima volta che siamo andati voleva farmi bere un intruglio spacciandolo per aranciata!

- È stato un errore.

- Ah, tanto è inutile con te, Diamond! Lo difenderesti pure se io avessi le prove!

- Dai, gelosona, non fare così…

- Gelosona a chi?! Io dovrei essere gelosa di una scimmia?

Diamond alzò le spalle, mise un ginocchio sul letto e si sporse per baciarmi e per fare pace, ma io girai il viso dall’altra parte, incrociando le braccia al petto. Lui non si arrese e tentò di baciarmi, prima dove poteva, poi cercò di raggiungere le mie labbra. Io trattenevo un sorriso, mordendomi il labbro, e quando proprio non ce la feci più girai il viso verso il suo e lo travolsi in un bacio appassionato, facendolo cadere sdraiato sul letto.

- Allora vedi che sei gelosa? -, disse accarezzandomi la schiena con la punta delle dita.

- Forse.

- Ma io sono solo tuo!

- Resta il fatto che io odio quella scimmia.

- E va bene, cocciuta mia.

 

***

 

Appena arrivati da Adalgisa e famiglia ci accorgemmo che c’era qualcosa che non andava: come mai non eravamo rimasti appiccicati al pavimento a causa della bava verde dell’irreale di Tabita?

- Buon giorno… -, dissi guardandomi intorno.

- Buon giorno -, disse Tabita mogia, seduta al tavolo della madre, le unghie che stridevano sul vetro della sfera, l’altra mano che sorreggeva la testa.

- Ehi, che cos’hai? -, le chiesi.

- Nulla -, sospirò.

- Non è vero.

- Il suo irreale ha cambiato aspetto.

Ci girammo verso Adalgisa, nascosta da tre scatoloni impilati l’uno sull’altro. Diamond andò ad aiutarla perché traballavano pericolosamente e sarebbe stato un macello se fossero caduti, come la volta in eravamo diventati tutti blu a causa di una reazione chimica fra due pozioni. C’erano volute tre ore buone per tornare al nostro colore normale.

- Grazie tesoro -, gli disse sorridendo.

- Ma… che vuol dire che il suo irreale ha cambiato aspetto?

Tabita sospirò ancora, demoralizzata, mentre sua madre si accingeva a raccontarci quello che era successo.

- Tabita sta diventando grande, non è più una bambina ormai, e non le interessano più i mostriciattoli con la bava verde e i tentacoli.

- Niente più bava verde? Wow, è una cosa fantastica! -, gridai al settimo cielo, ma mi ricomposi quando vidi Tabita con gli occhi spenti. Lei non doveva esserne entusiasta.

- Ah, ehm… e allora che cosa si può fare?

- Niente, perché è la mente di Tabita che regola il suo irreale. Il fatto è che lei ora lo vuole proprio com’è adesso, solo che si deve ancora abituare.

- E… dov’è? Posso vederlo?

- Te lo faccio venire qui -, disse Tabita prima che comparisse magicamente al suo fianco, seduto ancora a gambe incrociate, che giocava con il collarino di borchie che aveva intorno al collo.

- Ciao -, salutò allegro, muovendo la mano.

- Ciao, ehm…

- Non ha ancora un nome.

- Oh. Quanto sei carino!

- Ary! -, Diamond mi tirò una gomitata nelle costole che mi tolse il respiro.

- Ma è la pura verità! -, mi lamentai.

- Lo sai che sono geloso!

- E quindi? Cavolo, è stupendo!

- Anch’io sono gelosa! -, disse Tabita alzandosi e mettendosi in ginocchio di fianco a lui. Prese ad accarezzargli i capelli e il viso, lui ad occhi chiusi si faceva coccolare proprio come un cagnolino.

- Direi che Bill è il nome giusto per lui -, propose Diamond.

- Perché Bill?

- Bill è un nome da cani.

- Ma lui non è un cane.

- Visto che è un nome anche da umano e che si comporta come un cane…

- Non hai tutti i torti -, dissi.

- A te piace? -, chiese Tabita al suo irreale.

- Sì, Bill è carino.

Aveva pure una bellissima voce, ma mi trattenni nel commentare, prima di trovarmi all’ospedale con le costole rotte a forza di gomitate.

- Bene, allora sarà Bill!

- Uhm.

- Non sei convinta?

- No, è per quello. È che adesso… che ci faccio?

- In che senso? Non ti capisco, Tabita.

- Che ci faccio con un irreale con sembianze umane? Non posso giocarci e lanciargli i bastoncini!

- Oh. Beh, potresti… farlo diventare tuo amico, dirgli tutti i tuoi segreti, giocare a giochi più umani con lui… E magari, chissà, un giorno diventerà pure come Diamond, un umano a tutti gli effetti, vi sposerete e avrete tanti bei bambini!

Tutti mi guardarono storcendo il naso, tranne Bill, l’ignaro.

- Avremo dei cosa? -, mi chiese Diamond.

- Niente, lascia perdere -, gli tappai la bocca con la mano, imbarazzata.

- Frena con la fantasia, Ary -, sogghignò Tabita.

- Sei una ragazzina insopportabile, te l’ho mai detto?

- Giusto quei due o tre milioni di volte, e ti ho sempre detto di non farmi questi complimenti, se no mi imbarazzo!

- Tabita! Giuro che questa volta non la passi liscia!

Lasciai Diamond libero di parlare e rincorsi Tabita. Chissà se poi tutti i nostri sogni si sarebbero avverati, un giorno. Chissà. Intanto il mio sogno era quello di appenderla al muro per i capelli, e sapevo che se solo l’avessi presa si sarebbe realizzato.

Bill e Diamond si guardarono e sollevarono le spalle sorridendo.

- Ragazze! -, intonarono assieme, andando da Mr. Huge.

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Nota: Ah, mi sono dimenticata di dirvi che per il personaggio di Bill, l'irreale di Tabita in forma umana, mi sono ispirata proprio a Bill Kaulitz dei Tokio Hotel (Il mio gruppo preferito *___*), ma dovete prenderlo quando aveva quindici, sedici anni, quando ancora aveva i capelli corti e sembrava un ragazzino! Ecco, con questo ho finito. Grazie a tutti, anche solo a chi è stato così coraggioso da leggere! Ary

Spero di aver fatto felici tutte le fan di questa storia, in breve: Alebluerose91, FukoChan, ElisabethXD, Artemisia Loren, hanon chan, Lally_the best, hikary, Scarabocchio_ (La mia Socia!), lily25, Nells, Charlie_me, ChasingTheSun, billy_72, ilchan89yamapi, e tutti gli altri che hanno messo fra i preferiti questa ff che ha come protagonisti Ary e Diamond, Diana, Tabita e Adalgisa... Grazie, siete troppi da elencare! Aspetto i vostri commenti! Un bacio, Ary.   

   
 
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