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Autore: Christine_Heart    03/02/2017    0 recensioni
Acheron lo guardò stranito, come se le parole appena dette non avevano senso.
Sorrise contento e disse:
«Papà icino!» esclamò il bimbo felice, portandosi le manine sul cuore, una sopra l'altra.
Papà! Non mi ha mai chiamato Dottore o Smith o in qualsiasi altro modo. Non ha mai chiesto il mio vero nome, il mio vero essere. Da quando ha iniziato a parlare, non si è mai rivolto a me con quel nome che adotto con tutti, con quel nome che di solito per me significa tanto, per lui sono solo papà, sono il suo papà.
«Empre!!!» disse alla fine formando un piccolo arco con le braccia.
Il Dottore sorrise intenerito mentre dentro sentiva piangere per la commozione.
«Il papà ti starà vicino in ogni momento non temere.» gli sussurrò con gentilezza, accarezzandogli con affetto la guancia.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa, TARDIS
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Papà Dottore'
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Capitolo 2: Ricordi e Similitudini

 

Vide la sua bellissima madre distesa sul suo letto dorato, il corpo ricoperto di sudore, il viso terreo, mentre una servitrice le scostava gli umidi capelli biondi dai chiari occhi azzurri. Non aveva mai visto sua madre più piena di gioia di quel giorno. La stanza era affollata da burocrati di corte, e suo padre, il re, era in piedi a fianco del letto con i suoi capi di Stato. Le lunghe finestre a vetrate colorate erano aperte, lasciando che la fresca aria del mare offrisse sollievo dalla calura di quel giorno d'estate inoltrata.
«È un altro bellissimo bambino» proclamò con gioia la levatrice, avvolgendo il neonato in una coperta.
«Per la dolce mano di Artemide, Aara, mi hai reso orgoglioso!» disse suo padre mentre un fragoroso grido di giubilo riecheggiava per la stanza.
«Due gemelli per governare le nostre isole gemelle!»
Ridendo, sua madre osservò la levatrice ripulire il primogenito.
Acheron, si sforzò di respirare attraverso i suoi nuovi polmoni. Aveva inspirato per bene e a fondo quando udì un grido allarmato.
«Zeus abbia pietà, il più grande è malformato, vostre maestà.»
Sua madre alzò gli occhi, la fronte corrugata dalla preoccupazione.
«Com'è possibile?»
La levatrice lo portò da sua madre, che teneva il secondogenito contro il seno.
Spaventato, il bimbo voleva solo essere confortato. Allungò una manina verso il fratello che aveva condiviso con lui il grembo nei mesi passati. Se solo avesse potuto toccare suo fratello, tutto sarebbe andato a posto. Lui lo sapeva.
Invece sua madre allontanò suo fratello, via dalla sua vista e fuori portata. «Non può essere» singhiozzò sua madre. «È cieco.»
«Non cieco, maestà» disse l'anziana sapiente facendosi avanti attraverso la folla. Le sue vesti bianche erano pesantemente ricamate con filo d'oro e indossava un'elaborata ghirlanda dorata sopra i capelli ingrigiti. «Ti è stato mandato dagli dei.»
Il re strinse gli occhi con rabbia verso la regina. «Sei stata infedele?» accusò Aara.
«No, mai.»
«Allora in che modo è venuto dai tuoi lombi? Tutti noi qui l'abbiamo visto.»
Tutti quanti nella stanza fissarono la sapiente, la quale guardò con aria assente il bimbo inerme che piangeva affinché qualcuno lo prendesse e gli desse conforto. Calore.
«Questo bambino sarà un distruttore» disse, la sua voce antica che risuonava forte e stentorea in modo che tutti potessero udire il suo annuncio. «Il suo tocco porterà la morte a molti. Nemmeno gli dei stessi saranno al sicuro dalla sua ira.»
«Allora uccidiamolo adesso.» Il re ordinò alla sua guardia di estrarre la spada e uccidere il bimbo.
«No!» esclamò la sapiente, fermando la guardia prima che potesse esaudire il volere del re. «Uccidi questo neonato e anche tuo figlio morirà, maestà. Le loro forze vitali sono collegate. È il volere degli dei che tu lo allevi fino all'età adulta.»
Il bimbo singhiozzò, non comprendendo la paura che percepiva da quelli attorno a lui. Tutto ciò che voleva era essere tenuto in braccio come suo fratello. Che qualcuno lo coccolasse e gli dicesse che tutto sarebbe andato bene.
«Non alleverò un mostro» tuonò il re.
«Non hai scelta.» La sapiente prese il bimbo dalla levatrice e lo porse alla regina. «È nato dal tuo corpo, maestà. È tuo figlio.»
Il bimbo strillò ancora più forte, protendendo di nuovo le manine verso sua madre. Lei si ritrasse, stringendo il secondogenito contro il petto ancora più forte di prima. «Non lo allatterò. Non lo toccherò. Levalo dalla mia vista.»
La sapiente portò il bambino da suo padre. «E tu, maestà? Non lo riconoscerai?»
«Mai. Quello non è figlio mio.»
La sapiente trasse un profondo respiro e mostrò il bambino a tutta la stanza. La sua stretta era debole, il suo tocco privo d'amore o compassione.
«Allora verrà chiamato Acheron, come Acheronte, il fiume del dolore. E come quel fiume del mondo sotterraneo, il suo viaggio sarà buio, lungo e paziente. Sarà in grado di dare la vita e di toglierla. Camminerà attraverso la vita solo e abbandonato, cercando sempre gentilezza e trovando sempre crudeltà.»
La sapiente abbassò lo sguardo verso l'infante tra le sue mani e pronunciò la semplice verità che avrebbe tormentato il bimbo per il resto della sua esistenza.
«Che gli dei abbiano pietà di te, piccolino. Nessun altro l'avrà mai.»


Il Dottore si svegliò di soprassalto, scosso da un pianto forte e improvviso.
Svelto si voltò verso il piccolo che gli dormiva accanto, protetto da una pila di cuscini.
Il bimbo strillò di nuovo con tutto il fiato che aveva in gola, agitando le manine.
Le sue guanciotte si erano colorate subito di rosso, e le lacrime iniziavano a scendere copiose.
«Shhhh, calma calma...» gli sussurrò il Dottore, prendendolo tra le braccia con dolcezza.
«Scusa, mi sono addormentato...» gli spiegò con pazienza.
«Che succede...mi sono mosso con troppa fretta...ti ho fatto paura?!?» gli chiese tranquillo.
«Perdonami, non volevo spaventarti, è stato tutta colpa di quel brutto sog...» ma non ebbe la forza di finire la frase, non era sicuro del fatto che fosse davvero stato qualcosa di simile.
«Va tutto bene piccolo.» gli confesso calmo.
Lo cullò con attenzione, mentre il piccolo tendeva le braccia verso di lui.
«Dai forza, ora basta...non è stato niente.» gli sussurrò ancora.
Ma lo stesso Dottore era ancora sconvolto da quello che aveva appena visto.
Era solo un sogno vero??? pensò il Dottore, mentre la sua fronte era ancora medita di sudore.
Cullò ancora il piccolo, che sembrava non volersi calmare.
«Sta tranquillo piccolo, qui sei al sicuro, nessuno ti farà del male.» gli disse mentre sollevava le gambe contro il suo petto.
«Non devi temere, fin quando starai qui, non permetterò a nessuno di farti del male.» gli disse ancora, mentre con dolcezza gli accarezza la testa.
Con attenzione lo sistemo sulle sue gambe ben alzate, lasciando che la testolina agitata si posasse sulle sue ginocchia.
«Sei stato tu, non è vero?!?» gli domandò poi, prendendogli le manine.
«Il bimbo che ho visto in quella visione, eri tu giuso?!?» chiese ancora con un sorriso timido, portandogli via il primo lacrimone dalla guancia.
«Era il tuo primo ricordo, vero?!?» chiese di nuovo, sfiorandogli la guancia.
Gli sorrise ancora una volta con fare incoraggiante, sfiorandogli di nuovo il viso con delicatezza.
«E' stata la prima cosa che hai visto, e quindi anche la prima cosa che hai provato.» si provò a spiegare mentre con affetto guardava gli occhietti gonfi e rossi del piccolo che ormai, calmato dalle parole del Dottore, aveva smesso di piangere.
«Ho percepito le tue stesse emozioni.» gli disse quasi nervoso.
«Tu mi hai trasmesso...» ma non riuscì a dirlo.
Paura, dolore...abbandono.” tutte sensazioni che il Dottore conosceva fin troppo bene.
Deglutì con l'amaro in bocca, per quello che aveva appena pensato.
“Come si può essere così spietati con un bimbo così piccolo?!? E' appena venuto al mondo, è riuscito solo a fare il suo primo respiro con i suoi piccoli polmoni, e già la sua stessa famiglia lo vuole morto...con quale coraggio...questa mentalità io non riesco a capirla!” si torturò il Dottore, ma per quato ci provasse non riusciva a trovare una giusta risposta.
«Cieco...» sussurrò ripensando alle parole della vecchia.
«Certo che la medicina fa davvero schifo dalle tue parti...» affermò, sollevando un dito.
«...Basta un semplice trucchetto per scoprire...» e fece ondeggiare il dito verso sinistra.
«...se la tua vista è buona...» e lo spostò verso destra.
«...oppure no.» confermò muovendolo di nuovo verso sinistra.
Sorrise di nuovo, soddisfatto del risultato che aveva appena ottenuto.
«E sembra proprio che tu abbia un'ottima vista!» si complimentò il Dottore.
«Ippocrate sarebbe disgustato dalla donna che ti ha dato del non vedente.» scherzò divertito chinandosi sul piccolo, quasi a volergli tirare su il morale.

«Allora uccidiamolo adesso.»
“Uccidere...un innocente?!?” pensò sconvolto il Dottore.

«Non alleverò un mostro»
“Mostro?!? Ma l'avete visto, è una creaturina perfetta.” continuò a riflettere.

«Non lo allatterò. Non lo toccherò. Levalo dalla mia vista.»
“Ah...ma...è un bambino che colpe può avere?!?” pensò di nuovo.

«Mai. Quello non è figlio mio.»
“Avere un figlio è un dono, come può non capirlo?!?”
 

Il Dottore non riusciva a darsi pace, e quelle frasi crudeli continuavano a riecheggiarli in testa, sbriciolando ogni buon senso e ogni frammento del suo essere quasi umano.
Guardò il volto del bambino provando ad immaginare cosa aveva provato in quel singolo momento, piccolo e spaventato, bisognoso e solo.
«L'uomo alle volte sa essere spietato anche solo con le parole non è vero?!?» chiese con gentilezza, ma il suo tono faceva presagire che lui conosceva già la risposta.

«Allora verrà chiamato Acheron, come Acheronte, il fiume del dolore.»

«E alle volte la loro crudeltà non ha fine.» aggiunse annuendo tristemente.
«Si nasconde in un gesto...» gli spiegò accarezzandogli con la nocca la guancetta rossa.
«...In una semplice parola....» continuò senza smettere.
«....o si può celare dentro un nome.» concluse coccolando un ultima volta.
«Ho ragione Acheron?!?» chiese alla fine.
Il piccolo dagli occhi lucidi, lo fissò deciso, e sembrò quasi annuire, mentre dalla sua boccuccia usciva fuori un versetto appena udibile.
Sembrava spaventato o fortemente preoccupato, e il Dottore non poteva dargli torto.
«Non ti preoccupare piccolo, ci penserò io a te.» gli disse calmo, per non agitarlo.
« Penserò io a proteggerti, non temere.» gli confessò ancora con un sorriso.
«Non ti lascerò solo...so bene cosa vuol dire e nessuno merita un destino simile.» affermò ancora, mentre con delicatezza gli baciava le piccole nocche, con il solo scopo di tranquillizzarlo.
« Forse non potrò darti l'affetto che ti meriti...» affermo un po' confuso, arricciando le labbra distratto.
«... ma farò del mio meglio.» annuì fissando gli occhi del piccolo.

Il bimbo sembrò sorridere felice, stringendo con affetto a giacca del Dottore.
Lui rispose con dolcezza a quell'istinto, poi guardò il letto in cui aveva sistemato il piccolo per almeno quella notte.
«E domani tiriamo fuori anche la mia vecchia culla, che ne dici?!?» chiese allegro, quasi a voler cambiare argomento. Sapeva di aver bisogno di pensare ad altro, doveva distrarsi, per evitare che la sua furia silenziosa potesse prendere il sopravento.
«E' un po' vecchiotta, ma credimi è molto comoda.» confesso strizzando l'occhio al piccolo, che sembrava gradire una tale notizia.
Il Dottore gli sorrise di nuovo con tenerezza, quasi lieto del fatto di poterlo tenere con sé.
Gli accarezzò di nuovo la guancia, iniziava ad amare quel gesto, iniziava ad amare quel profumo di bimbo, iniziava ad amare i suoi versetti, iniziava ad amare quelli occhi meravigliosi che lo fissavano curioso, iniziava ad amare la sua presenza....iniziava ad amarlo.
«Ora dormi Acheron.» gli sussurrò con affettuosità, prendendolo di nuovo tra le braccia e cullandolo ancora, per aiutarlo a dormire.
«Ci sono io qui con te.» gli mormorò con bontà.
«Dormi piccolo mio.» disse ancora avvicinandolo al suo viso per baciargli la fronte.
«Dormi.» pronunciò ancora guardandolo con pazienza e affetto.
E con premura l'osservò, continuandolo a cullare, fin quando il piccolo non chiuse gli occhi sereno, con un lieve sorriso sulle labbra.


Continua...

 

Note dell’autrice:
-Corsivo: La lunga parte iniziale che vedete in corsivo non è mia ma è tratta direttamente dal libro di Acheron!
-Culla: Riferimento all'episodio 06x07 di Doctor Who: 
Un uomo buono va in guerra.

 

  
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