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Autore: TimeFlies    05/02/2017    2 recensioni
Stiles si morse il labbro sentendo il disinfettante bruciare, ma nel suo ruolo di agente dell’FBI non poteva prodursi in “ahi” o gemiti di dolore. Ne andava del suo orgoglio. Derek poi, contro ogni apparenza, sapeva essere molto delicato quando voleva e dai suoi gesti si capiva che non era la prima volta che si trovava a dover rattoppare qualcuno.
Posò la salvietta usata sulla panchina e frugò nella valigetta fino a trovare del cotone e una garza. Posizionò l’ovatta con precisione quasi maniacale prima di passare ad avvolgere la benda sul suo braccio.
A quel punto, l’adrenalina nelle vene di Stiles era diventata qualcosa di più simile all’alcol, era inebriante e cancellava ogni tipo di paura. – Sai, – esordì con un sorrisetto, – sembri nato per fare queste cose. Posso chiamarti dottor Hale?
Derek non si degnò neanche di alzare lo sguardo. – No, non puoi. Sicuro di non aver battuto anche la testa?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Moonglow (Sterek OS) – Moonglow –


Derek sbuffò borbottando tra sé e sé. – Te l’avevo detto. Se non l’avessi fatto, avresti potuto difenderti dicendo che non l’avevo fatto, ma l’ho fatto!
Stiles alzò gli occhi al cielo e fece un gesto vago con la mano come a minimizzare l’accaduto. – Sì, sì, va bene. Sappiamo entrambi quanto ti piace dire “te l’avevo detto”. Ora che l’hai fatto ti senti meglio?
Il licantropo gli scoccò un’occhiataccia di rimprovero. – No, per niente. Sai perché? Perché hai rischiato di morire oggi, per ben due volte. Due volte, Stiles!
Lui si ritrovò ad abbassare la testa come quando suo padre lo sgridava dopo una delle sue tante folli imprese che spesso e volentieri includevano anche Scott. – Ma sono vivo, è questo l’importante, no? – tentò lanciandogli uno sguardo di sottecchi.
Derek non rispose. Si alzò dalla panchina dello spogliatoio su cui erano seduti e raggiunse un armadietto bianco dall’altra parte della stanza. Indossava ancora i pantaloni dell’uniforme per le missioni tattiche, il calcio della pistola sbucava dalla cintura. La maglietta grigia si tendeva sui muscoli della sua schiena, rigidi per la tensione.
Tornò da lui e si sedette a cavalcioni sulla panca posando una piccola scatola bianca tra loro. Stiles la studiò, diffidente.
– Togliti la giacca – gli disse Derek, la voce adesso più gentile. – Fammi vedere.
Il ragazzo obbedì, cominciò a sfilarsi lentamente il giubbotto militare nero nel tentativo di nascondere il dolore che gli provocava muovere il braccio. Era stato colpito di striscio da un proiettile, la ferita in sé non era grave, ma faceva male comunque. E Derek lo percepiva perfettamente.
Il licantropo si allungò in avanti per aiutarlo, le dita leggere e attente. Stiles represse un brivido quando gli sfiorò la pelle: Derek Hale aveva sempre avuto quell’effetto su di lui, gli scatenava scariche elettriche sottopelle con una semplice carezza, gli faceva mancare battiti con un singolo sguardo.
Alla vista della ferita, Derek si lasciò sfuggire una smorfia preoccupata. Probabilmente aveva visto anche di peggio, ma qualunque tipo di taglio o escoriazione su Stiles diventava in modo automatico più grave e più profondo. E lui diventava più ansioso, suo malgrado.
Quando lo sapeva in pericolo non riusciva a vederlo come l’agente addestrato e preparato che era diventato, tornava a considerarlo il ragazzino allampanato dei tempi del liceo, uno Stiles diciassettenne ostinato e spericolato che aveva costante bisogno di qualcuno che gli impedisse di cacciarsi in guai più grandi di lui. Adesso Stiles Stilinski era del tutto capace di difendersi da solo, sapeva maneggiare diversi tipi di armi da fuoco e aveva molta esperienza sul campo. Eppure il subconscio di Derek non sempre si ricordava che quello stesso Stiles a cui aveva salvato la vita tante volte ora poteva farlo per conto suo e poteva anche proteggere delle persone.
Il licantropo distolse lo sguardo per abbassarlo sulla valigetta del pronto soccorso e cercare di tornare lucido e razionale. Prese un paio di salviette imbevute di disinfettante per poi aprirle aiutandosi con i denti. Si accorse che la pelle di Stiles era coperta di brividi quando tornò a guardarlo.
– È okay, mmh? È finita – sussurrò quindi con un piccolo sorriso. – Hai preso il cattivo.
Il ragazzo sfoderò un’espressione spavalda. – Sì, certo, sto bene, Der. Benissimo. Sento di avere addirittura il coraggio per chiedere un aumento al capo.
– Non tirare troppo la corda – borbottò lui cominciando a pulire la ferita con delicatezza.
Stiles si morse il labbro sentendo il disinfettante bruciare, ma nel suo ruolo di agente dell’FBI non poteva prodursi in “ahi” o gemiti di dolore. Ne andava del suo orgoglio. Derek poi, contro ogni apparenza, sapeva essere molto delicato quando voleva e dai suoi gesti si capiva che non era la prima volta che si trovava a dover rattoppare qualcuno.
Posò la salvietta usata sulla panchina e frugò nella valigetta fino a trovare del cotone e una garza. Posizionò l’ovatta con precisione quasi maniacale prima di passare ad avvolgere la benda sul suo braccio.
A quel punto, l’adrenalina nelle vene di Stiles era diventata qualcosa di più simile all’alcol, era inebriante e cancellava ogni tipo di paura. – Sai, – esordì con un sorrisetto, – sembri nato per fare queste cose. Posso chiamarti dottor Hale?
Derek non si degnò neanche di alzare lo sguardo. – No, non puoi. Sicuro di non aver battuto anche la testa?
Il ragazzo fece una smorfia di fronte a quella mancanza di senso dell’umorismo. – Il soprannome Sourwolf è proprio azzeccato per te, sai? Ti sei mangiato la gioia di vivere a colazione?
– Sei consapevole di parlare a vanvera quando sei nervoso? – replicò il licantropo inarcando un sopracciglio mentre finiva di fermare la garza.
Stiles deglutì e scrollò le spalle per minimizzare. Di nuovo. – Non sono nervoso.
– È normale esserlo dopo una missione del genere. In pratica ti sei buttato in mezzo ad un’intera gang di narcotrafficanti armati fino ai denti, direi che puoi concederti un po’ d’ansia – ribatté Derek passando ad occuparsi del taglio sul suo zigomo.
Lui sentì un brivido scendergli lungo la schiena nel ripensare a quei momenti. – Già, non è stata una mossa molto furba, eh?
– Ha funzionato, è questo quello che conta – mormorò Derek, eppure Stiles notava comunque la tensione nei suoi muscoli, sembra stesse comprimendo il tumulto di emozioni che provava per non farglielo pesare.
Lasciò che il licantropo applicasse tre sottili cerotti sulla ferita prima di espirare a fondo e passarsi una mano tra i capelli. Amava il suo lavoro con tutto se stesso, ma amava allo stesso modo, se non di più Derek Hale, il lupo mannaro più imbronciato e con meno senso dell’umorismo del mondo; se adesso lui stava male per colpa della sua sconsideratezza voleva rimediare.
Si schiarì la gola osservandolo di sottecchi mentre riordinava bende e cerotti nella valigetta del pronto soccorso. – Ehi Der, senti, mi dispiace essere stato così impulsivo e avventato. So che c’è un protocollo e che avevamo degli ordini ben precisi, ma… ho visto l’occasione e l’ho colta. Scusa se ti ho fatto stare in ansia.
Derek trasse un respiro profondo e lo guardo con quei suoi occhi verdi come le intricate foreste di Beacon Hills. – Quando ci siamo messi insieme la tua impulsività è una cosa di cui ho tenuto conto. Sapevo che avrei dovuto affrontare le tue idee improvvise e pazze e che avrei dovuto riempirti di cerotti mentre tu ti vantavi delle tue prodezze – Sorrise divertito di fronte all’espressione indignata del ragazzo. – Ma mi andava bene. Mi va bene anche adesso, perché tu sei anche questo, Stiles, sei geniale e intuitivo, ma sei anche iperattivo e sconsiderato. E ti amo per questo.
Stiles sentì le proprie sopracciglia schizzare verso l’alto. Ci volevano sforzi titanici per scucire a Derek Hale qualcosa di più di un semplice grugnito o di una risposta a monosillabi, soprattutto quando era arrabbiato per una delle sue imprese folli, eppure adesso gli aveva appena detto che lo amava. Ad alta voce poi. Che fosse un primo segnale dell’avvicinarsi dell’apocalisse?
Derek tossicchiò senza guardarlo. – Non devi dire niente, comunque. Cioè, non devi dire cose che non provi, non voglio…
Stiles gli afferrò il viso con entrambe le mani e lo baciò. Era come premere il grilletto di una pistola, come rischiare la vita in missione, come affrontare la tua più grande paura. Adrenalina pura che correva nelle vene, il cuore in subbuglio che batteva frenetico contro le costole.
Derek ricambiò il bacio, schiuse le labbra contro le sue solleticandogli la pelle con l’accenno di barba che gli scuriva le guance. Dopo tante ore di tensione e pericolo, baciarsi sembrava la cosa più giusta del mondo, quasi stessero ristabilendo l’equilibrio dell’universo così.
Stiles si scostò da lui con un piccolo sospiro, metà sollevato e metà soddisfatto. – Ti amo anche io, tanto per la cronaca.
Derek borbottò qualcosa che assomigliava molto a “idiota” prima di tirarlo di nuovo contro di sé e baciarlo ancora. – La prossima volta che decidi di rischiare la vita, dammi un minimo di preavviso, intensi?
Il ragazzo annuì distrattamente, troppo impegnato a lasciargli piccoli baci sulla linea della mascella. – Ti lascio un promemoria sul frigo, va bene?
Le braccia di Derek scivolarono intorno alla sua vita per avvicinarlo ancora di più a sé. – Perfetto.




SPAZIO AUTRICE: Ehilà!
So di essere tremendamente in ritardo con gli aggiornamenti delle altre mie storie, ma... diciamo che gli Sterek sono gli Sterek.
Dopo alcuni scleri sul winter finale della sesta stagione è nata questa cosina qui, che non so bene come definire. E' la mia prima fan fiction quindi può darsi che i personaggi siano un po' OOC , devo ancora prenderci la mano. In ogni caso, ho adorato scrivere di loro due, soprattutto di quel Sourwolf che è Derek *-*
Spero vi sia piaciuto questo mio primo esperimento nel mondo delle fan fiction!
A presto!

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