2.
Avevo
puntato la sveglia per le sei del
mattino, ma fui in piedi già da un’ora quando la
sentii suonare. Non ero
riuscito a dormire molto da quanto ero agitato. Poteva sembrare
assurdo, visto
che mi attendevano alcuni giorni di viaggio prima di arrivare a
destinazione, e
quindi avevo ancora molto tempo per prepararmi mentalmente.
Ma era un altro il
motivo della mia preoccupazione.
Mi vestii, riempii un borsone con tutto quello di cui avevo bisogno,
lasciai la
mia stanza, e, quatto quatto, per non svegliare i miei genitori che
ancora dormivano,
scesi al piano di sotto.
Non avevo tempo per fare colazione, quindi con uno
sforzo di volontà sovrumano ignorai l’invitante
porta aperta della cucina e
passai oltre.
Devo partire subito. Non posso fermarmi a
far colazione. Avrò tutto il tempo per mangiare durante il
viaggio. Sì, sì,
farò così, pensai tra me e
me, convintissimo.
Mentre, tornato sui miei passi, stavo
già rovesciandomi un cartone di latte e un’intera
scatola di biscotti
direttamente in bocca.
Ehi, si trattava di uno
spuntino veloce!
Inoltre, con la pancia piena avrei
affrontato il viaggio molto meglio.
Una volta sazio, fui finalmente pronto a partire. Raccolsi il
borsone…
-Che ci fai già in piedi a quest’ora, Choji?
…e lo lasciai cadere subito, congelandomi sul posto. Sotto
l’uscio della
cucina, in vestaglia e ancora un po’ assonnata, era apparsa
mia mamma.
-Oh! Erm... Sto andando... In missione, sì! Ho ricevuto gli
ordini stanotte!-
risposi. In fondo, per metà non era una bugia.
-In missione? Vestito in quel modo?
Mamma mi squadrò da capo a piedi, dubbiosa. E un
po’ la capii: per mescolarmi ai ragazzi
che vivevano nell’orfanotrofio avevo scelto una maglietta
verde e dei
pantaloncini corti blu, qualcosa che non mi si vedeva indossare tanto
spesso.
-Si tratta di una missione di spionaggio- spiegai –devo
tenere d’occhio un
ninja traditore a piede libero, quindi c’è bisogno
che mi mescoli alla folla
per pedinarlo meglio, capisci?
Mamma annuì, senza dire nulla.
-Starò via un bel po’, forse… Fammi
pensare …due settimane, o giù di lì.
Credo. Ma non
ti preoccupare, saprò mantenermi bene!- dissi, indicando il
mio borsone con un
sorriso.
Mamma annuì ancora, e ancora senza aprire bocca, e si fece
da parte per farmi
passare.
Mi sentii molto in imbarazzo. Di certo
non doveva essere stato bello per lei scoprire, già appena
sveglia, che sarei
stato lontano da casa per una missione pericolosa… e io non
sapevo proprio cos’altro
dire per tranquillizzarla!
Indossai la tracolla del mio grande bagaglio su una spalla e uscii
dalla
cucina. Avevo già aperto la porta e stavo per salutare,
quando mia madre mi
anticipò.
-Non vuoi salutare tuo padre, prima di andare?
Sussultai.
-Sta ancora dormendo?- le chiedi senza guardarla -allora, no, non
voglio svegliarlo. Salutalo tu da parte
mia.
-Ma... Hai detto che non tornerai a casa prima di due settimane! Choza
ci resterà
male se non ti vedrà partire!
Sospirai.
-Devo partire subito, non posso attardarmi ancora. E poi...
Papà... Papà capirà.
Anche lui è un ninja, no?
-Lo so, ma... hai ragione- disse lei dopo un po’
–lo saluterò da parte tua. Abbi cura di
te!
-Altrettanto.
Aprii la porta.
Ero già con tutti e due i piedi fuori di casa, che mi fermai.
No! Non posso andarmene
in questo modo!
Mi voltai, tornai in cucina con una breve corsetta e diedi a mia
mamma un bacio
sulla guancia.
-Farò il possibile per tornare prima, te lo prometto! Nel
frattempo... tienimi in
caldo le mie porzioni, d’accordo? Ti voglio bene.
La salutai con un altro bacio, ed uscii senza guardarmi più
indietro.
Okay,
credo sia il caso di fermarmi un
attimo e spiegare in cosa consisteva la preoccupazione che non mi aveva
fatto
dormire.
Non avevo parlato con nessuno della mia
missione. Nemmeno con Ino, nemmeno con Shikamaru, nemmeno con mio
padre. Non
perché mi fosse stato proibito, ma... Come avrei potuto
spiegarglielo?
Siccome non sono stato granché come ninja ultimamente, se non avrò successo nella mia prossima missione allora non lo sarò proprio più...
Per testare le mie capacità ninja mi è stata assegnata una missione pericolosissima! Sì, mi vogliono testare! Perché pare che io non sia adatto a fare il ninja...
Ehi ragazzi, ho una notizia buona e una
cattiva! La cattiva è che, visto che finora ho dimostrato di
essere insicuro e
pauroso, hanno deciso di togliermi il titolo di ninja a meno che non
catturi un
pericoloso killer ricercato da vent'anni. La buona è che si
tratta di una
missione alla mia portata! Infatti devo introdurmi in un orfanotrofio e
spacciarmi per un orfano di guerra usando le mie doti naturali!
...ovvero, quelle
di essere un ragazzo insicuro e pauroso. Ripensandoci, anche questa
è una
cattiva notizia! Eh, eh, eh!...
Avrei
potuto formulare la notizia in
qualsiasi modo, ma la sostanza non sarebbe cambiata. Non solo non ero
migliorato di una virgola dalla mia promozione a chunin, ma avevo anche
fatto
talmente passi indietro che me ne mancava uno solo per non essere
più un ninja.
Da una parte non mi sarebbe dispiaciuto ricevere il sostegno di mio
padre e dei
miei migliori amici. Anzi, ne avevo un bisogno disperato, in quel
momento più
che mai. Ma dall'altra parte rimaneva il fatto che avevo deluso le loro
aspettative e la fiducia che avevano in me.
In parole povere, non avevo il coraggio
di dirglielo di persona. Preferivo che lo venissero a sapere da qualcun
altro,
e solo quando mi fossi trovato abbastanza lontano.
-Sì, è meglio così- dissi a me stesso
ad alta voce, annuendo vigorosamente -è la cosa
più giusta da fare.
Però,
mentre m'incamminavo verso i cancelli del villaggio, mi ricordai di
un'altra persona con cui desideravo parlare.
Qualcuno che, da lassù, doveva già
sapere tutto riguardo la mia situazione.
…
-Ciao,
Asuma-sensei.
Quella era la prima volta che andavo a trovare, tutto da solo, la tomba
del mio
maestro.
Mi sentivo un po' impacciato e non sapevo bene come comportarmi, ma per
fortuna
non dovevo preoccuparmi che qualcuno mi vedesse.
A quell'ora del mattino, in cui il sole
era lì lì per sorgere ma in cielo si
intravedevano ancora alcune stelle, non
c'era nessuno a fare visita al cimitero dei caduti. A parte me.
-F-fa freddino, stamattina, eh? Mi dispiace disturbarla a quest'ora,
ma... Dovevo
parlare con qualcuno.
Mi inginocchiai davanti alla lapide,
tentennando un po’.
Fra gli oggetti posati sulla tomba,
come un ultimo regalo per lui, notai anche il suo accendino, insieme ad
un
pacchetto di sigarette della sua marca preferita ancora sigillato.
Inevitabilmente, ripensati a quando Shikamaru aveva cominciato a fumare
subito
dopo la morte di Asuma-sensei. A suo dire, quello era un modo per
continuare a
sentire la sua presenza.
Io non ci avrei mai pensato, anche
perché non ne ero capace...
In quel momento mi venne un’idea.
-Mi
permetta, sensei.
Aprii il pacchetto, tirai fuori una sigaretta, la accesi... con qualche
difficoltà, lo ammetto, non era per niente facile far girare
la rotellina del
l'accendino con le mie dita paffute!... e la posai sulla tomba,
guardando poi il
filo di fumo che saliva verso l'alto.
Un po' dell'odore del fumo spostato dall'aria
mi finì nel naso.
E, come per magia, accadde l'effetto che avevo sperato.
Grazie alla mia innata passione per il cibo, sin da piccolo avevo
imparato a distinguere
e riconoscere quasi ogni tipo di odore, compresi quelli provenienti
dalle cose
non commestibili.
E quell'odore, quella puzza che avevo
sempre trovato fastidiosa, di colpo mi riportò alla mente
tutti i bei momenti
passati in compagnia di Asuma-sensei. Tutte le missioni, tutte le
chiacchierate, tutti i pranzi che mi ha offerto al BBQ, e che non ho
mai potuto
rimborsagli... Se solo mi fossi concentrato, avrei potuto scegliere un
ricordo a
caso e riviverlo dall’inizio alla fine!
Chiusi gli occhi, e l'impressione di rivederlo di fronte a me si fece
ancora
più reale. Strinsi le palpebre e mi premetti le tempie con
le dita, per
concentrarmi al massimo sulla sua immagine, e solo su quella.
Lo vidi inalare il fumo della sigaretta
che avevo acceso per lui, lo vidi sorridere, lo vidi salutarmi alzando
una
mano. Lo vidi aprire la bocca, e udii la sua voce!
Ma... Non riuscii a capire una parola.
Asuma-sensei mi stava parlando, ma non sentivo altro che il suono della
sua
voce, senza realmente distinguere le sue parole.
Cercai di accontentarmi.
-Ciao, Asuma-sense... Ah no, l’ho già
salutata prima, mi scusi. Allora, innanzitutto... Ecco, sono venuto qui
per
chiederle scusa, per un bel po’ di cose. Sa, io ci ho provato
davvero, a
mettermi a dieta, come mi ha chiesto prima di lasciarci, ma
è più forte di me!
Quando il mio stomaco brontola, non ce la faccio proprio a ignorarlo!
Asuma-sensei scosse la testa e scrollò
le spalle, ma sorrise. Mi piacque pensare che avesse comunque
apprezzato i miei
sforzi.
-Poi... Sull’altra richiesta che mi ha
fatto... Ho paura che nemmeno quella si avvererà.
Il mio maestro smise di sorridere, e mi
guardò con un’espressione né seria
né arrabbiata. Lui sapeva dove stavo per
arrivare.
-Lei mi ha chiesto di diventare il
ninja più forte di chiunque altro, ma ha sentito cosa hanno
detto? Sono diventato una palla al piede per Shikamaru e Ino, un
incapace...
Da quando lei ci ha lasciato, io ho sempre paura...
Ecco.
Temevo che sarebbe successo.
Oltre ai
momenti belli, l’odore del fumo mi fece ricordare anche
quelli brutti. Gli
ultimi istanti di vita di Asuma-sensei mi passarono davanti agli occhi,
e,
proprio come allora, non riuscii a trattenermi dal piangere a
dirotto.
-Non devi essere così duro con te stesso, Choji.
Qualcuno
mi posò una mano su una spalla, facendomi quasi venire un
coccolone.
Mi girai lentamente, aspettandomi di ritrovarmi faccia a faccia col
fantasma di
Asuma-sensei... Invece a salutarmi era stato il capitano del Team 7,
Kakashi.
-Scusami. Ti ho spaventato?- mi chiese, sorridendo con l'unica parte
del viso
non coperta dalla sua maschera.
-K-Kakashi-sensei! C-cosa ci fa qua?
-Sono venuto a salutare un paio di vecchi amici, come faccio sempre.
Anch'io sono
solito parlare con loro ad alta voce, sai?
-Davvero?
Kakashi-sensei annuì, quindi mise le mani in
tasca e alzò la testa per guardare anche lui il filo di fumo
che saliva dalla
sigaretta.
-Devo ammettere che hai avuto una bella
idea. Inalare l’odore del fumo dà proprio
l’impressione che Asuma sia ancora
qui davanti a noi, in una maniera o nell’altra. Dovremo
consigliarlo anche a
Kurenai. ...dopo che avrà terminato la gravidanza,
ovviamente!
Ci fu una pausa di silenzio. Forse
Kakashi si aspettava che mi unissi alla conversazione, che parlassi di
come non
vedevo l’ora che il piccolo di Asuma-sensei nascesse, prima
ancora di sapere se
fosse un maschietto o una femminuccia... Ma in quel momento per la
testa non
avevo altro che le mie preoccupazioni.
-A-allora, Kakashi-sensei... Ha ascoltato
quello che ho detto? A-allora, immagino vorrà sapere tut...
-So già cosa ti aspetta.
Strabuzzai gli occhi.
-D-davvero?
-Ne sono venuto a conoscenza ieri sera
casualmente, in una conversazione con Danzou, quando sono andato a
chiedere se
c’era del lavoro per me. Non approvo il fatto che ti abbia
dato un ultimatum
così pesante, ma sono certo che te la caverai come hai
sempre fatto. È quello
che ti avrà detto anche Shikamaru, scommetto.
Feci di no con la testa, e Kakashi si
voltò con tutto il corpo per fissarmi bene.
-Non ti ha incoraggiato? Questa non me
l’aspettavo da lu...
-No, non è così!
Mi rialzai in piedi e alzai un pochino
la voce, senza rendermene conto. Avevo già
abbastanza grane a cui pensare,
ci mancava solo che Kakashi si mettesse a pensar male di Shikamaru per
causa
mia!
-Shikamaru non mi ha detto nulla,
perché non sa nulla della mia missione. Né lui,
né Ino, né mio papà, nessuno.
Non... non ne ho avuto il coraggio. Ho accennato qualcosa a mia mamma
poco fa, ma
lei è la prima persona con cui ne parlo davvero,
Kakashi-sensei.
Il capitano del Team 7 chiuse gli
occhi. O, perlomeno, l’occhio scoperto.
-Non hai detto nulla a nessuno, perché
non vuoi che rimangano delusi sapendo che potresti non essere
più un ninja se
fallissi la missione?
-Sì. Sì, è così.
Kakashi si strinse il mento tra le dita
di una mano, e si fece pensieroso.
So
cosa sta pensando,
mi
dissi. Sono un codardo che non ha nemmeno
il fegato di affrontare il disappunto dei propri amici e parenti.
...che lo pensi
pure, in fondo è la verità!...
-Però, in questo momento, sei ancora un
ninja, o sbaglio?
Chiedendomi questo, Kakashi si tolse la
mano da sotto il mento e tornò a fissarmi.
Che razza di domanda era?
-Sì, in teoria lo sono... E anche in
pratica...
-E allora, se in teoria e anche in
pratica sei ancora un ninja, non c’è motivo che il
tuo team si senta deluso. Lo sarà se fallirai la missione,
ma tu non vuoi che questo accada, giusto?
E allora va’ la fuori e consegna quel criminale alla
giustizia, così saremo
tutti orgogliosi di te.
Mi ci volle ben più di qualche secondo
per seguire il ragionamento di Kakashi. Ma quando riuscii finalmente a
comprenderlo del tutto, non potei fare a meno di dire a voce alta
ciò che
pensavo di me stesso.
-...sono così stupido.
In quel momento, il primo raggio di
sole spuntò da dietro le montagne. Sia io che Kakashi
alzammo la testa per
guardarlo: era il segnale, era giunta l’ora che partissi.
Ed era troppo tardi
per tornare indietro, tirare giù dal letto Shikamaru,
papà ed Ino e confessare
tutto...
-Sei solo un essere umano, come lo sono
anch’io. Adesso concentrati sui tuoi doveri, e non pensare ad
altro- disse
Kakashi -...e non preoccuparti, ci penserò io ad informare
la tua famiglia e il
resto del Team 10.
Nonostante continuassi a maledirmi mentalmente per la mia stupida fifa,
ero comunque
molto più tranquillo e rincuorato nel sapere che sarebbe
stato lui a parlare
con i miei della mia situazione.
-Grazie... Grazie mille, Kakashi-sensei. Ne avevo bisogno. Allora... li
saluti da
parte mia.
Il capitano del Team 7 alzò
semplicemente una mano e sorrise, per poi girarsi e continuare la sua
passeggiata mattutina.
Anche per me era arrivato il tempo di
muovermi. Prima però, accesi un'altra sigaretta per
Asuma-sensei, per
rimpiazzare la prima che era già terminata, e lo salutai con
un inchino.
Quindi, raccolsi da terra il borsone, e mi incamminai.
-Choji.
Non
ero ancora uscito dal cimitero, quando sentii Kakashi richiamarmi. Mi
voltai, ma lui non lo fece.
-Ti auguro buona fortuna per la missione, ma ti auguro anche di non
perdere di
vista la cosa più importante.
-La... cosa più importante?
-Non devo essere io a spiegartela, ma
nulla mi vieta di darti un aiutino. Qual è esattamente il
motivo per cui stavi
piangendo? E come mai, a differenza del povero Asuma, le tombe di Ino e
Shikamaru non sono ancora state scolpite? Pensaci bene.
Senza aggiungere altro, se ne andò.
Sul momento non afferrati il senso di
quelle parole, ma mi ripromisi di tenerle a mente, e di ripensarci
qualora ne
avessi sentito il bisogno.
Arrivato
sotto i cancelli di Konoha,
gettati un ultimo sguardo alle mie spalle.
Quindi, finalmente, partii.