Fanfic su attori > Tom Hiddleston
Ricorda la storia  |      
Autore: Eruanne    13/02/2017    4 recensioni
La prima volta che Thomas William Hiddleston assistette un'ammalata e si cimentò in cucina combinando un errore dietro l'altro. Come quando toccò Adele Tesei per sbaglio. Assolutamente per sbaglio.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La prima volta che...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Brodo di gallina, brodo di dado, verrebbe da dirti Ti Amo


Quando Thomas William Hiddleston suonò il campanello immaginò diversi scenari: innanzitutto la porta del colore del legno che si apriva seguita a ruota da una Susan che lo accoglieva a braccia aperte, oppure Adele con un libro stretto al petto, scocciata perché era stata interrotta, giusto per citarne un paio; così, quando si ritrovò la loro dirimpettaia, rimase leggermente confuso.

«Signora Taylor?»

La nonnina in questione gli sorrise apertamente, riconoscendolo come il compagno dell'attrice e lo invitò ad entrare.

«La sua fidanzata mi ha chiesto di passare per controllare Adele» gli spiegò, ciabattando lungo l'ingresso; gli fece strada fino in cucina, dove l'aroma del tè verde al gelsomino aleggiava nell'aria. Al nominare la coinquilina italiana Tom si accigliò ancora di più, non capendo cosa diamine stesse succedendo in quella mattinata autunnale.

«Adele?» ripeté. Dovette sembrarle davvero confuso, una scena quasi comica vista dall'esterno; se Ben o Eddie fossero stati presenti gli avrebbero riso in faccia, poco ma sicuro – persino quel traditore di Luke l'avrebbe trovato divertente.

«Oh sì, povera cara. Stamattina si è svegliata con una bella influenza, ha la febbre alta; è in camera sua che riposa, sono andata a controllare giusto dieci minuti fa. Posso affidargliela?»

Ora, la frase dell'arzilla settantacinquenne non avrebbe dovuto farlo sudare o fargli stringere appena lo stomaco – o era il cuore? Accidenti! – eppure andò esattamente in quest'ordine. E rieccoli, i diversi scenari – sul serio, doveva smetterla di rimanere sveglio fino a tardi e dormire un pochino di più, giusto per non far galoppare eccessivamente la fantasia – con le rispettive conseguenze; dovette anche far tacere un pensiero appena molesto che aveva esultato perché, finalmente, si sarebbe trovato solo con Adele.

Tutto questo durò frazioni di secondi, eppure gli sembrò strano che la signora Taylor non lo rimproverasse perché ci stava mettendo troppo a rispondere; ringraziò più di una volta d'essere un attore così da celare i sentimenti, altrimenti deducibili dalle espressioni facciali. La voce profonda di Ben gli diede dell'idiota – e da quando i pensieri gli parlavano con la voce di Ben?

Tossicchiò nervoso «Ma certo. Ci penso io.»

«Molte grazie! Mi dispiaceva lasciarla sola, sa, per qualsiasi evenienza... Ma devo proprio scappare, ho diverse commissioni da sbrigare.»

«Nessun problema, davvero. Non si preoccupi, mi fa piacere.» Ti fa piacere? Oh, Signore, la frase da maniaco potevi anche risparmiartela.

Fortunatamente la donna registrò la sua innata galanteria, visto l'ennesimo sorriso elargitogli e Tom la sentì sussurrare qualcosa che sembrava bravo giovanotto” mentre raccattava borsetta e cappotto; dopo le ultime scuse e altri ringraziamenti lo lasciò solo, a fissare la porta d'ingresso chiusa e con addosso un'insana voglia di chiamare Susan. Ma era sul set e lui non poteva – o voleva, dipendeva dai punti di vista – disturbarla. Respirò a fondo una, due, tre volte e raddrizzò le spalle, determinato a non farsi condizionare da nulla; doveva solo rimanere lì in cucina e ogni tanto accostare l'orecchio alla porta per sentire se c'erano problemi, nient'altro. Si trattava solo di una banale influenza ed era Adele, la coinquilina della sua fidanzata. Punto. Non capiva da dove veniva tutto questo nervosismo, non ce n'era motivo. Bene.

Ora più calmo, ritornò in cucina e si preparò una tazza di tè riempiendo a metà il bollitore, nel caso Adele si fosse svegliata volendo una bevanda calda; ad ogni movimento alternava un momento di pausa per ascoltare, ma a parte il ticchettio dell'orologio vintage non sentiva altro. Scelse una miscela di Ceylon dalla dispensa di Susan e bevve un primo sorso bollente prima di assecondare la-voce-di-Ben che gli ripeteva da almeno cinque minuti buoni di piantarla di perdere tempo per andare a controllare la malata. In un battito di ciglia era lì davanti alla porta e l'istante successivo stava tirando giù la maniglia pregando di fare piano; aprì uno spiraglio e sbirciò dentro, riconoscendo da subito il respiro pesante ma affannato di chi stava dormendo non del tutto tranquillo. Bé, c'era poco che potesse fare, e la signora Taylor gli aveva comunicato di non svegliarla per farle prendere la tachipirina, perciò... niente, si ritrovò a seguire l'istinto camminando a passo felpato fino al suo capezzale, finché non riuscì a distinguere il volto addormentato coperto per metà fino al naso, ed i capelli sparsi sul cuscino. Dormiva sul fianco sinistro, le braccia celate così da non mostrargli come dormisse; chissà perché se ne era sempre immaginato uno sotto il cuscino, a sostegno della testa. L'ho idealizzata troppo, constatò amaramente, se per l'idea o per quel minuscolo mattoncino che andava a formare il muro del tradimento. Adele tirò appena su con il naso risvegliandolo e facendogli capire che era tempo d'andarsene e, davvero, stava per farlo quando lo schermo del suo cellulare si illuminò all'improvviso e la vibrazione divenne l'unico rumore fastidioso nella stanza in penombra.

Tom fu rapido ad acchiapparlo prima che potesse svegliarla, indeciso sul da farsi: non ci voleva un laureato in Lingue per capire che suo padre la stava chiamando – e la foto profilo era prova inconfutabile, data la somiglianza – quindi come diamine doveva procedere?

Il giovane rampollo di Eton si concesse una parolaccia e strisciò il pollice sullo schermo, accostando l'orecchio all'apparecchio ed allontanandosi quel poco da non disturbarla; tenne la porta socchiusa e, d'impulso, rispose con l'unica frase in italiano che sapeva.

«Pronto, signor Tesei?»

Dall'altro capo del telefono arrivò solo silenzio. Per circa tre secondi.

«Chi diavolo sei?»

Di nuovo, non ci voleva un laureato in Lingue Straniere anche se Thomas William Hiddleston non aveva idea di cosa gli era stato detto, intuendolo dal tono alterato e insieme stupito. Si ritrovò a pensare la seconda parolaccia della giornata, ed era appena mezzogiorno.

«Sono Tom Hiddleston, signore. Il fidanzato di Susannah.»

«Ah sì, certo. Adele mi ha parlato di te.»

Tom sospirò di gratitudine non per il contenuto quanto nell'udire la propria lingua madre; non sapeva che il padre di Adele parlasse egregiamente inglese.

«Non si faccia un'idea sbagliata, signore, sono solo entrato per controllare sua figlia» non appena ebbe concluso strinse gli occhi e si morse le labbra; Dio, possibile che oggi ogni stupida frase diventasse ambigua?

Lo stesso pensiero dovette attraversare Tesei Senior, perché gli rispose con uno sgarbato «Avevo motivo di farmi un'idea sbagliata?»

«Nossignore, assolutamente no.» Troppo precipitoso, Hiddleston!

Altra pausa.

«Adele come sta?»

«La signora Taylor mi ha detto che aveva ancora febbre ma le aveva dato una tachipirina. Sta ancora dormendo.»

«Capisco. Hai notato se in cucina c'è del brodo? Ormai è mezzogiorno, là da voi.»

Bene, la conversazione stava procedendo ormai tranquilla «Non ho controllato, no, ma posso farlo subito.»

Si avviò a lunghi passi ma, una volta entrato, ci mise poco a scoprire che no porca miseria non c'era niente, nemmeno in frigo.

Quando lo riferì, il signor Tesei non si pose problemi. «Bé, niente di più semplice. In freezer c'è un pezzo di gallina?»

Stavolta fu il suo turno di concedersi una pausa, perché era sicuro d'aver capito male. Una gallina?

«Una gallina?» ripeté stupidamente, tanto da non far caso – in principio – al tramestio all'altro capo del telefono, nella casa italiana di Adele; una voce di donna si sovrappose a quella del padre e una parte del cervello di Tom la registrò come la voce della madre della ragazza, anche se, come da copione, non capì una emerita mazza.

«La gallina, Massimo? Sarà già tanto che abbia i cibi basilari! Nostra figlia fa la fame pur di non cucinare qualcosa di sostanzioso!»

«Va bene, ma avrà qualcosa per farsi del brodo, o ce l'avrà Susannah.»

«E' inglese, Massimo. Inglese.»

Tom si schiarì la gola e scosse appena la testa per recuperare un minimo di contegno; con la mano destra aprì le ante della dispensa, sia dell'una che dell'altra ragazza, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse servire. Quando nella parte di Adele trovò la scatoletta verde e bianca e lesse gli ingredienti, si illuminò ringraziando il Cielo.

«Ho trovato del dado vegetale!» esclamò orgoglioso, con un sorriso soddisfatto come non gli capitava da tempo; per ragioni ancora ignote, sentiva di voler presentarsi al meglio ai genitori della giovane. Sorriso che, purtroppo per lui, si incrinò appena quando udì un altro scambio di battute in italiano.

«Sonia, ha trovato il dado vegetale.»

«Non dirlo con quel tono, è stato molto gentile! Anche se non ho ancora capito chi sia...»

«Ma non va bene, dai, è orrendo! Se lo mandassi a comprare un pezzo di gallina? Pure la faraona andrebbe bene, oppure l'anatra; il cappone lo escludo, è già più complicato da trova–»

«Andrà benissimo, non fare il difficile. Ringrazialo e spiegagli come usarlo, se non lo sa.»

«Ti pare lo sappia? È inglese.»

«Bé, magari sì.»

«Come no. Senti» disse, tornando all'inglese – cosa per cui Tom ringraziò ancora – «grazie, Tom, davvero. Le prepareresti un po' di brodo, per favore?»

«Ma certo, signore» si sentì mentire spudoratamente, perché in tutti quegli anni non l'aveva mai preparato in vita sua. «So esattamente come fare.»

Suvvia, non servirà chissà quale mente eccelsa per arrivarci! Lui, d'altra parte, era stato educato a Eton. Quanto poteva essere difficile?

Che giornata di merda.



Che giornata di merda.

Tom ripeté la frase per l'ennesima volta nel giro di dieci minuti, precisamente da quando aveva chiuso la comunicazione con Massimo Tesei e si era cimentato in quella che i posteri avrebbero definito come la Tredicesima Fatica di Hiddlestoncon buona pace del povero Ercole. Si era sentito molto stupido nello sbloccare il cellulare e cercare la ricetta su Google come se da quello dipendesse la sorte dell'umanità intera ed aveva letto voracemente le non-proprio-arcane istruzioni; qualche reminiscenza dell'adolescenza a casa di sua madre tornò ad affacciarglisi nella mente ma la scacciò con cenno secco e risoluto. Non doveva distrarsi, la missione era della massima importanza. Esattamente come quando aveva pensato di chiamare sua madre, o le sue sorelle, accantonò l'idea di chiamare Susan; l'orgoglio avrebbe sofferto terribilmente se avessero iniziato a prenderlo per i fondelli a causa della sua incapacità. Decise quindi di rimboccarsi le maniche, letteralmente, aprendo le ante con rinnovata energia. Non si sentiva così elettrizzato da giorni, ed il pensiero dell'espressione stupita ma riconoscente che Adele avrebbe avuto stampata in faccia lo accompagnò durante ogni fase del procedimento, dal riempimento della pentola con dell'acqua corrente alla bollitura di questa, per finire col lancio del dado e lo schivare qualche schizzo d'acqua. Perfetto. Non era per niente difficile.

Il sorriso compiaciuto, però, si spense appena quando realizzò di essersi dimenticato il sale e, ingrediente più importante, la pasta. I tipici crostini inglesi non erano adatti, l'aveva letto poco prima; con uno sbuffo riaprì le ante della dispensa di Adele alla ricerca dell'alimento perduto – era italiana, santissimo cielo, doveva esserci come minimo metà ripiano stracolmo, il brodo stava bollendo un po' troppo per i suoi gus– AHA!

Trionfante, il pacchetto trasparente alzato al cielo – mancava solo della musica epica in sottofondo – Thomas William Hiddleston sentì che finalmente quel pranzo procedeva per il verso giusto.



Un passo. Un altro ancora. La figura addormentata di Adele sempre più vicina.

Una mano grande, da uomo, si protende verso la sua spalla e di scatto si ritrae,

le dita appena contratte.


Tom si sentì a disagio, quasi imbarazzato, quando dovette scacciare la fastidiosa immagine delle proprie dita a contatto con le ciocche scure o, peggio ancora, a seguire una linea immaginaria dalla tempia destra alla guancia calda. Deglutì un paio di volte e si bagnò le labbra secche con la lingua prima di raccogliere tutto il coraggio e continuare la discesa fino alla spalla di Adele, scuotendola piano per timore di farle male, per timore di spaventarla; considerava il gesto un tantino intimo per i suoi gusti ma una buona parte del cervello gli ricordò acidamente che non c'erano molti altri modi per destarla e farle ingoiare quella maledetta cosa preparata.

«Adele» sussurrò quando vide gli occhi muoversi sotto le palpebre chiuse; tre secondi dopo era sveglia e lo guardava confusa. Adorabilmente confusa.

«Tom?»

D'accordo, lo stordimento aveva raggiunto livelli cosmici – si stava davvero coprendo fino al naso con il lenzuolo? Ed era una nota isterica quella che aveva percepito nella voce? Il giovane non avrebbe saputo dirlo, eppure il proprio senso di disagio crebbe a dismisura come un torrente in piena.

Per amor della sua sanità mentale si schiarì la voce. «Ben svegliata. Come ti senti? Riesci ad alzarti? Ti ho preparato un po' di brodo, è quasi l'una del pomeriggio e devi mangiare qualcosa oppure la febbre ti tornerà, sennò chi la sente la signora Taylor, o Susan, o tuo padre–»

«Mio padre?» ecco, di sicuro non ci stava capendo nulla. Comprensibile.

Cos'era tutto quel calore che sentiva? Si stava ammalando anche lui, per caso? «Ehm, sì, ha chiamato quasi mezz'ora fa ma tu stavi dormendo; io ero entrato solo per accertarmi stessi bene e quando il telefono si è illuminato ho preferito lasciarti dormire. So che posso esserti sembrato invadente, anzi, lo sono stato e me ne scuso, però dormivi così bene...» smise di parlare e gesticolare, rivolgendole uno sguardo contritissimo, da cucciolo bastonato. «Mi dispiace.»

Le guance di Adele divennero più rosate e gli occhi si abbassarono appena, giusto il tempo di permetterle di riordinare i pensieri per mandarlo a quel paese, forse.

«E' tutto a posto» disse invece, aggrottando appena la fronte. «Solo... la prossima volta chiamami lo stesso, d'accordo? Non me la sono presa» ebbe cuore di aggiungere quando notò le labbra di Tom schiudersi, pronto a scusarsi «è solo che non sono così malata da non poter parlare. A proposito, che ti ha detto papà?»

Tom ringraziò il cambiamento del discorso – se così si poteva chiamare – e le riferì la conversazione omettendo giusto un paio di fatti, leggermente nervoso.

«Vado a prenderti il vassoio.»

«Non è necessario, Tom, sul serio. Posso camminare fino in cucina.»

L'attore soppesò la proposta per una manciata di secondi ma alla fine si vide costretto ad accettarla, dato che l'ammalata aveva scostato le coperte e fatto leva per alzarsi nascondendo poco e male una live smorfia infastidita; le braccia di Tom agirono per conto loro posandosi senza esitazione e naturalmente sui fianchi di Adele come se conoscessero quei punti alla perfezione.

Come se fosse normale.

La sentì irrigidirsi – oh, eccome se la sentì! – e lui si ritrovò inconsciamente ad inspirare, il naso troppo, troppo vicino ai capelli scuri che ora le sfioravano le spalle. Ricordava come fosse accaduto ieri – invece era già passato quasi un anno – il giorno in cui, sulla soglia della loro casa, aveva dovuto richiudere la bocca appena spalancata alla vista del nuovo taglio di Adele e di come lei, d'altra parte, aveva dovuto faticare per non sgranare i suoi occhi alla vista dei suoi – di capelli – ora neri. Ancora gli bruciava ricordare l'assenza di quei meravigliosamente lunghi e ondulati capelli scuri, classificati come crespi dalla ragazza, spariti per lasciar posto ad un pixie cut. Per carità, le donava moltissimo tanto da farla sembrare più giovane dei suoi ventisette anni e maledettamente desiderabile, ma quelle lunghe ciocche perse ancora lo infastidivano. Per troppe notti, più di quante doveva essere lecito, si era sorpreso a sognarle mentre gli solleticavano il corpo, lasciando una sensazione di gelo al risveglio; si era autoconvinto che i sogni erano conseguenza del periodo di stress sul set di Thor e che, in realtà, appartenevano alla sua fidanzata. Eppure nemmeno una volta a casa tra le braccia di Susan erano finiti. Inutile girarci attorno, aveva osservato troppo bene ciascuna delle due ragazze per potersi confondere.

Col cervello quasi del tutto andato in malora, il primo aggettivo balzatogli alla mente non appena aveva terminato di respirare era buono. Un bel po' banale e molto riduttivo, contando che il secondo fu dolce; ma non un dolce stucchevole quanto, piuttosto, un dolce calmo, rigenerante. Di quelli che più ne respiravi più ne volevi. E Tom voleva. Disperatamente da star male.
Però Adele non era ancora pronta, lo capì quando si liberò dalla presa farfugliando qualcosa d'incomprensibile, rossa in viso, lasciandolo stordito e impalato nella sua stanza per un paio di secondi. Le mani gli formicolavano e dovette flettere le dita per capacitarsi dell'assenza del corpo morbido, meno spigoloso di quello di Susan – anche se il girovita di Adele era comunque stretto, al contrario dei fianchi un poco più larghi.
Scrollò il capo per togliersi quei pensieri e si stampò in faccia una parvenza di tranquillità mentre la seguiva in cucina, le suole delle scarpe a contatto col wooden floor. Adele era ancora in piedi, accanto al bancone in legno chiaro, lo sguardo fisso sulla tovaglietta in bambù e sul piatto fondo appoggiatovi; chissà se i pensieri erano i medesimi, chissà se la logoravano nella stessa maniera, chissà se ne aveva abbastanza di quella situazione di stallo! Quando si accorse di lui gli rivolse un lieve accenno di sorriso, ancora imbarazzata; toccò a Tom il compito di tirar fuori entrambi da quella situazione.

«Spero non si sia raffreddata.»

Doveva affogarcisi con tutto il suo stramaledetto completo firmato, lui e la sua inettitudine!

Adele invece accolse la frase come un invito a sedersi, rivolgendogli un altro sprazzo di sorriso. «Sarà perfetta. Anzi, ti ringrazio per esserti preso questo disturbo; di sicuro avevi altri impegni, ti avrò fatto perdere tempo.»

«Nessun problema» le assicurò sincero, mentre si aiutava col mestolo a far scendere gli ultimi rimasugli di pasta sul piatto. «Ho ancora una mezz'oretta prima di dover uscire. Ecco qui» annunciò, girandosi il più lentamente possibile per non far cadere nemmeno una goccia di brodo a terra. Le mise il piatto fumante davanti mormorandole buon appetito, talmente vicino da non accorgersi delle espressioni comparse sul volto della ragazza. Se avesse prestato attenzione il sorriso sarebbe morto ed avrebbe capito d'aver commesso un'enome cavolata; invece Thomas William Hiddleston, di professione attore e confuso nella vita privata, dovette arrendersi ai suoi sentimenti per Adele Tesei quando questa portò alle labbra una cucchiaiata di brodo e pasta elargendogli complimenti del tutto immeritati, poiché si era appena ricordato di non aver aggiunto il sale.

Adele, io ti amo.


Il brodo è insipido, ma non è questo piccolo dettaglio a sconvolgerti quanto la pasta.

«Sono, uhm» ti schiarisci la voce ed osservi una volta in più i pezzi

dentro il cucchiaio sperando di sbagliarti. Ma come puoi confonderti?

«Sono spaghetti?»

Speri di non apparire troppo sconcertata e pensi una parolaccia

quando vedi Tom rivolgerti un'occhiata seguita da un cenno affermativo.

«Ho letto che sarebbero stati perfetti i passatelli, ma non li avevi. Perciò ho usato gli spaghetti–»

Ti prego, ti scongiuro, non finire la frase.

«–tanto sono la stessa cosa, no?»

Una pugnalata ti avrebbe procurato meno dolore.

Non sai se scoppiare a ridere per l'assurdità della situazione – stai mangiando spaghetti

scotti, spezzati quasi maniacalmente, con un cucchiaio e bevendo brodo insipido –

o lasciar perdere e permettere alla gratitudine di espandersi perché, in fondo, lui è

solamente il ragazzo della tua coinquilina e poteva benissimo andarsene per i fatti suoi.

Invece è rimasto, impegnandosi, aiutandoti come può.

«Sono buoni» dici, e sai di non star mentendo.

Nel dubbio, lasci che i sentimenti ti scuotino come un vento impetuoso e ti accartoccino nel

loro vortice.

Tom, io ti amo.





BONUS TRACK

Massimo premette appena sulla cornetta rossa e chiuse la telefonata della figlia con un'espressione tale da mettere in allarme Sonia; anche se, più di allarme, in realtà si trattava di pura e semplice curiosità.

«Bè? Che ti ha detto?»

Massimo aggrottò ancora di più le sopracciglia, incredulo su ciò che aveva appena ascoltato perché, andiamo!, non poteva aver capito bene. Di sicuro c'era stata una qualche interferenza, la lontananza poteva giocare un ruolo fondamentale nel distorcere informazioni preziose.

Persino pronunciare quella frase fu difficile, stonato, uno smacco al suo ruolo di cuoco in quella famiglia. «Adele ha detto che Tom le ha preparato una fantastica minestra.»

Sonia si ritrovò a sorridere, intuendo le parole sottintese dell'adorata figlia che il marito, pur con tutte le sue buone qualità, non aveva colto. Ma d'altronde alle donne – e, soprattutto, alle madri – certe cose non sfuggivano.






CANTUCCINO DELL'AUTRICE

Ohibò! Non posso crederci, sono tornata a pubblicare dopo un'eternità; ammetto che questa storia, oltre ad essere totalmente scema, era in cantiere da troppo tempo. Talmente tanto che stasera mi sono imposta di rimenere concentrata e di finirla, ed ecco qui il risultato; Tom e Adele sono tornati con un mattoncino in più sulla loro storia, con Tom sempre pronto a farsi mille paranoie e a perdersi un po' troppo nei pensieri invece di sfregarsi le mani ed agire. Qui ho introdotto i genitori di Adele (Sonia e Massimo) che ADORO, c'è poco da fare! I loro pezzi mi hanno divertita moltissimo, lo ammetto. Ricalcano in qualche modo i miei genitori? Mah, chissà ;). 
Ah, giusto: mi scuso se ci saranno errori di battitura, visto che Openoffice ha bellamente deciso di mandare in malora il controllo ortografico; se trovate qualcosa non esitate a dirmelo! Io ci ho guardato più e più volte, ma un paio di occhi in più sono sempre utili :).

Grazie a chiunque legga, a chi commenterà e... un bacione, alla prossima (sperando di non metterci altri ventordici mesi!)

Buona serata, vostra

Anna




  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Tom Hiddleston / Vai alla pagina dell'autore: Eruanne