http://archiveofourown.org/works/1128159
Solo la mia malattia
“Ti ho detto di non prenotare questa settimana.”
“Lo so, ma non ho avuto scelta. I ragazzi erano senza
tour già da una settimana ed è la metà di luglio. Non possiamo permetterlo.”
“Ti vorrà uccidere quando tornerà, lo sai vero?”
“Lo so.” Il manager si strofinò la fronte, mentre gli stava
arrivando un mal di testa molto forte.
La ragione per cui doveva essere ucciso era che aveva
prenotato per i ragazzi un viaggio in Australia e anche se era stato messo in
guardia sulla stagione delle piogge, l’aveva fatto comunque. Ora i quattro
ragazzi erano dovuti tornare con la macchina scoperta e di sicuro non erano
felici.
“Cazzo!” Gridò George in tono irritato mentre entrava
nella stanza principale delle loro camere condivise.
“Da dove proviene così tanta acqua comunque?” Ringo
scosse la testa, cercando di togliere un po’ di acqua dai suoi capelli.
“Siamo stati puniti probabilmente. Oh buon Dio, mi
dispiace di trasformare tante signore pure in ragazzine arrapate” disse Paul sarcasticamente
con un grande sorriso mentre faceva scorrere la sua mano tra i capelli,
tirandoli indietro.
I tre amici erano arrabbiati con Brian, ma nessuno era
così incazzato come John. Entrò per ultimo, non finì nemmeno di rimuovere i
suoi vestiti bagnati, si precipitò gridando nella camera di Brian. “BRIAAAAN!"
La sua testa si irrigidì nel sentire la
voce di John.
“Cosa cazzo era? Con
la macchina scoperta sotto la fottuta pioggia?” Gridò mentre il manager teneva
la testa tra le mani. Le parole di John uscirono dalla sua mente e furono messe
via, Dio sa dove. Quando il Beatle arrabbiato smise
di parlare, Brian lo guardò semplicemente ed annuì. “È stato un mio errore,
John. Non accadrà più.”
La tranquillità e la mancanza di lotta
tranquillizzarono John, mandandolo nella sua stanza.
Niente fu detto a riguardo, fino a tre
settimane dopo; quando stavano registrando in studio il nuovo album, il
risultato del viaggio bagnato in Australia arrivò.
"For tomorrow may rain
so I’ll follow the
sun.” Il
cantante si fermò all’improvviso, insieme al resto della band a causa della sua
voce completamente stonata.
“Finalmente stai diventando UOMO, Macca?” Lo prese in
giro John con un sorriso infantile mentre gli altri due ridevano.
Paul in risposta fece soltanto una smorfia, sospirando.
“Ci riuscirai, Paul, era solo uno scherzo.” George mise
una mano sulla spalla di Paul e sorrise, ma la sua mano fu scostata.
“Certamente possiamo continuare.”
Provarono e dopo alcuni terribili tentativi Paul
rinunciò. “… vado a prendere una tazza di tè.”
Quando il lunatico se ne andò, gli altri tre non
poterono fare a meno di chiedersi perché il suo umore fosse cambiato così
tanto. Non era uno scherzo di John, era abituato, quindi cos’era? I ragazzi
alla fine scesero giù al bar, unendosi a Paul. “Va meglio, Paulie?”
Chiese Ringo con un sorriso, sedendosi di fronte.
“Sì, ma ero sul punto di sentirmi giù di nuovo. Fa un dannato
freddo qui.” I ragazzi notarono che Paul tremava, ma quando John si sedette
accanto notò che stava effettivamente sudando. Alzò un sopracciglio prima di
mettere delicatamente, senza preavviso, il dorso della mano sulla fronte di
Paul.
“… Cosa stai facendo, John?”
“Tu non hai freddo, Paulie,
hai la febbre alta.” Disse John spostando la mano dalla fronte di Paul al
collo.
“Febbre?” Si preoccupò Ringo.
“Ma sto b- b- bene.” Rabbrividì.
John lo guardò da vicino mentre gli altri facevano
domande. Le voci facevano eco nel retro della sua mente quando notò
l’espressione malata di Paul. Non era come prima, giusto? I suoi occhi erano
profondi, infossati e mancavano di lucentezza. La sua pelle era più bianca del
solito con uno strano rossore sulle guance (probabilmente a causa della
febbre.) Paul sembrava malato, molto
malato.
“Abbiamo dobbiamo portarti a casa.” John parlò quasi con
tono di comando.
Paul si voltò in modo beffardo. “Sto b-“ mentre parlava
si alzò in fretta, perdendo l’equilibrio e cadendo. Tutti e tre i Beatles,
soprattutto John che era seduto più vicino, lo fecero subito sedere.
“Chi ha spento le dannate luci?” Questo era tutto quello
che aveva bisogno di dire a John, George e Ringo che correvano nella macchina
di George e guidarono fino a casa.
Durante il viaggio in macchina egli diventò sempre di
più stordito e nel momento in cui arrivarono a casa sua, doveva essere
trasportato in braccio
John se ne occupò, senza lamentarsi mise un braccio
dietro la schiena di Paul e l’altro sotto le gambe tirandolo fuori dalla
macchina di George. Mentre camminavano verso casa, lentamente dato che John
stava avendo difficoltà a portare Paul, l’uomo in braccio a John poggiò la
testa sulla sua spalla. I loro corpi si rilassarono, ma per John durò un
secondo, subito la sua mente si precipitò a pensare in che modo potesse aiutare
Paul.
Paul fu messo sul divano. La febbre ancora bruciava e il
corpo era ancora molle. “Deve essere affamato.” Commentò George mentre gli
toglieva le scarpe. “Vado a preparare qualcosa.”
John annuì e rispose. “Fai anche il tè, uno forte.” Aprì
un paio di bottoni della camicia di Paul e dolcemente gli passò la mano tra i
capelli, tirandoli un po’ indietro, spostando la ciocca umida dalla fronte di
Paul.
Subito Ringo, che era andato fuori, apparve con una
piccola ciotola e un asciugamano. Bagnando la spugna, solo leggermente, la
passò sulla fronte e sul collo di Paul, mentre John faceva attenzione da
vicino, come un cane da guardia. “A cosa serve? Voodoo o che cosa?”
Ringo sorrise, notando un respiro più profondo provenire
da Paul, subito seguito dai suoi occhi che si aprirono un po’. “Serve per far
scendere la febbre. Non possiamo chiamare un dottore senza che Brian provochi
un uragano, quindi questo aiuterà. Gli infermieri me lo facevano tutte le volte
che ero in ospedale da piccolo.
John non riuscì a fare a meno di sorridere malignamente
a Ringo prima che la sua attenzione si spostasse su Paul che si si stava
sedendo. “Ehi, ti senti meglio?” Parlò a bassa voce.
“Mi sento come un dopo sbornia e malato.”
John ridacchiò. “Non so sui postumi della sbronza, ma sì,
sei molto malato.”
“Stai lì, penso che George stia provando davvero a
preparare del cibo. Vado a controllare.” Ringo sorrise educatamente e si
allontanò.
Paul si guardò intorno dopo essersi seduto e chiese:
“Come sono finito qui?”
“Ti ho portato io, non eri molto sveglio.” Disse John, sedendosi
sul piccolo pezzo di divano diventato libero quando Paul si mise seduto.
“Portato?” Paul sorrise leggermente. “Il mio eroe!”
Ridacchiarono. Ci fu un momento di silenzio prima che George e Ringo tornassero
con un piatto con tè e scones riscaldati, che erano
nel frigo di Paul. “Il cibo è arrivato!”
“Finalmente” commentò John sedendosi un po’. “È
‘mangiabile’, George?” John inarcò le sopracciglia, cercando di non ridere per
il suo scherzo.
“Chiudi il becco, è fatto con amoooooore.”
Il cuoco rise versando a Paul una tazza di tè molto forte con mela e cannella.
Il malato fu il primo a mangiare, sentendosi un po’ meglio ed essendo in grado
di conversare.
Così fu, fino a che tutti finirono e improvvisamente
Paul corse in bagno vomitando tutto quello che aveva mangiato. John lo seguì
rapidamente e restò in piedi sulla porta per assicurarsi che stesse bene.
“Porca miseria.” Il malato, ora leggermente pallido dopo
aver vomitato tutto quello che era nel suo stomaco.
“Sono stati gli scones.”
Scherzò John, passando a Paul un asciugamano per pulire il suo viso.
“Non nominarli nemmeno.” Parlò con tono malato,
ruttando.
“Oh salute!” Ridacchiò John. “Andiamo Macca, siediti un
po’ sul divano, lontano da questa merda.” John lo aiutò a stare in piedi, il
più giovane si sentiva un po’ debole.
“Puzzo. Dovrei fare una doccia.” Suggerì Paul chiudendo
il coperchio del water e sedendosi sopra.
Gli altri decisero di preparare solo un po’ più di tè
per aiutare Paul a sentirsi meno debole, dopodiché George e Ringo se ne
andarono, e gli altri due salirono le scale fino alla suite di Paul. Non
parlarono molto mentre entravano nel bagno. John si sedette semplicemente sul
coperchio del water, dopo aver messo la vasca a riempire, guardando Paul che si
spogliava, lentamente a causa della sua debolezza.
Prima si sfilò la camicia, dopo la maglietta sotto. In
seguito si sedette sul bordo della vasca per levarsi i pantaloni. Nel frattempo
John stava solo a guardare tranquillamente, niente sguardi o fantasie sporche,
solo una preoccupazione semplice e innocente.
Paul gli voltò le spalle mentre si tolse l’ultimo pezzo
prima di entrare nel bagno caldo e abbastanza pieno. Sospirò mentre il vapore
caldo schiariva la sua respirazione e l’acqua più calda rilassava i suoi
muscoli.
“Vuoi che ti aiuti. Sai, con i capelli e la schiena e
tutto il resto?”
Non era necessario, ma lo voleva. “Certo.”
John fece un timido sorriso mentre si inginocchiò
accanto alla vasca, rimboccandosi le maniche. “Quale uso?” Chiese John
guardando confusamente il gruppo di bottiglie sulla vasca.
“Quella che ti piace di più è quella blu. Dici che
profuma come un campo di fragole in primavera.” Paul parlò a bassa voce
guardando oltre John, che stava prendendo la bottiglia con un sorriso furtivo
sulle labbra.
Era divertente, quel momento, in cui le azioni erano
compiute dal puro istinto. Nessuno dei ragazzi in realtà stava pensando dove
fossero le loro mani e se i sentimenti sbocciati dentro fossero giusti o
sbagliati. Entrambi erano semplicemente concentrati su essere lì. Pensare non
era quello che volevano fare.
Sentire era meglio.
Il tocco morbido della mano di John che strofinava lo
shampoo nei capelli di Paul. Il modo in cui massaggiava le sue spalle. Metteva un’incredibile,
ferma quantità di pressione su di esse per rilassare completamente i muscoli
precedentemente tesi.
Anche il profumo era buono.
Il dolce profumo dello shampoo scelto da John, riempì
l’aria con un’adorabile fragranza di primavera. Floreale, con una punta che
ricordava loro il fuoco che proveniva da un drink di whisky.
Il gusto era qualcos’altro.
Il cattivo pizzicore di vomito non poteva contrastare la
morbida carezza di mela e cannella mescolata alla leggera punta di nicotina,
tutto proveniente da una strana fonte.
In quel momento né la malattia né la confusione,
entrambe provenienti da eventi passati, avrebbero potuto allontanarli dalla
loro concentrazione. L’uno dall’altro.
“Fatto.” John sorrise timidamente mentre faceva un passo
indietro dal bordo della vasca, mettendosi in piedi e aprendo un asciugamani
per Paul. Il più giovane arrossì, mentre uscì dalla vasca ed entrò nelle
braccia di John ricoperte di stoffa e fu avvolto nel morbido e caldo tessuto.
Paul fu distratto dall’asciugarsi quando John gettò un altro
asciugamano più piccolo sulla sua testa, ridendo John iniziò ad asciugare i
capelli di Paul. “Bù” scherzò togliendolo. Il gusto
di mela e cannella tornò per un secondo.
Silenzio.
Le loro menti cominciarono a risvegliarsi mentre si
spostavano nella stanza di Paul. Di nuovo John lo guardò per un po’, seduto sul
letto.
“Dovresti riposare.” Disse John. Nessuna reazione arrivò.
“Basta sdraiarsi a letto. Posso portare un po’ di tè.”
Proseguì. Il silenzio rimase continuò per un po’, ma proprio mentre stava per
parlare di nuovo, ecco la risposta. “Questo potrebbe rovinare tutto.”
“È solo tè, amico, non è rischioso“. John sorrise.
“John.” Paul lo chiamò.
“Non mi importa.” John scherzò, evitando l’argomento.
“È illegale.” Paul lo fronteggiò.
“Preferisci che dica non mi interessa?” John ignorò di
nuovo Paul, guardando l’altro uomo mettersi la camicia e sedersi accanto lui.
Ora completamente vestito.
I loro occhi si incontrarono quando il silenzio riempì
la stanza di nuovo. Gli occhi profondi di Paul, stanchi e malati erano
concentrati come quelli riposati di John, che sembravano star tramando
qualcosa, così distratti, confusi, quando improvvisamente si chiusero.
Le loro labbra si incontrarono. Questa volta i loro
cervelli erano pienamente consapevoli di ogni cosa. I loro corpi tesi per la
combinazione dei gusti. Mela e cannella con una punta di nicotina. La loro
pelle riscaldata dalla sensazione di soffice, persistente e timido baciare.
Tutto stava facendo rivivere ossessivamente ad entrambi i bei ricordi che li avevano
confusi, in passato. La mano di John dolcemente si posò sul collo di Paul,
rilassando i muscoli mentre prendevano respiro, prima di baciarsi.
“Ti ammalerai anche tu baciandomi così, stupido.” Paul
rise mentre si alzava. I suoi movimenti erano un po’ sgraziati, goffi, timidi
mentre si sdraiò di nuovo sul letto, quasi mancandolo perché stava guardando
John e non dove si stava sedendo. Si sentiva ancora un piccolo paffuto Teddy boy.
John sorrise al bassista, scivolò e si avvicinò, pure
parlando. “Ti prenderai cura di me se mi dovessi ammalare?” La sua voce era
dolce, ma un po’ roca.
Paul sorrise con sfacciataggine mentre John si sdraiò
accanto a lui contro la testiera. “Naturalmente, figliolo.”
“Bene allora…” John delicatamente prese il mento di Paul
tra il pollice e l’indice tirandolo a sé, collegando le loro labbra in un
morbido, dolce bacio. “È solo questa la mia malattia.”
NOTE
della TRADUTTRICE
Buon San Valentino! Agli innamorati
impegnati, ma soprattutto agli innamorati dei Dolcini… <3
Ho scelto una storia super sdolcinata;
ma oggi è d’obbligo. Anzi il fluff ci serve ogni giorno… il nostro zucchero
quotidiano.
Ok, basta scrivere scemenze.
Un grazie gigante alla mia super beta Kia, che ogni volta è così buona e paziente con me.
Un grazie all’autrice Llamaonfire.
Un grazie speciale ad Ale, Marti e Athe e a tutte quelle che leggono.
Alla prossima,
Paola