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Autore: Vavi_14    15/02/2017    3 recensioni
[…]«Jungkook – lo chiama ancora Jimin, prima che possa dileguarsi nel buio della sera – non-»
Si blocca a metà frase, quando lo vede girato di tre quarti con le chiavi dell’auto tra i denti, un piede dentro casa e l’altro sul pianerottolo, fasciato in quel completo elegante che gli calza a pennello e che lo fa sembrare più adulto di quanto non sia. I capelli sono acconciati in modo scombinato, ma la fronte è scoperta e dona al volto una nota di freschezza che ben si sposa con l’espressione trafelata ed euforica che ha in volto.
Stava quasi per dirgli “non fare tardi”, proprio come quando usciva con i suoi compagni di corso il primo anno di università, ma si limita a fargli un cenno con la mano assieme a Taehyung, il quale si raccomanda di salutare Jieun da parte loro, per poi udire il tonfo sordo delle scarpe di Jungkook segnare ogni gradino alla velocità della luce.[…]

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Questa OS è legata a “Four Seasons to Love” in merito ai rapporti che intercorrono tra i protagonisti, ma può essere letta anche senza aver seguito la mia precedente raccolta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un anniversario anticonvenzionale

Di camicie troppo strette, strani imprevisti e G-Dragon









 
 
«Hyung! Avevi detto di averla presa su misura!»
Jungkook osserva la propria figura riflessa nello specchio lungo e stretto appeso alla parete; sgancia il primo bottone, poi il secondo e dopo aver indugiato un po’ fa la stessa cosa con il terzo, espirando rumorosamente. Pensa che la camicia che sta indossando sia decisamente troppo piccola, sapeva di non dover lasciar fare tutto a Jimin. Sarebbe stato molto più semplice comprarne una casual in uno dei negozi di abbigliamento in cui si forniva di solito, dopotutto è solo un dannatissimo pezzo di stoffa nero, no?
«Sì, infatti ti sta benissimo».
Jimin fa la sua comparsa con un paio di occhiali scuri dalla montatura importante calati sul naso, gli sistema il colletto e richiude quei tre bottoni che segnavano per Jungkook l’unico compromesso accettabile tra lui e il capo d’abbigliamento. Il più piccolo si lascia scappare un mugugno di disapprovazione ma ferma le lamentele non appena incrocia i piccoli occhi vivaci di Jimin scrutarlo da sopra la montatura.
«Non respiro» si limita a dire, ignorando l’occhiataccia che gli ha lanciato il più grande. «Non è normale, si vede che è troppo piccola per me».
«Sono le tue magliette extra large ad essere troppo grandi, Jungkook. È una camicia dal taglio classico, deve calzare in questo modo».
«Ma non posso sbottonarla?»
«Non ci provare».
Nel frattempo, una testolina dai ciuffi castani si è unita al battibecco, osservando la scena da dietro lo stipite della porta.
«Hyung – tenta allora Jungkook, magari Taehyung aiuterà Jimin a capire il disagio che sta provando in quel momento – diglielo tu che è stretta, sono ridicolo!»
L’altro fa qualche passo avanti per poterlo scrutare meglio, incrociando le braccia al petto. «È perfetta» commenta facendo spallucce e sorridendo in modo aperto ad un Jungkook dall’aria tristemente sconfitta.
«Però dovresti lasciare liberi i primi tre bottoni», aggiunge.
«I bottoni rimangono dove sono».
Sembra che sia appena iniziata una guerra a colpi di stile e Jimin sente subito di trovarsi in posizione di svantaggio: due contro uno non è leale. «Quando imparerai a vestirti potrai avere voce in capitolo» liquida Taehyung senza nascondere un pizzico di risentimento per essere stato contraddetto su una questione che sente di padroneggiare abbastanza, se non altro rispetto agli altri suoi compagni.
Jungkook, però, rincuorato dal supporto – seppur debole – di Taehyung, cerca di aggrapparsi in ogni modo all’unica ancora di salvezza che gli rimane. Probabilmente, se proporrà di cambiarsi e indossare qualcosa di meno elegante, Jimin non gli farà mettere neanche un piede fuori dalla porta.
«Hyung, come posso godermi la serata se mi sento imbalsamato come una mummia? Non sono abituato a portare le camicie, non mi sento a mio agio».
Come immaginava, Jimin comprende che se non asseconderà almeno in parte le richieste del più piccolo, Jungkook rinuncerà all’idea di portare Jieun in quel ristorante di classe che almeno una volta in vita sua aveva sempre detto di voler provare. Jieun non è mai stata molto favorevole ad accettare inviti a cena che richiedessero un budget troppo alto, ma Jungkook si è dato da fare con la scuola di Taekewondo, mettendo da parte alcuni risparmi, e per quel giorno speciale intende far trascorrere a Jieun una serata diversa dal solito.
Con un broncio un po’ insoddisfatto, Jimin slaccia i primi due bottoni della camicia di Jungkook, guadagnandosi un bel sorriso in risposta dal più piccolo.
«Puoi prendere la macchina» dice poi, facendo dietrofront per lasciare Jungkook libero di preparare le ultime cose.
«Cosa?!»
Il più piccolo sgrana le palpebre, cercando la sagoma di Jimin lungo il corridoio. Taehyung gli batte festoso una mano su una spalla e Jungkook rivede nella sua espressione euforica il riflesso della propria. «Hyung, ha detto che posso prendere la macchina?»
L’altro gli scompiglia i capelli in risposta, si accorge che gli ha rovinato l’acconciatura e sotto lo sguardo divertito di Jungkook si sbriga a sistemare il guaio.
Il più piccolo fatica ancora a credere di aver avuto quel permesso da Jimin: ha preso la patente da appena un mese e le poche volte che ha avuto modo di guidare la macchina è stato sempre assieme ai suoi hyungs, nei dintorni di casa propria. Si sente sicuro in strada, ma Jimin in alcune situazione sa essere molto apprensivo.
«Sta attento e riportamela così come l’hai presa».
La voce del più grande giunge dal salone principale e Jungkook la accoglie con un sonoro «Grazie, hyung!», al seguito del quale sfreccia di nuovo in camera per controllare di aver preso la carta di credito e il cellulare.
È passato un anno esatto da quando ha visto Jieun per la prima volta su quel vialetto di periferia, assieme a Jimin; sa che quella sera indosserà lo stesso giubbotto grigio in lana cotta e i medesimi paraorecchie un po’ buffi che aveva il giorno del loro primo vero appuntamento. Anche Jungkook avrebbe voluto mettere lo stesso berretto rosso abbinato al cappotto nero sportivo, ma ha deciso, per una volta, di ascoltare i consigli di Jimin in fatto di vestiario: se non altro può tenere ai piedi le sue scarpe preferite.
«Che cavolo sono quelle?!»
Accidenti, un soffio e sarebbe sgattaiolato via dalla porta principale indisturbato. Jimin sta indicando i piedi di Jungkook come se avesse appena visto la morte in faccia e il più piccolo non può fare a meno di sbuffare esasperato.
«Jungkookie però, pure tu…» Taehyung è scoppiato a ridere senza riserve ignorando lo sguardo afflitto del più piccolo.
«Non avrai mica pensato di uscire con le Timberland?»
Jungkook lascia andare le braccia lungo i fianchi. «Sì, hyung, come puoi vedere».
«Per favore, no».
Stavolta il tono di Jimin è supplichevole. Anche Jungkook sa che quelle scarpe non c’entrano assolutamente nulla con il resto, ma che può farci se sono le uniche con le quali si sente di poter arrivare fino in capo al mondo?
In fondo però può usare la macchina e il tragitto da fare fino al ristorante è breve. Magari può rinunciarvi, per quella sera. Decide che è meglio non discutere oltre e corre a cambiarle con un paio più adatto all’occasione.
«Jungkook – lo chiama ancora Jimin, prima che possa dileguarsi nel buio della sera – non
Si blocca a metà frase, quando lo vede girato di tre quarti con le chiavi dell’auto tra i denti, un piede dentro casa e l’altro sul pianerottolo, fasciato in quel completo elegante che gli calza a pennello e che lo fa sembrare più adulto di quanto non sia. I capelli sono acconciati in modo scombinato, ma la fronte è scoperta e dona al volto una nota di freschezza che ben si sposa con l’espressione trafelata ed euforica che ha in volto.
Stava quasi per dirgli “non fare tardi”, proprio come quando usciva con i suoi compagni di corso il primo anno di università, ma si limita a fargli un cenno con la mano assieme a Taehyung, il quale si raccomanda di salutare Jieun da parte loro, per poi udire il tonfo sordo delle scarpe di Jungkook segnare ogni gradino alla velocità della luce.

 
 
◊◊◊


 
 
Nonostante le marce facciano un po’ fatica ad entrare e la frizione gli tiri a volte qualche scherzo di cattivo gusto, a Jungkook, già dopo qualche minuto, sembra di aver guidato quella macchina da sempre. A metà strada accende anche la radio, cercando una stazione che trasmetta melodie non troppo chiassose. Il tepore dell’abitacolo e il sottofondo musicale gli permettono di rilassarsi e abbandonarsi ai pensieri nonostante l’attenzione fissa alla strada. Quando si ferma al semaforo getta un’occhiata al cruscotto per controllare se la busta rossa che vi ha posato prima di partire è ancora al suo posto: dopotutto è il frutto del lavoro di un’intensa settimana d’indecisione, interamente dedicata a cercare un regalo adatto per Jieun. Gli viene il mal di testa al solo ricordare l’odissea che ha vissuto assieme a Taehyung e Jimin per scegliere quello giusto: entrambi avevano passato in rassegna ogni singola cosa che saltava loro alla mente, considerando anche le ipotesi più assurde e creando nella testa di Jungkook un’enorme confusione. Inizialmente l’ipotesi più gettonata sembrava essere quella del completo intimo: Taehyung aveva insistito un giorno intero sul fatto che quella sarebbe stata l’occasione migliore per azzardare un regalo del genere e gli aveva mostrato fin troppe alternative indecenti, tanto che Jungkook era arrivato a pensare di non aver mai visto così tante donne in intimo in tutta la sua vita da adolescente. Jimin, dal canto suo, aveva rimproverato Taehyung di avere poco gusto e aveva sostenuto che regalare qualcosa che, una volta indossato, fosse sembrato talmente invisibile da risultare quasi inesistente, sarebbe equivalso a non regalare nulla. Aveva proposto allora di andare sul classico e ripiegare su un bel gioiello dalla finitura elegante e semplice; anche Taehyung, dapprima un po’ su di giri per essere stato liquidato e bollato come “il pervertito” della situazione, si era unito con entusiasmo alla ricerca del ciondolo perfetto, sorprendendo Jimin con proposte oltremodo graziose e adatte ad una come Jieun. Jungkook, però, non era stato del tutto convinto: sapeva che non era una questione di prezzo, eppure aveva come l’impressione di volere qualcosa di diverso per lei, qualcosa che non fosse conforme ai soliti stereotipi legati al giorno dell’anniversario. A quel punto, Taehyung aveva tirato fuori un’idea che, per un attimo, aveva rischiato seriamente di farlo cadere in tentazione: un cucciolo. Recarsi in un canile per adottare un cucciolo era sempre stato il suo sogno di bambino: diceva che sarebbe entrato nei recinti e avrebbe osservato ogni singolo cane negli occhi, scegliendo quello che da subito avrebbe ricambiato il suo sguardo. Anche Jieun era un’amante degli animali e, tra tutte le alternative, quella di regalarle un cucciolo di cane sembrava decisamente la più allettante; peccato che ne avessero già parlato in passato e Jieun aveva ammesso con rammarico di non poter in alcun modo accudire una bestiolina in casa propria a causa dei turni di lavoro inconciliabili con i bisogni del cucciolo. Non voleva assecondare i propri desideri egoistici rischiando di far soffrire l’animale di solitudine.
Poi, quando Jungkook aveva quasi abbandonato ogni speranza, sullo schermo del suo PC, in uno dei tanti profili twitter che seguiva, erano comparse tre magiche date durante le quali si sarebbe tenuto l’evento dell’anno: il concerto dei Big Bang. Jungkook ricorda di essersi aggrappato alle ciocche dei propri capelli per contenere l’entusiasmo, esser saltato dalla sedia e forse aver abbracciato anche Taehyung che si trovava nelle vicinanze, il quale aveva ricambiato lanciandogli un’occhiata tra il perplesso e il divertito. Era rimasto sveglio tutta la notte precedente all’apertura delle vendite online, seduto sul tappeto del salone a giocare a un videogioco con il portatile accanto alle gambe e le dita pronte a cliccare in modo convulsivo sul tasto “aggiorna”. Alle sei di mattina era riuscito ad accedere, aveva lanciato qualche imprecazione di troppo contro il sistema bloccatosi una decina di volte, ma alla fine li aveva presi, e nei posti più vicini in assoluto: seppur con gli occhi rossi e lacrimanti, il conto al verde e un mal di testa da paura, Jungkook aveva iniziato la nuova giornata come uno dei ragazzi più felice della Corea. Aveva appena realizzato uno dei suoi desideri più grandi e, al contempo, uno di quelli di Jieun. Era sicuro che la ragazza, troppo impegnata con il lavoro al negozio, non aveva nemmeno fatto caso al tour speciale che la sua band preferita stava organizzando e sperava che quel regalo le risultasse, oltre che sicuramente gradito, anche una sorpresa del tutto inaspettata.

Non vedere la sagoma di Jieun aspettarlo dinanzi al portone lo destabilizza dallo stato catartico che ha raggiunto guidando fin là: improvvisamente preoccupato, Jungkook guarda lo schermo del suo cellulare e si accorge di avere due messaggi e tre chiamate perse da parte di Jieun. Trova parcheggio lì accanto e scende subito, suonando al citofono due volte.
«Jungkook, puoi salire un attimo? C’è un problema».
Jungkook fa uno sforzo immane per sembrare tranquillo. «Arrivo».
Al solito boicotta l’ascensore per le scale e non appena raggiunge il pianerottolo di Jieun si vede correre incontro il motivo per cui la ragazza è ancora in pantofole e felpa da casa.
«Gokie oppa
Una bambina di appena quattro anni gli si fionda addosso abbracciandogli le gambe, per poi sollevare simultaneamente volto e mani verso l’alto, in una tacita richiesta di essere presa in braccio. Jungkook l’accontenta e lei arriccia il nasino puntellato di lentiggini, stampandogli un sonoro bacio sulla guancia.
Ha già incontrato Hyejin, la cuginetta di Jieun, un paio di volte proprio a casa della ragazza. Nonostante Jungkook non si trovi molto a proprio agio in presenza di bambini molto piccoli ed effusioni troppo frequenti, trova che Hyejin sia una bambina adorabile, sveglia e molto generosa. Però, la piccola in quel momento non dovrebbe essere lì. Non dovrebbe proprio.
Jieun sorride a Jungkook e gli lascia una carezza sui capelli, mentre richiude la porta alle sue spalle.
«Gli zii hanno avuto un incidente in macchina» dice con tono mesto, ma si sbriga a tranquillizzare Jungkook, che ha già sgranato le palpebre mentre cerca di non farsi tirare il colletto della camicia da Hyejin.
«Tutto bene, nessuno si è fatto male, ma la macchina purtroppo è da buttare. Sono fermi in strada da questo pomeriggio, sarebbero dovuti tornare a prenderla due ore fa».
«L’importante è che stiano bene».
A Jungkook viene spontaneo esternare quel pensiero, ma crede di non esser riuscito a nascondere del tutto la delusione che gli ha inevitabilmente trasmesso il riflettere sulle conseguenze di quell’imprevisto. Sa già che la cugina di Jieun dovrà restare lì, probabilmente fino alla mattina seguente, e che questo vorrà dire rinunciare alla loro serata.
Ora che Hyejin ha accoccolato il capo sulla sua spalla, Jungkook nota il velo di mascara sulle ciglia di Jieun e la tinta rossa che le colora le labbra già naturalmente pigmentate. Ha i capelli raccolti in una morbida coda bassa e due punti luce che mettono in risalto i piccoli lobi delle orecchie. Porta le calze scure, ma il vestito che aveva in mente di indossare è stato sostituito da una lunga felpa nera taglia extra large: quella di Jungkook.
«Mi dispiace davvero molto– confessa lei, a testa china – quando mi hanno chiamata mi sono preoccupata tantissimo, ma ora noi due… come…»
«Noona, non fa niente, non potevi saperlo».
Nel frattempo Hyejin sta scalpitando per tornare con i piedi per terra e, vista l’ora tarda, lamenta di avere una certa fame.
«Lui mangia con noi?» chiede a Jieun, puntando un dito verso Jungkook e attendendo speranzosa una risposta positiva, del tutto ignara dei programmi che i due ragazzi avevano organizzato per quella serata.
Jungkook non cerca di negare a se stesso che per un secondo ha sperato in qualche miracoloso intervento da parte di Jieun: un nonno nelle vicinanze, un cugino o un’amica alla quale lasciare la piccola Hyejin per quelle due o tre ore che avrebbero dovuto spendere insieme. Il silenzio della ragazza lo convince che purtroppo non ci sono molte alternative: in realtà ci sarebbe Taehyung è il suo amore smisurato per le creature al di sotto dei dieci anni, ma la fortuna non dev’essere dalla parte di Jungkook quella sera, visto che lo hyung è uscito con la sua comitiva. In fin dei conti, Jungkook pensa che non sia nemmeno giusto affidare la piccola a qualcuno che a stento conosce solo per poter passare un po’ di tempo con Jieun: dopotutto è solo una data, potranno replicare il giorno successivo o anche il mese seguente, per una volta.
«Dipende che c’è per cena».
Un volta  arresosi all’evidenza, Jungkook pensa sia meglio trovare un modo per trascorrere la serata senza doverla rimpiangere. Le iridi spente di Jieun si riaccendono lentamente nel vedere il sorriso furbo stampato sul volto del ragazzo.
«C’è quello che cucineremo» replica allora, mettendo le mani sui fianchi.
Hyejin comincia a saltellare sul posto, oscillando tra Jieun e Jungkook. «Quindi cuciniamo, unni? Tutti e tre insieme?!»
«Oh sì» dichiara lei, andando a recuperare il grembiule rosso in cucina. «Ma non senza un po’ di musica. Hyejin, fai sentire  a Jungkook la tua canzone preferita, è sul mio cellulare».
Il ragazzo raggiunge Jieun in cucina, mentre la piccola recupera il telefono sul bracciolo del divano e scorre con le dita fino ad arrivare al brano prescelto. Jungkook rischia di versare l’intera busta di farina sul pavimento, invece che sul ripiano, quando ode la voce di G-Dragon uscire in tutta la sua maestosità dai piccoli altoparlanti del cellulare di Jieun.
Hyejin si arrampica con poca grazia sul divano, saltando in modo sconnesso sui cuscini, cercando di seguire il ritmo. Jieun le chiede subito di scendere poiché, nonostante cucina e salotto formino un open space, mentre è occupata ad impastare i ravioli non può accertarsi che la piccola non si faccia male. Hyejin scende con un balzo e continua il suo spettacolo a terra, scadendo un “Get a crayon” come meglio riesce, abbandonando poi il telefono sul tavolo della cucina per potersi unire ai preparativi. Si fa largo, svelta, tra le gambe di Jieun e Jungkook, aggrappandosi al bordo del piano in marmo dove Jieun sta cucinando. Jungkook la afferra da sotto le ascelle e la solleva in modo che possa soddisfare le sue curiosità.
«Che fai unni
«Ravioli, tesoro» risponde Jieun, chiedendo simultaneamente a Jugkook di passarle un bicchiere d’acqua.
«Hyejin, dice poi, sorridendole - sul comodino in camera c’è una t-shirt bianca, potresti prenderla a Jungkook per me?»
«Vado io» si affretta a rispondere lui, ma la bambina ha già lasciato la presa sul suo collo per poter correre nell’altra stanza a soddisfare la richiesta di Jieun.
«Le piace quando si sente responsabile di qualcosa» dice allora Jieun, mentre getta un occhio al passo frettoloso e un po’ sbilanciato della bambina.
Jungkook decide di approfittarne per tirare fuori dalla tasca dai pantaloni la busta rossa che ha gelosamente custodito nel proprio armadio fino a quel giorno. Jieun interrompe ciò che sta facendo non appena la vede, si sciacqua velocemente le mani e poggia un fianco al mobile della cucina.
«Jungkook, non dirmi che-»
«Lo so, avevamo detto niente regali, però-»
«Però niente, perché devi sempre fare di testa tua?»
Jungkook sa che Jieun non se la prenderà più di tanto, visto che qualche mese prima è stata lei stessa a regalargli quelle Timberland che ora fatica a sostituire con qualsiasi altra calzatura.
Le porge lo scrigno dei loro sogni e la osserva mentre solleva l’apertura con il cuore in gola. In quell’esatto momento, Jungkook realizza che i biglietti sono due e quindi è un diritto di Jieun poter scegliere con chi andare a quel concerto; forse aver dato per scontato che l’avrebbe accompagnata lui non è stato un pensiero molto generoso da parte sua. Dopotutto Jieun ha molte amiche e una di loro potrebbe condividere la sua stessa passio-
«Oh mio Dio!»
Jieun osserva a bocca aperta il contenuto del regalo. «Oh mio Dio!» continua a ripetere, guardando Jungkook con l’espressione più stralunata che gli ha mai visto sul volto da quando si conoscono.
«Non ci credo… tu sei pazzo» mormora, rileggendo per l’ennesima volta le scritte di quei due biglietti dalle tinte celesti.
«Ho preso i posti seduti, i migliori che ho trovato. Tutto esaurito in venti minuti».
Il sorriso che incurva le labbra di Jieun subito dopo lo convince che avrebbe potuto restarci anche due giorni interi, davanti a quel computer; la ragazza gli salta letteralmente addosso con uno slancio, agganciandogli la vita con le gambe e il collo con gli avambracci, tenendo ancora ben stretti nelle mani i due biglietti. Lui si sbilancia leggermente all’indietro, preso alla sprovvista dalla reazione di Jieun, e un attimo dopo si unisce alla risata genuina ed euforica della ragazza, che ancora continua a stringerlo con l’adrenalina che le sfreccia impazzita nelle vene.
«Andremo al concerto dei Big bang! Non posso crederci!» esclama stampandogli un bacio dallo schiocco rumoroso sulle labbra. «Come hai fatto a trovare i posti?! Sarai stato sveglio tutta la notte! Jungkook, non finirai mai di stupirmi!» e prima che lui possa replicare, un altro bacio sigilla le loro labbra, ma si interrompe poco dopo con l’arrivo zampettante della piccola Hyejin.
«Unni che è successo?» domanda col naso all’insù, perplessa da quell’intreccio insolito di corpi. Jieun si sbriga a mollare la presa e le lascia un bacio sui capelli. «Niente tesoro, hai preso la maglia?» Lei fa si con il capo e la porge timidamente a Jungkook.
Per tutto il resto della serata, Jieun continua a cucinare canticchiando le canzoni del suo gruppo preferito. Jungkook distoglie l’attenzione qualche volta di troppo dai fornelli per osservarla mentre si districa abilmente in cucina con una grazia tale da far invidia alla più talentuosa ballerina di danza classica; l’eleganza è sempre stata una peculiarità innata del modo di fare di Jieun e le iridi di Jungkook ne vengono attratte con la stessa forza di una calamita al proprio magnete. Mentre la piccola Hyejin è intenta a giocare col macinato di carne, Jungkook delizia il proprio naso con l’odore delicato della pelle di Jieun, lasciandole baci fugaci sul collo e sull’orecchio, per poi tornare ai propri “doveri” e sobbalzare ogni tanto quando, accidentalmente, la mano di Jieun scivolava sulla sua schiena finendo poi più in basso. Allora gli lanciava un’occhiata tanto desiderosa quanto preoccupata che la piccola potesse accorgersi di quelle loro effusioni segrete. Per tutta risposta Jieun si mordeva un labbro, trattenendosi dallo sghignazzare, e tornava a preparare il sugo di verdure.

Jungkook crolla sul divano alle undici e mezza con Hyejin accoccolata sul suo petto e un elastico rosa malamente intrecciato nelle ciocche nere. La piccola lo aveva incastrato a giocare a rincorrersi per tutta la sera e lui non era riuscito in alcun modo a dirle di no. Jieun copre entrambi con un pile dai motivi scozzesi, non prima però di aver scattato loro una foto e averla salvata nella propria galleria. Proprio mentre si sta lavando i denti il suo cellulare vibra sulla porcellana del lavandino e una busta da lettere appare sul display. È quasi l’una di notte e di solito non riceve messaggi a quell’ora. Rimane ancora più sorpresa nel leggere il mittente.

TaeTae:
Ti è piaciuto il regalo, noona? Kookie ha pianto sangue per prenderti quei biglietti.
Comunque ci vediamo al concerto… io starò nel parterre. Vi saluto G-Dragon. ;)

 

 
 
 















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Questa sarebbe dovuta essere una OS per S.Valentino ma non ce l’ho fatta a pubblicare in tempo. Mi spiace di aver in un certo senso precluso o comunque reso meno chiara la lettura a chi non si era imbattuto in “Four season to love”, ma ormai avevo creato questo legame tra Jungkook e Jieun e tra i tre ragazzi che non mi sentivo di poter cambiare, non in questa occasione almeno.
Si tratta veramente di una cosa leggera, senza grandi pretese. Spero almeno di esservi riuscita a strappare un sorriso!


Ps. Il parterre di cui parla Tae dovrebbe essere la platea. Ho immaginato che Jungkook avesse preso i posti migliori, ma a sedere, mentre Taehyung ha fatto da sé prenotando quelli sotto al palco. Di qui la battuta “Vi saluto G-Dragon”.XD

Ps2. Lo so, il titolo è quanto di più stupido abbiate mai visto.

E niente, ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui. <3 Sapete che un vostro pensiero, qualora ne abbiate voglia, è sempre più che gradito! ^^
 
Un bacio grande, alla prossima!


Vavi
  
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