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Autore: Tefnuth    27/02/2017    1 recensioni
[sequel di Evil mirror].
Da quando è stato imprigionato nel mondo dello specchio, l'unico pensiero che occupa la mente di Tom è il desiderio di vendetta contro Bill. Nulla può distrarlo del tutto da questo chiodo fisso, non gli svaghi che si è creato né la compagnia di una piccola ombra.
Bill, invece, sta assaporando ogni secondo della vita reale portando con sé un gran segreto.
Entrambi pensavano che non si sarebbero mai più rivisti, invece i loro destini torneranno ad intrecciarsi grazie all'intervento di un personaggio misterioso, che offre a Tom la possibilità di vendicarsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[Tom]

“Billy? – Aveva chiamato Tom quando si era interrotto il collegamento. – Dove sei?”. Nessuno gli aveva risposto.

Una volta constatato che, per quella sera, la loro chiacchierata poteva dirsi conclusa, Tom ritornò sotto al caldo tepore della sua coperta. Quella che seguì, tuttavia, non fu una piacevole dormita: il ragazzo si rigirò più volte nel letto, combattendo tra il pensiero che fosse successo qualcosa all’amico e quello che, invece, gli diceva che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Infine arrivò il nuovo giorno, che lo salutò facendo capolino dalle tende con i suoi giovani e flebili raggi.

Uscito dalle coperte, il ragazzo provò nuovamente a chiamare il piccolo amico che, però, non si presentò. Tentò allora di chiamare Miroir, la cui immagine occupò la superficie visibile dello specchio. A lui chiese dove fosse Billy e, soprattutto, se stesse bene.

“Sta dormendo, nella tua stanza. – Dichiarò lo spettro di fumo blu. – Ieri sera, dopo la vostra chiacchierata, ha parlato molto con il nostro prigioniero. Era molto stanco, quando l’ho mandato a dormire” era molto tranquillo, senza il minimo segnale di nervosismo.

“Bene, grazie per il pensiero. – Lo ringraziò Tom, prima di domandargli un’altra cosa. – C’è qualcosa che devi dirmi, a proposito di Bill?”.

“Assolutamente niente: è tutto come dovrebbe essere” rispose Miroir, prima di sparire nel nulla senza nemmeno salutare.

Per nulla rincuorato da ciò che gli era stato detto, Tom si recò al lavoro. Non fu una giornata piacevole, dal momento che il suo pensiero era rivolto ad altri mondi. Rifiutò persino un invito a cena da parte di Georg e Gustav, per potersi precipitare a casa il prima possibile dopo essersi inventato una scusa per staccare prima.

“BILLY! BILLY! Rispondi. - Chiamò a gran voce sin dall’entrata, ma del piccolo spettro nemmeno l’ombra. – Fammi vedere che ci sei, ti prego”.

Niente.

Conscio del fatto che sarebbe stato inutile chiamare nuovamente Miroir, Tom decise di punto in bianco di attraversare nuovamente lo specchio e rientrare nel luogo da dove era venuto. Sembrava che non fosse cambiato nulla dal giorno della sua partenza, ad eccezione di un piccolo portale di nuova creazione. Trascurato quel nuovo elemento, Tom puntò come una lancia alla sua vecchia camera. L’orribile visione che lo colse gli vece venire i conati di vomito: il corpo di Billy, completamente ridotto in pezzi, era riverso a terra in una posizione innaturale; i frammenti più piccoli del suo corpicino erano sparsi dappertutto. La testa, l’unico elemento che Miroir aveva ricomposto, era appoggiata sul cuscino con lo sguardo verso l’entrata.

“B…Billy” piagnucolò il ragazzo avvicinandosi, non riusciva a dire altre parole a quegli occhi vitrei.

Atterrito da quella vista, Tom ricompose sul letto (come meglio potè) il corpo del suo giovane amico. Poi, con grande rammarico, lasciò quella tomba e ne cancellò l’entrata. Solo una cosa restava da fare: indagare sulla sua morte ingiusta.
Incurante del fatto che Miroir ancora non si era visto, Tom varcò la soglia del nuovo portale trovandovi dentro la creatura che Billy gli aveva mostrato. Lo trovò rinchiuso in una cella, senza pareti né soffitto, con sbarre di cui non si vedeva l’inizio né la fine, e con il corpo tutto incrinato. Quando i loro sguardi si incrociarono, la creatura lo guardò con un misto di sorpresa e paura.

“Che ci fai qui? – Domandò il prigioniero. - Miroir ti ha detto che potevi divertirti anche tu?”.

“Sei veramente tu, Bill?” chiese Tom accucciandosi, senza curarsi della domanda cui non aveva dato risposta.

“Ancora non ci credi? – Bill avvicinò il proprio viso, che tanto somigliava a una maschera da tragedia greca, alle sbarre. – Eppure mi sembra che la mia copia ci avesse presentati. A proposito, hai visto i suoi resti?”.

“Appena sono entrato, povera creatura. Però, ancora, non capisco il perché…” disse Tom.

“Perché quando sono scappato, ho infranto i piani di Miroir. A causa del mio legame con te, qualcuno del mondo reale, avevo la possibilità di uscire da qui. Lui avrebbe voluto impossessarsi del mio corpo, e prendere il mio posto, ma a uno come lui non dovrebbe nemmeno essere permesso di esistere. Sono fuggito, per paura si, e mi dispiace di averti lasciato in questo pasticcio. L’unica consolazione che avevo, era la consapevolezza che non avrebbe potuto farti del male” spiegò Bill, con il volto tra due sbarre e gli occhi di vetro che esprimevano una profonda sincerità.

“Non mi sembrava che ti preoccupassi per me, l’ultima volta che ci siamo parlati” osservò Tom, ricordando i toni di conflitto che avevano usato entrambi l’ultima volta.

“Volevo solo assicurarmi che tu ti scordassi di me, e che vivessi veramente felice” affermò la creatura di vetro.
Dopo anni, Tom sentì di potersi fidare nuovamente dell’amico, e riconobbe che l’averlo imprigionato era stata un’azione ingiusta. Si alzò, e con un pensiero fece sparire le sbarre.

“Cosa fai?” domandò Bill, restando in ginocchio.

“Voglio fidarmi di te. Voglio credere che hai fatto tutto questo per un fine superiore. Voglio fidarmi dell’amico che avevo anni fa. – Affermò Tom, avanzando una mano per sollecitare l’ex prigioniero ad alzarsi. – E’ ora che faccia un bel discorsetto con Miroir, ma tu di sicuro non devi restare qui un secondo di più”.

“M…ma” tentò di ribattere Bill, ma l’improvvisa comparsa di una nube blu lo costrinse a chiudere la bocca.

Entrambi chiusero gli occhi, che già avevano iniziato a lacrimare.

“Non saresti dovuto tornare!” tuonò la voce di Miroir.

 
​Nota autrice: dato che nel prossimo capitolo, l'ultimo, i ragazzi saranno insieme non scriverò da quale punto di vista stiamo vivendo il racconto. Perdonatemi della "cortezza" del capitolo, ma l'ho fatto per poter raccogliere tutti gli eventi importanti senza dover pensare a come interromperli. Alla prossima!

 
  
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