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Autore: Lola1991    27/02/2017    0 recensioni
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« Tornerai da me stanotte? » chiese raggiante, guardandolo negli occhi.
« E tu mi aspetterai? » disse lui, perdendosi nel mare verde dei suoi.
« Io ti aspetterò sempre. »
« E io tornerò sempre da te. »
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« Possiamo andarcene ora, madre? » chiese Frerin, alzando supplichevole lo sguardo verso la donna.
Lui e il fratello Thorin erano stati costretti a provare e indossare gli abiti per la cerimonia che si sarebbe tenuta quella sera, e la madre si era prodigata affinché tutto fosse perfetto.
La casacca blu notte che avrebbe indossato il primogenito aveva bisogno di qualche accorgimento, ma nel complesso sua madre sembrava soddisfatta del lavoro commissionato.
« Non riesco a credere a quanto entrambi siate cresciuti! » esclamò commossa, stritolando il figlio minore, che tentò in tutti i modi di divincolarsi dalla presa, imbarazzato.
« Per Mahal, madre ti prego non ricominciare a piangere! » esclamò divertito Thorin, permettendo alla donna di abbracciare anche lui. In quel momento entrò suo padre, che subito si congratulò con la moglie per il lavoro svolto, ammirando orgoglioso i volti dei suoi figli maschi, così simili a lui per carattere e portamento.
 
Il ballo sarebbe iniziato al calar del sole e Thorin già sperava che finisse alla svelta. Celebrazioni del genere non erano nella sua indole e oltretutto sapeva che suo padre e suo nonno l’avrebbero costretto a conversare tutta sera con nane di rispettabili famiglie, nella speranza che si arrivasse presto alla conclusione di un accordo di matrimonio. Poco prima della festa stava indossando alcuni dei gioielli regali, quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza.
Andò ad aprire, sorpreso, e si ritrovò davanti Laswynn, che tra le mani reggeva la parte superiore del suo abito da cerimonia, piegata con cura e pronta per essere indossata.
« Tua madre mi ha chiesto il favore di portarti questo » disse, alzando le mani per mostrare la casacca.
« Ehm, grazie, vieni pure » rispose lui, spostandosi per fare entrare la giovane.
 
Non si accorse immediatamente dell’abito che Laswynn indossava, o del fatto che i suoi capelli, per una volta, ricadevano eleganti e ordinati sulle spalle. Gli ci volle qualche minuto per accorgersi del cambiamento, e molti più minuti per riprendersi dalla sorpresa.
Laswynn parve accorgersene, perché divenne improvvisamente rossa sulle guance – cosa che, oltretutto, fece avvampare ancora di più Thorin – e abbassò lo sguardo a terra. Anche lei, come il principe, trovava assurdo tutto quel cerimoniale e non vedeva l’ora di ritornare alle sue comode brache maschili.
« Potresti aiutarmi? La casacca ha dei bottoni sulle maniche e le tue mani sono molto più delicate delle mie…» propose lui imbarazzato.
Laswynn annuì, senza il coraggio di proferire parola, e come promesso aiutò il principe e chiuse i bottoni della casacca, e si trovò ad ammirare la bellezza del giovane nano, agghindato a festa.
 
Osservandola mentre lo aiutava, Thorin chiuse le mani a pugno per evitare che il tremore venisse notato, e si impose di non perdere la calma. Gli sembrò, per quei pochi attimi, di distaccarsi totalmente dal mondo e non sentì più la pressione o il carico delle responsabilità. Se avesse potuto, avrebbe afferrato il volto di Laswynn e l’avrebbe baciata senza permetterle di allontanarsi o resistergli. Ma tanto in fretta quanto era venuto, quel pensiero sfumò dalla sua mente. Ringraziò la nana per l’aiuto che gli aveva fornito e questa uscì dalla stanza, ancora rossa in volto, senza proferir parola.

La serata procedeva noiosa, più di quanto Thorin avesse immaginato; ricche famiglie di mercanti si susseguivano davanti al re e giovani nane, agghindate con sfarzosi abiti e acconciature, e ammiccavano serene in direzione del giovane principe, il cui sorriso “da cerimonia”, come soleva chiamarlo sua madre, era stato utilizzato fin troppo in una sola notte. Non faceva altro che annuire falsamente e sperare che il tutto finisse il più in fretta possibile.
I suoi occhi cercavano per la sala Laswynn, che pareva fuori luogo quanto lui, e che al momento stava chiacchierando con la sorella Dìs, entrambe vestite con un lungo abito rosso scuro. Gli occhi del principe indugiarono su corpo della ragazza e sul suo volto sorridente, che da così tanto tempo non vedeva e si ritrovò distratto, per l’ennesima volta, da affari che non avrebbero nemmeno dovuto sfiorare la sua mente.
 
Suo nonno e suo padre sembravano molto soddisfatti della riuscita della serata, poiché molti nani rispettabili erano accorsi da ogni dove e tutta Erebor era in festa quella sera.
« Amico, vorrei davvero essere te » sentenziò Dwalin, dando una grossa pacca sulla spalla di Thorin, quando questo ebbe un momento libero per parlare. « Così tante nane tra cui scegliere… »
Thorin quasi si strozzò con il vino che stava bevendo e altre pacche di Dwalin lo aiutarono a riprendere respiro.
 
« Credimi » disse infine « preferirei passarti l’imbarazzo della scelta; a me sembrano tutte identiche e per nulla interessanti… » risposte mesto, appoggiando il bicchiere oramai vuoto.
Dwalin lo guardò stralunato.
« Thorin a te piacciono… le nane, insomma? Voglio dire… » iniziò quello imbarazzato, grattandosi nervosamente la nuca.
« Certo che mi piacciono le nane! » sibilò il principe sconvolto, indeciso se ammazzare o meno il suo migliore amico in quel momento o più tardi, quando nessuno se ne sarebbe accorto.
L’espressione di sollievo sul volto di Dwalin lo fece ridere e anche il volto dell’altro nano parve distendersi.
« La verità è che non riesco a togliermi dalla testa un’altra nana… » confessò Thorin, abbassando la voce per timore che altri lo sentissero.
« Laswynn? Ancora? » chiese Dwalin alzando gli occhi al cielo, mentre il principe annuiva mesto. « Pensavo te la fossi dimenticata una volta per tutte! »
« Lo pensavo anche io… »
 
Thorin venne richiamato dal padre, poiché erano finalmente giunti anche i loro cugini dei Colli Ferrosi, con i quali i rapporti, seppur civili, erano comunque sempre tesi e delicati.
« Ecco il giovane principe Thorin! » esclamò Náin, signore dei Colli Ferrosi, estasiato « Sicuramente ti ricorderai del mio primogenito, tuo cugino Dáin? »
Thorin e Dáin si strinsero la mano; avevano quasi la stessa età, ma la chioma rosso fuoco di Dáin, così simile a quella del padre Náin, risplendeva rispetto a quella corvina del principe di Erebor.
Nain e Thrór parlarono a lungo, circondati dai rispettivi figli e nipoti, mentre la serata intorno a loro procedeva calma. Poi il re chiamò a sé la giovane Laswynn, che si avvicinò silenziosamente al gruppo e fece un rapido inchino ai signori dei Colli Ferrosi.
 
« Quindi questa è figlia di mia sorella Heron? Mia nipote? » domandò Náin battendo le mani e rivolgendo un grande sorriso alla giovane. « Mi dispiace molto per la perdita di tua madre, Laswynn. Ero affezionato a mia sorella, anche se non la vedevo da tempo… ».
Lo sguardo di Laswynn si fece scuro per un momento, ma ringraziò comunque Náin. « Grazie mio signore. Amo pensare che abbia smesso di soffrire e che si sia ricongiunta al mio amato padre, in un posto migliore ».
Náin annuì contento. Lo sguardo di Thorin, tuttavia, era rimasto fisso al giovane Dáin, che guardava Laswynn con fin troppo interesse, senza che questa si curasse affatto del suo sguardo.
 
Náin e Laswynn continuarono a conversare e Thorin venne portato dal padre a fare la conoscenza di altre famiglie. La serata si protrasse ancora a lungo ed era quasi notte fonda quando gli ultimi ospiti si allontanarono finalmente da Erebor.
Stanco ed inebriato da tutto il vino che aveva bevuto – e decisamente ubriaco – il giovane Thorin si trascinò verso le sue stanze, quando due voci attirarono la sua attenzione.
Voltò l’angolo del corridoio in silenzio e riconobbe immediatamente la massiccia figura di Dáin, suo cugino, intento a parlare con quella che senza dubbio era Laswynn. C’era qualcosa di strano nel tono e nella voce della giovane nana e un lampo di malizia e avidità che rendevano Dáin quasi spaventoso… se non addirittura folle.
Laswynn stava cercando di congedarsi e tentava di mantenere una certa distanza dal nano, ma quello sembrava insistere affinché la giovane restasse in sua compagnia ancora un po’.
« Sei molto gentile Dáin, ma davvero sono stanca, preferisco andare a coricarmi… »
aveva detto, sorridendo e facendo un breve inchino.
« E’ ancora presto. Non conosco questa fortezza e forse tu potresti mostrarmi i suoi segreti… in fondo siamo cugini e passare del tempo insieme non ci farebbe male », insisteva lui, avvicinandosi pericolosamente a Laswynn.
La nana non sapeva più cosa rispondere o fare, e lo sguardo di spavento che le lesse in volto fece muovere Thorin nella loro direzione, proprio mentre Dáin afferrava il braccio di Laswynn saldamente.
« Dáin » disse calmo, mostrandosi alla luce. « E’ tardi e tuo padre ha già raggiunto le camere che vi ospiteranno. Ti starà cercando, dovresti andare. »
 
Dáin lo guardò malevolo, ma lasciò immediatamente il braccio di Laswynn, allontanandosi di qualche passo.
« Buona notte allora, a entrambi » aveva risposto freddo, superando il corridoio a passo svelto.
Laswynn e Thorin rimasero dov’erano per qualche istante, indecisi sul da farsi. Poi la giovane parve rinsavire e si ricompose, passando di fianco al principe. Non disse nulla, e di certo lui non si aspettava un ringraziamento, ma un cenno o un rapido sorriso l’avrebbero quanto meno gratificato per essere intervenuto.
« Aspetta » sibilò; si accorse che Laswynn si era fermata, pur dandogli ancora le spalle. « Che cosa voleva Dáin da te? »
« Voleva che gli mostrassi Erebor, tutto qui » rispose lei a bassa voce.
« Devi stare attenta. E’ stato stupido venire qui da sola con lui » disse Thorin, cercando di tenere un tono normale di voce e di concentrarsi, nonostante il vino gli andasse ancora alla testa.
« E’ lui che mi ha seguito, io stavo andando dritta in camera mia, principe Thorin » rispose Laswynn secca, voltandosi e incrociando gli occhi del nano.
« Smettila di chiamarmi principe ».
« Non è forse quello che sei? ».
 
Thorin non riusciva a pensare razionalmente. La testa gli diceva di andarsene, e di corsa, verso la sicurezza delle sue camere, ma qualcos’altro, complice il vino, si era svegliato in lui. Non sapeva come fosse successo, ma con due rapide falcate aveva raggiunto Laswynn e prima che lei potesse anche solo capire e protestare per quel gesto, le aveva preso il mento fra le mani e l’aveva baciata con forza.
Non fu un bacio dolce; non ci fu nulla di romantico in quel gesto, dettato solo dal desiderio e dall’ardore del momento.
Le labbra di Thorin premettero insistenti su quelle di Laswynn e le costrinsero ad aprirsi, affinché la sua lingua vi potesse entrare.
 
Sentiva il corpo di Laswynn attaccato al suo e poteva percepirne ogni forma; era inebriato, come lo era stato quella notte, dal profumo dei suoi capelli e ben presto smise di formulare qualsiasi pensiero logico. La baciò avidamente, senza sosta, ma non gli bastava; le afferrò la nuca con un movimento brusco, premendo forte il proprio bacino contro quello di lei. Quel gesto parve non piacere a Laswynn, che tentò di divincolarsi e sfuggì alla presa del nano.
Thorin la osservò confuso. Era rossa in volto e aveva le labbra gonfie, ma negli occhi vi era uno sguardo che il principe interpretò in solo modo: disprezzo.
« Sei ubriaco Thorin; riesco a sentire perfino a distanza l’odore del vino » disse lei, serrando le braccia al petto.
 
Il nano non seppe cosa rispondere; tentava di riprendere fiato e resistette all’impulso di riafferrare la ragazza e di costringerla con forza a continuare quello che avevano iniziato.
Si ricompose e disse: « Non l’ho fatto perché sono ubriaco, l’ho fatto perché volevo farlo ».
« E quello che voglio io non ti interessa, vero? Sei così abituato ad avere tutto quello che desideri, principe Thorin, da dimenticarti di chi ti sta intorno. Sei tale e quale a Dáin », sibilò lei fredda e infuriata, voltandosi e correndo via, lasciando Thorin solo e ferito nel corridoio deserto.
   
 
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