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Autore: l y r a _    28/02/2017    3 recensioni
Hinata è sempre stato convinto che quel cliché esistesse solo nei manga d’amore per ragazze, adesso ci si trova dentro fino al collo. Nel frattempo Kageyama gli ruba lo yogurt con classe.
Una one-shot doppiamente KageHina | Molto, ma molto post-diploma.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Sorpresa, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspetto che cresca
A dire la verità, Hinata non si era mai preoccupato di poter incappare in una storia simile: quel genere di situazioni per lui esisteva esclusivamente come cliché strategico per la trama di qualche manga per ragazze. Vero era che non riusciva a definire in quale preciso momento si fosse concretizzata quella curiosa evoluzione. L’arco di tempo spaziava dal secondo anno del liceo, nel corso del quale Kageyama aveva preso ad entrare e uscire da casa sua come se fosse la propria, al loro attuale ingaggio nei Kyoto Flyers. Per farla breve, era praticamente un decennio che erano inseparabili e che Kageyama era uno di famiglia.
Dunque, nell’arco di quei dieci anni che sembravano così pochi, quando precisamente era accaduto?
«Sai, Tobio» buttò lì di punto in bianco mentre gli faceva spazio al tavolo della mensa «Credo che Natsu si sia presa una cotta per te.»
Il palleggiatore gli scoccò un’occhiata stranita per un’esigua frazione di secondo, prima di ricominciare ad armeggiare col vassoio della colazione. Con uno sospiro irritato constatò l’improvvisa sparizione del vasetto di yogurt che aveva scelto dopo cinque interi minuti di indecisione trascorsi ridicolmente impalato davanti al banco. Da come sghignazzava divertito dal proprio posto al tavolo di fronte, Hinata ipotizzò che il furto fosse opera di Tsukishima. Ci voleva un gran bel coraggio per riprendere ad infastidire Kageyama una sola settimana dopo essersi unito alla sua stessa società.
Alla fine però all’alzatore non interessava conoscere l’autore del misfatto, era più preoccupato dal fatto che la riserva di yogurt della mensa fosse esaurita e che sarebbe rimasto senza.
«Dammi il tuo.» ordinò come al solito senza mezzi termini indicando il vasetto nel suo vassoio.
«Hai sentito cosa ti ho detto?» protestò seccato.
«Pensi che Natsu abbia una cotta per me.» ripeté Kageyama con indifferenza «Adesso posso avere il tuo yogurt?»
Hinata allontanò bruscamente il vasetto dalla portata della sua mano già tesa e l’altro schioccò la lingua stizzito.
«Andiamo, che altro vuoi? Ho fame!»
«E tu che ne pensi?» lo incalzò il più basso schivando abilmente il braccio del palleggiatore che ancora ambiva ad impossessarsi di parte della sua colazione.
«Cosa vuoi che ne pensi?» sbottò innervosito.
«Non ti stupisce?»
«Come può stupirmi qualcosa che sapevo già, cretino?» tagliò corto l’altro «Ora, gentilmente, se mi dai questo benedetto yogurt … Hai il vassoio pieno di roba, non riuscirai a saltare se la mangi tutta, potresti concentrarti sul bene della squadra?»
La disinvoltura di Kageyama nel cambiare discorso rimaneva ammirevole, ma difficilmente riusciva a sortire i risultati desiderati nello scontro con la testa dura di Hinata. Voleva far passare il successo della squadra attraverso le sue abitudini alimentari? Strinse il vasetto ancora più forte fra le dita, tutto contrariato.
«Salto comunque più in alto di te.» puntualizzò «Cosa vuol dire che lo sapevi già?»
«Hai di nuovo bisogno di qualche ripasso di giapponese? Lo sapevo già significa esattamente Lo sapevo già.»
«Simpatico, non c’è che dire.» commentò sarcastico «E come lo sapevi?»
«Non si è mai persa una partita dall’ultimo anno di liceo fino ad oggi.»
Deluso, l’altro gli fece notare che era normale che Natsu assistesse alle partite alle quali partecipava suo fratello. Kageyama arrossì per la gaffe.
«Comunque sia, quando sono da te mi gira sempre intorno e l’anno scorso a San Valentino mi ha regalato della cioccolata.» si affrettò velocemente ad aggiungere.
Hinata provò l’impulso inarrestabile di avvolgere le dita intorno al collo del suo palleggiatore e strangolarlo fino alla morte. Poteva passare sopra le continue e tediose lodi che di lui tesseva Natsu quando era sola col fratello, in genere variazioni di “Tobio-kun è così affascinante, alto e misterioso! Shoyo, quando torna qui da noi? Ma ce l’ha la ragazza? Dici che gli piaccio?”, ma non poteva affatto sorvolare sulla cioccolata a San Valentino. Che razza di amico è uno che accetta la cioccolata di tua sorella senza avvisarti di nulla?
«Mi sembrava sgarbato non accettarla.» si giustificò come se gli avesse letto nel pensiero.
«Notizia dell’ultima ora: tu sei sgarbato, per natura.» ribatté acido.
«Te la stai prendendo per questa stronzata? La tua stupidità non finisce mai di sorprendermi.»
«Potevi dirmelo!» si lamentò Hinata.
«Natsu mi ha esplicitamente chiesto di mantenere il segreto con te.»
«Ah, adesso condividete segreti?»
L’esclamazione gli era venuta  un’ottava più acuta del dovuto. I ragazzi seduti agli altri tavoli si voltarono in loro direzione con aria di rimprovero. Tsukishima – d’altro canto – avrebbe finito per soffocare se avesse continuato a ridere in quel modo mentre mangiava. Più tardi gliene avrebbe dette quattro, era fortunato a non avere una sorella minore che Kageyama potesse insidiare a tradimento.
«Guarda che io non ho insidiato proprio nessuno!» si difese imbarazzato l’accusato «Ha fatto tutto da sola!»
«Ho parlato ad alta voce?»
«Sì, deficiente. Dammi lo yogurt ora!»
«Col cavolo!» ribadì Hinata «Come pensi di comportarti adesso?»
«Aspetto che cresca.» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Stai scherzando, spero.»
«Non scherzo, alla fine è carina. Sei geloso, Shoyo?»
Non aveva avuto tanta voglia di picchiare Kageyama dalla loro prima estate al liceo. Dinanzi all’affermazione che il palleggiatore aveva buttato lì con un’inquietante sorriso sornione dipinto sulla faccia, la sua fantasia galoppò fino a comporre un delizioso quadretto romantico in cui lui e Natsu passeggiavano mano nella mano sotto i petali di ciliegio scambiandosi smancerie e paroline dolci. Gli sembrò tutt’a un tratto di aver ingoiato un blocco di ghiaccio: le manacce di quel demonio dovevano essere tenute rigorosamente lontane da sua sorella.
«Ovvio che sono geloso, è mia sorella! Ha solo sedici anni!»
«Quale parte di aspetto che cresca non ti è chiara? Fra un paio d’anni potrebbe andar bene.»
«Avrai ventisei anni!» disapprovò l’altro «Sarai comunque troppo vecchio!»
«Offendi ora? Guarda che sarai vecchio quanto me!»
«Cosa c’entra? Non sono io quello a cui piacciono le ragazzine!» lo rimbeccò nuovamente con tono troppo acuto.
«Infatti ci farò un pensierino quando sarà maggiorenne, mica ora.» chiarì divertito.
«No, adesso tu ci parli e le dici che è troppo giovane per te. Non hai idea di quanto sia seccante sentirla parlare di te ventiquattro ore al giorno. Mi chiede di continuo quando tornerai a trovarci e onestamente se si limitasse a questo sarebbe anche sopportabile. Ma gli apprezzamenti sul tuo fondoschiena … quelli preferisco evitarli.»
«Natsu ha fatto degli apprezzamenti sul mio fondoschiena?» domandò improvvisamente interessato «Che ragazzina precoce … com’è che siete fratelli?»
«Ah, e sarei felice se la piantassi di asciugarti la fronte con la maglietta quando giochiamo. È capace di parlarne per settimane.» continuò l’altro, con le guance vagamente rosse.
La discussione si stava protraendo troppo per le lunghe e in tutta franchezza Kageyama aveva bisogno di quello yogurt. Sarebbe bastato, solo per qualche istante, che l’attenzione di Hinata calasse per potersene impadronire. Così mise su un cipiglio malizioso e lo punse sul vivo.
«Peccato, pensavo che ti piacesse.»
In un attimo Hinata si fece rosso come un peperone e prese a farfugliare monosillabi sconnessi nel tentativo estremo di smentirlo. Preso alla sprovvista, allentò la presa sul vasetto di yogurt che Kageyama, con uno scatto fluido, gli strappò soddisfatto dalle mani. Con una serenità invidiabile si disfece poi della pellicola protettiva e vi affondò dentro il cucchiaino.
Ebbe il tempo di finirlo tranquillamente tutto senza interruzioni prima che Hinata fosse in grado di ricomporsi e dedicarsi a sua volta alla colazione, fingendo che l’ultima osservazione del palleggiatore non fosse mai stata pronunciata.
«Veramente buono questo alla vaniglia. Non l’avevo mai assaggiato.» giudicò leccandosi il cucchiaino. «Sei stato molto generoso, cognato
«Era il mio preferito» piagnucolò l’altro con la bocca piena «A casa lo mangia sempre Natsu e a me non rimane mai niente …»
«Vi piacciono le stesse cose.» considerò divertito Kageyama.
«Purtroppo sì.» confermò l’altro.
Si rese conto dell’ambiguità dell’affermazione circa un secondo dopo, quando Kageyama mal celò una risata in un colpo di tosse e la faccia di Hinata ritornò dello stesso colore dei suoi capelli.
«Insomma, piantala!»

 


Piccole note:
- Come spero si sia compreso, la storia è ambientata circa dieci anni più tardi degli eventi della serie e questi due non hanno mai smesso di giocare insieme: se una società ingaggiava uno, l'altro era compreso.
- Ho pensato che sarebbero a questo punto arrivati a quella fase della vita in cui possono rivolgersi l'un l'altro usando i propri nomi, anziché i cognomi.
- Ho attribuito alla Natsu della serie sette o otto anni. Ho letto che frequenta le elementari, perciò certamente non ha meno di sei anni.
Kyoto Flyers, il nome della squadra, contiene un tributo koreaminkia ad una canzone delle Girls' Generation, passate oltre.
- Nell'introduzione ho definito la one-shot doppiamente KageHina perché di Hinata qui ce ne sono due (E Kageyama sinceramente non sa quale dei due sia meglio).
- Il "se mangi così poi non salti" è tratto da una conversazione reale fra due pallavolisti reali di mia conoscenza, che ringrazio.

Vorrei capire come sia possibile che io sia tornata a pubblicare qualcosa dopo tipo due o tre anni e come precisamente sia accaduto che io abbia scelto proprio questo fandom. La vita è davvero un'incognita.
Innanzitutto grazie per aver letto questo mio goffo debutto (?) nel fandom di Haikyuu, che poi potrebbe essere anche la prima ed unica volta che ci scrivo dentro, conoscendomi. L'idea è nata abbastanza per caso in una chat con una mia cara amica, in cui le raccontavo che me la vedo, Natsu, a fangirlare sull'amico figo di suo fratello, perché Kageyama sarebbe venuto su figo. La cosa è degenerata così tanto che sono stata costretta a metterla nero su bianco incurante della sessione invernale agli sgoccioli.
Probabilmente mi odiate per avervi rifilato una fregatura del genere, ma se vi va lasciatemi una recensione.
Alla prossima! ♥ Spero non fra altri tre anni ...
 
   
 
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