Tutti : chi legge, chi mi aggiunto nei seguite ed addirittura nelle preferite, ma specialmente chi recensisce. Vi voglio bene.
Per le recensioni che dire oltre a un GRAZIE ENORME, ragazze questo capitolo è per voi, spero vi piaccia.
Buon W:E: a tutti
Bacioni Lisa
Cap. 3 – LUI /EDWARD
Riapparve, con mio grande disappunto, Felix, che ci fece segno di seguirlo, ci congedammo da Aro e ci avviamo per i corridoi del palazzo. < Preferite vedere prima le vostre stanze? Ho provveduto a far sistemare i vostri bagagli> tremavo all’idea che lui sapesse qual’era la mia stanza, soprattutto perché continuava a guardarmi come se mi volesse saltare addosso da un momento all’altro. Non avevo bisogno di ascoltare la risposta di mio padre, voleva andare da LUI, subito. Era evidentemente preoccupato per quanto gli aveva detto Aro, ma non nutriva il minimo dubbio sul fatto che lo avremmo convinto, si vedeva dal luccichio del suo sguardo, era speranza quella non avevo dubbi, voleva riunire l’intera famiglia, e avrebbe fatto di tutto per riuscirci. Mi pizzicarono gli occhi, se fossi stata umana avrei avuto le lacrime agli occhi, il mio caro papà era un grande ottimista, voleva il meglio per tutti noi, compreso LUI, anche se proprio non ne capivo la ragione, infondo ci aveva sempre trattati con freddezza. Ricordavo chiaramente il suo sguardo quando tornava da Volterra, dopo aver fatto visita a LUI, delle volte il nostro “caro” fratello era talmente impegnato da non dedicargli più di dieci minuti, e papà ne soffriva e tanto.
Arrivammo davanti a quella che doveva essere la sua stanza, Felix busso, ma non ottenne risposta, < Edward, sono Felix, hai visite, guarda che stiamo entrando, Aro vuole che gli parli > dall’altra parte della porta arrivò solo un ringhio sommesso, Felix aprì la porta, ma prima di farci entrare ci raccomandò di stare a debita distanza, poi girandosi verso di me disse < Stammi vicino piccola, non vorrei che il pazzo ti facesse male> e mi fece l’occhiolino, prefetto l’energumeno ci provava e LUI era classificato PAZZO PERICOLOSO, allungai una mano verso Carlisle, che nel frattempo era entrato nella stanza ignorando gli avvertimenti di Felix, si girò verso di me con uno sguardo calmo e mi disse < Tranquilla tesoro non ci farà nulla, siamo la sua famiglia > lo seguii poco convinta. La stanza era abbastanza buia illuminata da una feritoia piuttosto alta. La parete di fronte alla porta era occupata da scaffali di CD, e da uno stereo che mio padre gli aveva comprato lo scorso anno, sulla parete a destra c’era un armadio ed una scrivania ordinata, sull’altra parete un divano piuttosto mal concio e per terra davanti al divano LUI. Era rannicchiato la testa affondata nelle ginocchia, i vestiti erano stropicciati ed in alcuni punti laceri, i capelli scompigliati all’inverosimile. < Edward, figliolo> lo chiamo mio padre, alzò la testa di scatto, era bellissimo, non avevo mai visto mortale o immortale così bello, anche se gli occhi erano neri e tormentati, anche se aveva l’espressione di uno che sta bruciando tra le fiamme dell’inferno, la sua bellezza era innegabile. Smisi di respirare, non so perché, non mi serve neanche respirare, ma fu un riflesso incondizionato, in quel momento il mio unico pensiero era aiutarlo, togliere quella maschera di dolore dal suo volto, volevo che stesse bene, che accettasse la nostra offerta e riuscisse ad essere felice, volevo vederlo sorridere, mi tremarono le gambe alla sola idea di quanto dovesse essere bello mentre sorrideva. In questo momento mi resi conto che tutti quei pensieri erano rivolti a LUI, LUI che avevo odiato per tanto tempo senza neanche sapere chi era, LUI, che probabilmente avrei ricominciato ad odiare appena avrebbe aperto bocca. Dovevo essere impazzita, forse era il clima di Volterra che faceva diventare tutti pazzi.
< Carlisle sei veramente tu?> ed ecco la voce più soave che avessi mai ascoltato, ci mancava anche questa, come facevo ad odiarlo adesso, ma era pur sempre LUI, anche se dentro di me una nuova consapevolezza stava nascendo. Non era più LUI era EDWARD.
Mio padre si inginocchiò davanti
a lui, sotto lo sguardo attento di Felix, < Si figliolo, sono io, siamo
venuti per aiutarti, ci consenti di aiutarti?> c’era tanto amore in quelle parole,
si sentiva che gli voleva bene, che soffriva a vederlo star male. < Sono
morto Carlisle? È per quello che sei qui? Sono morto?> la sua voce era
tormentata, < No Ewuard, non sei morto, ti aiuteremo, ti daremo un po’ di
pace e quando starai meglio parleremo, ok? >, mio padre mi fece segno di
avvicinarmi, ma Felix mi prese per il braccio, lo fulminai con lo sguardo <
Ti dispiace? Mio fratello ha bisogno di me!> il mio tono era duro,
tagliente. Quando mi rigirai verso mio padre incontrai gli occhi di Edward,
aveva il volto incrinato nella mia direzione ed una strana espressione sul
volto,
< Non ci penso proprio> rispose l’altro. < Devo ricordarti che sono un tuo superiore e che sei tenuto a fare quello che ti dico? O te ne vai e basta?> il tono era duro, da generale, mi fece anche un po’ paura se devo essere onesta. L’altro se ne andò sbattendo la porta. < Così va molto meglio, vero angelo mio, ti metteva a disagio la sentinella?>. Il tono era tornato dolce, come se parlasse ad un bambino ed anche un po’ sofferente, evidente gli era costato tanto essere così perentorio. < Si Grazie.>.