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Autore: karter    20/03/2017    1 recensioni
Dal testo:
"Kisshu la osservava in silenzio. Era già passata mezz'ora da quando era andato a prenderla in aeroporto e si erano recati nel loro ristorante preferito, e da quel momento Ichigo aveva detto si e no due parole. Era strano! La sua sorellina era sempre stata una persona esuberante, capace di procurare un mal di testa a chiunque con le sue chiacchiere, eppure non aveva aperto bocca.
Era cambiata. Se lo ricordava ancora il giorno in cui l'aveva salutata in aeroporto, non avrebbe mai potuto dimenticare il momento in cui credeva di aver detto addio a quella che era stata una cotta infantile prima e una sorella acquisita poi. Indossava quello che era sempre stato il suo indumento preferito, un vestitino bianco a fiori con la gonna a ruota, una giacchetta di jeans e un paio di ballerine rosa. Pareva una bambola con i lunghi capelli vermigli raccolti in quelle buffe codine infantili che da sempre la caratterizzavano, le gote rosse e gli occhi liquidi di lacrime di gioia per la nuova avventura e tristezza per i saluti a quella che era stata la sua vita fino a quel giorno."
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cenerentola Innamorata

 

 

 

 

Ho capito è una cosa seria

e poi ora non vuoi parlare.

Vengo a prenderti io stasera

quando esci da lavorare.


Il trillo del telefono risuonò insistentemente nel silenzio assordante che regnava in un piccolo appartamento nel centro di Tokyo, mentre un mugugno insoddisfatto si sollevava da un complicato intrinseco di coperte che proteggeva il suo occupante dal mondo che lo circondava. Non aveva nessuna intenzione di muoversi dal suo giaciglio, non quel giorno che finalmente aveva un po' di tempo libero lontano da quell'officina che adorava, ma lo distruggeva terribilmente. Sorrise impercettibilmente all'idea di poter rimanere sotto le coperte ancora qualche ora, prima di sentir risuonare ancora quel dannato aggeggio infernale. Esasperato allungò un braccio fuori dal giaciglio accogliente che si era costruito andando a tentoni sul comodino alla ricerca del suo obbiettivo. Spintonò a terra decine di oggetti sperando che la tazza che aveva sentito frantumarsi al suolo fosse vuota, prima di trascinarsi sotto le coperte quel coso odioso.
-Pronto...- mugugnò senza neanche guardare chi fosse l'idiota che aveva avuto la terribile idea di svegliarlo alle otto del mattino, praticamente in piena notte dopo la serata che aveva trascorso.
Quella era l'ultima volta che accettava di andare a bere con quel biondino da strapazzo. Certo passavano delle serate spettacolari, ma il giorno dopo si risvegliava sempre come un rincoglionito.
-Ehi...- disse una vocina sottile dall'altro lato del telefono lasciando il verde un tantino interdetto.
Gli pareva di conoscere quel timbro di voce, ma aveva troppo sonno per potersi concentrare e capire chi diavolo lo avesse svegliato.
-Disturbo nii-san?- aggiunse quella voce tentando di nascondere una strana malinconia e risvegliando di colpo il suo interlocutore.
C'era una sola persona sulla faccia della terra che lo chiamava a quel modo e anche se era completamente andato l'aveva perfettamente riconosciuta.
-Icchan!- la salutò sorpreso mentre un dolcissimo sorriso gli ornava le labbra.
In quel momento non gli importava più di essere stato svegliato, era troppo felice di sentire quella che per lui era come una sorellina.
-Come stai, micetta?- le chiese sistemandosi meglio sul letto pronto per una delle loro solite chiacchierate.
Da quando Ichigo era partita per Londra assieme a quella sardina del suo ragazzo, quelle chiacchierate mensili erano l'unica cosa che permetteva loro di tenersi in contatto e mantenere saldo quel legame che avevano costruito durante gli anni dell'infanzia e che si era solidificato sempre più.
-Al solito, tiro avanti!- gli rispose la rossa giocando con una ciocca vermiglia.
Se Kissuh avesse potuto vederla si sarebbe sicuramente accorto che c'era qualcosa che non andava. Era sempre stata brava a mascherare le proprie emozioni parlando, ma i gesti l'avevano sempre tradita.
-Ma diciamo che ti ho chiamato per un altro motivo...- aggiunse incuriosendo l'amico, voleva davvero sapere cosa le passava per la testa -Ti va di andare a cena assieme?-
Kissuh ghignò divertito a quelle parole. Ichigo aveva davvero voglia di prenderlo in giro.
-Sai che mi piacerebbe molto micetta, ma...-
-Perfetto allora!- lo interruppe al settimo cielo la rossa, mentre un sospiro di sollievo abbandonava le sue labbra.
Aveva davvero bisogno di passare una serata assieme al suo migliore amico, quel fratello mancato che le aveva cambiato la vita. Solo lui poteva davvero comprendere tutto il male interiore che si portava da troppo tempo ormai.
-Micetta, non è possibile- disse sospirando -Sei a Londra ed io a Tokyo...-
-Sbagli...- lo interruppe nuovamente la sua sorellina mancata lasciandolo a bocca aperta -Sto tornando a Tokyo!- aggiunse tutto d'un fiato trattenendo il respiro.
Il verde boccheggiò diversi secondi a quelle parole. Non poteva essere vero, lei era in Inghilterra!
-Ti spiegherò ogni cosa questa sera, promesso!- lo incoraggiò la rossa.
Aveva davvero bisogno di parlare con lui, solo lui poteva aiutarla a capire cosa fare. Aveva pienamente fiducia in quel don Giovanni da strapazzo che da sempre era il suo confidente.
Kissuh sospirò qualche secondo, prima che un sorriso gli dipingesse le labbra.
-D'accordo!- acconsentì alla fine -Ti passo a prendere in aeroporto?-
Ichigo sorrise a quelle parole. Forse, finalmente, qualcosa iniziava ad andare nel verso giusto.
Il verde rimase qualche secondo interdetto al termine di quella strana telefonata. Non voleva sbagliarsi ma una vocina dentro di lui gli suggeriva che c'era qualcosa che non andava nel comportamento della sua migliore amica. Certo era stata brava nel tentare di nascondere il suo malessere, ma certe cose con lui non avrebbero mai funzionato, la conosceva troppo bene.
Stancamente si lasciò ricadere sul letto. Purtroppo per risolvere quell'enorme quesito avrebbe dovuto aspettare quella sera!

 

Una breve telefonata,

lo sai bene che siamo amici.

Non è vero che sei sbagliata,

siamo tutti un po' più infelici.


Ichigo sospirò al termine di quella telefonata. Sapere che Kisshu era pronto per incontrarla nonostante il poco preavviso e la sua improvvisa ricomparsa in Giappone dopo quasi due anni di assenza la tranquillizzava.
Sapeva di non essere stata una buona amica in quel periodo, di aver messo l'amore per Masaya prima della sua amicizia con Kissuh e non c'era giorno in cui rimpiangeva quella scelta. Lei non era degna di un amico come lui!
Una lacrima solitaria le rigò il volto, ma subito una mano bianca la raccolse. Non poteva continuare a piangersi addosso, lo aveva fatto fin troppo spesso nell'ultimo mese. Anche se stava malissimo non avrebbe continuato a lasciarsi andare, non più.
Con una nuova forza dentro di sé raccolse la sua valigia da terra e si avviò verso il check-in. Tra poco meno di un'ora aveva l'aereo che l'avrebbe riportata a casa, a quella che un tempo era la sua vita e anche se non era più la stessa persona che era partita due anni prima, sperava davvero di poter ricominciare da dove aveva lasciato.
Sospirò un’ultima volta senza voltarsi indietro, non le sarebbe mancata Londra, ne era certa!

 

E ti ascolto parlare appena

dal tuo tenero nascondiglio.


Kisshu la osservava in silenzio. Era già passata mezz'ora da quando era andato a prenderla in aeroporto e si erano recati nel loro ristorante preferito, e da quel momento Ichigo aveva detto si e no due parole. Era strano! La sua sorellina era sempre stata una persona esuberante, capace di procurare un mal di testa a chiunque con le sue chiacchiere, eppure non aveva aperto bocca.
Era cambiata. Se lo ricordava ancora il giorno in cui l'aveva salutata in aeroporto, non avrebbe mai potuto dimenticare il momento in cui credeva di aver detto addio a quella che era stata una cotta infantile prima e una sorella acquisita poi. Indossava quello che era sempre stato il suo indumento preferito, un vestitino bianco a fiori con la gonna a ruota, una giacchetta di jeans e un paio di ballerine rosa. Pareva una bambola con i lunghi capelli vermigli raccolti in quelle buffe codine infantili che da sempre la caratterizzavano, le gote rosse e gli occhi liquidi di lacrime di gioia per la nuova avventura e tristezza per i saluti a quella che era stata la sua vita fino a quel giorno. Era così bella e innocente la sua Ichigo, nulla a che vedere con la giovane donna che si era ritrovato davanti. Aveva quasi faticato a riconoscerla e tutt'ora gli pareva difficile credere che fosse proprio lei.
Non era rimasto nulla della bambina che era fino a due anni prima, la rossa ormai era una splendida donna cresciuta troppo in fretta. Del resto a diciotto anni si è ancora dei ragazzini, eppure la sua Icchan non lo pareva affatto.
-Volete ordinare?- chiese una giovane risvegliando entrambi dai propri pensieri e interrompendo quello strano silenzio che mai prima di allora si era creato tra loro.
La rossa sorrise timidamente all'amico di una vita prima di ordinare il solito ramen di cui tanto aveva sentito la mancanza in quegli anni imitata dal verde che non le toglieva gli occhi di dosso, quasi avesse paura di vederla sparire da un momento all'altro.
-Mi sei mancato da morire nii-san!- gli disse non appena la giovane li ebbe lasciati soli prendendo quel coraggio che era sempre stato una sua caratteristica, ma che ultimamente pareva averla abbandonata.
Kisshu la osservò qualche secondo prima di scoppiare a ridere come da troppo tempo non faceva, lasciandola interdetta. Non le pareva di aver detto nulla di male, anzi!
-Mi dispiace micetta!- disse tra una risata e l'altra notando l'amica gonfiare le guance come tutte le volte che si offendeva -È che hai fatto una faccia troppo buffa!-
-Antipatico!- commentò la ragazza facendogli una linguaccia prima di scoppiare a ridere con lui.
Aveva davvero bisogno di lui per tornare a sorridere.

 

Alla fine di questa cena

tu mi dici cha aspetti un figlio.

Lui ti ha detto che non è pronto

e che è suo non lo puoi provare,

ti ha lasciata da sola e intanto

tu da sola non sai che fare...


La cena passò serenamente dopo quell'episodio, pareva davvero tornato tutto come ai vecchi tempi, quando l'unica cosa importante era stare assieme. Quanto erano mancati ad entrambi quei momenti che da quando Masaya era comparso nella vita della giovane Momoya erano diventati sempre più rari.
- Allora...- iniziò Kissuh non appena la cameriera ebbe portato loro due enormi fette di crostata alle fragole -Dove hai lasciato quel damerino del tuo fidanzato? Come mai ti ha lasciata tornare da sola?-
Ichigo, che stava per prendere un boccone di quel dolce che adorava, si paralizzò all'istante. Sapeva che presto o tardi quella domanda sarebbe arrivata, eppure non si sentiva pronta ad affrontarla, non dopo aver passato una così bella serata.
Il ragazzo, nel mentre, la osservava attentamente studiando ogni sua minima reazione. In molti lo ritenevano una persona superficiale e molto probabilmente avevano ragione, non riusciva a comprendere le persone e non gli interessava farlo, ma lei era un'eccezione. La conosceva talmente bene da poter scorgere ogni singola emozione nella sua figura, anche quelle che tentava di mascherare al mondo. Era un libro aperto per lui, quindi non gli ci volle molto per capire che aveva toccato un tasto dolente.
-È finita!- rispose la rossa allontanandosi il piatto senza riuscire ad incontrare gli occhi dorati del fratello acquisito.
Aveva paura che riuscisse a leggerle ogni sua più piccola paura, anche quelle che riusciva a nascondere al resto del mondo.
-Finalmente!- esclamò il giovane uomo prendendo a mangiare la sua crostata -Sapevo che presto o tardi avresti compreso che era un perfetto imbecille e te ne saresti liberata!- aggiunse osservandola di soppiatto.
Voleva capire quanto grave fosse la situazione e l'unico modo che aveva per farlo senza fare troppe domande era quello.
La diciottenne sorrise leggermente nascosta dalla frangia vermiglia. Quanto aveva ragione quell'idiota del suo migliore amico. Possibile che la sua mente fosse talmente abituata all'idea di avere Masaya accanto da non riuscire a comprendere che per il suo cuore era finita da troppo tempo?
-Sono sempre stata troppo testarda!- ammise sollevando impercettibilmente le spalle, tentando di convincere anche se stessa, perché pensare di aver messo tutto in quella relazione, anche quando ormai il suo cuore le urlava fosse finita, e non aver ricevuto nulla in cambio la distruggeva.
Aveva sperato fino alla fine che le cose potessero sistemarsi tra loro e credeva che con gli ultimi sviluppi sarebbe accaduto, invece...
-Meglio tardi che mai!- le rispose il ventenne con uno strano sorriso.
Sapeva di non dover chiedere, eppure la curiosità era troppo forte per lasciar perdere.
-Era da un po' che non funzionava più tra noi...- lo precedette Ichigo rispondendo ai suoi mille dubbi -Non c'era più dialogo, non facevamo altro che litigare o ignorarci. Era una situazione invivibile, ma nonostante tutto non avevo il coraggio di porre fine alla nostra storia. Se ci penso ora mi sento una stupida. Come potevo sperare di risolvere i nostri problemi quando praticamente eravamo due estranei fuori dalla camera da letto?- chiese più a se stessa che all’amico che l'ascoltava attentamente provando ad immaginare come doveva essersi sentita la sua micetta quando si era vista scivolare tra le dita quello che da sempre era il suo sogno d'amore -Eppure ci ho sperato davvero, principalmente dopo averlo scoperto- aggiunse mordendosi un labbro e giocando con una ciocca scarlatta -Sapevo sarebbe stato difficile, ma non importava. Ero certa che insieme ce l'avremmo fatta, ma non è andata come speravo, anzi...- continuò prendendo un lungo sospiro mentre il verde tentava di elaborare una spiegazione plausibile a quelle parole.
Riusciva a trovare loro solo un senso e doveva ammettere che non gli piaceva per niente!
-Ichi...- sussurrò con un filo di voce tendendo una mano sul tavolo che subito fu afferrata dalla ragazza.
Aveva bisogno di lui, di sentirlo vicino e di sapere che non l'avrebbe mai abbandonata.
-Sono incinta Kisshu!- disse tutto d'un fiato mentre una lacrima solitaria le cadeva sulla guancia sinistra.
Ricordare il momento in cui aveva dato la stessa notizia al padre di suo figlio la uccideva. Non avrebbe mai pensato sarebbe potuto essere così crudele con lei, con loro.
Era stato capace di distruggere tutte le sue speranze con poche parole, aveva infranto tutti i suoi sogni. Perché lei ci aveva creduto in loro tre, sarebbero potuti essere una famiglia felice, nonostante tra loro due non ci fosse più alcun sentimento.
Il ventenne boccheggiò a quelle parole.
Incinta.
La sua sorellina era incinta.
La sua sorellina era incinta di un bastardo che l'aveva lasciata.
La sua sorellina era incinta di un bastardo che l'aveva lasciata una volta scoperta la gravidanza.
Istintivamente strinse più forte la sua mano. Non l'avrebbe abbandonata. Non avrebbe fatto lo stesso errore di quel damerino da due soldi.
E Ichigo sorrise a quel gesto. Finalmente era a casa!

 

Era bello sentirsi amata,

nei suoi occhi vedevi il mare,

cenerentola innamorata.


-Ogni volta che pensavo di mettere fine alla nostra relazione mi tornavano in mente i nostri primi mesi assieme, quando tutto era facile e l'unica cosa importante era l'amore che ci legava, quello stesso amore che si poteva vedere solo guardandoci negli occhi. Non so quando per me ha smesso di essere così, ma ho tentato in ogni modo possibile di far sopravvivere la nostra storia, peccato che fossi solo io a lottare...- ammise la ragazza intrecciando le sue dita a quelle del ventenne per trovare il coraggio di confessargli ogni cosa -Nonostante avessi smesso di amarlo, vedere la sua espressione schifata alla notizia che credevo avrebbe potuto riavvicinarci mi ha uccisa più di quanto avessi creduto possibile. In quel momento mi sono sentita più sola che mai. Avevo rinunciato alla mia vita per lui, per aiutarlo ad avverare i suoi sogni, abbandonando i miei in un cassetto. Volevo solo che fosse felice, credevo mi bastasse il suo sorriso per esserlo anch'io- disse lasciando il verde basito.
Erano amici da sempre, eppure mai gli era parsa così fragile la sua micetta.
Se la ricordava innamorata e piena di sogni e speranze, tutte riguardanti quell'Ayoma che le aveva rubato anima e cuore. Non l'aveva mai approvato, non le pareva il tipo adatto per un uragano di energia come la sua fragolina, ma se lo era fatto andare a genio per lei, per la sua felicità. Nulla contava di più per lui. Quante volte Pai e Taruto gliel'avevano sbattuto in faccia e sapeva avessero ragione, ma non poteva cambiare questa cosa. Lei era troppo importante.
-Micetta...- iniziò senza sapere di preciso cosa dire, ma venendo interrotto dalla rossa.
Sapeva di starlo mettendo in difficoltà con quelle parole, ma voleva sfogarsi, ne aveva bisogno, e l'unica persona di cui si fidava davvero era proprio quel ragazzo dallo sguardo dorato.
-L'ho amato con tutta me stessa e ho continuato a provare un forte affetto nei suoi confronti anche quando il mio cuore aveva smesso di battere per lui. Gli sono rimasta accanto come più potevo per sostenerlo ma nel momento in cui i suoi occhi si sono induriti... quando mi ha accusata di essere una sgualdrina perché il bambino non poteva essere suo, io non ce l'ho fatta a restare. Ho raccolto le cose che più mi servivano e sono scappata lontano da lui. Sono sopravvissuta come meglio ho potuto prima di decidere di tornare. Volevo tornare a casa dalle persone che più amavo e alla fine l'ho fatto...- concluse con il più bello dei sorrisi.
Quanto tempo era che non sorrideva più a quel modo?

 

A tuo padre non riesci a dirlo,

proprio a lui fiero di sua figlia,

hai paura e non vuoi ferirlo

in poltrona, mentre sbadiglia.

Di tua madre poi ti vergogni,

non vuoi dirle che ti piaceva

far l'amore, scambiarsi i sogni,

lei lo ha fatto perché doveva.


-Cosa ne pensano i tuoi?- le chiese dopo un momento di esitazione.
Era felice di riaverla con loro, era la sua migliore amica e poterla finalmente riabbracciare era il regalo più bello che potesse ricevere, ma aveva paura per lei. Conosceva bene ShintaroMomoya, sapevaquanto tenesse alla sua unica figlia.
Se li ricordava i primi tempi della sua amicizia con Ichigo, aveva dovuto sudare quindici camice per farsi accettare. Quell’uomo non poteva sopportare che la sua principessa avesse per migliore amico un piccolo vandalo come lui, eppure dopo anni di amicizia si era dovuto ricredere e accettare quel bambino capace di far sorridere come nessuno prima di lui il suo piccolo angelo.
Non osava immaginare come avrebbe reagito alla notizia che la sua bambina aspettava un figlio da quell’ameba di fidanzato che non aveva mai accettato come compagno di sua figlia.
Ichigo abbassò il volto a quella domanda, rifugiandosi dietro la frangia che da sempre portava, mentre un amaro sorriso le nasceva sul volto.
I suoi genitori.
-Non glielo hai ancora detto, vero?- le chiese il verde stringendole la mano per darle conforto.
Non osava immaginare quanto dovesse essere difficile per lei affrontare tutto ciò che le era capitato da sola, senza il supporto di quella persona che si sarebbe dovuta occupare di lei e del loro bambino.
-Non ne ho avuto il coraggio- iniziò la ragazza mentre una lacrima le rigava il volto -Sono due anni che sono lontana. Papà non ha mai accettato la mia partenza, come potevo alzare la cornetta del telefono e dirgli che il ragazzo che non ha mai accettato come mio compagno di vita, dopo avermi messa incinta, ha ripudiato me è suo figlio?- chiese asciugandosi quella lacrima ribelle.
Si era ripromessa di essere forte e quel giorno stava versando un po’ troppe lacrime alternate da sorrisi davvero gioiosi.
Kisshu era davvero la persona migliore che conoscesse ed era felice di avere un migliore amico come lui, lo adorava!
-E mia madre? Come spiegare a leiche nonostante non accettasse le mie scelte mi ha sempre sostenuta che aveva ragione, che Londra non era il posto per me eAyoma il ragazzo con cui condividere la mia vita? Come spiegarle che potrebbe diventare nonna, ma che suo nipote non conoscerà mai suo padre, perché lui non vuole avere a che fare con noi?- aggiunse alzando il capo e specchiandosi in quegli occhi oro liquido che da sempre riuscivano a leggerle l’anima -Ho paura Kisshu! Ho paura che non capiscano, che non accettino ciò che è successo, del resto non ci riesco io, figurati se possano riuscirci loro che per me non avrebbero voluto nulla di quello che ho scelto?-
Kisshu la osservò e in quel momento rivide la bambina di sei anni che era stata. Era così fragile, aveva davvero paura che al primo colpo di vento potesse spezzarsi in tanti piccoli pezzi e volare via ancora una volta.
-Andrà tutto bene micetta, te lo prometto- la rassicurò con il più dolce dei sorrisi e Ichigogli sorrise a sua volta, perché quando Kisshu le faceva una promessa, trovava sempre il modo di mantenerla.

 

Cosa vuoi che ti posso dire,

non so darti nessun consiglio,

forse devi solo sentire

se davvero lo vuoi un figlio

di un amore una volta sola,

di un amore che non è amore,

e la notte ci pensi ancora,

mentre piangi e non sai che fare...


-Posso farti una domanda,Icchan?- le chiese Kisshu sorseggiando il suo caffè mentre l’amica finiva la crostata.
Sembrava esserle tornata tutta la sua golosità dopo quella promessa e non poteva esserne più felice, era così buffa con le labbra sporche di panna e gli occhi scintillanti, pareva la ragazzina che aveva lasciato partire due anni prima.
Ichigo lo osservò curiosa prima di annuire,  non sarebbe mai riuscita a negargli nulla, non a lui.
-Ma tu, a prescindere da tutto ciò, lo vuoi questo bambino?- lechiese ponendole l’unica domanda che gli pareva sensata.
Non poteva pretendere di darleun qualsiasi consiglio, non lui che non sapeva neanche cosa volesse dire convivere con una situazione del genere. Dannazione lui usava tutte le precauzioni possibili per evitare di mettere incinte le ragazze con cui andava a letto e sicuramente se fosse successo non si sarebbe comportato come quell’idiota!
Ichigo rimase in silenzio a quella domanda. Non aveva mai pensato a ciò che voleva lei. Dal momento in cui aveva scoperto la gravidanza aveva pensato a come avrebbe potuto prenderla Masaya, al modo per dirlo ai suoi genitori, a come poter crescere un bambino da sola a diciotto anni, alla faccia di Kisshu e dei suoi amici una volta scoperta la notizia, a dove trovare i soldi per mantenersi senza un lavoro e tante altre cose, ma ai suoi desideri non ci aveva pensato.
Era incinta, punto.
Sembrava scontato che il suo volere da quel momento non costasse più nulla, invece Kisshu le aveva aperto un mondo nuovo, che pareva avesse dimenticato.
Nonostante tutto lei poteva scegliere. Certo era sempre stata contraria alla possibilità di fare ciò che stava pensando, eppure…
-Io…- iniziò giocando con la cioccolata rimasta nel piatto -Io non lo so!- ammise in un sussurro, quasi che parlasse più con sé stessa che con l’amico di sempre.
Il verde la guardò e non poté evitare di provare un’immensa tristezza per quel piccolo scricciolo seduto davanti a sé. Le voleva troppo bene per vederla ridotta in quello stato.
-Ho sempre immaginato di avere una famiglia felice un giorno. Un marito che mi amasse e tre splendidi bambini, uno più grande e due gemelli- disse tornando con la mente a quei sogni di bambina che le facevano battere il cuore -Immaginavo i pranzi della domenica seduti tutti assieme intorno al tavolo a chiacchierare, oppure le serate davanti alla TV. Pensa- continuò non riuscendo a trattenere le lacrime -avevo sognato anche gli sguardi indagatore degli uomini di casa verso il ragazzo che avrebbe rubato il cuore alla mia bambina. Volevo una famiglia costruita sull’amore e il rispetto- continuò asciugandosi le lacrime come meglio poteva -Mi sarebbe piaciuto riprendere gli studi, diventare una giornalista e in un futuro gestire una rivista tutta mia e magari scrivere anche dei libri. Mi è sempre piaciuto scrivere e avrei voluto fare della mia passione un lavoro, invece ho buttato tutto nel cestino per aiutare quell’ingrato a realizzare i suoi sogni dimenticando i miei e ora guardami- gli disse catturando alcuni sguardi su di sé, quel discorso le aveva preso un tantino la mano -Sono una diciottenne che non ha nulla se non una pessima esperienza alle spalle e un bambino in grembo, chi non vorrebbe essere al mio posto?-
Kisshu si lasciò andare ad una risata liberatoria a quelle parole. Eccola la ragazzina che conosceva, piena di sogni e speranze, una combattente che non si arrendeva mai anche quando tutto sembrava remarle contro.
-Ehi!- lo riprese la rossa lanciandogli il suo tovagliolo prima di ridere anche lei.
Aveva proprio una risata contagiosa!

 

Ma non è vero che sei sbagliata,

nei suoi occhi vedevi il mare,

cenerentola innamorata.


-Io sono certo che potrai realizzare tutti i tuoi sogni, Icchan!- iniziò il ragazzo asciugandosi le lacrimucce che gli erano sfuggite per il troppo ridere -Sei forte e hai una grande determinazione quindi so che ce la farai!- aggiunse assumendo un tono sempre più serio -È vero, hai commesso un errore preferendo quell’ameba ai tuoi sogni, ma lo hai fatto in buona fede. Hai fatto quella che all’epoca ti sembrava la scelta più giusta, ti sei lasciata guidare dal cuore e non c’è nulla di sbagliato in questo,  anzi!- la rassicurò stringendole entrambe le mani nelle sue -Tu sei speciale proprio per questo Ichigo, perché hai un cuore enorme e non hai paura di mostrarti per quella che sei realmente. Due anni fa amavi Ayoma e il tuo desiderio era di seguirlo e l’hai fatto. Certo, non è andata come volevi o avresti mai potuto immaginare,  ma non avrai il rimpianto di non averci provato perché lo sappiamo entrambi. Tu sei una testona Ichigo e per capire una cosa devi batterci contro per forza e lo fai, trovando sempre il modo di rialzarsi.  Questa volta non è diverso. Sei caduta e ti pare di sprofondare, ma non è così! Se ti guardi bene intorno troverai un appiglio a cui aggrapparsi che ti aiuterà a rimetterti in piedi anche questa volta. Io ho piena fiducia in te!-
La giovane Momoya ascoltò in silenzio le  parole del suo nii-san. Non pensava che lui potesse stimarla fino a quel punto, ma non poteva che esserne felice. Era bello sapere che nonostante tutto ci sarebbe sempre stato qualcuno dalla sua parte pronto a sostenerla in ogni caso.
-Che ne dici ora, ti va di andare a fare un giretto?- le chiese cambiando argomento per poterla distrarre -Io sto facendo la muffa qui seduto!- aggiunse facendola ridere.
Era così bella la sua risata.
-Che aspettiamo?- gli chiese allora la rossa alzandosi dal suo posto con ancora il sorriso sulle labbra.

 

Quando usciamo dal ristorante

sembri ancora più piccolina,

c'è una luna come un gigante

e parlando è già domattina.


L’aria fredda della notte graffiava loro il volto costringendoli a stringersi maggiormente nei loro giubbini. Il vento scuoteva i lunghi capelli di Ichigo costringendola a calarsi il berretto di lana che aveva messo per proteggersi dal gelo.
Kisshu la osservò mentre camminava velocemente davanti a lui dirigendosi verso la macchina. Sembrava molto più piccola ranocchiata tutta su se stessa a quel modo, era adorabile la sua fragolina!
-Muoviti nii-san!- lo incitò arrivando vicino alla macchina del verde.
Stava congelando dal freddo e il suo migliore amico si metteva a perder tempo.
-Arrivo micetta, arrivo!- le disse sghignazzando come suo solito strappandole un giugno insoddisfatto prima di aprire la macchina e permettere ad entrambi di salire e rifugiarsi al caldo.
Rimasero qualche secondo in silenzio intenti a permettere al calore dell’abitacolo di entrar  loro nelle ossa.
-Allora signorina- iniziò il ragazzo strappando un sorriso all’amica -Dove la porta di bello questa splendida carrozza incantata?- le chiese strappandole l’ennesimo sorriso della serata.
-Mio prode cavaliere quale domanda complicata mi ha posto- gli rispose sugli stessi toni la rossa -Il mio cuore mi indica il parco vicino a quel piccolo caffè dove lavoravo da ragazzina, cosa ne pensa?-
Kisshu rise a quelle parole prima di mettere in moto, se la sua sorellina voleva andare al parco lui l’avrebbe portata al parco.
Il viaggio proseguì sereno. Le risate che li avevano travolti nel momento in cui erano saliti in macchina non li avevano mai lasciati, anzi erano continuate mentre con le lacrime agli occhi per la gioia ricordavano i giorni passati della loro infanzia.
Quanto si erano mancati in quei due anni!
-Mia dolce punzella siamo finalmente giunti a destinazione- la informò una volta parcheggiata la macchina vicino alla loro meta.
Ichigo annuì calandosi il cappello, sistemandosi la sciarpa e cercando i guanti nella borsa.
Da quando era andata a vivere a Londra aveva imparato a portarli sempre con sé. La capitale inglese era gelida alle volte!
-Sembri un pupazzo di neve!- la prese in giro il verde vedendola imbacuccarsi a quella maniera ottenendo una linguaccia in risposta.
-Ride bene chi ride ultimo- lo ammonì gonfiano le guance e mettendo su la sua miglior espressione imbronciata facendo aumentare le risa del verde.
Quanto era buffa con la quell’espressione in volto!
Passeggiarono in silenzio per quel parco che entrambi avevano imparato a conoscere fin dall’infanzia. Quanti ricordi affollavano la mente di entrambi, alcuni spettacolari, altri un po’ meno ma in quel momento tutti così incantevoli e dannatamente lontani.
-Oggi la luna è bellissima!- proruppe la rossa una volta seduta sotto quello che fin dall’infanzia era il loro albero -Non ne vedevo una così bella da troppo tempo!- aggiunse perdendosi con lo sguardo in quell’immensa sfera di luce che l’aveva ammaliata completamente.
-Anche il cielo ha voluto festeggiare il tuo ritorno regalandoti la tua amatissima luna!- le disse il verde posandole un braccio intorno alle spalle e facendole posare il volto sul suo petto.
Stavano così bene in quel modo.
-Grazie di tutto Kisshu- sussurrò dopo qualche secondo di silenzio la diciottenne -Non so cosa avrei fatto oggi senza di te!- ammise in un debole sorriso.
-Lo sai che per te ci sarò sempre, qualunque sarà la tua scelta- aggiunse stringendola più forte a sé.
Nessuno dei due avrebbe mai voluto interrompere quel magico momento.

 

Sotto il muro dell'ospedale

che terribile decisione,

piccolina fra il bene e il male,

piccolina su quel portone.


-Tu cosa mi consigli?- chiese d’un tratto interrompendo quel momento magico che si era creato -Voglio dire- si corresse davanti allo sguardo interrogativo dell’amico -Cosa faresti al mio posto?-
Kisshula guardò qualche secondo prima di alzare lo sguardo al cielo stellato. Cosa farebbe lui al suo posto? Rimase in silenzio qualche secondo prima di sorridere. Forse aveva avuto un’idea!
-Vieni con me!- la incitò alzandosi di slancio e prendendola per mano riconducendola verso la macchina e ignorando tutte le domande dell’amica.
Sperava davvero di poterle essere d’aiuto!
-Oh accidenti!- sbuffò la rossa incrociando le braccia al petto vedendo ignorata la sua ennesima domanda.
Non le piaceva quando l’Ikatasakipersisteva nel suo mutismo, le dava sui nervi.
-Abbi solo un po’ di pazienza- le disse ghignando come suo solito e facendola sospirare.
Che grandissimo idiota il suo Kisshu!
-Siamo arrivati!- le disse una volta fermata la macchina.
Ichigo si guardò intorno incredula. Possibile che…
-Mi hai chiesto cosa avrei fatto al tuo posto- iniziò allontanando il sedile dal volante e incrociando le braccia dietro la nuca.
Voleva darle il tempo per riflettere su ciò che stava succedendo.
-Io mi sarei messo davanti ad una scelta!- affermò ghignandoe facendole sbarrare gli occhi.
Forse l’amico aveva ragione.
Senza dire una parola aprì lo sportello permettendo al gelo di sferzarle il volto e prese un lungo respiro prima di scendere dalla macchina.
Poteva farcela!
Con passo deciso percorse i metri che la separavano dal portone d’ingresso. Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto all’idea di ciò che stava per fare.
Cavoli quello che aveva davanti era davvero un ospedale e lei vi si stava recando a passo di marcia.
Ma voleva davvero rinunciare al bambino che portava in grembo?
A quella domanda così diretta il suo cuore ebbe un sussulto che la costrinse a rallentare. Non era sicura della risposta a quella domanda.
Percorse gli ultimi metri fino a trovarsi davanti a quel portone.
Bene, era il momento della verità, avrebbe varcato quella soglia o sarebbe tornata indietro?
Kisshu la osservava procedere a passo di marcia, sembrava davvero convinta di ciò che stava per fare. Ghignò a quel pensiero,  appunto, sembrava! La conosceva troppo bene per non notare quel minimo di insicurezza nel suo passo.
Chissà quali domande si stava ponendo in quel momento?
Conosceva quella testolina rossa come le sue tasche, eppure in quel momento i suoi pensieri erano oscuri anche per lui.
Sorrise impercettibilmente, non importava ciò che la tormentava in quel preciso istante, era certo avrebbe fatto la scelta giusta!

 

Poi ti fermi e ritorni indietro,

nel mio cuore me l'aspettavo,

mentre l'alba ci appanna il vetro

tu sorridi a un amore nuovo.


Ichigo osservava con sguardo assorto quel vetro che la separava dall’ingresso. Erano quasi le sei del mattino e lei se ne stava con il braccio alzato senza sapere se aprire quella porta o tornare indietro.
Sarebbe stata in grado di realizzare i propri sogni calpestando il cadavere di quello che sarebbe potuto essere suo figlio?
Strabuzzò gli occhi a quel pensiero. Non c’era nulla da decidere, aveva sempre saputo cosa fare, doveva solo accettare ciò che il suo cuore aveva tentato di urlarle in tutti i modi, ma che era stata troppo sorda per udire.
Kisshula osservava mentre un sorriso spontaneo gli nasceva sul volto.
Senza aspettare un solo secondo corse verso il suo migliore amico che l’aspettava posato alla macchina e gli lanciò le braccia al collo.
Doveva ringraziare solo lui se aveva capito cosa voleva davvero. Non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza!
-Sono fiero di te!- le disse stringendola forte a sé e facendola volteggiare per aria.
E Ichigo rise, una risata cristallina come mai ne aveva avute negli ultimi due anni.
Il sole stava lentamente sorgendo ma a nessuno dei due sembrava importare. Sarebbero rimasti a ridere sereni ancora per un po’.

 

Con il sole ti porto a casa

ed in macchina vuoi cantare,

sei felice come una sposa

perché adesso lo sai che fare...


-Non credevo di poter essere così felice dopo tanto tempo!- ammise ridendo con una gioia incontenibile -Mi sembra tutto così bello!- aggiunse guardando il panorama fuori dal finestrino.
Il sole era ormai alto nel cielo e illuminava ogni cosa.
Sembrava che anche il sole rispecchiasse l’umore della ragazza.
-Dove stiamo andando, ora?- chiese la ragazza volgendo lo sguardo verso il suo migliore amico che guidava con un sorriso stampato in faccia.
Nonostante avesse passato tutta la giornata sveglio e tra poche ore sarebbe dovuto andare a lavoro se non voleva che i suoi clienti gli distruggeva ero l’officina non poteva essere più felice.
Era bello sapere che il sorriso sul volto della sua micetta era merito suo.
-Credo sia ora di dire anche a qualcun altro che sei di nuovo in Giappone- le fece notare voltandosi a guardarla con il suo solito ghignò.
Ichigo strabuzzò ginocchi a quelle parole.
Non voleva sbagliare ma non le piaceva molto dove voleva andare a parare l’amico.
-Sì, micetta, ti sto portando a casa!- confermò ottenendo un sussurro rassegnato.
Lo sapeva di dover affrontare i suoi genitori e forse non poteva esserci momento migliore di quello.
-Hai ragione!- annuì lasciando basito il ventenne.
Non credeva di ottenere un consenso così facilmente.
-Che diavolo stai combinando?- le chiese poi vedendola trafficate con il suo stereo.
Le voleva un gran bene, ma Ichigo e tecnologia non andavano proprio d’accordo!
-Questa la conosco!- affermò trafficanti con le stazioni radio fino a trovare una canzone che conosceva.
-Ma che diavolo…- iniziò ma prontamente venne interrotto dalla voce della rossa che alzato il volume aveva iniziato a cantare come una pazza.
-BecauseI’m happy/Clapalongifyoufeellike a room/without a roof/BecauseI’m happy/Clapalongifyou/feellikehappinessis the truth- urlò scuotendo il capo e facendo ridacchiare il ventenne.
Era davvero buffa quando ci si metteva!
E cantato no insieme sulle note di quella canzone che non faceva altro che aumentare il loro Buon umore.
Quella giornata era iniziata davvero nel migliore dei modi!

 

Perché adesso ti senti amata

e dai tuoi occhi si vede il mare,

cenerentola innamorata.

 

  
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