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Autore: Natsumi Raimon    27/03/2017    3 recensioni
Lena Luthor ha salutato suo padre molto tempo fa, ma ogni anno, ogni 19 marzo, non può fare a meno di recarsi alla sua lapide per parlargli ancora.
Dal testo:
Lena sorrise, guardandosi attorno e controllando d'essere davvero sola, prima di sussurrare alla pietra silente -Ciao, papà.-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Plumeria nera
 
 
 
Bianchi e soffici erano i petali delle plumerie, accecanti nel loro candore che spiccava sul grigio scuro della pietra. Dita lunghe, nivee, delicate, accarezzarono con tenera lentezza i caratteri eleganti ma decisi che, incisi, recitavano in un triste nero pece Lionel Luthor, 1961-2008, Accadono delle fatalità, e a volte sono proprio i grandi uomini a restarne vittime.
Lena sorrise, guardandosi attorno e controllando d'essere davvero sola, prima di sussurrare alla pietra silente -Ciao, papà.-
 
Fin da quando era piccola aveva sempre adorato quel giorno, la festa del papà, l'occasione per ringraziare Lionel, amorevole e presente, di averla scelta, di averle dato una casa, un fratello, amore.
 
Soffocò un singhiozzo, perchè anche quando era sola, Lena Luthor non era mai debole -So la verità. Lilian me l'ha detto...sono davvero sangue del tuo sangue e sto cercando di andarne fiera. Nonostante lei, nonostante Lex, sto cercando di esserne orgogliosa- deglutì -non voglio che il tuo nome sia macchiato dalla loro follia. Ti prometto che aggiusterò tutto, papà.-
Osservò l'erba alta, luccicante di rugiada, tra i cui fili aveva adagiato il piccolo mazzo di plumerie e sorrise -Spero che queste ti ricordino mia madre.-
 
Strinse il libro che aveva portato con sè, una vecchia copia che odorava di carta, vecchiume, polvere e fuoco. Un manoscritto malridotto, le pagine piene di orecchie e macchie di caffè, che Lionel aveva sempre tenuto sul tavolino di mogano del suo studio, davanti all'ampio camino marmoreo.
 
L’ho rubato dalla biblioteca di Harvard, sai? Era sprecato lì, piccolo e solo su quello scaffale, a prendere polvere in mezzo ai suoi pari, senza che nessuno gli desse il dovuto riguardo…ma non dirlo a nessuno.
 
Sussurrò la voce arrochita dal fumo di pipa che viveva ancora nella sua memoria.
 
Aprì le pagine ingiallite e lesse pochi passaggi, i suoi preferiti. Si era sempre chiesta da dove derivasse quel cinismo profondo, quella intrinseca sfiducia nell’uomo che suo padre aveva sempre nascosto, che non aveva mai tramandato né a lei né a Lex; Lex che, al contrario, era accecato dalle promesse di grandezza del genere umano e sconcertato dall’esistenza di creature diverse, dall’esistenza di esseri a lui superiori. 
 
-“Gli ateniesi, che si sono lasciati alle spalle una bella fama di ingrati, sotto questo aspetto furono in realtà assai inferiori agli olandesi, in quanto si accontentarono semplicemente di scacciare Aristide.”- sussurrò, ricordando le grandi, callose mani di Lionel gesticolare a mezz'aria mentre l'uomo si perdeva tra storia e letteratura.
E la porta chiusa, il Buitenhof invaso, la calca, le grida, le mani che ghermivano Cornelius e Jan, la voce decisa di un lontano Guglielmo, il cappello calato sul viso magro, l’ossuta mano aristocratica, la sete di sangue della borghesia succube del fascino del giovane statolder
Da bambina, Lionel le aveva letto quel racconto e le aveva detto di non aver paura di uomini come Guglielmo ma di uomini come i borghesi. Loro, i ciechi che avevano soffocato il tulipano nero con l’ignoranza, Guglielmo, l’uomo che si era eretto, salendo gradini di carne per sedersi al suo trono.
 
Chi ti ha deluso così tanto?
 
Non l'avrebbe più scoperto. 
Chiuse il libro nella borsa e andò via, silenziosa, il rumore degli stivali col tacco inghiottito dall’erba morbida, mentre il vento leggero giocava col suo racconto bisbigliato.
 
 
 




 
Spazio Autrice:
Inserisco qualche piccola spiegazione, per amor di chiarezza.
  1. Il titolo, Plumeria Nera, nasce dall’incrocio di due fiori, la plumeria che simboleggia la madre di Lena e il tulipano nero, che non tanto come fiore quanto come libro, è collegato a Lionel.
  2. Il tulipano nero è ambientato in Olanda. Il Buitenhof è una prigione olandese, nella quale fu rinchiuso Cornelius de Witt, governatore, fratello di Jan de Witt, Gran Pensionario d’Olanda. I due fratelli furono giustiziati dalla borghesia perché sospettati di affiliazione al governo francese del Re Sole. Guglielmo D’Orange orchestrò una serie di inganni e ammaliò la borghesia facendo sì che i suoi nemici venissero eliminati e facilitando la sua ascesa al trono.
  3. La citazione “Gli ateniesi….scacciare Aristide”, ricorda che Aristide fu “semplicemente” ostracizzato dal governo ateniese per essersi opposto alla costruzione della flotta richiesta da Temistocle, mentre gli olandesi, insoddisfatti della condanna di Cornelius all’esilio, lo attesero fuori dal carcere per massacrarlo ed ucciderlo. Nella storia, Guglielmo è descritto come abile demagogo, al pari di Temistocle, mentre i fratelli de Witt sono uomini onesti, come Aristide, e pagano le conseguenze della cecità della borghesia.
  4. Lo statolder è il ruolo politico di Guglielmo, Principe d’Olanda non ancora riconosciuto essendo l’epoca quella della Repubblica delle Sette Province Unite. Il ruolo dello statolder nella repubblica è quello di luogotenente degli Stati Generali.
  5. L’epitaffio di Lionel è proprio una delle frasi pronunciate nell’opera da Guglielmo d’Orange, verso cui immagino Lionel nutra una profonda ammirazione in quanto personaggio machiavellico che ha conquistato il trono senza macchiarsi in modo diretto del sangue dei de Witt.
 
   
 
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