Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: marea_lunare    31/03/2017    1 recensioni
Quando John Hamish Watson decise di fare i conti con il suo passato, il suo presente ed il suo futuro.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da John a John

Ciao John.

Sono il te del futuro.

La mia terapista mi ha detto che scrivere una lettera al me del passato mi avrebbe aiutato a sfogare quella ‘frustrazione repressa’, come la chiama lei, che dice mi porto dentro da quando sono tornato dall’Afghanistan.

Non ci ho mai creduto molto, così mi sono sempre rifiutato. Ma.. Stasera ho pensato sarebbe stata una buona cosa.

Non so perché mi sia presa questa assurda idea, però eccomi qui.

Ho in mano una penna e sto riempiendo le righe di questa pagina con inutili idiozie sulla mia vita.

Cosa dovrei raccontarti? Come sono stati questi ultimi anni? Non so se questa cosa abbia un senso. Allora perché la mia mano non intende fermarsi? Perché sento che sono le mie dita a condurre le parole in formazione nel mio cervello e non al contrario, cioè come dovrebbe normalmente essere?

Al momento non ho la risposta a nessuna di queste domande.

Mi sento come bloccato.

Forse la terapista ha ragione, forse dentro di me c’è veramente un blocco causato dalla frustrazione.

Probabilmente ti starai chiedendo ‘Come puoi essere frustrato di essere tornato alla vita normale, dato che ci sono persone che dalla guerra non tornano affatto?’.

E su questo ti do pienamente ragione. Tante volte io stesso mi sento uno schifo, perché mi rendo conto di quanto egoistico e malato possa sembrare questo pensiero.

Ho visto cose orribili in guerra. Vite distrutte, occhi spenti dalla morte, anime che hanno smesso di credere in Dio e si sono vendute al Diavolo pur di mettere fine a quell’incubo che non ci faceva più dormire la notte.

Alcuni dei miei commilitoni hanno avuto dei crolli nervosi, perché la guerra era veramente devastante.

Hai presente il rumore delle bombe, dei proiettili che trafiggono la carne, le baionette che si scontrano l’una contro l’altra? Hai presente l’odore del sangue, la carne mutilata e recisa dai colpi della spietata guerra, che spezza i corpi degli uomini che la combattono come se fosse Dio stesso?

Ma in fondo, esiste Dio? E se esiste, perché permette che cose del genere accadano?

Io non sono mai stato un uomo religioso, dopo l’Afghanistan ho smesso di credere che esista qualcuno di più grande di noi. Purtroppo io sono stato uno di quelli la cui poca fede è completamente sfumata, insieme alla cenere e alla terra che venivano sparse sui corpi dei miei compagni morti.

Ne ho visti molti, sai?

Io non ero solo un soldato, ma anche un medico. Ho visto malattie, ferite, morti lente e dolorose, altre veloci e indolore, quelle che noi chiamavamo le ‘morti fortunate’.

Non so di preciso a quale me del passato mi sto rivolgendo.

Probabilmente al me bambino, quello innocente e sorridente, che a scuola veniva preso in giro da tutti perché veniva difeso da sua sorella più grande.

In questo caso:

Caro me bambino,
tu sai cosa sia la guerra?

Te lo dico io: la guerra è un mostro.

È una vipera, un basilisco, un serpente viscido e strisciante che si innesta nei petti degli uomini e li convince alla battaglia, che li spinge a sacrificare migliaia di vite per, spesso, non giungere a nulla.

La guerra è un diavolo con le corna e la coda, che conduce tutti verso una morte inesorabile, anche chi non va al fronte.

È un sole che acceca gli avidi di potere e di soldi, che manipolano le vite altrui come fossero pedine. Uomini subdoli e stupidi che si dichiarano guerra come se si invitassero a cena, condannando istantaneamente i loro connazionali, illudendoli che ci sia una minima speranza di salvezza.

Ma la guerra e la morte, se ne sfuggi, non ti perdonano. La guerra ti perseguita, la morte ti aspetta.

Io non mi riabituerò mai ad una vita normale. E proprio per questo motivo sono finito con un sociopatico iperattivo di nome Sherlock Holmes. È un consulting detective, un mestiere che lui stesso si è inventato.

Praticamente quando Scotland Yard brancola nel buio, cioè sempre, chiamano lui. Ed ovviamente la polizia non collabora con dei dilettanti.
Risolviamo casi insieme e.. con lui ogni giorno è una nuova avventura. Ah e tanto per la cronaca.. Sei gay. O meglio, non avevi mai avuto particolare attrazione per gli uomini, ma Sherlock ti ha sconvolto la vita. Quindi magari sei gay.. solo per Sherlock (?)

Dio, come suona idiota questa frase.

In ogni caso, l’adrenalina è diventato il mio pane quotidiano, esattamente come in guerra. E forse è proprio per questo che al mio ritorno a casa non riuscivo ad adattarmi.
                                                                  
                                                                                                          OoOoOoOoOoO
 

Caro John del presente,
gli incubi continuano a tormentarti.

Ogni notte senti sempre le urla dei soldati che ti rimbombano in testa e spesso ti svegli madido di sudore, a volte anche piangendo. Ma questo non lo dai mai a vedere. Sherlock ti sente e ti soccorre, ma quando i flash di quegli anni tornano a tormentarti anche di giorno, lo nascondi nel miglior modo possibile. Quando il tuo compagno se ne accorge, ti affianca senza dire nulla. Magari ti si siede semplicemente vicino, ma tu già stai meglio.
 
Sono orgoglioso di me per essere diventato un dottore, come avrei sempre voluto. Ora lavoro in uno studio medico e aiuto le persone, come desideravo fin da giovane. Le accolgo con un sorriso, le curo e le tranquillizzo. Sembra un paradosso, dato che il primo che dovrebbe tranquillizzarsi sono io. Però è questo che mi piace fare, ciò che mi alleggerisce il cuore e sembra mandare la mia anima ad un livello superiore, quasi la serenità che tanto sembro cercare, ma che mai sembro voler raggiungere.

‘Perché sei così tanto legato a questi ricordi?’ mi chiederai tu.

Non lo so.

Grazie all’addestramento ho imparato a mantenere il controllo, ad avere il pieno dominio sul mio sistema nervoso. Però a volte non serve.

È capitato che, svegliandomi, le mie guance fossero completamente bagnate dalle lacrime e dal sudore e che il mio petto tremasse. E allora l’autocontrollo andava a farsi fottere. Sherlock compariva sulla soglia e mi si gettava addosso, facendomi nascondere il volto nel suo petto e gli facevo sentire ogni mio singolo singhiozzo.

In quei singhiozzi che solo lui ascolta, spargo tutta la mia sofferenza. Quando piango e solo il rumore del mio respiro rompe quel silenzio tombale che regna di notte nel nostro appartamento, Baker Street sembra diventare un buco nero. Buio, solitario e spaventoso. E allora mi stringo di più a Sherlock, la mia unica salvezza in quel momento.

Il panico si impossessa di me, il respiro si velocizza e spacca i vetri della mia mente distrutta, sbriciola i miei polmoni abituati a respirare solo fumo e manda in tilt il mio sistema nervoso e tutti i sensi ad esso connessi.

Le lacrime scendono inesorabili e mi bagnano le mani, strette a pugno che battono sul materasso del letto mentre io mi chiedo perché, perché è dovuto succedere e perché il mio debole ingegno non mi permette di staccarmi da quei pensieri, come se volesse avvertirmi che tutto questo non finirà mai.

I pugni continuano a battere sul materasso, i tremiti aumentano e le immagini continuano a passarmi negli occhi, come fossero impresse sulle mie palpebre col fuoco. Quello stesso fuoco che scaturiva dalle bombe e bruciava i nostri animi, li mandava in frantumi e ne lasciava i pezzi al suolo.

Urlo, mi faccio dolere le corde vocali, soffocando tutto raccogliendomi in posizione fetale, mi nascondo il viso tra le mani e urlo ancora più forte. Mi stringo la maglietta per evitare di esplodere, ma non ce la faccio.

Esplodo e stavolta urlo davvero, a voce alta, lancio un grido sofferente. Non articolo nessuna parola, semplicemente apro la bocca e spingo. Spingo il petto verso l’alto, lo sforzo e gli impongo di espirare tutto il dolore.

Sherlock mi guarda quasi spaventato, non sa cosa fare, se non stringermi e aspettare.

Gli urlo nelle orecchie, perché lui non accenna a staccarsi. Mi divincolo, ma lui continua a stringermi e lascia che gli rompa i timpani. Io continuo ad urlare ‘Perché?!’, lui mi sussurra ‘Non lo so’.

Quando sento che gli occhi stanno per uscirmi fuori dalle orbite, quando la giugulare brucia da far male, quando il petto è sconquassato dai tremiti per lo sforzo, il mio respiro ritorna regolare e le lacrime scendono più lente e silenziose.

Allora lascio andare le braccia lungo i fianchi e le allaccio alla schiena del mio compagno.

La razionalità fa capolino da un angolo del mio cervello e mi sussurra di calmarmi. Il letto sembra parlarmi, dirmi che ora va tutto bene, che quella non è più la brandina di quando ero un commilitone, ma il letto morbido di un appartamento accogliente.

E poi i mostri se ne vanno. Quelle ombre nere che mi avevano avvolto fino a pochi secondi prima si ritirano nei loro angoli angusti e spariscono, lasciandomi finalmente respirare.

Appoggio una mano tra i morbidi ricci di Sherlock e li accarezzo dolcemente, dimostrandogli senza una parola quanto per me sia importante quel suo contatto in quel momento.

Ormai è quasi l’alba, la luce inizia a penetrare dalle persiane e si affaccia sui nostri volti stanchi.

Non ho più voglia di dormire, perciò mi tranquillizzo vedendo quel rosa che colora il di solito sempre grigio cielo londinese. Mi beo della bellezza di quel colore e lo osservo dalla finestra sorseggiando una tazza di thé, mentre Sherlock si mette a suonare per me.

E in quel momento raggiungo la mia felicità. Sento le paure scivolarmi addosso, finirmi sotto i piedi ed insinuarsi nelle crepature del legno del pavimento. Ora si sono volatilizzate, un’eco lontana, un peso in meno dal cuore e un sorriso in più sul volto.
 
                                                                                               OoOoOoOoOoOoO

Caro John del futuro,
a presto. Senza più incubi. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: Buon pomeriggio gente! Allora.. Questa è la fic che fino ad ora mi piace di più tra tutte quelle che ho scritto. Questo perché è il risultato, notturno, dei miei reali momenti di tristezza. Prendo il pc e inizio a buttare giù tutto quello che sento, tutto mi brucia dentro ed è una liberazione buttare fuori tutto senza però sentirsi esposto o scoperto, dato che questi vengono trasformati nei sentimenti di un altro. 
Comunque, tengo veramente molto a ciò che ho scritto e ho messo il rating giallo perché in ogni caso,nonostante non siano descritte scene di violenza, il tema trattato è molto delicato. 
Spero vi piaccia, buona lettura!
Un abbraccio <3 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: marea_lunare