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Autore: KuromiAkira    06/06/2009    4 recensioni
Voi non potete capire. Non siete come noi, nessuno è come noi. Non potete capire. Dividendoci ci avete reso incompleti…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fissava davanti a sé, nel punto dove, se non fosse stato così buio, avrebbe potuto vedere la porta che aveva poco prima chiuso,allontanandosene il più possibile e trascinando suo fratello nell'angolo più lontano.
Lo sentiva singhiozzare e tremare tra le sue braccia, sussurrando spaventato domande delle quali sapevano già le risposte.

Erano scappati, come al solito, perchè sapevano di non poter reagire in alcun modo contro di loro.

La porta si aprì improvvisamente e, circondata dalla luce esterna, apparve un'ombra all'apparenza sconosciuta. La luce permetteva di vederne solo il riflesso degli occhiali.
Si avvicinò di qualche passo.

- Smettetela, è finita ormai. - disse seccato, fermandosi a metà stanza.

I due non risposero, fissavano l'uomo stringendo le mani sulla stoffa bianca dei vestiti identici che indossavano, avvicinandosi al muro quanto più potevano, senza ormai nessuna via di fuga.

---

- No! Cosa pensate di fare, dannati!? - urlò, cercando di liberare la sua mano dalla stretta di quella della persona che lo stava portando via dalla sua casa.
Essere sconfitti era già una cosa frustrante, ma questo era decisamente troppo.

Non ricevette risposta e, non riuscendo a liberarsi dall' uomo, allungò il braccio libero verso il fratellino, che lo chiamava incessantemente e che si stava allontanando sempre di più.

- Perchè fate questo? - gridò il bambino cominciando a piangere - Perchè ci state separando? -

Voi non potete capire. Non siete come noi, nessuno è come noi. Non potete capire.
Dividendoci ci avete reso incompleti…


- Non portatelo via da me! Non portatemi via Veneziano! - gridò ancora, inutilmente.

Spagna si limitava a tenerlo fermo, guardandolo tristemente ma senza avere l'intenzione di lasciarlo andare.

- Veneziano! - chiamò ancora, mentre Austria si allontanava con in braccio il fratellino in lacrime.

Lo vide muovere la bocca. Non aveva sentito ciò che aveva detto ma d'istinto scattò con forza in avanti, senza riuscire a fare che un passo solamente.

- Feliciano! - urlò un’ ultima volta, prima di vederlo sparire.

---



Romano aprì gli occhi ritrovandosi nel letto di casa sua, leggermente sudato e affannato per via dell'agitazione, il cuore che gli batteva più velocemente del solito.

Gli ci volle qualche istante per rendersi conto di aver fatto di nuovo quel sogno.

Fissò il soffitto bianco alcuni secondi poi si tirò su a sedere, mettendosi una mano davanti agli occhi e sospirando.

Nonostante fosse passato tanto tempo gli capitava ancora di sognare il giorno in cui era stato diviso dal fratello minore.

Che cosa stupida, si diceva tra sé e sé, dover rinunciare a una sana dormita per incubi del genere, senza contare che ormai lui e suo fratello erano...

Si voltò a guadare dall'altra parte del letto dove Veneziano stava dormendo profondamente, in modo scomposto e con un'espressione serena sul volto.

Per un istante si sentì sollevato nel vederlo lì, accanto a lui.
Poi si imbronciò improvvisamente.

- Ma tu pensa quest'idiota, io non riesco a dormire per colpa sua e guarda lui che espressione soddisfatta ha! Quanto mi fa rabbia! - mormorò nervoso.

Un quasi impercettibile 'Veee' si sentì provenire dal fratello che si stringeva leggermente nelle coperte, continuando a dormire.

- Tsk -

Romano si alzò uscendo velocemente dalla stanza e andando verso la cucina con l'idea di fare colazione per poi deviare di colpo verso il salotto e uscire sul balcone.
Il sole ancora non era sorto ma il cielo non era scuro, probabilmente presto sarebbe giunta l'alba.

Rabbrividendo per il freddo, non essendosi nemmeno curato di mettersi una maglia addosso, il Sud Italia poggiò i gomiti sulla ringhiera.

Era stupido, seccante e sopratutto inutile pensare ancora a quella storia, considerando che era finita da un pezzo e lui e suo fratello erano ormai riuniti.

Eppure ultimamente gli capitava sempre più spesso di fare quel sogno, sopratutto nelle notti in cui Veneziano rimaneva a dormire fuori, insieme a 'Testa a Patata' e a Giappone.

Non capiva perchè si fosse unito a loro visto che tanto non riusciva a fare nulla oltre a scappare e come gli altri due potessero tenerselo lì nonostante i guai che combinava.

E, soprattutto, perchè l'avesse deciso da solo senza consultarlo.
Loro erano l'Italia, dannazione!

Cosa avrebbe potuto fare, da solo?

Ma lui, eventualmente, cosa avrebbe potuto fare per suo fratello?

Nulla, probabilmente, perchè se non ci riusciva Veneziano non ci sarebbe riuscito nemmeno lui. Anzi, Romano non sapeva fare nemmeno ciò che il fratello minore riusciva a fare.

- Non sapete cosa significa essere divisi da una parte di sé stessi, dalla propria metà. –
- Capisco cosa provi, Romano... -
-No, non capisci, non puoi! Non capirai mai così come non lo capiranno mai gli altri! Nessuno è come noi! -



Le parole che disse anni prima a Spagna, quando lui, come se non fosse stato in parte responsabile della separazione e come se non l'avesse portato via, gli chiese se si sentiva solo senza il fratello, gli tornarono improvvisamente in mente.
La prima e l’unica volta che Romano si era confidato con l’uomo, incapace di tenersi dentro quei sentimenti che aveva sempre nascosto a tutti.

Spagna si mostrava sempre dispiaciuto per lui, gli assicurava che avrebbe portato anche il Nord a casa sua per stare sempre insieme come in passato, ma il Sud in parte non sopportava quel suo modo di fare.

Aveva altri mille motivi per poter affermare di odiare lo spagnolo, in fondo trovava sempre un pretesto per dare addosso alle persone, ma l'atteggiamento nei confronti dell'argomento 'Italia' lo innervosiva sempre in modo particolare.

Se gli spiaceva davvero perchè l'aveva costretto ad andare a casa sua?

Era facile dire 'ti capisco'. Ma era certo che al mondo nessuno poteva capire ciò che provava.
Le altre Nazioni erano appunto una nazione, solo Spagna era la Spagna così come solo Austria era l'Austria...

Loro erano in due ma erano entrambi l'Italia.
Senza l'altro erano incompleti. Senza l'altro non erano l'Italia. Erano il Nord e il Sud ma non erano davvero l'Italia, non se rimanevano divisi.

E solo loro erano così. Erano in due ma erano la stessa Nazione.

Ma proprio perchè rimanevano due persone distinte Romano aveva la costante paura di rimanere di nuovo solo, di nuovo una metà.

Chiunque, in qualunque momento, poteva portargli via Veneziano.

Era una sensazione che non riusciva a definire a parole.
Erano fratelli, erano due persone diverse che in fondo potevano anche cavarsela da soli, come altri gli avevano imposto di fare in passato, eppure senza Veneziano sentiva un senso di inquietudine e di fastidio come se non stesse a posto con se stesso.

E la cosa peggiore era che suo fratello sembrava sempre tranquillo, sorridente, come se la cosa non lo riguardasse, come se non ci avesse mai sofferto, come se stesse bene anche senza di lui.

Sapeva che era fatto così e probabilmente sarebbe stato peggio se fosse cresciuto diversamente.

D'altronde, se riuscivano a non litigare mai, era solo merito di quel lato del suo carattere, sempre felice e soddisfatto qualunque cosa accadesse, totalmente incapace di portare rancore.

Ma lo feriva sapere che per suo fratello non era importante quanto Veneziano lo era per lui.
Lo feriva l'idea che nemmeno la sua metà riusciva a capirlo.

E odiava che tra tutte le Nazioni che c’erano al mondo proprio con Germania era andato a fare amicizia!

Lui, così simile al Sacro Impero Romano, qual dannato bambino che voleva a tutti i costi il suo fratellino e che alla fine era riuscito a portarselo via.
Quando gli aveva detto di essersi alleato a lui, per giunta con un' espressione entusiasta sul volto, aveva avuto la sensazione che quell’uomo li avrebbe divisi, che tutto si sarebbe ripetuto.

E non voleva, non ora che l’Italia era di nuovo unita, non ora che poteva sentirsi di nuovo completo.

- Fratellone? -

Romano sussultò ridestandosi dai suoi pensieri e voltandosi.

L'Italia del Nord lo aveva raggiunto, anche lui senza essersi prima messo qualcosa addosso, al collo la croce, regalo di "Testa a Patata", che brillava alla luce del sole che ormai stava sorgendo.

- Cosa ci fai già sveglio? Di solito dormi fino a tardi. - chiese il maggiore, sinceramente stupito, non essendosi minimamente accorto della sua presenza.

Veneziano scrollò appena le spalle.

- Non c'eri e mi sono alzato. Anche tu dormi fino a tardi, fratellone. -

Romano incrociò le braccia al petto, guardandolo con aria di sfida.

- Che ne sai di quanto dormo io se sono sempre il primo a svegliarmi! -

L'altro sorrise.

- Lo so, invece. – rispose semplicemente.

Romano si limitò a sbuffare con aria infastidita e tornò a guardare il panorama.
Veneziano si avvicinò fermandosi di fianco a lui.

- E tu perchè sei sveglio? - domandò.

Sbuffò di nuovo. Era scontato che glielo chiedesse. Per un attimo fu tentato di urlargli 'per colpa tua' senza spiegargli altro perchè in fondo era così che si comportava di solito con lui anche se sarebbe stata una bugia ed entrambi ne sarebbero stati consapevoli.

- Nulla, ho solo avuto un incubo. – decise invece di rispondergli, grattandosi la testa ed evitando di guardarlo, per una volta non volendo essere scortese.
Non era decisamente dell’umore giusto per fare l’antipatico proprio con lui.

- Incubo? E quale? – chiese l’altro un po’ preoccupato.

L'altro mosse solo gli occhi per guardare il fratello in faccia.

- Ma che te ne frega? - sbottò poi.

-Oh, se non vuoi raccontarmelo va bene. - rispose il minore tranquillamente. Poi gli sorrise - Ma se vuoi dirmelo sono qui, ok? – disse mentre l’altro si voltava a fissarlo quasi stupito.
Poi fece per rientrare dentro casa ma si fermò giusto davanti alla porta che separava il salotto dal balcone e tornò a rivolgersi a Romano. - Facciamo colazione, fratellone? O vuoi tornare a letto? -

Il Sud distolse lo sguardo, imbarazzato. – Non avrebbe senso rimettersi a dormire ora. - rispose.

Lo seguì dentro casa e chiuse la porta.

- Vedi di restare qui per sempre però. – Sussurrò distrattamente, quasi sovrappensiero, come risposta alla precedente frase del fratello, convinto che questi non lo avrebbe sentito.

Veneziano invece si fermò per un istante, sbriciando verso suo fratello con la coda dell’occhio, e sorrise di nuovo, per poi dirigersi verso la cucina.

---

Veneziano, cercando di scendere dalle braccia di Austria, continuava a invocare suo fratello, disperato nel vederlo sempre più lontano.

Lo vide tendere la mano verso di lui e lo sentì gridare e piangere disperato. Era la prima volta che Romano mostrava apertamente di volerlo vicino, la prima volta che lo invocava e che piangeva.
Solo allora prese consapevolezza che sarebbero vissuti lontani per chissà quanto tempo e capì che da quel momento sarebbe stato incompleto.

Quasi rassegnato, smise di agitarsi, le lacrime ancora gli scorrevano sul volto.

- Lovino… - sussurrò.

Lo vide scattare in avanti prima che la sua figura sparisse dalla sua vista.







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Eh, ormai mi sono fissata con loro.
Ieri, ascoltando una canzone, mi è venuta l'idea del sogno, non volevo però metterla su scritto, poi ho voluto provarci lo stesso ma temo non si capisca molto ^.^"

Adoro i fratelli Vargas e siccome credo che Romano pensi sul serio ciò che gli ho fatto pensare ho voluto 'condividere' questa mia convinzione pubblicando questa fiction.

Penso che il motivo per cui Romano ce l'ha sempre con Germania sia per paura che questi lo divida da Veneziano.
Quest'ultimo invece non sembra soffrirne tanto ma penso che sotto sotto capisca cosa prova il fratello.

In questa fiction, anche se non l'ho scritto esplicitamente, Veneziano intuisce che tipo di incubo ha fatto così come, pur dormendo profondamente, è riuscito a capire che il fratello si era alzato.

Ma siccome scrivo da schifo e non so come mettere su scritto alcuni concetti penso non si fosse capito, vero? ç_ç

Detto questo, spero sia scritta decentemente, sono una bestia nelle virgole e nei verbi.

L'ho riletta e modificata tantissime volte ma data la mia inesperienza ho pensato 'la pubblico lo stesso, magari se c'è qualcosa che non va me lo fanno notare'
Inoltre non vorrei che il comportamento di ChibiRomano sia OoC. I pensieri non credo, in fondo uno può comportarsi in un modo e pensare altro e come ho già detto io credo che Romano abbia davvero paura di dividersi ancora dal fratellino.
Però magari non avrebbe mai, in ogni caso, pianto o gridato il nome di suo fratello.
Tra l'altro ne ho approfittato per farli chiamare con i loro nomi umani, visto che nessuno lo fa nell'anime e nelle strip credo che chiamarsi col vero nome sia qualcosa che farebbero solo in momenti davvero importanti.
E per pura soddisfazione personale ho voluto farglielo fare quando li hanno separati. XD

Non sono una che vuole a tutti i costi commenti, ma se vedete qualche errore spero me lo facciate notare, anche in privato mandandomi una mail. ^^
  
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