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Autore: Tefnuth    10/04/2017    1 recensioni
Dopo la sconfitta di Profondo Blu, le Mew Mew sono tornate a condurre una vita pressoché normale e il pianeta natale di Pai, Kisshu e Tart è stato salvato grazie alla miracolosa acqua cristallo che li aveva riportati in vita. Ma un nuovo pericolo incombe, quando gli antichi seguaci di Profondo Blu, i Cavalieri Oscuri, si risvegliano e decidono di vendicarsi per il torto subito.
Per poter evitare il disastro, Mew Mew e alieni dovranno allearsi e combattere con tutte le loro forze.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il ricordo lontano di un pianeta fertile e di un popolo prospero, distrutto da un cataclisma. Terremoti e incendi che devastano qualunque cosa tocchino, e la gente felice che si trasforma in una massa urlante e impotente.
Poi una luce, e una strana presenza all’interno di essa.
“Chi sei tu?” domanda l’ignaro sognatore
“Sono qui, solo per te” afferma la creatura, avanzando la mano dalle lunghe e sottili dita.
“NO! – Grida il sognatore, indietreggiando. – Stammi lontano!”
Poi la luce svanisce, rivelando l’interno di un luogo chiuso (un edificio, forse), e un’apocalisse in atto.
“Non voglio farti del male” continuò la creatura, avvicinandosi nonostante i crolli che stavano accadendo intorno a loro.
“NO! Vattene via!” ripete l’ignaro sognatore, poi il rumore di qualcosa che si era staccato dal soffitto lo costrinse ad alzare gli occhi.
 
“AAAAAAAH” gridò Kisshu svegliandosi di soprassalto, con le mani tremanti e il respiro affannato. Il cuscino bianco era tutto bagnato per il sudore prodotto dal corpo accaldato, e l’aria della stanza sembrava essere diventata pesante come in una serra.

“Che cos’era, un chimero?” pensò l’alieno dai capelli verdi, mentre si alzava dal letto senza far alcun rumore e restando immobile nel buio della camera.
Poco dopo il rumore di una piccola mano che batteva piano sulla porta sostituì il silenzio

“Kisshu è tutto a posto?” era Tart, che dalla camera accanto aveva sentito l’urlo.

Il ragazzo aprì piano la porta, senza accendere la luce per non mostrare i sudori freddi al fratellino.

“Cos’è successo?” chiese ancora quello strofinandosi gli occhi assonnati.

“Niente Tart, è tutto a posto. – Mentì Kisshu abbassandosi un poco per poter essere alla stessa altezza del fratellino. – Mi dispiace di averti svegliato, torna pure a letto” gli suggerì.

“Ne sei sicuro?” domandò l’alieno castano.

“Certo, non badare a me” gli assicurò Kisshu alzando il pollice destro.

“Se lo dici tu… - Borbottò Tart. – Buonanotte” gli augurò prima di tornare nella sua stanza.

Quando la porta si richiuse Kisshu si appoggiò su di essa con la schiena, e si coprì il viso con le mani tentando di cacciare il panico che gli aveva lasciato il sogno.

“Ma perché? - Si domandò di nuovo, cercando la fonte di tutto quel panico. – Eppure non era così terribile”. Ne aveva viste di peggiori.

Mancavano ancora alcune ore, prima che la sveglia suonasse il suo trillo, eppure per quanto ci provasse i suoi occhi non si chiusero più.

“Cos’aveva da strillare come una donnetta?” chiese Pai al fratellino non appena la porta della camera di Kisshu si era chiusa.

“Bho, non mi ha voluto dire niente. Però la sua voce aveva un tono strano, e gli occhi erano lucidi” rispose il giovane alieno mettendosi sotto le sue calde coperte.

La mattina Kisshu fu il primo a scendere per la colazione. Ancora non si era del tutto scrollato di dosso l’inquietudine che gli aveva lasciato quello strano sogno, e sul viso si notavano benissimo i segni di una notte passata in bianco.

“Che brutta cera. – Gli disse Naoko quando lui si avvicinò alla mensola per prendersi da mangiare. – Che hai fatto?”.

“Niente, non ho dormito bene” affermò semplicemente lui alzando una spalla, e mettendosi subito al tavolo.

“Dì la verità: non hai affatto dormito. – Si intromise Pai, scendendo dalle scale, con lui c’era anche Tart. – Inoltre, mi vuoi spiegare perché io e Tart ti abbiamo sentito urlare?”.

“Cos’hai sognato di tanto brutto?” aggiunse l’altro.

“Ti sei svegliato gridando? – Chiese Naoko, preoccupata e irritata con se stessa per non aver sentito niente. – Allora non è vero che non hai dormito bene”.

“Non era niente di che.  – Cercò di spiegare Kisshu, aveva posato la sua ciotola e si era messo a far strusciare i palmi delle mani. – Era solo un brutto sogno, ma non ricordo cosa fosse” affermò mentendo spudoratamente. Ricordava fin troppo bene quello che aveva creato la sua mente.

“Forse ha sognato di cadere” ironizzò Tart sorridendo.

“Tesoro, per favore non scherzare” lo rimproverò Naoko.

“Può darsi. - Kisshu, si alzò dalla sedia, si infilò la propria giacca e aprì la porta di casa. – Io esco, ci vediamo più tardi” disse mentre già stava se ne stava andando.

“Non l’ho mai visto comportarsi così, e tutto solo per un brutto sogno” affermò Pai, prendendo la propria colazione.

“Chissà cosa sta nascondendo” sussurrò Naoko.

“Che dici Pai, gli diamo un po’ di vantaggio e poi lo raggiungiamo?” domandò Tart al fratello maggiore.

“Vuoi davvero insistere con questa storia? – Gli chiese a sua volta l’alieno dai capelli viola. – Non ne vedo il motivo”.

“Non hai visto come sfregava le mani? – Tart imitò il gesto cui si stava riferendo. – Fa sempre così, quando dice le bugie”.

“Ma se nemmeno sappiamo dov’è andato. – Osservò Pai. – Non ho proprio voglia di mettermi a cercarlo per tutto il pianeta”.

“Non sarà necessario: so benissimo dove può essere andato; ma per poterci entrare mi devi accompagnare”.

La Serra.
Fin dal giorno della sua inaugurazione, la serra era diventato il posto preferito di Kisshu. Grazie alle informazioni che lui e i suoi fratelli avevano riportato dalla Terra, i biologi avevano potuto riprodurre il bel giardino e gli alberi che, con le loro ombre, riparavano i visitatori dalle luci artificiali. A causa della mancanza del giusto clima, la vegetazione non era la stesse di quella terrestre: l’erba era più rigida, e non aveva lo stesso tono brillante di verde; sugli alberi non sbocciava alcun fiore; e il cielo, ricreato da un simulatore, era un eterno mare senza nuvole né notte. In realtà Kisshu odiava la serra, perché era solo una mera imitazione del pianeta azzurro, ma al contempo non poteva farne a meno: gli ricordava troppo ciò che aveva lasciato indietro. Gli faceva ricordare lei.
Arrivato all’ingresso della struttura, l’alieno dagli occhi dorati mostrò il proprio pass al guardiano, che gli aprì le porte non appena il computer ebbe registrato il suo ingresso. Quella della registrazione era una misura di sicurezza, in modo che nello sventurato caso ci fosse stato qualche terremoto (o qualcos’altro di peggio) sarebbe stato più facile rintracciare i dispersi. Ormai, grazie all’acqua cristallo, il nucleo del pianeta era stato stabilizzato e non c’era più alcun pericolo; tuttavia quella era un’abitudine cui nessuno aveva il coraggio di rinunciare.

Oltrepassate le porte automatiche, Kisshu si diresse immediatamente all’ombra del suo albero prediletto: un salice piangente che sembrava non essere amato da nessun altro, i cui rami fornivano un riparo perfetto. Come faceva ogni volta che veniva nella serra, la prima cosa che fece fu di togliersi la pesante e lunga giacca grigia che, fuori dall’atmosfera riscaldata, lo proteggeva dalle rigide temperature del pianeta. L’altra cosa che fece fu di togliersi le scarpe, e sdraiarsi con la testa appoggiata lì, dove il tronco entrava in contatto con il terriccio (anch’esso riprodotto artificialmente). Nonostante ci fossero delle madri che avevano portato i loro bambini a giocare, il finto salice era abbastanza lontano affinché il rumore dei pargoli arrivasse attutito alle sue orecchie. Là sotto, si addormentò.

“Vorremmo entrare” dichiarò Pai al guardiano della serra, mostrando la propria IDcard e quella di Tart.

“Grazie. - Disse semplicemente la guardia, registrando sul computer i due pass. – Poco fa è entrato vostro fratello, dovrebbe esserci ancora” aggiunse restituendo le tessere.

“Non credo che avremmo problemi a trovarlo” affermò Pai mentre già si toglieva il pesante giaccone, invitando Tart a fare altrettanto.

“Sarà sotto al solito albero” affermò il castano quando oltrepassarono le porte automatiche.

“Come sempre” confermò l’altro, prendendo la giacca del fratello minore.

Infatti lo trovarono là, addormentato sotto all’albero di salice

“Visto, che ti avevo detto? -  Sogghignò Tart svolazzando per avvicinarsi al fratellastro. – Kisshu, svegliati dormiglione” gli disse, non certo a voce bassa.

“Ugn . Lamentò lui svegliandosi. – Ma che ci fate qui?”.

“E ce lo chiedi? Devi ancora rispondere alla nostro domanda”.

“E siete venuti fin qua, solo per questo? – Chiese Kisshu, sedendosi, poi si rivolse a Pai. – Mi meraviglio di te, che gli hai dato retta”.

“Io l’ho solo accompagnato: non può entrare qui dentro da solo” spiegò Pai, ricordando la regola che vietava l’ingresso ai minori di quattordici anni non accompagnati.

“Che noia. – Sbuffò Kisshu. – E comunque vi ho già risposto prima: non era niente”.

“NON CI CREDO! – Esclamò Tart, ingaggiando una finta lotta col fratellastro tempestandolo di pugni. – Dimmelo, dimmelo, dimmelo!”.

La scenetta fece sogghignare Pai, tuttavia il sorriso tornò presto ad essere una linea retta sul suo viso quando i suoi occhi viola notarono che quattro agenti della sicurezza si stavano dirigendo verso di loro, armati di tonfa.

“Meglio che vi alziate. – Affermò, fermando il gioco dei fratelli. – Abbiamo compagnia”.

Obbedienti, Kisshu e Tart si alzarono e notarono subito il motivo di tanta preoccupazione.

“Tart, stai indietro” ordinò l’alieno con i capelli viola, mettendosi in guardia.

“CHE? – Strillò Tart, arrabbiato. – So difendermi da solo!”.

“Dai ascolto a Pai. – Suggerì Kisshu, messosi anch’esso in posizione difensiva. – Non hanno l’aria amichevole”.

“Dovete venire con noi!” ordinò una delle guardie, proprio quella che aveva registrato il loro ingresso.

“Non abbiamo fatto niente di male” ribattè Pai, che con Kisshu si posizionò in modo da coprire Tart (non senza qualche lamentela).

“Traditori” balbettò quello, che poi partì all’attacco con il tonfa ben alzato sopra la testa. Al momento oppurtuno, Pai Kisshu e Tart si scostarono in modo che l’agente si sbilanciasse in avanti. Al secondo tentativo di assalto, Pai lo bloccò e ne afferrò saldamente la mano destra ruotandola parzialmente, per eseguire poi una leva articolare che costrinse l’avversario in ginocchio; una ginocchiata al volto lo mise k.o.
Kisshu invece, che era stato preso di mira da un altro guardiano, schivò il primo attacco con una semplice torsione del busto, seguita da una veloce ginocchiata all’addome infine da un high-kick sulla schiena. Anche Tart, con suo piacere, fece la sua parte, mettendo fuori gioco uno dei due assalitori con un pugno ben assestato sotto al mento. Tuttavia l’ultimo assalitore rimasto, sfuggito ai pugni di Pai e Kisshu, spinse il piccolo da dietro e alzò il tonfa pronto per colpirlo sulla schiena. Il colpo fu intercettato da Pai, che bloccò l’azione col proprio avambraccio.

“Hai appena firmato la tua condanna!” affermò il ragazzo, i cui occhi poi andarono oltre la figura dell’assalitore: a Kisshu, che atterrò il nemico con un calcio rotante.

“Non devi mai abbassare la guardia” disse Pai a Tart, che divertito tirò fuori la lingua.

“Ehm…ragazzi” esclamò Kisshu, allarmato nel vedere che i loro assalitori si stavano rialzando.

“E ora che facciamo?” domandò Tart.

“A mali estremi. – Pai evocò il ventaglio. – Estremi rimedi” e generò una tempesta di ghiaccio, che congelò parzialmente i quattro nemici.

Poco dopo arrivarono altri agenti della sicurezza, chiamati dalle persone che avevano assistito alla scena, per portare via i loro colleghi.

Qualche ora dopo, nel laboratorio di Eiji Ikisatashi…

“AHI! – Strillò Pai, non appena Makoto (l’assistente di Eiji), ebbe apposto la pomata sul livido che il manganello aveva lasciato sull’avambraccio del ragazzo. – Fai piano”.

“Oh quante storie. – Lo rimproverò l’assistente. – Grande e grosso, e poi ti lamenti per niente”.

“Eh eh eh” ridacchiò Tart.

“Per favore, Tart. – Disse Pai, che poi preferì cambiare discorso. – Si sa nulla, del perché ci abbiano assalito?”.

“I vostri aggressori non lo hanno fatto intenzionalmente: sono stai… ipnotizzati con dei para-para. – Spiegò Eiji. – Qualunque fosse il motivo, loro non ne hanno colpa”.

“Così non possiamo risalire a chi sia stato. – Puntualizzò Kisshu. – Di certo non è stato un caso: ci hanno chiamato traditori”.

“Come non è un caso, ciò che sta accadendo sulla Terra” riferì Eiji, facendo venire la pelle d’oca ai figli.

“Cosa vuoi dire papà?” domandò Tart.

“Nella città dove siete stati, si stanno verificando delle insolite manifestazioni di energia che creano dei temporanei disturbi. Sono cose veniali, come un breve black-out, ma mi sta incuriosendo il fatto che quest’energia sia molto simile a quella di… - Eiji prese un attimo di tempo, prima di terminare la frase. – Profondo Blu”.

“Cosa? Ero sicuro che lo avessimo sconfitto” esclamò Pai.

“Ed è così. – Precisò Makoto, che intanto aveva finito di occuparsi di Pai ed era passata a disinfettare la piccola escoriazione che Tart si era procurato ai palmi delle mani durante la caduta. – Tuttavia, alcune leggendo dicono che lui non fosse l’unica…divinità. Si dice che, assieme a lui, ci fossero altri quattro cavalieri: esseri con grandi poteri, molto fedeli a Profondo Blu”.

“Quindi le emanazioni di energia potrebbero essere dovute al loro risveglio?” domandò Kisshu.

“E’ probabile. Non si sa nulla su cosa accadde loro, dopo che il nostro popolo lasciò la Terra, e se la nostra previsione è giusta…” ipotizzò Eiji.

“Vorranno di certo vendicare il loro signore, eliminando chi lo ha ucciso. – Terminò Kisshu. – Questo spiegherebbe anche l’attacco alla serra”.

“Ma allora le Mew Mew… sono in pericolo” suppose Tart, sul cui volto si era disegnata la paura per l’incolumità delle nuove amiche (una in particolare).

“Per quanto possano essere forti, non credo che abbiano speranze contro i cavalieri. – Disse Makoto. – Questa è solo una mia opinione”.

“Allora decidiamo: restare in disparte, o recarci sulla Terra e combattere assieme alle Mew Mew. -  Suggerì Pai, alzandosi. -  Prima di rispondere, però ricordate che questa volta non ci sarà l’acqua cristallo a salvarci la vita”.

“Io voto per il sì. – Rispose subito Kisshu. – Combattere con delle alleate è meglio che affrontarli da soli”.

“Anch’io!” esclamò Tart, a mano alzata.

“Pare che abbiamo raggiunto un accordo” sentenziò infine Pai.

“Vostra madre non ne sarà affatto felice” osservò Eiji, che ben ricordava le scenate isteriche che aveva fatto la moglie quando i tre, ritornati a casa, le avevano raccontato quello che era successo.

“Le prometteremo che staremo attenti, come sempre” disse Pai.
  
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