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Autore: Larrystattoos    16/04/2017    1 recensioni
Scritta per l'event indetto dal gruppo Facebook "We are out for prompt."
Prompt: "Sherlock, Greg/Mycroft. Qualsiasi cosa ti venga dal testo della canzone Lowlife di That Poppy."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mycroft sapeva di poter vantare una vita che il senso comune definiva felice. Con il lavoro illustre e le ingenti quantità di denaro di cui disponeva, non era raro per lui riscontrare sguardi d’invidia tra i conoscenti e coloro che lavoravano per lui.
Da alcuni mesi, il lavoro che un tempo aveva tanto amato aveva iniziato a pesargli, a sembrare ripetitivo –un attacco terroristico da sventare un giorno, le elezioni in qualche Paese emergente da pilotare un altro, saltuari vertici con le persone più influenti del pianeta da soggiogare. Ogni sera, di ritorno in una casa che non gli era mai sembrata tanto vuota, lasciava cadere la maschera di impassibilità che lo accompagnava per tutto il giorno e si concedeva qualche istante di autocommiserazione. Si sentiva sconfitto da un lavoro che non riconosceva più come suo; si sentiva vuoto, privato di una presenza che avrebbe potuto tirarlo su di morale.
Non si riconosceva più: il freddo Mycroft Holmes, la mente della Gran Bretagna, sopraffatto dai sentimenti.
Era stato in quel periodo che aveva incontrato Greg. Il suo fratellino aveva iniziato a risolvere casi con quest’uomo e doveva accertarsi che non fosse pericoloso per la sua incolumità. Con i mezzi a disposizione lo aveva fatto prelevare appena uscito dal lavoro e lo aveva aspettato in un magazzino abbandonato, tentando di assumere quell’aura di superiorità con cui aveva fatto tremare Paesi interi. In presenza di Gregory Lestrade, però, gli era risultato stranamente difficile.
Era un brav’uomo, il DI, lo aveva capito subito. In fondo, non erano nemmeno poi così diversi: tanto successo al lavoro, vita sentimentale disastrosa.
Greg lo aveva scrutato per lunghi istanti, dopo la loro chiacchierata sul minore degli Holmes. –Signor Holmes, non si preoccupi per Sherlock. Lo terrò d’occhio io.-
Inspiegabilmente, sentì le sue labbra stirarsi in un sorriso, il primo vero sorriso dopo molto tempo. –Ne sono sicuro.-
 
Mycroft continuò a chiamare Greg dopo ogni caso risolto da Sherlock. Si diceva che fosse per seguire da lontano i progressi del fratello, ma sapeva che la verità era ben diversa. A nulla serviva ripetersi che i sentimenti non sono un vantaggio quando riusciva per poche ore a dimenticare quanto fosse miserabile la sua vita. Greg, dapprima leggermente contrariato, presto aveva iniziato ad attendere con impazienza gli incontri con quell’uomo che, aveva scoperto, sotto quei completi firmati e quella tempra dura, nascondeva tanta tristezza, al punto da aver iniziato ad affidare a Sherlock anche casi più semplici per poterlo rivedere, per vederlo rilassarsi nel sentire che il fratello era pulito da tempo, per vederlo sorridere.
Ben presto, presero ad vedersi anche senza un motivo preciso, a volte per pochi minuti, a volte per una manciata di ore. Per entrambi era una boccata di aria fresca, una fuga da una realtà che non sentivano più loro. In sua presenza, Mycroft si lasciava andare. Sorrideva, a volte rideva, parlava sinceramente, e sapeva che Gregory faceva lo stesso.
 
Quella sera, tornato a casa, sbatté la porta con forza. Era appena tornato da una visita a Sherlock e lo aveva sorpreso a farsi, di nuovo. Non ne poteva più di vederlo distruggersi; per quanto il loro rapporto fosse complicato, gli voleva un gran bene.
Seduto al tavolo, con la testa tra le mani, si sentiva sul punto di crollare. Respirò profondamente, cercando di riprendere il controllo. I suoi occhi incontrarono il cellulare, abbandonato sul tavolo. Preso da una strana frenesia, digitò quel numero che ormai conosceva a memoria.
Greg rispose subito. Dal tono, dedusse che anche lui era giù di corda. –Mando una macchina a prenderti, dove sei?-
Un attimo di silenzio. -Scusa, Mycroft, ma davvero non è giornata.-
-Per favore, Gregory, vieni a casa.- Mycroft maledisse la sua voce, che l’aveva tradito spezzandosi sull’ultima sillaba.
-Stavo per uscire da NSY, aspetto qui- mormorò, chiudendo la chiamata.
Quando, venti interminabili minuti dopo, arrivò, Mycroft si concesse di farsi stringere da lui. Le braccia di Greg erano calde e forti e sentì di non volersi staccare più da lì. L’uomo lo strinse più forte. –Va tutto bene. Ci sono io ora, va tutto bene.- gli mormorò tra i capelli.
Razionalmente, Mycroft sapeva che la presenza di Greg non implicava l’andare tutto bene, eppure il nodo che aveva in gola si sciolse leggermente. Alzò la testa per incontrare i suoi occhi e si ritrovò ad un passo dalle sue labbra. Non ebbe il tempo di pensare a niente perché esse si posarono sulle sue e il suo cervello smise di funzionare.
 
Da allora le cose andarono meglio: ricordò il motivo per cui aveva scelto di lavorare in politica, ricominciò ad essere felice di esso e, soprattutto, tornando a casa, aveva qualcuno che lo aspettava, qualcuno con cui essere Mycroft e non il signor Holmes.
Non si sentiva più sconfitto, non era più solo. Finalmente era davvero felice. 



Here it is. Probabilmente Mycroft è un po' OOC, ho fatto del mio meglio ma descrivere lui è un parto per me. Non sarà granché, ma spero comunque che non vi dispiaccia.
Alla prossima. :)
  
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