Note dell'autore: Perché scrivere un'AU dove Matty è un prete? Anzitutto perché ho rivisto da poco Tropic Thunder e Satan's Alley è il film di
cui avevo, ho e avrò sempre bisogno e poi perché, se fossimo in Italia, Padre
Matty sarebbe Don Matteo. Devo dire altro?
Nonostante le premesse da CAPOLAVORO VERO, il
risultato è quello che è e soprattutto è inspiegabilmente serio.
Chiedo scusa a
tutti quanti, specie alla mia mamma che mi ha fatto così funky (semicit.).
Credits: Il titolo è una strofa di "Bad Angel" di Dierks Bentley.
Standing at the cross roads of Temptation and Salvation Street
«Mi perdoni Padre perché ho peccato»
«Elektra...» sospira Matt, prima di abbandonare la testa sul petto come se pronunciare quel nome lo avesse svuotato di ogni energia.
«Credevo che questo... coso servisse a garantire l'anonimato.»
Matt sbuffa e cerca inutilmente di allentarsi il collarino ecclesiastico.
«Cosa vuoi?» sibila stringendo il manico del suo bastone come volesse
strangolarlo.
Elektra si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e il suo profumo
invade l'intero confessionale. Matt lo sente scivolargli addosso come una
carezza, infilarglisi tra le pieghe dell'abito talare, solleticargli le narici,
impregnargli la pelle.
«Chiedere perdono a Dio per i miei peccati, che altro?» ribatte Elektra
indignata.
«Tu non sei nemmeno cattolica» la rimprovera, trattenendo a stento un sorriso.
«Padre, vuol forse dirmi che tutti quei discorsi della Chiesa sull'accoglienza sono solo propaganda?»
«Elektra!» sbotta stizzito.
Dall'altra parte della grata, lei ride e lui si ritrova a trattenere il fiato mentre sente un brivido corrergli lungo la spina dorsale.
«Scusi Padre!» La sua voce è roca e sensuale. «Sono stata una bambina cattiva, molto cattiva.»
«Basta!» ringhia Matt afferrando il bastone e uscendo dal confessionale.
Scappando dal confessionale.
«Padre Murdock!»
Matt si blocca al centro della navata. All'interno della chiesa può sentire
distintamente il battito di altri tre cuori oltre ai loro e dare spettacolo non
gli sembra affatto una buona idea. Girano già abbastanza pettegolezzi sul giovane prete che da qualche mese affianca Padre Lantom:
troppo bello per essere
davvero casto, troppo agile per essere davvero cieco, dicono.
«Per favore, non mi lasci insoddisfatta!»
Matt torna indietro velocemente, il bastone sbattuto con stizza sul pavimento, e la afferra per un braccio.
«Un po' di rispetto!» le soffia contro prima di trascinarla in sagrestia.
La risata di Elektra riecheggia nella chiesa. Domani i suoi parrocchiani avranno
di che sparlare, ne è
sicuro.
«Non ho ancora ricevuto la mia penitenza, Matthew»
Sulle labbra di Elektra il suo nome non sembra nemmeno suo. Diventa qualcosa di
altro, di magico. Un incantesimo o forse un maleficio.
«Smettila Elektra!»
«Oppure?»
Matt la sbatte contro il muro e le si piazza di fronte. Sono
vicini, troppo vicini. Matt può sentire il calore del suo corpo farsi più
intenso, il battito cardiaco accelerare, il respiro diventare affannoso.
È tutto sbagliato, terribilmente sbagliato, Matt lo sa. Così come sa che
dovrebbe fermare Elektra, eppure rimane immobile mentre lei gli sfila gli
occhiali.
«No...»
È una preghiera la sua, una supplica.
La sente sorridere, trattenere il fiato e inumidirsi le labbra con la punta
della lingua.
«No!»
Cerca di essere più deciso, più convincente, ma fallisce miseramente.
Elektra sorride ancora, si alza appena sulla punta dei piedi e gli sfiora la
guancia col naso. Il suo respiro è caldo e sa di liquirizia. Matt ha la gola
secca e non sa più se il cuore cardiopatico che gli rimbomba nelle orecchie sia
il suo o quello di lei.
«N-»
Le labbra di Elektra sono sulle sue: sono meno morbide di come le aveva immaginate ma
non per questo meno piacevoli, anzi.
Sente le sue mani tra i capelli e il suo seno premuto contro il petto e non
riesce a trattenere un sospiro. Elektra ne approfitta per infilargli la lingua
in bocca e Matt si ritrova a rispondere con entusiasmo a quel bacio. Per un attimo. Un solo, ma interminabile attimo. Poi si stacca da lei, il fiato corto e
l'espressione sconvolta. Elektra fa per baciarlo di nuovo, ma Matt la blocca.
«NO!»
Sotto le sue mani, i muscoli di Elektra si irrigidiscono.
«Come vuoi, Matthew» gli ringhia contro, togliendosi le sue mani di dosso.
Elektra se ne va e Matt rimane da solo, il senso di colpa che gli pesa come un macigno sul petto.
Proprio lì dove si trova il crocefisso.