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Autore: SweetAinwen    24/04/2017    3 recensioni
- Che cosa hai fatto a Marinette? - scandì le parole, digrignando i denti.
Lui si alzò lentamente: - Io? Non le ho fatto niente. - si girò, sorridendo.
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Potevano urlare di rabbia quanto volevano, invocare aiuto impauriti quanto volevano, ma ritornava tutto indietro... per il semplice motivo che, oramai, erano solo eco nello specchio.
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E se i sentimenti negativi che cerchi di dissipare... si incarnassero? Tu serais comme un Écho dans le miroir.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'autre Adrien.




 

Osservò il punto dal quale Ladybug era ormai sparita. Ritornò in bagno e spense il miscelatore della doccia, arrancando di nuovo verso la sua stanza. 
Avevano sconfitto Volpina, un'altra akumizzata e aveva la sensazione che avrebbero dovuto battersi ancora con persone che sarebbero finite nella sua medesima situazione. 
Non era una bella prospettiva, se ci riflettevi, specialmente con l'amore che provava nei confronti della sua partner. Sospirò, avvicinandosi allo specchio a figura intera appeso al muro accanto al letto. 
Ci poggiò sopra la mano destra e si scrutò. Cos'aveva che non andava? Forse le sue battute? Il costume nero? Gli occhi, i capelli o...? Si rattristò. Non lo prendeva sul serio? 
Credeva stesse solo scherzando? Digrignò i denti. Ah, non voleva minimamente pensare a quello! Era da escludere che le piacesse qualcuno! Sgranò i bulbi e scosse la testa. Ma che stava dicendo?! Ora decideva persino che la sua Lady non doveva avere nessuno cotta all'infuori di lui? Chiuse gli occhi, frustrato. Anche se ci fosse qualcuno, lui non poteva fare nulla, doveva accettare la realtà e andare avanti. Sbuffò. Certo, belle parole senza i fatti! 
Mugugnò contrariato: - Che situazione odiosa! - sibilò, posando l'altra mano sul vetro. - Datti una calmata, Adrien. Respira. - inspirò profondamente, per poi espirare. - Non scoraggiarti. C'è ancora una possibilità. - sorrise amaro - Certo. Certo. - 
Avvertì un calore improvviso provenire dall'anello e l'osservò. Ora era più sereno, in pace...
Era strano, sentiva come se gli stesse tirando via... un pezzo di sé. La sua parte... oscura? Corrugò la fronte.
"Perché penso queste cose?", si domandò, alzando gli occhi al cielo. 
Lo specchio cominciò ad illuminarsi, attirando la sua attenzione.
- Ma cosa...? - 

Beep-beep.

La porta fu aperta di scatto e Nathalie comparve sulla soglia: - Signorino Adrien, deve presenziare a degli scatti fotografici. -
- Arrivo subito, Nathalie. - enunciò sorridente e la donna annuì, per poi chiudere la porta. 
Ora, Adrien, si era calmato. 



Marinette, seduta sull'attico di camera sua e con il libro che Tikki aveva tirato fuori dal bidone dopo che Lila lo aveva buttato, parlava con la creaturina in rosso proprio di esso e le rivelò che c'era qualcuno che poteva dar loro delle risposte.
- Va bene, Tikki. Domani andremo a trovarlo. Ora, però, - si alzò e sospirò. - sono un po' stanca. -
La kwami le sorrise e annuì, dopodiché rientrarono nella stanza.  

Il giorno dopo, a scuola, Lila non si fece vedere da nessuna parte, sembrava sparita nel nulla e Marinette si sentì un po' in colpa.    
Aveva esagerato nel dirle quelle cose, ma erano state guidate dalla sua gelosia. E quest'ultima faceva brutti scherzi. Sapeva che la rabbia non le era passata, quelli che la vedevano dicevano che i lineamenti del suo viso erano deturpati da essa e che lanciasse saette infuocate a chiunque le chiedesse cosa c'era che non andava. Mugugnò dispiaciuta.
- Ehilà, muso lungo! - la richiamò Alya, dandole una pacca sulla schiena. - Qualcosa non va oggi? - 
Lei scosse la testa: - No, ho solo dormito male. - 
Non era una vera e propria bugia, infatti non aveva chiuso davvero occhio a causa di quell'avvenimento. Lila poteva essere akumizzata di nuovo e doveva trovare un modo per impedirlo. 
- Ah, ecco spiegate quelle occhiaie. - ridacchiò l'amica, facendole alzare gli occhi al cielo.
- Mi sei di conforto. Grazie. - 
- Di nulla, amica. - 
- Uh, giornataccia? - 
Le due si voltarono, trovandosi di fronte Nino e Adrien. Marinette cominciò a sorridere come un'ebete, mettendosi sull'attenti e Alya cercava di calmarla con una mano posata sulla sua spalla.
- Esattamente, Adrien. Lo studio porta a notti insonni. - rispose al posto di Marinette, che non sembrava dare segni di ripresa. 
- Mmh. La scuola... - fece spallucce Nino - lo sappiamo che sarà il nostro incubo per un bel po'.  -
- Quindi, anche se per studiare, dormi a sufficienza, Marinette. - le raccomandò il biondo, sorridendo.
- Oh, sì, certo. - iniziò a gesticolare - Tu sei sufficiente! - Alya si schiaffeggiò un palmo sulla fronte, mentre Adrien e Nino sbatterono più volte le palpebre, confusi. - Cioè, voglio dire... sei abbastanza, cioè, no! - inspirò profondamente - Lo farò. - i due sorrisero incerti.
L'interesse di Adrien si spostò sugli orecchini a pois che indossava Marinette e le si avvicinò, sfiorandone uno con le dita: - Belli questi orecchini. Sono nuovi? -
- Questi? - li toccò - Oh, be', sì, li porto da molto. Non solo loro sono belli, ma anche tu. Cioè, nel senso, sono belli! Sì, lo so! - sorrise, ridacchiando nervosamente. 
Adrien ricambiò il sorriso e le accarezzò la testa: - Perché non mi dai il tuo numero? - tirò fuori il cellulare - Mi sono reso conto di non averlo. -
- Oh, sì, certo! - 
Dopo esserseli scambiati, Adrien si incamminò, seguito da Nino che gli diede una spallata ammiccante.
Marinette trascinò un palmo sul capo, lo sguardo sognante. Alya era rimasta stupita da quel gesto. Non aveva mai visto il ragazzo comportarsi in quella maniera. Che si fosse accorto dell'amica? 
Sorrise contenta: - Qualcuno si sta rendendo conto di qualcun'altro. - cantilenò, prendendola a braccetto e la mora ridacchiò felice.



Arrivato a casa, si diresse verso camera sua e posò la cartella a tracollo sul divano bianco, dopodiché chiamò Nathalie, che arrivò in men che non si dica.
- Sì, signorino Adrien? -
- Oggi ho qualche impegno? - 
- Mmh... No, credo di no. -
Il modo in cui sorrise spiazzò completamente la donna, che trattenne il respiro. Era... sinistro, calcolatore... 
- Perfetto. Grazie, Nathalie. - 
Lei annuì e chiuse la porta, poi scosse la testa. Quel sorriso era frutto della sua immaginazione? Forse lavorava troppo?



- Ah! Ci credi, Tikki? Mi ha sfiorato la testa e mi ha chiesto il numero! -   enunciò, facendo girare la sedia girevole sul quale era seduta, il capo all'indietro. - È un sogno che si avvera! - aggiunse elettrizzata, le braccia a mezz'aria. 
La citata ridacchiò, fluttuandole davanti: - Sono felice per te, Marinette. -
- Ah! Ho la pelle d'oca! - sospirò con il sorriso, issandosi e facendo dei giri su sé stessa. - Io non riesco ancora a realizzare che sia successo! - 
- È un buon segno, ma... - si bloccò, portando una zampetta al petto. 
- Ma...? Cosa? - la guardò, inclinando il capo di lato.
Tikki aprì la bocca e in quell'istante, il cellulare della giovane squillò.
- Oh, mon Dieu! - sgranò gli occhi nel leggere il nome sul display - È Adrien! Oh, no! Cosa faccio, cosa faccio?! - accettò e trascinò all'orecchio il dispositivo. - Ehm, pronto? Adrien, sei tu? - 
Lui ridacchiò: - Mi avrai salvato sulla rubrica con quel nome, no? - 
Lei iniziò ad avere un tic nervoso all'occhio destro. Che stupida! Perché non si comportava in modo naturale?
- Ti ho chiamata per proporti di venire da me. - 
- A... A casa tua?! -
- Sì. Spero di non disturbare. -
- Oh, no, no, no, no! Tu puoi tutto. Cioè, intendo: no, nessun disturbo! Eheheh! -
Sorrise: - Allora ti aspetto qui. -
- Oh, non aspetterai molto. Cioè, volevo dire: arrivo subito! - e chiuse la comunicazione, per poi sospirare pesantemente. - Sono senza speranza! Però! - ritornò allegra e saltellò sul posto, urlando. - Mi ha invitata da luiiii! -
- Marinette, dobbiamo portare il libro... -
- Lo so, lo so. Ma c'è tempo! Su, - aprì la borsetta che si era rimessa sulla spalla - entra e andiamo. - 
Tikki fece come detto e Marinette, successivamente aver aperto la botola, percorse le scale velocemente.
- Mamma, papà, io vado da un amico! Ci sentiamo! - 
I genitori la osservarono chiudere la porta, poi si lanciarono un'occhiata e fecero spallucce.



Dopo aver terminato la telefonata, si era seduto sul sofà, poggiando la testa sullo schienale.
Il battere improvviso sul vetro lo fece sorridere.
- Ehi, fammi uscire! Fammi uscire! - Adrien rise, inclinando il busto in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia, facendolo infuriare ancora di più. - Perché vuoi far venire qui Marinette? Che cosa c'entra lei?! - il biondo non rispose - Maledetto! Chi sei?! - urlò, la voce resa roca dalla rabbia. 
- Io? - 
Si alzò, dirigendosi verso lo specchio e si trovò di fronte e in piedi un ragazzo, dalla chioma bionda, le iridi e gli occhi verdi; con una tuta nera aderente, delle orecchie da gatto, una coda e una maschera a coprirgli metà volto, che lo guardava furibondo e con il respiro irregolare. Avevano lo stesso aspetto, erano due gocce d'acqua! 
- Io... sono te. - ghignò - Io sono Adrien, Adrien Agreste. E tu sei Adrien, Adrien Agreste. - ridacchiò - Bizzarro, non è vero, eco nello specchio? -
- Eco nello specchio? -
- Esatto. - ghignò - Eco nello specchio. -
- Non sono un eco nello specchio! - l'ultima parola riecheggiò tra le quattro mura candide in cui era imprigionato, facendolo voltare per osservarsi attorno e deglutì. 
- Come puoi notare. - rise - Meglio se ti arrendi all'evidenza, Chat Noir. Sei solo un eco nello specchio. - 
Il citato ridusse gli occhi a due fessure, la fronte corrugata e i denti che digrignavano, una vena che pulsava sulla tempia incontrollata. Com'era potuto succedere?! Come?! 
- MALEDETTO! - 
L'altro Adrien mugugnò finto offeso: - Non essere così arrabbiato. Probabilmente doveva andare così. - 
- Affatto! -
- Eppure mi trovo qui. -
Il giovane tacque, non potendo controbattere e l'altro ghignò. 

Din Don.

Chat Noir rizzò le orecchie feline e Adrien voltò il capo verso la porta della sua stanza.
- È arrivata. - 



Marinette fissava la villa imponente con impazienza, le gambe che non riuscivano a stare ferme. 
- Oh, mon Dieu! Chissà perché vorrà vedermi? - 
- Per parlare tra amici? - ipotizzò Tikki, facendo sbucare la testa dalla borsetta.
La ragazza la guardò: - Tu dici? -
- Mmh-mmh. - Marinette sospirò - Anche se... avverto una strana sensazione. -
- Quale? -
- Adrien non mi sembra... Adrien. -
Sbatté più volte le palpebre: - In che senso? -
- Non lo so... -
La porta fu aperta dall'interessato in persona, facendo agitare Marinette, che chiuse in fretta la borsetta, sorridendo a trentadue denti. Appena in tempo! 
- A-Adrien! - lui sorrise.
- Andiamo? -
- A-Andiamo? M-Ma... non... - 
- Ho cambiato idea. - rispose, posando le mani sulle sue spalle per voltarla, così da ricevere la schiena. - Dirigiamoci al parco, l'aria aperta mi piace di più di quella chiusa. - 
- O-Ok! -
Ora camminavano fianco a fianco da un bel po', in un silenzio che rendeva irrequieta la giovane. Che cosa doveva dire? Non lo sapeva! E lui cosa le doveva dire? Non sapeva nemmeno questo!
Ah, che frustrazione! Una più imbranata e timida di lei c'era? No, per niente. 
- Allora... - lei alzò di scatto la testa nella sua direzione - Oggi non ho visto Lila. - il sorriso di Marinette si spense - Tu ne sai qualcosa? -
Scosse il capo: - No, purtroppo no. -
- Ti senti in colpa, non è vero? - 
- Mmh. - annuì, per poi sbattere più volte le palpebre, stupita. - Mmh?! Eh, ah, c-cosa intendi? - gesticolò con le mani, presa alla sprovvista.
- Per quello che le hai detto. - la guardò - Credi di aver esagerato e vuoi rimediare, ma non riesci a trovarla e questo ti rattrista. - 
Marinette si fermò, mentre Adrien continuò a camminare, riportando l'attenzione di fronte a sé, sorridendo vittorioso. 
La ragazza era confusa... molto confusa... 
- Io... ero Ladybug... in quel momento. - si ricordò, le mani al petto. 
- Marinette, c'è qualcosa che non va in lui! - sussurrò convinta Tikki, mostrando la testolina rossa.
- Ma che dici, Tikki? Cosa c'è di sbagliato in lui? -
- Non lo so! Tuttavia non mi piace. Fai attenzione, ti prego. -
- Va bene, lo farò. Anche se non ne capisco il motivo. -
- Marinette? Con chi parli? - domandò Adrien, osservandola con la fronte corrugata.
- Oh, io? - si grattò la nuca, arrossendo lievemente. - Con nessuno, parlavo da sola. - 
Dopodiché alzò il passo, fino a raggiungerlo e riprendere il cammino: - Comunque, ehm... - giocherellò con i pollici - ritornando a noi, ehm... Le ho detto qualcosa? - 
- Be', sì. -
- E cosa? -
- Che è una bugiarda, - iniziò a contarle sulle dita - non vi siete mai incontrate e non siete amiche. - 
- Oh, davvero? Ho-Ho detto questo? Che strano, non me lo ricordo. Ne sei sicuro? - 
La guardò: - Eri tu. Ne sono sicuro. -
Il respiro di Marinette si arrestò dinanzi a quello sguardo intenso e colmo di sottintesi. O era solo una sua impressione? Cercò di sorridere, sopraffatta da quell'occhiata. 
"Forse... Tikki ha ragione.", pensò titubante.
La quiete li avvolse di nuovo, fino a giungere alla meta prestabilita e si sedettero su di una panchina. Improvvisamente un tic nervoso s'impossessò della sua gambe destra e Adrien ci poggiò sopra una mano, facendola arrossire.
- E-Ehm... -
- Sei agitata? -
- Io? No, no! Sei tu che mi agiti. Cioè, no, volevo dire...! -
La sua risata fermò il fiume di parole che tentava di far uscire per rimediare alla gaffe commessa e sorrise dolcemente. Ah, quant'era bello! 
- Speriamo che Lila non venga akumizzata. - osservò il cielo azzurro - Non voglio dover combatterla ancora una volta insieme a te. In fondo mi dispiace. -
Marinette sussultò e Tikki, in ascolto, si coprì con una zampetta la bocca. C'era sicuramente qualcosa che non andava! Non aveva sentito male, vero? Aveva praticamente ammesso di sapere chi era Ladybug e lui di essere...!
- N-Non c-combatterla insieme a... te a-ancora una v-volta?! - 
- Mmh-mmh. - inclinò il capo di lato - Ho sbagliato qualche cosa? -
- Ah, ehm, t... tutto? - 
Marinette non sapeva come reagire. Adrien si comportava in modo strano e stava cominciando a crescere in lei un brutto presentimento. 
- Impossibile. - indicò gli ornamenti che indossava alle orecchie - Questi orecchini sono identici a quelli di Ladybug. Sono il suo Miraculous, non vero? -
La giovane ne celò uno con il palmo e lui sorrise. Non era un sorriso dolce, gentile... no... era cattivo. Tanto da inquietarla. 



Colpiva, colpiva e colpiva più volte il vetro dello specchio, senza successo. Era da quando il suo altro io era uscito dalla stanza che provava a trovare una via d'uscita, vanamente. 
Era completamente circondato dal bianco. Né una porta né una finestra, salvo quella superficie riflettente che gli permetteva di osservare la sua camera. Vuota
Strinse i pugni, per poi spostare l'attenzione sull'anello, che mostrava ancora tre tacche. Era da ieri pomeriggio in quello stato, da quando si era risvegliato rinchiuso lì dentro. 
Immobile come gli oggetti che decoravano le case.





Aprì lentamente gli occhi, venendo accecato da una luce abbagliante e li schermì con l'avambraccio, reggendosi con il gomito dell'altro. Abituatosi, si osservò attorno, sgranando i bulbi nel notare che... erano le pareti stesse ad emanare quel bagliore candido! 
- Ma che cosa...? - si accorse persino di essere ancora trasformato e fissò l'anello, confuso. - Com'è possibile? Tre tacchette? Non dovrei essere già tornato normale? Plagg, dove sei?  Plagg! - 
Dietro di sé udì dei rumore e si voltò. Attraverso uno specchio, riusciva a vedere la sua stanzetta e si avvicinò. Poco dopo, nella sua visuale, comparve... un altro Adrien! Scorgeva sé stesso prendere la cartella, ribaltarla e non trovare il libro di suo padre! Cos'era, un sogno? Una specie di viaggio dell'anima o cos'altro? Poi dov'era finito il libro? 
- Cosa sta succedendo? - si domandò, poggiando i palmi sul vetro.
Adrien si voltò nella sua direzione, mettendolo a disagio per l'intensità con cui l'osservava. Passarono secondi o minuti, lui rimaneva sempre con lo sguardo fisso su di lui. Spostò l'attenzione sull'anello.
"Tre tacche. Ancora?!", pensò sorpreso.
- Ben svegliato. - alzò il capo nel sentire la sua voce, identica. - Credevo saresti rimasto a dormire un altro bel po'. -
- Tu... - 
- Sì, lo so. Incredibile, non è vero? - incrociò le braccia, sorridendo. - Sono la tua copia sputata. -  
- Già. -
- Forse perché sono te. - mormorò flebile, tale che Chat Noir non lo sentì nemmeno. 
- Come? - 
- Non ho detto niente. - sorrise innocente.
- Perché mi trovi qui? - si guardò attorno - Cosa è successo? -
- Ah! Non ti ricordi? - chiese curioso e Chat scosse il capo, facendogli schioccare la lingua. - Che peccato. Eppure - si portò l'indice e il medio al mento - sei stato tu a desiderarlo. -
- Desiderare cosa? -
- Sforza il tuo cervello. - 
- Se non ricordo ci sarà un motivo! -
- Sì: il tuo scarso intelletto e menefreghismo. - sbatté più volte le palpebre e Adrien mostrò i denti: - Cosa c'è? Stupito dal tuo altro io? -
Il cellulare nella tasca dei suoi pantaloni prese a squillare e lo acchiappò: - Pronto, Nino? - 
Chat batté un pugno sul vetro: - Nino! Nino! - provò a chiamarlo e Adrien sorrise sghembo. 
- Va bene, ci vediamo dopo. - e chiuse la comunicazione - Nessuno ti può sentire. Arrenditi. -
- Allora non dovresti nemmeno tu. -
- Io sono te. Posso farlo. -
- Non ci sto capendo niente! - sbraitò frustrato, riducendo gli occhi a due fessure. 
- Capirai, non ti preoccupare. - si avviò verso la porta - Prima o poi. - aggiunse divertito. 
- Aspetta! Dove stai andando?! -
- Da Nino! - 
- Fammi uscire di qui! Aspetta! -
Udì l'uscio chiudersi e urlò avvilito. Osservò ancora l'anello e sospirò, poggiando la schiena sul vetro. C'erano tre tacche. Immutate. 
"Che diamine mi sta succedendo?!", si domandò, scivolando fino a toccare il pavimento bianco.






Si diede uno slancio, dopo essersi allontanato dallo specchio, e gli diede una botta con la spalla. Ci riprovò un altro paio di volte, finché non mise su una smorfia di dolore e si resse la parte lesa con una mano. 
- Tutto inutile. - abbassò lo sguardo - Non ci riesco! -
- Chi sei tu? - 
Issò di scatto la testa al suono di quella voce: - Marinette? - 
Di fronte a sé, lo specchio trasmetteva delle immagini in cui si trovavano lui e la ragazza, seduti su una panchina. Lei l'osservava con diffidenza, una mano a coprirsi un orecchio e lui sorrideva cattivo, mostrando però finta innocenza. 
- Io? Sono Adrien. - si indicò - Non mi riconosci? -
- No. Affatto. - si alzò, cominciando ad indietreggiare e Adrien fece lo stesso, avanzando.
- Cosa vorresti dire? -
- Tu non sei Adrien: mostri degli strani atteggiamenti. Mi chiedi cose strane. -
- Cose strane? - rise - Ammettilo che ho fatto centro. - lei deglutì - So chi sei, cosa fai... - 
- Non so di che cosa stai parlando. -
Portò le mani a mezz'aria, ghignando: - Bugaboo, - Marinette sobbalzò e il cuore perse un battito. - non essere testarda. -
- Buga... boo? - ripeterono all'unisono Marinette e Chat Noir, la prima ormai spalle al muro e il secondo perplesso.
Adrien, con lentezza, mise in mostra la mano destra con l'anello all'anulare, sorridendo sghembo: - Ti ricorda qualcosa, questo, My Lady? -
Marinette sgranò gli occhi. No, non poteva essere! Saettò lo sguardo dall'oggetto a lui e viceversa. No, stava mentendo! Non era possibile! In tutti i combattimenti, i flirt... c'era... Adrien? Il suo amore? No! Non voleva crederci! 
Andiamo, era improbabile! Adrien era gentile, garbato, premuroso, timido... invece Chat Noir era...
- Sfrontato, presuntuoso, Don Giovanni, ma di buon cuore. - continuò Adrien al posto suo, ghignando.
Marinette iniziò a tremare.
- Marinette, Marinette! - la chiamò Chat Noir, battendo i pugni sulla superficie riflettente. - Marinette, arrivo subito! - 
Detto questo, diede una spallata e poi colpì con dei pugni, cercando di rompere lo specchio. 
- No, non può essere! - si tappò le orecchie, strizzando i bulbi. - Adrien non può essere Chat Noir! Mi stai mentendo! Sei un bugiardo! - lo guardò con le lacrime agli occhi - Dov'è Adrien? Il vero Adrien! -
Ridacchiò: - Io sono Adrien. -
- No! - 
- Sei libera di non credermi. -
- Infatti non ti credo. -
Inclinò il capo di lato: - Bene. - 
Il ragazzo chiuse gli occhi, facendo sgranare quelli di lei alla vista del suo cambiamento. 
- Marinette! - ripeté il suo nome Chat Noir, sferrando continuamente pugni.

Crap. 

Chat si bloccò, notando delle crepe partire dalla sua mano chiusa a pugno e i due svanirono dalla superficie riflettente, riottenendo la visuale sulla sua stanza. Ci riprovò.
Doveva riuscirci! Non voleva che Marinette si facesse male, quel maledetto gliel'avrebbe pagata cara se la sfiorava con un dito!
Impresse la sua rabbia in quel colpo, urlando con la stessa intensità. 

Crash. 

Lo specchio si ruppe in mille pezzi e posò il piede dall'altra parte, seguito dal secondo, trovandosi interamente fuori da quella gabbia bianca. Fece una piccola corsetta e si diede uno slancio verso l'alto, per raggiungere la finestra. Prese il suo bastone e lo allungò, iniziando a saltare sui tetti.

Quando giunse a destinazione, non li vide più lì e spostò lo sguardo, trovandoli quasi all'entrata del cancello. 
Ciò che però gli congelò il sangue nelle vene, fu sé stesso in versione candida accovacciato... e Marinette in posizione supina priva di sensi. 
- MARINETTE! -






*Angolino dell'autrice*
Buon salve ^__^ Come state? 
Ecco che sbuco con una nuova cosetta xD 
Questa doveva essere una one-shot, ma mi sono detta: << Visto che voglio lasciare un po' di suspense, lo divido in due parti. Così mi odieranno e mi vorranno morta. AHahah! xD>>
Il mio sadismo non ha fine! u.u E mai lo avrà. Arrendetevi. xD ahahah
Vi avviso che avrà solo due capitoli, quindi calma xD ahahah Che ve ne pare, però, di questo capitolo? ^--^ La mia mente malate voleva condividere con voi questa mia idea altrettando malata e... niente xD ahahah è venuta fuori. ahaha
E l'immagine della storiella? ^--^ Cattura perfettamente? A me sì! *--* Ci ho impiegato molto per farla, ma ne è valsa la pena xD DOVEVO farla, altrimenti niente. xD ahahah
Spero vi sia piaciuto ^--^
Alla prossima! 
Da: SweetAinwen.

  
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