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Autore: Izayoi9863    26/04/2017    1 recensioni
Quando neppure il tempo può separare una famiglia...
Quando due paia di occhi color ossidiana si specchiano gli uni negli altri è impossibile impedire che un legame si crei ...
TRATTO DAL TESTO
[...]Cercò con lo sguardo nella grotta, ma non trovò nessuno. Il suo cuore batteva all’impazzata pregustando il momento in cui avrebbe conosciuto… una persona davvero molto importante.[...] Quando i loro sguardi si incrociarono Sarada non si accorse della trasformazione che avveniva nei suoi occhi, a differenza del giovane che le stava di fronte. [..]“Quella collana dove l’hai presa?” Sarada sorrise orgogliosa “La riconosci? Me l’ha data qualcuno di davvero importante” Sasuke per quanto esteriormente apparisse calmo e controllato, in quel momento non riusciva minimamente a controllare il panico e lo stupore che lo stavano assalendo.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Itachi, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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~~OUR EYES BIND US

Non una sola fibra del suo corpo pareva intatta. Riusciva a sentire sotto di se la sabbia, la terra e le pietre. Aveva dolori allucinanti ovunque, ma ciò che la preoccupava di più era la momentanea cecità che aveva accolto il suo risveglio quando aveva sentito chiamare il suo nome.

Con enorme sforzo si mise a sedere e di istinto associò quella voce stidula al suo compagno di team “Boruto maledizione, è tutta colpa tua e della tua avventatezza! Se avessi rispettato il piano, non saremmo finiti in questa situazione” Si sistemò gli occhiali sul naso, nonostante quel gesto, la vista non parve migliorare di molto. Dovette sbattere ripetutamente le palpebre e strofinarsi gli occhi con vigore perché la situazione si decidesse a cambiare.

“Prima di tutto, come hai fatto a materializzarti dal nulla e secondo... chi è Boruto?” Sarada perplessa guardò il suo interlocutore.

Effettivamente, per quanto le permettesse la sua vista, poteva capire che davanti a lei, accovacciato, non c’era Boruto Uzumaki “E allora chi saresti, scusa?” Disse scettica, non si sarebbe meravigiata se avesse scoperto che era tutto un ridicolo ed inopportuno scherzo del ragazzo. Le sue certezze vacillarono quando come risposta ebbe “Naruto Uzumaki!”

Non era possibile! Il ragazzino che aveva di fronte pareva un suo coetaneo, ed il Naruto che lei conosceva era un uomo adulto. L’ultima cosa che si ricordava era il combattimento che la sua squadra aveva ingaggiato con quel nukenin , che da un po’ di tempo organizzava grosse rapine alle banche dei villaggi più ricchi e così finanziava i suoi loschi esperimenti sui cadaveri, sulla loro memoria… e ora che ci ragionava attentamente… sul loro passato…

Ora ricordava! L’uomo aveva lanciato un potente gas, e mentre Boruto e Mitzuki erano stati veloci ed erano riusciti a fuggire, lei invece, impegnata in un combattimento corpo a corpo, non c’era riuscita. Che non fosse uno scherzo? Naruto vedendo la sua faccia sconvolta le rivolse uno sguardo perplesso “Ehi? Ma parli la mia lingua? Hai battuto forte la testa?” Sarada si riscosse “S-Sto bene… scusa.. ma non ho capito chi sei…” Naruto sorrise “Sono Naruto Uzumaki il futuro Hokage!!” E dicendo ciò indicò i grandi volti di pietra. Sarada seguì la traiettoria della mano di Naruto e ciò che vide le mozzò il fiato. Sbatté le palpebre più volte per lo stupore stavolta, e contò mentalmente i volti:

1…
2…
3…
e….4!?!? Solo quattro volti?!?!? Impossibile!! Ce n’erano sette!! Non… Quattro!! La testa le iniziò a girare. I suoi sospetti erano perfettamente infondati!

“Ma insomma, che ti prende?! Sei un ninja del villaggio, possibile che tu non abbia mai visto i volti dei nostri Kage?? Sei proprio sicura di stare bene?!” Sarada si costrinse a riacquistare il controllo, un Uchiha non perde mai il sangue freddo.

Trasse un profondo respiro e rivolse al ragazzo uno sguardo fermo e deciso “Te l’ho detto, sto bene, ero solo un po’ confusa” Naruto non sembrava molto convinto, ma non insistette “Come ti chiami?” Sarada iniziò a parlare prima ancora di rendersene cono “Sono Sarada U-“ Si bloccò di colpo, se le sue intuizioni fossero state giuste ... e quello era veramente il passato…

l’unico Uchiha vivente doveva essere suo padre… che a rigore di logica avrebbe dovuto avere la sua età e che quindi…non poteva avere una figlia!

“Come hai detto? Sarada giusto? E basta? Sarada e basta?” Chiese Naruto visibilmente impaziente. La bambina ci pensò un secondo, era meglio non rivelare una cosa tanto importate “Si esatto, solo Sarada” Un pensiero le attraversò la mente, sulla sua schiena c’era lo stemma del suo clan! Non poteva andare in giro a mostrarlo! Doveva distrarre Naruto e tagliare la corda alla svelta.

Si sarebbe cambiata... Indossando gli abiti di scorta che aveva con se.

Ma come distrarlo?

Non pareva molto intelligente comunque, avrebbe potuto dire che c’era Hinata, così si sarebbe girato a cercarla…
Ma no… se non ricordava male… a Naruto da giovane non piaceva Hinata… ma…

Sua madre! Sua madre Sakura! Indicò un punto indefinito alle spalle del ragazzo “Ehi Naruto guarda! C’è Sakura che ti cerca!!” Naruto arrossì e si girò a guardare alle sue spalle “Dimmi Sakura-chan! Tesorooo!”

Sarada concentrò il chakra sotto i piedi e spiccò un balzo sopra ad un balcone, al riparo da sguardi indiscreti.

Si cambiò in fretta, indossando I suoi vestiti abituali. Da un po’ aveva preso l’abitudine a portare sempre con lei anche in missione, meglio essere previdenti.

Niente stemmi quindi, poteva stare tranquilla.

Si passò la borsa, con il cambio e le armi, a tracolla e scese dal balcone.

Si mise a girovagare un po’ per il villaggio. Era molto differente da come lo conosceva lei, gli edifici e le strade erano vecchie e anche l’assetto stesso del villaggio era differente...

...dove di solito c’era il negozio ortofrutticolo in cui sua madre comprava la verdura, adesso c’era una macelleria, dove di solito c’era il negozio di armi di Ten-Ten, ora c’era un negozio di vestiti.

Vide in lontananza l’accademia, quella era nello stesso punto e praticamente uguale a come se la ricordava, ed infondo anche l’edificio dell’Hokage era nello stessto posto ed identico a come lo conosceva.

Si sentì chiamare da lontano “Sarada-chaaan!” la scosse un brivido, era di sicuro Naruto. Si voltò lentamente e ciò che vide la lasciò per l’ennesima volta senza fiato. C’era Naruto davanti a due ragazzi della sua stessa età, una ragazza dai capelli lunghi e rosa, che lanciava di sfuggita qualche occhiata languida al ragazzo che le camminava di fianco…

quel ragazzo… Sarada non ebbe dubbi… era suo padre.

Rimase pietrificata.

I tre le si avvicinarono e Sasuke le rivolse uno sguardo gelido e dubbioso, e solo allora la bambina si accorse che a differenza di come era solita vederlo, il padre all’occhio sinistro non aveva il Rinnegan e la cosa la fece sorprendere non poco. Sarada si affrettò a spostare lo sguardo sulla punta dei propri piedi.  Guardare suo padre e constatare che alla sua età erano proprio un bel ragazzo, le faceva uno strano effetto.

“Ehi ti sei cambiata come mai?... Ah beh, ragazzi, questa è Sarada, la persona di cui vi ho parlato, mi chiedevo se voi la conosceste, è un Genin anche lei! Ma non mi ricordo di averla vista in accademia..” Sarada sobbalzò, merda.. non aveva pensato a questo particolare, si affrettò a sistemare la situazione “Impossibile che voi mi abiate vista, mi sono appena trasferita, e ho sostenuto qui l’esame di integrazione dei genin, che nel mio villaggio avevo già superato” Si costrinse a rimanere impassibile e ad imprimere nel suo atteggiamento una nota di serenità e convinzione.

Sasuke continuava a scrutarla dubbioso. Sarada si sorprese di come suo padre da giovane fosse capace di più espressioni facciali, e si ritrovò a sorridergli “Cosa c’è di tanto divertente?” le chiese bruscamente, e a quella domanda Sarada si ritrovò ad arrossire vistosamente e a fissare di nuovo imbarazzata la punta delle proprie scarpe. Sua madre le stava rivolgendo uno sguardo di puro odio e il disagio iniziava a montarle nel petto. “Scusa… non volevo essere invadente… e il mio sorriso non era di scherno… il fatto è… che ho desiderato tanto conoscervi tutti quanti”

Sollevando lo sguardo Sarada poté leggere sul volto di tutti, puro stupore, e decise quindi di continuare “Ho sentito tantissimo parlare di voi da mia madre…” Il che non era totalmente una bugia.

Naruto la interruppe in malo modo “Woooow la mia fama sta già facendo il giro di tutto il mondo ninja!! Grandeeee!! Questo mi aiuterà a diventare Hokageee!!” Sarada si ritrovò a sghignazzare “Si puoi starne certo, un giorno non lontano sarai Hokage”.

Sasuke non le aveva staccato gli occhi di dosso per tutto il tempo e inaspettatamente, senza un motivo evidente, si avvicinò fulmineo alla ragazza corvina e l’afferrò per un braccio. Sarada si voltò di scatto e agguantò la mano dell’ultimo sopravvissuto del  clan Uchiha, che con sguardo omicida e la morsa di un serpente l’aveva bloccata.

“Chi sei ragazzina?... Il tuo viso non mi piace!... il tuo atteggiamento non mi piace!...Ma soprattutto i tuoi occhi non mi piacciono, cosa nascondi? Come ti chiami?” Sarada era terrorizzata e stava facendo appello a tutto il suo autocontrollo per impedire ai suoi occhi di reagire, il suo silenzio non piacque al ragazzo che preso dall’ira le urlò contro “RISPONDI!”

Sarada sobbalzò “…vi ho già detto tutt-“ Sasuke strinse ancora di più la presa sul suo braccio “Non mi credere stupido, ho capito che è tutta una montatura, Parla! Sei un infiltrato?!”

Sarada faticava ormai a trattenere le lacrime che avevano iniziato a premere per uscire “No! Non sono una spia!... Non posso dirvi chi sono… non ho intenzione di fare nulla di male… ora ti prego lasciami! Mi fai male!” Strinse gli occhi e una lacrima le scese sulla guancia.

In quel momento il suo, ancora giovane, padre la lasciò andare. Gli occhi del ragazzo avevano assunto un’espressione terrorizzata “No… io… me lo devo essere immaginato…” Si portò una mano sul coprifronte, lasciò la presa sul braccio e si scostò da lei annaspando appena.

Sarada aveva fatto del suo meglio… ma era difficile nascondere un’abilità innata ancora in stato di sviluppo. Sakura e Naruto che fino a quel momento erano rimasti atterriti dal comportamento del compagno, ora erano visibilmente terrorizzati, dato che non erano abituati a vedere il ragazzo dal cuore di ghiaccio perdere il controllo in quel modo.

Sarada si era portata le mani a coprirsi gli occhiali e piangeva… aveva rovinato tutto! Si fece largo tra i tre compagni di team, e le persone che tranquillamente svolgevano le proprie attività quotidiane. Si diresse senza pensarci verso l’uscita del villaggio. Oltrepassò i pesanti cancelli e si addentrò nel fitto del bosco.

Non si fermò o voltò indietro fino a quando non fu certa di essere sufficientemente lontana. Sostò vicino ad un ruscello e pianse tutte le lacrime che aveva in corpo… non aveva idea di come tornare a casa…… se quello in cui si trovava era un jitsu o come fosse stata catapultata nel passato… Come avrebbe fatto?

Le mancava la voce e le cure di sua madre… Che con il suo impeto e la sua energia riusciva a metterle sempre il buon’umore.

Avrebbe voluto una abbraccio di suo padre e sentire il profumo di bosco che emana il suo mantello nero, con il quale ogni volta l’avvolgeva per sopperire alla mancanza del braccio sinistro.  Anche con la sua sola presenza silenziosa la confortava e la faceva sentire protetta.

Le mancavano lo Zio Naruto, la Zia Hinata, la piccola Himawari, e si…

...anche quell’idiota di Boruto!

Si asciugò con la manica le lacrime, che cosa avrebbero detto i suoi genitori vedendola così? Non poteva arrendersi, doveva trovare il modo di tornare a casa e doveva ragionare nel modo giusto e con calma.

Per prima cosa: Come era arrivata lì?

Secondo: Chi aveva causato tutto questo?
Quell’uomo a cui stavano dando la caccia. Le tornarono in mente le parole di quell’uomo, che approfittando della sua paralisi, causata dal gas le si era avvicinato.
“Avanti Sarada ricorda!” si disse sottovoce chiudendo gli occhi.

-Ma certo! Il tipo contro cui stavamo combattendo faceva esperimenti sui cadaveri e sul passato delle persone…-

Ricordò i suoi occhi folli spalancati dalla sorpresa “Sei davvero un Uchiha?! Credevo fossero estinti!” Ricordò il dolore provato al polso quando l’afferrò con forza e la portò via.

Adesso era certa che la causa di tutti I suoi problemi fosse proprio quell’uomo.

Perché era così interessata al suo clan? Per la sua abilità innata?

La sua abilità era illusoria...
Anche se ricordava che il sesto usava il suo sharingan in modo incredibile, distorcendo lo spazio, che fosse possibile davvero distorcere anche il tempo?

Come un flash ricodò il macchinario a cui era stata attaccata e gli innumerevoli esperimenti che quel viscido aveva fatto su di lei....

Che ci fosse riuscito?? Era quindi la sua coscienza ad essere nel passato?...
No.... Si sentiva fisicamente in quel luogo... Quel viscido folle aveva superato se stesso.

Ma adesso sorgeva un problema… come uscirne? Come sciogliere la tecnica e tornare al presente?

I suoi genitori erano solo dei bambini e quindi non poteva chiedere aiuto a loro… aveva bisogno di una guida, un adulto saggio, anche se di adulto non c’era ancora nessuno… qualcosa come… un kage… ma… i kage di quell’epoca lei non ne  conosceva nessuno, perché quando nacque erano già tutti in pensione o morti… C’era il sesto! Ma… non poteva tornare al villaggio… non dopo ciò che aveva combinato con il suo futuro padre… ed entrare in un altro villaggio era troppo pericoloso…

chi poteva avere una tale saggezza ed intelligenza?

Le venne in mente Karin… ma anche lei probabilmente era una bambina…
...ma con lei c’era il padre -o forse madre- di Mitzuki!! Rabbrividì… Orochimaru non le piaceva molto… ma se non ricordava male le parole del suo compagno di squadra, il ninja leggendario era mooolto più vecchio degli anni che dimostrava.

Si concentrò e provò a riconoscere il suo chakra. Usando lo sharingan era molto semplice anche se le consumava parecchia energia.

Dopo un lungo cammino giunse in prossimità del suo covo non era più tanto sicura di volerlo fare. Stava valutando se tornare indietro, quando una forte esplosione proveniente dall’interno del covo e una nuvola di fumo la costrinsero a nascondersi.

Una figura parve allontanarsi con un salto dal polverone, un’altra, probabilmente ferita, si trascinava nella sua direzione. Fu in quel momento che riconobbe, come l’uomo ferito, Orochimaru.

- ha un’aria diversa… cattiva… malvagia- questi furono i pensieri che attraversarono la mente della piccola Uchiha nell’osservare il ninja che non molto tempo prima aveva incontrato per la prima volta nella sua epoca e che adesso le appariva così diverso.

Quando la vide si fermò ed ammirò gli occhi scarlatti della giovane.

Sul suo viso passò il riflesso della pura follia “Ma che giornata fortunata, nonostante mi sia appena scappato un Uchiha… ho già con chi rimediare…!”

Sarada non capì le parole che il ninja leggendario aveva proferito forse più con se stesso che con lei...

...e neppure ebbe il tempo di poterci riflettere, perché Orochimaru aveva allungato la sua viscida lingua per tentare di afferrare la ragazza che aveva di fronte. La ragazza senza che avesse dato un preciso ordine ai suoi muscoli si trovò a saltare.

A mezz’aria poté solo vedere il collo dell’avversario allungarsi in maniera sconvolgente e venire verso di lei.

Si coprì con le braccia, non riusciva a fare altro perché aveva esaurito tutto il chakra, I muscoli le dolevano e anche i suoi occhi adesso erano privi di sharingan.

Degli occhi normali non avrebbero mai potuto scorgere la figura che con un balzo l’aveva raggiunta e la stava trascinando lontano da quel mostro.

Sarada abbracciò lo sconosciuto istintivamente per non cadere, dato che era stata presa alla sprovvista.

Il profumo ed il mantello nero della figura che l’avevano soccorsa le fecero immediatamente pensare a suo padre e così, ormai stanca e priva di forze si lasciò svenire.

Quando riaprì gli occhi era sdraiata per terra in una caverna umida, con addosso il mantello nero al quale si era aggrappata prima di svenire e la sua sacca delle armi sotto la testa a mò di cuscino.

Di fronte a lei era acceso un timido fuoco, che bastava ad illuminare la caverna. Quel fuoco era stato chiaramente acceso con l’aiuto del chakra, lo si capiva dall’energia che emanava… e sapeva per certo che c’erano poche persone che potevano produrre il fuoco attraverso il chakra, lei stessa ne era capace, grazie alla tecnica che veniva tramandata da generazioni nel suo clan.

In quel momento le tornarono alla memoria le parole di Orochimaru -“ Ma che giornata fortunata, nonostante mi sia appena scappato un Uchiha… ho già con chi rimediare…!”- se suo padre era al villaggio… chi poteva essere?Il clan era stato sterminato.

-Sei proprio certa di non spere chi sia l’altro Uchiha?- disse una vocina malefica in fondo al suo cervello.

Si tirò a sedere di scatto, come colpita da un fulmine a causa della rivelazione che lei stessa si era data. 

Cercò con lo sguardo nella grotta, ma non trovò nessuno. Il suo cuore batteva all’impazzata pregustando il momento in cui avrebbe conosciuto… una persona davvero molto importante.

Colui che bramava incontrare non si fece attendere; dei passi lenti e sicuri riecheggiarono nella grotta. Sarada stava trattenendo il respiro. Aveva solo sognato o immaginato quel momento, che era certa non sarebbe mai avvenuto, perché non sarebbe stato mai possibile.

Quando i loro sguardi si incrociarono Sarada non si accorse della trasformazione che avveniva nei suoi occhi, a differenza del giovane che le stava di fronte. “Il tuo sharingan è appena diventato completo, e già alla tua giovane età” Sarada non poté evitare di arrossire, la sua voce, calda e virile, contrastava con i lineamenti dolci dello zio “Che sentimento provi adesso, così forte da averti spinto a completarlo? Hai paura?”

Sarada se possibile arrossì ancora di più, ma trovò la forza di rispondere “G-Gioia! Un’immensa... infinita... gioia!” Itachi sgranò gli occhi color ossidiana e la fissò incredulo “Gioia? E perché mai?” Sarada scattò in piedi con un sorriso immenso ad adornarle il volto “Ero disperata, volevo solo tornare a casa!... e ora che ti ho incontrato… so che la speranza è ancora viva!”

Itachi era ammutolito, non riusciva a credere alle proprie orecchie “Devi aver battuto la testa… temo tu mi stia confondendo con qualcun’altro ragazzina, io non ti ho mai vista prima” 

Sarada non perse il suo entusiasmo “Nemmeno io ti ho mai visto prima!” Annunciò decisa e felice. “Tu… Tu sei Itachi Uchiha, vero?!” Itachi era ancora più incredulo.

A dividerli c’era solamente il tiepido fuocherello, ma per Sarada stava diventando una distanza insormontabile ed opprimente, era stata sola per troppo tempo e adesso trovarsi di fronte l’unica persona che avrebbe potuto aiutarla e alla quale si sentiva così legata, la rendeva eccessivamente euforica.

“Si, sono io, e se tu sapessi realmente chi sono non saresti così felice, credimi” Itachi abbassò lo sguardo, si aspettava un cambiamento nell’atteggiamento della ragazzina, che però, suo malgrado non avvenne

“Proprio perché so perfettamente chi sei, non ti temo! So cosa hai fatto, ma c’è qualcuno che ti vuole molto bene e che mi ha insegnato a volertene… anche se tu non mi conosci… io ti voglio bene!” disse con una nota di tristezza

“Ero disperata prima di incontrarti… perché… sono stata fatta prigioniera da un uomo che mi ha spedito indietro nel tempo, sono rinchiusa in un jistu e non sapevo come uscirne… tutti gli adulti della mia epoca qui sono miei coetanei… ed io-“

Itachi sollevò una mano per farla tacere “Se ciò che dici è vero, ed io non posso che crederti, perché quegli occhi appartengono alla mia famiglia, tu stai infrangendo una legge molto importante raccontandomi queste cose, ne vale davvero la pena?” Sarada trasse un profondo respiro e cercò di riacquistare un po’ di autocontrollo “Credimi zio, non interferirei se non ne avessi davvero bisogno”

Sarada non seppe dire se fu solo un gioco di luci ed ombre, ma le parve che alla parola zio, le guance di Itachi si fossero imporporite.

Il ragazzo, che era di poco più grande di lei, scavalcò il fuoco e andò a sedersi sul mantello nero, le fece segno,con la mano per terra, di andare a sedersi acanto a lui di fronte al fuoco. 

Sarada si sedette accanto allo zio e gli rivolse uno sguardo adorante. A quell’atteggiamento della nipote Itachi si imbarazzò ancora di più “…Quindi… tu sai io chi sono, ma io non so chi sei tu”

Sarada sorrise felice “Piacere, mi chiamo Sarada Uchiha” a dispetto di ciò che si aspettava la giovane Uchiha, lo zio le sorrise benevolo “Sono onorato di fare la tua conoscenza, adesso dimmi, cosa ti è successo?”


Sarada gli raccontò tutte le sue supposizioni e gli avvenimenti ultimi che ricordava, precedenti al risveglio in quell’epoca. Itachi ascoltò con attenzione il racconto della nipote e una volta terminato rimase in silenzio a riflettere. La situazione era pressoché assurda e se ne rendeva conto, ma qualcosa lo spingeva a fidarsi di questa ragazzina.

Più la guardava e più si rendeva conto che somigliava moltissimo al suo adorato fratellino, forse era questa somiglianza ad indurlo a fidarsi.

Da quello che lei gli aveva raccontato, le supposizioni finora fatte sembravano logiche, ma non aveva idea di come aiutarla, se anche si trattasse di un jitsu insolito e molto potente, probabilmente non poteva aiutarla dall’esterno... solamente lei avrebbe potutouto romperlo usando il suo stesso chakra.

Itachi si girò nella direzione di Sarada e la trovò rannicchiata su se stessa con le braccia appoggiate sulle ginocchia ed il mento a sua volta poggiato sulle braccia incrociate e le palpebre lievemente calate “Sei stanca?” Sarada sbadigliò “…Tanto…” Il ragazzo le sorrise teneramente e lei con quel sorriso si dimenticò quasi della sua stanchezza “Facciamo così Sarada-chan, riposati, domani faremo un allenamento per provare a tirarti fuori da questo pasticcio, va bene?” Sarada sorrise contenta al giovane zio “Si!”

Itachi si alzò e fece posto a Sarada che tornò al caldo sotto il mantello, dove si addormentò beatamente.


La mattina seguente Sarada si svegliò con il buon profumo della colazione. Inizialmente fece fatica a capire dove si trovasse, ma non appena udita la voce dello zio, un sereno sorriso le si dipinse sul volto.

Si tirò a sedere e guardò Itachi porle la colazione. Si sistemò gli occhiali sul naso, che la sera prima aveva riposto nella sacca e mangiò con calma la colazione, osservando di tanto in tanto lo zio che se ne sava seduto non molto distante da lei, in silenzio.

Itachi notò gli sguardi della nipote “Cosa c’è che non va?” Sarada arrossì “Scusa… come ti ho già getto… non ti avevo mai visto… quindi… se tornerò nella mia epoca…” fece una pausa e sospirò imbarazzata “…voglio essere certa di ricordare bene i tratti del tuo volto”

Itachi non poté fare a meno di pensare che con quella ragazzina era impossibile non rimanere sbalorditi almeno una volta al giorno “Sarada… so che non dovrei chiedertelo… ma.. quindi io nella tua epoca… Non ci sono più? ”

Lo sguardo di Sarada si fece di colpo triste ed Itachi non poté fare a meno di sentirsi un po’ in colpa per aver spento quel radioso sorriso “…Si…” Sarada sentì lo zio sospirare “E dimmi… è stato almeno mio fratello?”

Sarada senza alzare lo sguardo, si morse il labbro, non voleva mostrare le lacrime proprio di fronte a lui “perché non gli hi detto nulla? Le cose… sarebbero andate diversamente se-“

Ma il sorriso di Itachi spense sul nascere la sua protesta, lasciandola basita “Sono orgoglioso, vuol dire che mio fratello crescerà e diventerà più forte di me… e mi libererà dal peso che mi sto portando dietro e che mi divora”

Sarada, se ne infischiò del rispetto… della morale… del fatto che sostenzialmente non si conoscevano affatto e lasciò la sua colazione per fiondarsi ad abbracciare lo zio.

Tra le sue braccia era felice come tra le braccia dei suoi genitori. Una morsa le strinse il cuore… come avrebbe voluto conoscerlo, e avere nella sua infanzia qualche ricordo anche di lui.

Itachi che in un primo momento era rimasto immobile e pietrificato, dopo qualche istante l’abbracciò a se, assaporando il calore della famiglia di cui da molto tempo si privava.

“Sai… è già la seconda volta che mi stupisci nel giro di dieci minuti” Sarada non disse nulla, si lasciò cullare dal riverbero delle parole dello zio, dal suo profumo e dalle sue dolci carezze sui capelli.
Ne era certa le sarebbe mancato moltissimo, soprattutto adesso che lo conosceva.

“Forza, alleniamoci un po’ ” Aveva visto sul volto dello zio la sua stessa sofferenza, ma non disse nulla, non voleva rendere la situazione più complicata e dolorosa di quanto già non lo fosse. Detto questo si alzarono ed uscirono.

Sarada si coprì gli occhi quando la luce ed il calore del sole la colpirono sul viso “Sarada-chan, ho ragionato su ciò che hai detto e credo che tu non sia semplicemente coscienza in un ricordo, come avevi dedotto, ma che tu,appunto, sia fisicamente qui ed ora… Mi hai raccontato che Naruto ti ha visto materializzarti dal nulla e cadere a terra, giusto?”

Sarada annui convinta “Questo è ciò che ha detto lui”. Il vento lo sentiva sulla pelle, così come il sole, il cibo, la stanchezza.. tutto. La sua non era solo presenza spirituale.

“Capita delle volte che anche degli occhi incompleti diano  assaggio delle potenzialità che avrebbero da completi, è raro, ma non impossibile” si sedette su un albero caduto “Come saprai lo sharingan è un’abilità innata, che ha come base l’illusione, tuttavia è impossibile dividere in categorie i tipi di sharingan, perché è personale, nato dal carattere e dal chakra del suo possessore… per non parlare delle emozioni che l’hanno sviluppato”

Fece una piccola pausa, che però, a Sarada parve durare un’eternità perché sentiva che la verità stava per esserle rivelata “…è probabile che quell’uomo abbia usato una versione incompleta del potere dei tuoi occhi, che sviluppato pienamente non solo ti peretterebbe di alterare lo spazio…. ma anche il tempo”

Sarada era atterrita… incredula alle parole che aveva udito.

“…Sono sbalordito… perché alla tua giovane età sei riuscita a non perdere te stessa e dimostrare di poter avere accesso ad un tale potere… ti serve ancora molto allenamento per controllarlo liberamente senza che qualcuno lo stimoli... e soprattutto serve per svilupparlo completamente un avvenimento che ti provochi un forte stress emotivo“

Sarada si incupì… questo significava che non avrebbe potuto fare ritorno alla sua epoca… perché il fenomeno che l’aveva portata in quel luogo ed in quel tempo era stato indotto da qualcuno “Non fare così... con una potente illusione posso farti rivivere il momento e le azioni che quell’uomo ha compiuto per invertire il processo ma…” le si avvicinò e si abbassò al suo livello.
“Devi fare del tuo meglio per concentrarti su una figura che sia presente solo nel tuo tempo,” Sarada alzò lo sguardo su suo zio “Una persona che c’è solo nel mio tempo?Perché?”

Itachi sorrise “Perché guiderò io con un’illusione la tua abilità, ma solo tu sai a che epoca tornare”.

Sarada ci pensò attentamente sù “Boruto!”. Senza accorgersene aveva pronunciato il nome di una persona a lei molto cara che c’era solo nella sua epoca.

“Perfetto allora, iniziamo subito” Sarada non poté ignorare la stretta allo stomaco “Aspetta zio!” Itachi che si era girato ed era andato a posizionarsi a qualche metro di distanza si voltò verso di lei.

Sarada annullò la distanza tra di loro e mise nella mano dello zio un piccolo ciondolo che di solito teneva legato ai suoi shiriken, raffigurava due elefanti intagliati nel legno, un cucciolo che con la proboscide si teneva alla coda di un elefante adulto “Voglio darti questo… non ti dimenticare di me, ti prego”

Itachi le sorrise “Come potrei farlo...? Mi hai fatto ricordare di possedere un cuore che batte...” e si portò le mani al collo “Chiudi gli occhi allora. Sarada lo sentì armeggiare alla base della sua nuca e quando aprì gli occhi vide la collana che fino a poco tempo prima si trovava al collo dello zio “Neppure tu devi dimenticarti di me, Va bene?”

Sarada non si sforzò neppure di trattenere le lacrime ed abbracciò forte lo zio, che ricambiò con altrettanto affetto il suo abbraccio. Fu di nuovo lo zio a mettere fine al loro abbraccio, per passarsi veloce un dito vicino agli occhi.

“ Hai preso tutto?” Sarada annuì decisa.

“Bene…” Itachi chiuse gli occhi “Guardami negli occhi Sarada” Non ebbe il tempo neppure di rendersi conto di essere caduta in un’illusione.

Era di nuovo a combattere, ma sentiva che le cose erano un po’ differenti rispetto alla prima volta che le aveva vissute. Una bomba con del gas esplose vicino a lei e con la coda dell’occhio vide allontanarsi con un salto il suo compagno di squadra.
Rivide il laboratorio in cui quell’uomo conduceva esperimenti su di lei, ed infine... Ecco la sensazione che aveva preceduto tutti quegli strani eventi.

-Pensa a Boruto, Sarada! Pensa a lui!-

“Borutooo!!!” Cadde su del pavimento duro e legnoso… non era il luogo in cui stavano combattendo, non era il laboratorio, non era il prato su cui era con lo zio.

Alzò la testa e riconobbe il corridoio di casa sua, in fondo al quale stava in piedi un ragazzino biondo indaffarato in un’animata discussione con… Sakura! E non la bambina che aveva visto, ma sua madre che discuteva con Boruto.

Si tirò su a fatica e si massaggiò il braccio che aveva inconsapevolmente usato per attutire la caduta.

I due si erano fermati e la stavano guardando con tanto d’occhi.

“Boruto… Mamma!” I due corsero nella sua direzione e a causa delle numerose domande che entrambi le rivolsero non capì nulla e le venne solamente un grosso mal di testa, ma non le importava, era troppo felice di rivederli entrambi.

Dopo che furono passati i primi momenti di caos, tra lacrime e abbracci. Sarada poté riprendere fiato. “Amore della mamma, ma cosa è accaduto?! Dove sei stata? Quando siamo arrivati al covo di quel nukenin tu non c’eri più!”

Sarada dopo aver raccontato del combattimento, narrò il suo incontro con il giovane team 7 e l’incontro di una persona molto speciale.
Sua madre affermò che effettivamente un avvenimento simile se lo ricordava e tutti e tre scoppiarono a ridere quando Sarada fece notare a sua madre l’odio con cui l’aveva osservata sorridere a suo padre.

“…Quindi sono scappata dal villaggio, mi sentivo una sciocca… Avevo bisogno d’aiuto, ma non conoscevo nessuno… l’unico che mi veniva in mente era…” rabbrividì “Orochimaru… e non potevo fare errore più grande”

Sakura era sconvolta, temeva che quel bastardo potesse fare del male anche alla sua bambina e si ritrovò a trattenere il respiro “Quando sono arrivata al covo… era già impegnato in un combattimento. Era gravemente ferito... ed il suo avversario era appena scappato” fece una piccola pausa.

Borutointerruppe il flusso dei suoi pensieri “E poi!?!” Sarada gli lanciò uno sguardo omicida “Se tu mi lasciassi finiree!!!”

Si schiarì la voce “Dicevo… Orochimaru stava venendo verso di me traballante e ferito e mi ha detto una cosa che lì per lì mi parve strana - Ma che giornata fortunata, nonostante mi sia appena scappato un Uchiha… ho già con chi rimediare…-“ Disse imitando una voce sibilante, alla quale sua madre abbozzò un sorriso anche se visibilmente tirato e teso. Non resistette più e si precipitò a controllare il collo della figlia “Ti ha fatto del male? Ti ha morso?!”.

“Ehi Sarada-chan, ma quando ti sei cambiata??” La ragazza riuscì a liberarsi dalla stretta di sua madre quel tanto che bastava per rispondere all’amico “Non potevo mica andare in giro a mostrare lo stemma del mio clan a giro, in un epoca in cui l’unico Uchiha era mio padre!! E’ da un pò che ho preso l’abitudine di portare con me in missione dei vestiti privi di stemmi” Boruto sorride “C’era da aspettarselo da una come te!”

Sarada che stava per ribattere sentì sua madre trattenere rumorosamente il respiro per lo stupore e rivolse a lei la sua attenzione “Te l’ho detto mamma, non ho nessun march-“.

Sua madre non la lasciò finire la frase chiedendole allarmata “Cos’è questa?” le disse tirando appena il filo della collana. Sarada allontanò bruscamente la madre “NON LA TOCCARE! E’ PREZIOSA PER ME NON VOGLIO CHE SI DANNEGGI!!”.

Il silenzio calò pesantemente sulla stanza e gli occhi di Sarada brillavano minacciosi tutto il loro potere, solo Boruto, per nulla impressionato dalla reazione della compagna si azzardò a parlare “Hai sviluppato lo sharingan completo!…”La ragazza non rispose e Boruto tornò a parlare della collana che la sua compagna di squadra proteggeva con le mani con fare affettuoso... “perché è tanto importante quella collana?” 

Sakura rispose per la figlia “Quella collana… apparteneva a Itachi…” Boruto guardò la donna perplesso non capendo a chi la donna si stesse riferendo.

“L’ho incontrato… è solo grazie a lui che sono tornata qui… ero disperata… non sapevo a chi rivolgermi… se lui non mi avesse salvata da Orochimaru... non ci saremmo mai incontrati… Ed io non sarei mai tornata sana e salva a casa”

Sarada singhiozzò “… gli voglio bene… Già mi manca...”

Sakura sorrise tristemente “Capisco amore... gli sono grata e gli voglio bene io che non lo conoscevo... Posso solo immaginare che cosa significhi per te poter conoscere dell’uomo di cui tanto ti ho raccontato sperando che un giorno tu potessi capire meglio tuo padre...”.

La porta dell’abitazione si richiuse con un sonoro tonfo e Sakura si alzò di scatto.

La voce di Sasuke li raggiunse dal corridoio “Sakura! Non siamo riusciti a trovarla da nessuna parte e-“ Sasuke entrando in cucina  trovò sua moglie in piedi accanto al tavolo al quale erano seduti Boruto e... “Sarada!”

La ragazzina sentitasi chiamare in causa si preoccupò non poco ed in quel momento invidiò moltissimo le tartarughe e la loro capacità di nascondere la testa “Ciao Pa’ “ Disse con un tono decisamente poco convinto.

Già riusciva a sentire su di se l’effetto della furia di suo padre. I suoi occhi accendersi, il Rinnegan attivarsi e il silenzio schiacciarla. Ma quello che accadde non era per nulla ciò che si aspettava.

Suo padre si era accovacciato di fronte a lei e con il suo unico braccio la strinse a se in un caldo abbraccio “Ci hai fatto preoccupare, che fine hai fatto? Stai bene?” 

Sarada si lasciò cullare dal profumo di suo padre e si strinse forte a lui “Mi siete mancati... sto bene! E’ una storia molto lunga” Sasuke fu il primo a staccarsi, anche se controvoglia, da quel piacevole contatto ed i suoi occhi si posarono sul collo della figlia, sul quale si trovava un oggetto che non aveva mai notato prima

“Quella collana dove l’hai presa?” Sarada sorrise orgogliosa “La riconosci? Me l’ha data qualcuno di davvero importante” Sasuke per quanto esteriormente apparisse calmo e controllato, in quel momento non riusciva minimamente a controllare il panico e lo stupore che lo stavano assalendo “Quella collana apparteneva a mio fratello, chi te l’ha data?”

Sarada sospirò e si cimentò nuovamente nel racconto dettagliato della sua incredibile esperienza, non tralasciando alcun dettaglio riguardante suo zio e l’aiuto che le aveva fornito per risolvere il problema in cui si era cacciata. Come si aspettava, suo padre era diventato più muto del solito e Sarada temette di aver rivangato ricordi dolorosi. Abbassò lo sguardo sulle sue gambe, in silenzio.

“Quello che ha detto Itachi è vero, il tuo sharingan sembrerebbe avere questo particolare potere... Devi proteggerlo da chi lo vuole sfruttare, ma cosa ancora più importante... Devi svilupparlo, e potrai farlo solo allenandoti ”

Sarada sollevò lo sguardo sul padre “Mi manca già...” Suo padre capì a chi si stesse riferendo, sospirò “manca molto anche a me... se ci tieni davvero a rivederlo, allenati!”

Sarada sgranò gli occhi “Diventa forte, aumenta le possibilità del tuo sharingan, così potrai tornare indietro qualche volta e stare in sua compagnia”

Sarada balzò in piedi estasiata “Allora ti prego! Allenami!”

Boruto che fino a quel momento era rimasto in silenzio, sentendosi estraneo a quel momento di intimità famigliare prese filamente la parola “EHI!! Sasuke è il MIO maestro!!” la raggiunse e la guardò con occhi di sfida

“Ma è MIO padre!!” rispose la ragazza con altrettanta foga.

Sasuke sospirò e non poté evitare alle sue guance di imporporirsi appena a causa dell’imbarazzo che gli creava sentirsi così conteso.

Sakura si avvicinò al marito sghignazzando e si appoggiò con la testa sulla sua spalla. Sasuke non poté ignorare che nel suo cuore la speranza di rivedere un giorno suo fratello maggiore germogliasse proprio grazie a sua figlia che glielo ricordava tanto...


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ANGOLO DELL'AUTORE:

Ciao a tutti!! Grazie mille per aver letto la mia storia! Dopo mesi passati a leggere silenziosamente , (addirittura senza registrarmi) finalmente ho preso il coraggio a quattro mani e ho fatto questa follia! Vi prego di avere il grande cuore di spendere altri due minuti per recensire questa storia, perché ho seriamente bisogno di migliorarmi!  Accetterò anche le critiche più dure, ma vi prego, potrò migliorare solo con il vostro aiuto. Ciao! Spero di rivedervi anche alla possima!

   
 
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