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Autore: L_Fy    09/06/2009    10 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18 : Sisar

Capitolo 18 : Sisar

Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d'alcun riposo,
salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto XXXIV

 

Riuscirono a rientrare nell’Eremo solo a notte inoltrata. Fino a quell’ora il piccolo convento semidistrutto era stato un formicaio di gente che andava e veniva: giornalisti, paramedici, pompieri, forze dell’ordine, curiosi… quando la luna piena brillò finalmente nel cielo nero e anche l’ultimo gruppo di Umani si decise a levare le tende, Eva e soci entrarono di soppiatto in quello che rimaneva del tranquillo Eremo: una costruzione curiosamente sbilenca dal tetto semidistrutto e dal giardino desolatamente sconvolto. Il refettorio, parzialmente liberato dalle macerie, presentava un soffice tappeto di foglie morte dall’odore aromatico e un bel buco sul soffitto dal quale entrava la luce ingannevole della luna.

“Bella ciambella” dichiarò il vocione cavernoso di Gino guardando su “Il posto è davvero perfetto per nascondersi, se non comincia a piovere.”

“Io devo fare una doccia” sentenziò Lorella rabbrividendo “Ho ancora addosso la voce di Ellena… è come sentirsi la puzza di zolfo sottopelle.”

Eva e Gino controllarono gli impianti, ma i pompieri avevano chiuso le tubature dell’acqua, del gas e della luce. Bestemmiando e salmodiando, Gino trafficò qualche minuto presso i contatori e quando tornò aveva un’aria soddisfatta.

“L’elettricità è andata” annunciò monocorde “Sono saltati i cavi, probabilmente ci vorranno giorni prima che riparta. Le tubature dell’acqua e del gas invece sono miracolosamente intatte, le avevano chiuse solo per precauzione. Il problema è che è rimasta solo una doccia funzionante. Fattela bastare, piccoletta.”

Lorella squittì di gioia e saltellò via, seguita dal vocione di Gino: “Non sprecare tutta l’acqua per la doccia, ricordati del risparmio idrico mondiale.”

Dopo un giro di perlustrazione, Eva tornò indietro con qualcosa di commestibile: pacchetti di cracker, fagiolini in scatola, un paio di bottiglie di vin santo, scatolette di tonno e, per la gioia di Gino, una latta di trippa. Vlad aveva liberato il suo sadico senso artistico accendendo centinaia di ceri votivi che diffondevano ovunque una inquietante luce rossastra. Dopo essersi doverosamente lavati, mangiarono seduti sul pavimento in un’atmosfera stranamente rilassata, come se fossero a un picnic: riuscirono persino a ridere e a scherzare, grazie anche all’intervento decisivo del vin santo. A un certo punto Lorella sbadigliò, posò la testa sul petto di Gino che se ne stava beatamente sdraiato con le mani dietro la nuca e in meno di due secondi si addormentò come un neonato.

“Ma guarda questa” gorgogliò Gino con la voce impastata dalla boccia di vino ingollato “Ricaduta in piena fase prescolare.”

Poi, si accomodò meglio come se il duro pavimento ricoperto di foglie morte fosse un materasso di piume, chiuse gli occhi e iniziò a russare con la concentrata gravità di un contrabbasso. Eva e Vlad si scambiarono uno sguardo di puro compatimento.

“Terricoli” spiegò Vlad stiracchiandosi con le braccia incrociate dietro la testa e appoggiandosi alla poderosa coscia di Gino “Sarebbero anche divertenti se non sprecassero tutto quel tempo in funzioni corporali.”

Eva non rispose: non le piaceva affatto essere rimasta relativamente sola con Vlad. Accidenti ai mortali, pensò con livore, loro e la loro mania di dover per forza dormire almeno qualche ora al giorno! Che inutile spreco di tempo.

“Raf e Sisar staranno arrivando, vero?” domandò aggrappandosi disperatamente a quella speranza.

“Naturalmente” rispose affabile Vlad “Scommetto che saranno qui a minuti. Minuti che, sottolineo, potremmo sfruttare con attività più piacevoli, volendo. E non sto parlando del poker.”

Eva si agitò sul posto decisamente a disagio, facendo scricchiolare le foglie sotto di sé.

“Un’attività piacevole sarebbe prenderti a bastonate, ma qualcosa mi dice che non prenderai in considerazione l’idea.”

“Che intuito sopraffino. Ti vedo agitata, scimmietta cara, c’è qualcosa che non va?”

“Assolutamente no.”

Vlad ridacchiò piano: era perfettamente rilassato, disteso a terra con la coscia di Gino a fargli da cuscino e i capelli ancora umidi dalla doccia precedente. La sua pelle era quasi luminosa e i suoi occhi felini tra le palpebre socchiuse brillavano di una luce stranamente innocua. “Sì, come quelli di un cobra.” meditò Eva sforzandosi di rimanere sempre allerta.

“Perché Raf non arriva?”

“Avrà altro da fare. Hai paura di rimanere sola con me?”

“Certo che sì!”

“Certo che no. E’ solo che… ho voglia di vedere Raf. Mi… mi manca.”

Era vero, Raf le mancava come l’aria.

“Cara, bianca, innocente Rosaspina” sospirò Vlad con voce palesemente ironica “Mi fa quasi pena. Dopotutto, era un ottimo antagonista.”

“Era?” domandò Eva sospettosa.

“Era. Prima che tu gli facessi vedere le tette, intendo.”

“Io non gli ho affatto… ah, non ha senso discutere con te, sei il solito porco!”

Il Demone annuì solennemente.

“Certo che sono sempre il solito. Io. Chissà invece cosa sarà Raperonzolo dopo le tue lezioni di anatomia.”

Eva trovò molto più prudente cambiare argomento.

“Che tipo è il tuo amichetto?”

“Chi?”

“Sisar.”

“Oh, Sisar. E’ un Demone davvero adorabile, forse l’unico che ha ereditato da Lucy le sue radici più profonde e paradisiache. E’ uno stronzo bastardo come tutti i Demoni, ovviamente, ma chissà perché riesce a farsi voler bene.”

“Come te?” domandò una vocetta sotterranea che Eva si affrettò a scacciare.

“Quindi tu… gli vuoi bene?”

Vlad inarcò un ironico sopracciglio.

“Scimmietta, che blasfemia! Siamo Demoni, non checche alate. Io e Sisar non ci vogliamo bene, ma ammetto che scopiamo parecchio, e per noi Demoni è quasi un’ammissione di affetto reciproco.”

“Vlad!”

Le scappava quasi da ridere, ma riuscì a rimanere seria.

“Uff, scimmietta, da quando frequenti Cenerentola sei diventata insopportabilmente prude. Ma ti rispetto e non parlerò più dei miei rapporti intimi con Sisar. Rilassati e riposati, non attenterò alla tua virtù. Mi metterò qui buono buono a osservare la luna e a leggere due o tre libri della Bibbia.”

“Un po’ di uncinetto no?”

Vlad rise sommessamente facendo balenare lo scintillio del diamante tra le labbra: Eva pensò che non aveva mai sentito niente di così deliziosamente goloso come quella risata che la faceva sentire inerme e fiacca, e mentre il silenzio li avvolgeva, per la prima volta pensò che poteva davvero abbassare un pochino la guardia. La luna splendeva esattamente sopra le loro teste, chiara e rotonda, ed Eva annusò l’odore rassicurante della cera delle candele e quello greve e autunnale delle foglie che ingombravano il pavimento. Ad occhi socchiusi, immersa in quel clima piacevole da grembo materno, lasciò correre lo sguardo su Vlad che la ricambiò con franchezza. I suoi occhi erano dannatamente belli, ammise Eva con dolorosa sincerità, e la sua bocca piena e sensuale; le sue mani lunghe, arroganti… era davvero difficile resistere alla tentazione di toccarle.“Vlad” pensò Eva, odiandosi e non potendo lo stesso fare a meno di pensare il suo nome “Vlad. Perché non riesco a non pensarti?”

Immediatamente si sentì colpevole e furiosa. Quei pensieri non erano di sicuro farina del suo sacco: era quell’impostore di Vlad che spandeva il suo potere… dannato Demone!

“Vlad.” ringhiò inviperita.

“Sì, scimmietta?” sospirò Vlad rassegnato.

“Piantala.”

“Di fare che, mio piccolo topolino paranoico?”

“Di fare… il Demone!”

“Potresti gentilmente sottotitolarti? Non credo di aver capito. E comunque non sto facendo niente.”

“Mi stai guardando. Stai anche respirando e stai sorridendo. Conoscendoti questo non è proprio far niente.”

Un lento, arrogante sorriso di comprensione salì dalle labbra agli occhi di Vlad.

“Tu stai pensando a me” gorgogliò con voce allegra “Senza bisogno che io scateni un grammo del mio potere!”

“Non è vero” mugugnò Eva “Qualcosa stai di sicuro facendo. Quindi smettila subito.”

“Ok” rispose Vlad pacifico “Smetterò di respirare, se è quello che vuoi.”

Non aggiunse altro: la guardò semplicemente ed Eva ammutolì. Nel giro di un secondo si dimenticò completamente di essere arrabbiata con lui e finì per desiderarlo con una potenza che le spezzava le ossa. Un maledetto secondo che sembrava un’ora di tortuosa attesa di qualcosa che non doveva succedere. Perché il suo sguardo doveva essere così ammaliante?, si domandò accorata. Perché doveva sentire quella tortura sottopelle ogni santa volta che lui la guardava? Perché doveva desiderarlo così tanto da volersi strappare la pelle di dosso e lo stesso riuscire a resistere sempre per un pelo, sempre più precariamente…?

“Non ce la faccio più” pensò affranta con gli ultimi barlumi di resistenza che la tenevano in piedi “Raf, oh, Raf, dove sei?”

Come se avesse ascoltato la sua accorata preghiera, Raf arrivò: una luce bianca e schietta si accese nel mezzo della stanza e immediatamente l’aria si fece più leggera, più pulita, permettendo alla mente di schiarirsi.

“Raf!” esultò Eva balzando in piedi quando la figura dell’Arcangelo si materializzò nel mezzo della luce.

Con due lunghi passi leggeri Eva si butto tra le sue braccia prima ancora che smettesse di luccicare come una stella; per qualche attimo anche lei venne avvolta dalla luce e dal profumo di Paradiso e il suo cuore volò in alto, essenziale e puro come il volo di un’aquila in alta montagna.

“Eva.” l’accolse la voce di Raf e le sue braccia delicate la sollevarono e la strinsero con trasporto: per un attimo sembrò persino che brillasse ancora di più.

“Finalmente sei tornato” mormorò Eva con voce rotta contro il suo orecchio “Non ce la facevo più.”

“Già. Stava quasi per piangere sulla mia spalla dalla prostrazione.”

La voce secca di Vlad li riportò bruscamente la realtà: Raf lasciò andare Eva che fece due passi indietro, incrociando per un attimo brevissimo gli occhi freddi del Demone. La faccia di Raf era invece ancora radiosa e splendente.

“Scusate il ritardo” disse pacatamente “Il Comitato di Sorveglianza mi ha richiamato d’urgenza per discutere sul vostro ammutinamento… Mi dite cosa vi è saltato in mente?”

“Tu non arrivavi mai!” si giustificò Eva con veemenza “Ellena era già partita con la Condanna, si era aperto un buco grosso così sul soffitto e se non avessi fatto qualcosa Vlad…”

Si interruppe, per non dover ammettere l’inammissibile.

“Eva, Eva…” la rimproverò Raf radioso “Sparare addosso a Ellena non è stata di sicuro la soluzione per aggiustare le cose, sai? Adesso il Comitato di Sorveglianza è stato costretto ad aprire una Condanna anche nei tuoi confronti.”

“Una Condanna… ma non è possibile!”

“Hai sparato alla figlia di Lucifero davanti a un milione di testimoni” le ricordò Vlad freddamente “Che ti aspettavi? Una targa di bronzo?”

Anche lo sguardo di Raf era dolente e rassegnato.

“Vlad ha ragione” ammise “Sei una fuorilegge a tutti gli effetti, ora.”

Eva metabolizzò la notizia con sorprendente sangue freddo: in fondo, aveva sempre viaggiato sul filo del rasoio e qualcosa dentro di lei sapeva che prima o poi sarebbe scivolata dalla parte sbagliata della barricata. Era solo questione di tempo.

“Sai che me ne frega” sbuffò infatti con leggerezza “Non è il Comitato a spaventarmi. L’importante è riuscire a stare fuori dal raggio di azione della cara Ellena.”

“Dovrebbe fregartene di più, invece” ribatté Raf con voce stranamente fredda “Forse non ti importa di esserti attirata le ire di tutta la famiglia infernale, del Comitato di Sorveglianza e di tutti i Demoni e gli Angeli presenti nel Piano. Ma dovrebbe importarti di quelli che hai portato con te nel bel mezzo dei guai: Gino, Lorella, Vlad… e me.”

Eva ammutolì: solo in quell’istante si rese conto delle ripercussioni di quello che era successo, non per se stessa, ma per chi le stava intorno.

“Cazzo” sibilò tra i denti “Vuoi dire che ho messo nei guai anche te?”

Raf fece spallucce, ma la risposta era evidente: l’Arcangelo faceva parte del Comitato di Sorveglianza e la sua sola presenza lì all’Eremo era una chiara violazione alle regole. Rendersene conto improvvisamente gettò Eva nella confusione, in uno stato a metà tra l’euforico e il rimorso.

“Oh no, Raf” mormorò tornando ad abbracciarlo con trasporto “Dimmi che non sei nei guai per causa mia!”

“Non sono nei guai per causa tua” recitò Raf abbracciandola teneramente “Non ancora, almeno. Nessuno sa che sono qui con voi, adesso.”

“Ma hai dovuto mentire” articolò a fatica Eva, bruciando dal senso di colpa “Per proteggermi hai dovuto fare l’unica cosa che hai sempre rifiutato di fare…”

L’abbraccio di Raf si accentuò, protettivo e tiepidamente amorevole.

“Non è stato proprio mentire” sussurrò con le labbra fra i suoi capelli “Nessuno mi ha chiesto niente e io ho semplicemente taciuto.”

Ma per lui era stato quasi peggio che mentire: Eva conosceva troppo bene Raf per non sapere quanto aveva dovuto fare violenza a se stesso per non essere onesto.

“Che gesto nobile” gorgogliò la voce piena di scherno di Vlad, lontana eppure vicinissima “Certo, un po’ insolito per un purista come te. Sei sempre stato molto categorico in queste faccende e non pensavo che per proteggere una Sanguemisto saresti arrivato a snaturare la tua piumata natura. Ma tant’è, quante cose bizzarre ci fa fare l’amore…”

Eva si sentì sprofondare. Era vero, Raf aveva snaturato se stesso e l’aveva fatto per lei. Lungi dall’esserne lusingata, si sentì viscida e sporca come se si fosse ricoperta di sudiciume.

“Raf, io…” balbettò, ma non sapeva cosa dire.

Aveva amato Raf dal primo momento che l’aveva visto e il suo più grande desiderio era sempre stato quello di essere ricambiata. Ma a quel punto, quando il suo desiderio sembrava quasi realizzarsi, intuì che amarla avrebbe costretto Raf a non essere più se stesso… a distruggersi. A Perdersi.

“Va tutto bene, Eva” le disse Raf sorridendo “Non ti preoccupare, io… insomma, va tutto bene.”

Ma non andava affatto tutto bene. Quasi senza volere, Eva incrociò lo sguardo di Vlad: il Demone le sorrise con aria complice e sollevò il pollice. “Eccellente, scimmietta. Proprio come avrei fatto io!”

“No, non è vero!”

Bruscamente, Eva si liberò dall’abbraccio di Raf che la lasciò andare senza smettere di guardarla con i franchi occhi azzurri pieni di amore.

“Non guardarmi così” pensò allarmata Eva distogliendo lo sguardo“Non se questo significa essere la causa della tua rovina!” 

“Sei riuscito a trovare Sisar?” domandò cercando disperatamente di cambiare discorso.

“Non direttamente: Sisar è un Demone praticamente inaccessibile, e nemmeno l’Arcangelo Raffaele può accedere alla sua presenza. Non nella nostra dimensione. Qui su questo Piano è diverso: tutti siamo vulnerabili, sulla Terra. Ecco perché i Demoni e gli Arcangeli vengono qui così di rado… comunque, ho tentato di contattare Sisar in altra maniera. Gli ho mandato un messaggio spiegandogli tutto quello che era successo e gli ho detto come e dove trovarvi.”

“Tu sei certo che Sisar abbia ricevuto il tuo messaggio.” chiese Vlad garbatamente.

“Sì! Cioè… non lo so. Ve l’ho detto, sono stato impegnato con il Comitato di Sorveglianza… ero certo che fosse già qui…”

Un soffuso senso di smarrimento avvolse l’Arcangelo. Eva allungò una mano per fargli una confortante carezza sulla spalla.

“Forse dovresti provare tu a chiamare il tuo amichetto” disse rivolta a Vlad ma senza guardarlo in faccia “Non hai idea di dove possa essere?”

Non si aspettava una risposta: e invece una voce arrivò, dal buio e dalla notte, da dentro e da fuori, dappertutto e da nessuna parte.

“Sono qui.”

*             *             *

Eva si trovò in mano la Five-seveN senza nemmeno accorgersene. Non era stata una voce subdola come quella di Ellena ma nemmeno carezzevole come quella di Vlad e nemmeno agghiacciante come quella di Bersaba; era stata una voce normale, senza nessunissima inflessione ultraterrena e proprio per quello le sembrò ancora più spaventosa. Eva si guardò intorno freneticamente, sottilmente furiosa con se stessa per non essersi accorta prima della presenza estranea che si nascondeva nell’ombra, ma ancora continuava a non percepirla. 

“Dov’è?” berciò aggressiva, avvicinandosi inconsciamente ai suoi tutori.

La mano di Vlad le si posò sulla spalla, deliziosamente rassicurante.

“Tranquilla scimmietta” mormorò con voce vellutata “Sisar non ce l’ha con te.”

“Anzi” commentò la voce allegramente “Visto il lavoretto che hai fatto alla mia adorata sorellina, hai la mia eterna e incondizionata ammirazione.” 

A furia di guardarsi freneticamente intorno finalmente Eva inquadrò Sisar. Lo trovò nell’ultimo posto dove lo avrebbe cercato: in piena luce, nel bel mezzo della stanza seduto accanto a Lorella e Gino, con la mano della ragazza in grembo. Era un ometto basso dagli anonimi capelli color topo, gli occhiali dalla montatura di corno, la camicia col gilet di lana e i pantaloni con la piega ben stirata. Aveva l’aspetto più placidamente umano che Eva avesse mai visto addosso a un Demone: sembrava un impiegato delle poste. Non lo aveva notato prima perché sembrava piazzato lì da una vita. Anzi, sembrava far parte integrante del quadretto terrestre come se quel posto gli spettasse di diritto. Vederlo insieme ai suoi vulnerabili amici Umani le gelò letteralmente il sangue nelle vene, ma Sisar sembrò ignorare il pallore improvviso della sua faccia: posò delicatamente la mano di Lorella, si alzò in piedi spazzolandosi con cura il retro dei calzoni dai residui di foglie secche e camminò svelto verso Vlad.

“Vlad, tesoro!” sospirò con evidente commozione.

“Ciao, sporco ragioniere.” sorrise Vlad con tenerezza.

Sisar lo abbracciò con trasporto e si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo sulla bocca, ricambiato con insolita benevolenza. Eva dovette distogliere bruscamente lo sguardo nauseata: l’immagine anacronistica dei due uomini che si baciavano le faceva rivoltare lo stomaco ancora più del ricordo di Ellena e Vlad prima del Processo. Raf, ovviamente, guardava anche lui da un’altra parte, imbarazzato.

“Che sollievo vederti” sospirò con tenerezza Sisar scostandosi da Vlad ma tenendolo saldamente per mano “Ho ricevuto il messaggio di Raf… terribile, davvero terribile!”

“Non è stato così male” rispose Vlad con un sogghigno complice “Anzi, è stato piacevolmente coreografico. Ellena sa davvero dare spettacolo quando vuole.”

“Oh, tu, sempre a scherzare sulle cose serie” brontolò Sisar con gli occhi accesi di indiscutibile affetto “Avresti potuto farti del male… finire nei guai… addirittura nel Girone dei Dimenticati! Sei stato davvero imprudente.”

“Scusa mammina.” gorgogliò Vlad con una smorfia, ma Sisar era ancora serio.

“Potevi chiamarmi in qualsiasi momento” ricordò con voce piana “Perché non l’hai fatto?”

“Ero Condannato.” rispose Vlad come se quello spiegasse tutto, ma gli sfuggì uno sguardo verso Eva.

Sisar non poté fare a meno di notarlo e immediatamente la sua espressione benevola si raffreddò. Finalmente, il Demone concentrò la sua attenzione sulla ragazza: gli occhi castani ingranditi dalle lenti spesse degli occhiali la vagliarono attentamente dai piedi ai capelli neri ancora umidi. Era uno sguardo indagatore e curiosamente asessuato, notò Eva forse per la prima volta in vita sua. In genere il suo aspetto esotico, gli occhi profondamente scuri abbinati alla pelle candida e l’opulento nero dei capelli, suscitavano ammirazione sia negli uomini che nelle donne. Sisar, invece, la soppesava come se fosse un oggetto poco interessante.

“Ciao.” disse il Demone con cauta cortesia: non le tese la mano che Eva vide stringersi in quella di Vlad, come se avesse paura che glielo potesse portare via. Aveva curatissime unghie smaltate di rosa confetto, notò fuggevolmente.

“Ciao.” rispose nello stesso tono.

Si guardarono con ostilità senza aggiungere altro. Per qualche arcano motivo Sisar gli era risultato immediatamente antipatico. Stava ancora cercando un motivo dietro gli occhiali spessi o nel colletto lindo della camicia, magari nella accurata scriminatura dei capelli, ma in verità sapeva benissimo da dov’era scaturita l’antipatia: era in quella mano curata che stringeva quella di Vlad con tanta intima confidenza.

“Finalmente incontro il famoso Sisar” si sforzò di dire con naturalezza “Fino a qualche giorno fa a malapena ricordavo l’esistenza della reale famiglia infernale e oggi mi capitano due fratelli in un botto. Roba da rimanere impressionati.”

“L’impressione è tutta mia” ribatté Sisar piacevolmente “Erano secoli che non tornavo su questo Piano. L’aria qui è incredibilmente frizzante, non trovate?”

“Noi ci siamo abituati.”

“Capisco. Posso chiederti gentilmente di abbassare la tua ridicola arma? Se non ricordo male non è usanza accogliere così gli ospiti su questo Piano.”

Eva ubbidì intascando la Five-seveN senza smettere di fissare Sisar.

“Scusa, ma dopo il briefing con tua sorella sono ancora sul chi vive. Posso sperare di essere esentata da anatemi o emanazioni demoniache per qualche ora? Oggi è stata una giornata pesantuccia di suo…”

Sisar rise educatamente.

“E’ simpatica” disse rivolgendosi a Vlad “Caustica e ironica, sicura di sé e decisamente decorativa. Si nota subito il tuo imprinting.”

“Col cazzo.” reagì immediatamente Eva sottovoce.

“Dici?” la ignorò Vlad inarcando un sopracciglio ironico “Non so se posso prenderlo come un complimento.”

“Certo che lo è.” rispose Sisar con una furtiva carezza alla sua spalla. 

Era stato un gesto fuggevole, ma Eva lo aveva notato con incandescente repulsione. Pensò di nuovo alla spudorata Ellena che baciava Vlad a bocca aperta e lo stesso le sembrò cento volte più scandalosa la timida carezza di Sisar. Forse perché quel gesto era più reale, più plausibile. “O forse perché Vlad era palesemente disgustato da Ellena ma sembra invece apprezzare le attenzioni di Sisar” mormorò una vocetta sotterranea “A casa mia sai come si chiama questa confusione nervosa…?”. Certo che lo sapeva. Di riflesso, quasi per ripicca, Eva girò le spalle ai due Demoni e si affiancò a Raf, fingendo noncuranza.

“Bene” disse poi seccamente tornando a guardarli con il mento alzato “Immagino che ora che sei qui si aggiusteranno le cose, no?”

“Infatti” scandì Sisar chiaramente “Io sono qui per salvare la vittima di questo complotto. Anche se non sarà facile con quello che è successo.”

“Cosa vuoi dire?” chiese Raf preoccupato.

“Voglio dire che all’Inferno è tutto un gran casino. Mammina è furibonda con Ellena e anche con te, Vlad, ovviamente. Il Comitato di Sorveglianza starnazza come un branco di oche… senza offesa, Raf, sai che tu mi sei simpatico. Insomma, sia sopra che sotto vogliono le vostre teste e io non so davvero come fare per aiutarvi.”

Sospirò e si portò la mano di Vlad al petto stringendola forte. Qualcosa di scintillante e doloroso trapassò il petto di Eva che si sforzò di mantenere un’espressione neutra. Ma quanto le dava fastidio quell’espressione sognante negli occhi di Sisar! E perché diavolo Vlad se ne stava lì con quella faccia da Gioconda, come se… come se gli piacesse?

“Sei gelosa!” canticchiò la vocetta nella sua testa facendola infuriare immediatamente “Gelosa marcia di questo mezzo ragioniere!”

“Tu devi tornare giù, tesoro” proseguiva intanto Sisar accorato “Rischi troppo per restare su questo Piano.”

“A questo punto mi sa che rischio anche a tornare di sotto.”

“Sciocchezze. Starai da me per un po’: sai che mammina tornerà dalla tua, lavorandotela come sai fare tu. Con Ellena vi odiavate già da prima, quindi non cambierà niente. Insomma, tornerà tutto come prima, ci vorrà solo un po’ di tempo.”

“Ehm” tossicchiò Raf con celeste imbarazzo “Non vorrei contraddirti, ma… se Vlad se ne va, cosa succederà a noi? Eva… gli Umani… loro sono ancora in pericolo.”

“Già” intervenne Eva aggressiva: al solo pensiero che Vlad potesse andarsene via lasciandola sola si sentiva montare sottopelle una specie di fastidiosa orticaria “Prima di fare su armi e bagagli sarebbe carino pensare anche a noi! Ricordati che ti ho salvato la vita, maledetto ingrato.”

“E io l’ho salvata a te, scimmietta” ribatté Vlad “Non dovevamo essere pari?”

Sisar si girò a guardare Eva e Raf: era chiaro come il sole che non gliene fregava assolutamente niente di loro, ma si sforzò di parlare con cortesia.

“Ho verificato attentamente: Eva aveva due orde infernali alle calcagna. Una bella rogna, lo ammetto, ma ora entrambe sono state ritirate, quindi non ha più nulla da temere.”

La notizia lasciò sia Eva che Raf di sasso.

“Ritirate entrambe?” sfiatò la ragazza incerta “Anche la prima? Quando?”

“Prima del Processo, ma essendo chiusi qua dentro non potevate saperlo.”

“Da chi?”

“Che importanza ha?” sbottò Sisar impaziente “Quello che conta è che ora sei libera di andare dove più ti aggrada. Comitato di Sorveglianza permettendo, naturalmente.”

“Stai scherzando? Qualcuno vuole la mia pelle! Prima l’orda, poi la Condanna… è ovvio che c’è qualcuno dietro che sta macchinando perché io muoia al più presto!”

“Naturalmente” rispose Sisar composto, spiazzandola “C’è qualcuno dietro. E mi meraviglio che con tutta la tua intelligenza e il tuo intuito da Sanguemisto tu non abbia ancora capito perché.”

“Capito cosa…?”

Sisar sospirò, lanciando un’occhiata a Vlad della serie: “sarò paziente e buono, ma solo per te”.

“Eva cara” annunciò con condiscendenza “E’ comprensibile visto che hai rischiato più volte di morire, ma in tutta questa faccenda ti è sfuggito un punto fondamentale. Non per offenderti, ma ti ricordo che sei solo una piccola, inutile Sanguemisto. Per noi Ultraterreni voi che abitate su questo Piano non avete nessuna importanza. Pensi davvero che qualcuno dall’Inferno si sia preso la briga di scatenare questo po’ po’ di putiferio solo per la tua inutile pelle?”

Il tono di voce di Sisar era così pacato che era quasi impossibile contraddirlo. Eva aprì la bocca per controbattere ma, come Raf e Vlad ammutolì, pensando che quella di Sisar era davvero un’ottima domanda. Si era tanto lambiccata il cervello nel tentativo di capire chi e perché ce l’aveva con lei… la risposta era così semplice che le era sempre sfuggita. Nessuno poteva avere interesse per lei, Sisar aveva ovviamente ragione. D’un tratto si sentì particolarmente mediocre e stupida: “Piccola, inutile Sanguemisto.”

“Spiegati.” sillabò a occhi bassi.

“Non eri tu l’obbiettivo di questi raggiri” proseguì Sisar piatto “In tutta questa faccenda sei solo una ignara pedina. Qualcuno ti ha mosso solo per scatenare un’ovvia serie di eventi. I Sanguemisto sono esseri appena più evoluti degli Umani e le vostre azioni sono desolatamente prevedibili. Chiunque con un po’ di cervello avrebbe saputo a chi ti saresti rivolta, se opportunamente minacciata. Ed è quel qualcuno che doveva uscire allo scoperto. La vera vittima.”

 “Raf…?” balbettò Eva guardando dubbiosa l’Arcangelo.

Di nuovo Sisar alzò gli occhi al cielo, impaziente.

“Vlad” corresse dolente alla fine “E’ sempre stato Vlad la vittima designata.”

*             *             *

Eva si sedette a terra con precauzione, imitata da Raf: le girava la testa e il respiro era diventato pesante, quasi doloroso. Anche Vlad e Sisar la imitarono, raccogliendosi intorno a un cerchio quasi amichevole. Sisar teneva sempre la mano di Vlad nella sua ma guardava Eva con palese curiosità.

“Stai bene, ragazzina? Sembri pallida.”

“Sto benissimo” sfiatò Eva con la bocca secca “Dicevi di Vlad?”

“Non può essere.” mormorò Vlad stesso.

Il Demone guardava un punto imprecisato alle spalle di Sisar, l’espressione remota e cogitabonda.

“Rifletti Vlad: la tua posizione, mio tesoro, è davvero invidiabile! Sei il Demone Capitale della Lussuria, sei a capo del Nodo di Modena, sei il favorito del sottoscritto… Per come è popolato l’Inferno, è ovvio che tu abbia un bel po’ di invidiosi nemici. Però finché eri ben protetto nel tuo girone nessuno poteva avvicinarti. Solo su questo Piano un Demone del tuo calibro diventa effettivamente vulnerabile: è ovvio che chi vuole farti le scarpe abbia cercato il modo per attirarti qui, nel bel mezzo del pericolo. Ma come avrebbe potuto senza la giusta esca?”

“Un’esca.” sfiatò Eva: non sentiva niente, era come anestetizzata.

“Non è un mistero che tu sia il Demone Tutore della piccola Sanguemisto. Certo, quella cosa di voi tre… non ricordo come si chiamava quell’esperimento malriuscito del Comitato di Sorveglianza che si sono tutti affrettati a insabbiare…”

“Il Triumviro?” suggerì Raf.

“Quello, sì. E’ grazie a quello che sei diventato il Demone Tutore di Eva. Scavando bene a fondo tra i pettegolezzi, non è nemmeno un mistero che lei abbia avuto e abbia tuttora un certo ascendente su di te…”

Sisar guardò allusivo prima Vlad e poi Eva e da un breve scintillio delle iridi castane scaturì un’intuizione che penetrò il grigio torpore della ragazza: nemmeno lei piaceva a Sisar. Anzi, giusto per essere dannatamente precisi, anche Sisar era geloso marcio di lei!

“Quindi la prima orda infernale non è stata scatenata contro Eva per ucciderla?” domandò Raf con meraviglia.

“No. Eva è un Recuperante autorizzato, è risaputo che abbia esperienza nel trattare con i Demoni. Persino mammina ha sentito il suo nome e la tiene d’occhio.”

Eva non poté fare a meno di rabbrividire.

“L’intento di chi ha scatenato quell’orda era di spaventare Eva e di costringerla a chiedere aiuto al suo unico contatto infernale: Vlad, appunto.”

Nel silenzio che seguì il pesante e ignaro russare di Gino risultò quasi surreale.

“Senza offesa, Sisar” sospirò infine Raf scettico “Ma non è facile condividere quello che pensi…”

“Non è che lo penso” rettificò Sisar trionfante “Lo so.”

Con gesti leziosi, lasciò la mano di Vlad e rovistò nella tasca posteriore dei pantaloni.

“Quando Raf mi ha fatto sapere che tu, Vlad, eri in pericolo sono naturalmente andato nel panico… saperti qui tutto solo, vulnerabile…” rabbrividì, ma si riscosse prontamente “Ho capito subito che qualcosa di malsano bolliva in pentola, ma non contro la ragazzina… la Sanguemisto. Contro di te. Sei senz’altro tu quello che ha più da perdere, in tutta questa faccenda. Quindi, ho fatto due indagini frettolose e quello che cercavo è saltato fuori quasi subito.”

Dalla tasca aveva estratto un foglio accuratamente ripiegato: lo aprì passandolo a Vlad con intenzione.

“Cos’è?” chiese Vlad leggendo: aveva la faccia molto seria ma anche stranamente spenta.

“E’ una prova schiacciante” spiegò Sisar infervorato “L’ho rubata dalle carte private di mammina. Quando l’ho vista ho capito subito tutto!”

“Potresti illuminare anche noi?” domandò Raf con insolita acidità.

Sisar continuò a rivolgersi a Vlad come se ci fossero solo loro due.

“Se tu sparissi, Vlad, si libererebbe un posto piuttosto ambito e importante. Sai che i Demoni di una certa caratura possono candidarsi per eventuali ruoli vacanti… se mammina decidesse di cambiare qualche cosa nell’organizzazione, intendo, o se qualche Demone altolocato sparisse o facesse troppo il furbetto… insomma, l’ambizione deve essere il motore di ogni buon diavolo che bazzichi all’Inferno, dico bene? Ma sì che dico bene. E allora indovina chi si è ripetutamente e regolarmente candidato per prendere il tuo posto di responsabile del Nodo di Modena?”

“Lo stesso che ha scatenato la prima orda!” meditò Raf ispirato balzando in piedi.

“Lo stesso che vuole Vlad morto o confinato nel Girone dei Dimenticati.” sussurrò Eva sottovoce: continuava a sentirsi svuotata e piccola, come una conchiglia alla deriva.

“Chi?” domandò Vlad quasi disinteressato.

“Leggi.”

Sisar guardò Vlad trionfante: anche Raf fissò il Demone interrogativo. Eva invece trattenne il fiato, guardandosi le mani che tremavano leggermente.

C’era odore di resa dei conti nell’aria ed Eva si trovò quasi a rimpiangere le ultime ore… come se le avesse sprecate quando invece avrebbe potuto fare qualcosa di più importante. Importante come?, si domandò stancamente.

Magari baciando di nuovo Raf e costringendolo a Perdersi? O baciando di nuovo Vlad e rendendolo vulnerabile ai nemici? O c’era qualcun altro, Ultraterreno e non, per cui la sua presenza poteva essere deleteria e distruttiva? Ormai, misericordiosamente, non aveva più importanza.

“Avanti” incalzò arrendendosi “Leggi quel dannato nome!”

Vlad lesse il nome sul foglio: le sue nocche sbiancarono, ma il suo viso rimase di pietra, impassibile e pallido. Nemmeno un rumore ruppe la solenne concentrazione delle sue iridi d’agata che si alzarono e incontrarono quelle di Eva, dolorosamente in attesa. Anche Sisar e Raf avevano smesso di respirare. Finalmente Vlad si decise a dire quel nome, e la sua voce sembrò un colpo di fucile nel silenzio perfetto e immobile.

“Cornelia.”

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Scusate il ritardo… saluti e tanta fortuna a tutti!!

  
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