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Autore: Charlotte McGonagall    12/05/2017    0 recensioni
Sherlock opera alcune deduzioni sulla vita sentimentale di Mycroft, Sherlock e John hanno una doverosa conversazione e Mycroft inizia ad accettare che affezionarsi non è sempre sbagliato.
Coppia: Mycroft/Lady Smallwood
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Ho iniziato a plottare questa storia dopo il finale della quarta stagione, ma sono riuscita a concluderla solo ora. La storia è stata scritta originariamente in inglese e si può trovare su AO3, nel caso preferiate leggere la versione originale.
Inizialmente avrebbe dovuto essere solo un racconto leggero e divertente in cui Sherlock mette in imbarazzo Mycroft con le sue deduzioni, ma, a quanto sembra, sono incapace di scrivere una fic puramente comica e ho sentito la necessità di aggiungere parti più serie nel finale.
Spero che le deduzioni di Sherlock non sembrino troppo illogiche, è stato piuttosto difficile riprodurre i suoi ragionamenti.

Decisamente amore

Era una mattina come le altre al 221b di Baker Street — o Baker street 2.0, come lo aveva soprannominato Anderson dopo la ricostruzione, definizione che gli era valsa un'alzata di sopracciglia da parte di John e un'occhiataccia da parte di Sherlock.

John era intento a preparare la colazione mentre Rosie sedeva tranquilla nel suo seggiolone, balbettando tra sé, e Sherlock guardava dalla finestra con l'espressione di chi aspetta qualcosa. Stava osservando la strada sottostante ormai da diversi minuti, e John stava diventando impaziente di scoprire il motivo.
"Aspetti qualcuno?", gli chiese, perplesso. "È un po' presto per un cliente, soprattutto considerando che è domenica".

Sherlock si limitò a sorridere e alzò la mano per segnalare a John di restare in silenzio, gli occhi sempre fissi verso l'esterno. Sembrò aver trovato quello che stava cercando, perché controllò l'orologio, alzò un sopracciglio e piegò la bocca in un sorriso malizioso.

Si voltò finalmente verso John. "Puoi preparare le uova strapazzate, per favore?", chiese.
"Tu odi le uova strapazzate," osservò semplicemente John.
"È vero," concordò Sherlock, "ma sono le preferite di Mycroft".
"Mycroft?", chiese John, con un'espressione confusa in volto. Da quando Mycroft Holmes era invitato a colazione? Lo aveva a malapena visto dagli eventi di Sherringford.
"Mio fratello mangia quando è contrariato, poveretto," disse Sherlock, come se potesse spiegare la presenza di Mycroft nel loro appartamento nelle prime ore di quella domenica mattina. John concluse che prima o poi avrebbe scoperto il motivo, come sempre, e preferì concentrarsi sull'ultima frase dell'amico.
"E perché è contrariato?", chiese.
"Non lo è," rispose Sherlock. "Non ancora. Ma lo sarà".
John fece le sue migliori spallucce da 'd'accordo-allora-non-dirmelo' ed estrasse più uova dal frigorifero.
Sherlock aveva un piano, era evidente, non ci voleva... be'... Sherlock per capirlo.

Alcuni momenti dopo, ecco Mycroft varcare la soglia, indossando uno smoking e affiancato dal suo fedele ombrello. John non si preoccupò nemmeno di chiedere come l'uomo avesse ottenuto le chiavi dell'appartamento, ma sospettava che non fosse stato Sherlock a dargli una copia.

Il fratello maggiore portò immediatamente lo sguardo su Sherlock e sembrò notare a stento la presenza di John.
"Salve, Mycroft," disse John, mosso maggiormente dalla volontà di attirare l'attenzione su di sé che da gentilezza,
"Buongiorno, dottor Watson," fu la breve risposta di Mycroft, che tornò subito a dedicare la propria attenzione a uno Sherlock dal sorriso divertito. "Ebbene, fratello?", chiese. "Perché hai richiesto la mia presenza?". Mentre parlava, estrasse il proprio telefono, con un gesto volutamente teatrale, e ne mostrò lo schermo.
John si avvicinò per leggere il messaggio:

Vieni a Baker Street appena possibile.
È importante.
Ti spiegherò dopo.
- SH

Era stato inviato quella stessa mattina.
Ora sia Mycroft che John stavano fissando Sherlock, in attesa di chiarimenti. Tuttavia, Sherlock non sembrava particolarmente impaziente di fornire spiegazioni. Sì limitò a produrre una serie di risolini e si avvicinò a Mycroft, scrutandolo da capo a piedi con lo stesso approccio che adoperava sulla scena di un crimine. Dopo aver esaminato la giacca del fratello con la propria lente di ingrandimento, sempre più vicino al fratello, i risolini si tramutarono in una risata trattenuta a stento.

La postura di Mycroft divenne, se possibile, ancora più rigida del solito, mentre il fratello invadeva il suo spazio personale.
"Cosa diamine stai facendo?", chiese seccamente. Poiché Sherlock lo ignorò completamente, si rivolse a John. "Dottor Watson, che cosa sta succedendo?".
"Giuro," rispose, il volto contratto nello sforzo di non ridere di fronte a quella scena, "che non ne ho la più pallida idea". Tuttavia, entro la fine della frase, i suoi sforzi di mantenersi serio furono annullati, quando Sherlock procedette ad annusare Mycroft e quest'ultimo esegui un piccolo ma drammatico salto per la sorpresa e l'indignazione.
Naturalmente tutti loro sapevano che Sherlock non necessitava di simili teatralità per operare le proprie deduzioni ma si stava semplicemente divertendo a spese del fratello.

"Insomma, hai finito?!", esclamò Mycroft, esasperato, mentre Sherlock indietreggiava di qualche passo. "Mi hai chiamato per prenderti gioco di me o c'è una vera ragione?".
A Sherlock occorsero circa trenta secondi per smettere di ridere e, quando vi riuscì, si limitò a guardare Mycroft e dire: "Devo essere sincero, non mi aspettavo che tu e Lady Smallwood foste il tipo di persone che... fraternizzano dopo il lavoro".

A quelle parole, Mycroft si irrigidì e contrasse le labbra in una linea sottile. John fu certo di averlo visto quasi... arrossire. Mycroft Holmes, il Governo Britannico, l'Uomo di Ghiaccio, stava arrossendo!
"Non hai mai avuto bisogno di me, vero, fratellino?", chiese Mycroft, con freddezza. "Volevi sono deridermi".
"In realtà, la mia principale motivazione è stata preoccupazione fraterna," ribatté Sherlock. "Ultimamente esci a stento se non per lavoro e, quando ieri notte non sei rientrato a casa, mi sono preoccupato e ho voluto scoprire dove fossi stato. È stato sufficiente vederti per capire che sei uscito con Lady Smallwood, hai trascorso la notte a casa sua e avete una relazione piuttosto... stretta".

Watson ascoltava con attenzione. Gli occorse qualche momento per capire chi fosse Lady Smallwood, ma poi, benché non l'avesse mai incontrata, ricordò Sherlock parlare del suo caso e ricordò di aver visto la sua foto sui giornali. Più difficile da accettare era l'implicazione che quella donna avesse una relazione con Mycroft — e l'uomo non stava nemmeno provando a negare! Non era sicuro che si immaginasse così il tipo di Mycroft, ma, effettivamente, non aveva mai nemmeno pensato che Mycroft potesse avere un "tipo", nonché essere il tipo di qualcuno, dunque giunse alla conclusione che lei dovesse, tutto sommato, essere, se non adatta, quantomeno non più inadatta di altri.

Le parole di Mycroft interruppero il suo flusso di coscienza.
"Mi stai controllando, fratellino?".
"Certo," disse Sherlock. "Gli eventi recenti sono stati un duro colpo per te, ma, sapendo che non avresti gradito un mio intervento diretto, ho chiesto ai miei soci di tenerti d'occhio".
"Fammi indovinare: hai mandato il tuo piccolo esercito mercenario di drogati e senzatetto a sorvegliare casa mia e a invadere la mia privacy?", rispose Mycroft, freddamente ma senza traccia di autentico risentimento.
"Senti chi parla," commentò John. "Quando sei preoccupato per Sherlock, tendi a coinvolgere l'MI5".
I due fratelli lo guardarono, Sherlock con un sorriso compiaciuto e Mycroft con una smorfia di disappunto.

"Bene," sospirò Mycroft, "ora che abbiamo stabilito il movente, puoi spiegare le tue deduzioni. So che muori dalla voglia di dirlo e il dottor Watson sembra impaziente di saperlo". Si stava servendo dello stesso tono condiscendente e rassegnato che si userebbe con un bambino che chiede più caramelle.
"In effetti è vero," ammise John con una risatina.

Sherlock sembrava non aspettare altro. Adorava illustrare le sue deduzioni tanto quanto adorava irritare e superare il fratello.
"Dunque," disse Sherlock, "sapevo che, ovunque tu ti fossi trovato, ti saresti precipitato qui appena te lo avessi chiesto, quindi ho monitorato il tempo di arrivo, considerando il volume del traffico. Il risultato più probabile è che tu sia partito da Kensington. Inoltre, l'auto non era una delle tue solite auto governative nere. Avevi fretta, quindi non avevi il tempo di chiamarne una perché venisse a prenderti. No, sei arrivato a bordo di un'auto privata, quella del tuo ospite: una Rolls Royce grigia con autista. Il luogo di provenienza e l'auto di lusso mi dicono che il tuo ospite è piuttosto ricco, il che non mi sorprende".

John, come sempre, fissava Sherlock con aria concentrata. Mycroft, invece, ostentava un'espressione condiscendente.

"Naturalmente," Sherlock aggiunse, "recarsi a casa di qualcuno non implica necessariamente una relazione; consideriamo comunque gli indizi restanti. Solitamente, l'indicatore più comune dell'inizio di una relazione è un consistente miglioramento nella cura per il proprio aspetto, ma tu sconfini già nel disturbo ossessivo-compulsivo, quindi dobbiamo cercare ciò che è fuori posto".
John face una risata nasale e Sherlock sorrise.
"Vedi?", continuò, rivolgendosi a John. "Guarda i vestiti: sta indossando uno smoking di mattina! Inoltre, il completo è spiegazzato, nonostante i suoi sforzi di rendersi presentabile. È chiaro che è vestito in questo modo da ieri sera. In più, le pieghe più profonde sui pantaloni e sul retro della giacca dicono che è rimasto seduto nella stessa posizione per un tempo considerevole, probabilmente al ristorante o a teatro. Normalmente non trascorrerebbe la notte fuori casa senza un cambio di vestiti e un'adeguata pianificazione, eppure eccolo portare il completo di ieri sera e," si fermò per dare un'ultima annusata a Mycroft, "un deodorante da donna".
Mycroft alzò gli occhi al cielo.
"Questo," Sherlock proseguì, "mi porta a un'altra deduzione: il suo ospite era una donna single, non abituata ad avere ospiti o compagni maschile, per lo meno non recentemente, e che al momento vive sola, altrimenti avrebbero trascorso la notte in un albergo".

"Be'," disse Mycroft, "oserei dire che è tutto piuttosto ovvio, ma come hai capito di chi si trattasse?".
"Perché," Sherlock rispose, scrutando la stanza in cerca di qualcosa, per poi afferrare una pinzetta, che usò per sollevare, con aria trionfante un capello biondo dalla spalla destra della giacca di Mycroft, "ha lasciato indizi".
Mycroft apparve assolutamente offeso all'idea che una prova così compromettente si trovasse sulla propria spalla.

"Ci sono molte ragioni per le quali un capello potrebbe attaccarsi alla mia giacca," ribatté.
"Certamente," concordò Sherlock, "ma tutte prevedono stretta vicinanza, se non contatto, con un'altra persona; tu ti lasci a stento toccare dai tuoi stessi genitori, quindi questa donna deve essere piuttosto speciale".
Procedette a esaminare il capello con la lente di ingrandimento e sembrò soddisfatto da quello che vide.
"Come pensavo," commentò. "La radice è bianca, anche se appena visibile, essendo il capello tinto recentemente. Dati il colore di capelli e la scelta della tinta, la probabilità suggerisce che la nostra donna del mistero sia una donna bianca, non più giovane di cinquant'anni, se non più vecchia".
Mycroft sbuffò irritato.

"È anche alta circa come John," aggiunse Sherlock, osservando John per un secondo, a mo' di riferimento. "Forse più alta di qualche centimetro, ma probabilmente perché indossava i tacchi".
"Come puoi dirlo?", chiese John.
"Vedi qui?", chiese Sherlock, indicando il lato destro del petto di Mycroft. "C'è un filo tirato sulla giacca".

Mycroft guardò il piccolo strappo, visibilmente contrariato dallo stato della propria giacca.
"È stato lasciato da una spilla che lei portava quando ti ha abbracciato. Forse è stato lo stesso momento in cui ha lasciato il capello, in questo modo," disse, avvicinando brevemente John a sé, cosicché il capo del dottore poggiasse sulla sua spalla. John alzò le sopracciglia all'idea di essere usato come manichino umano, ma non si lamentò.
"La posizione dello strappo indica chiaramente che è approssimativamente poco più alta di un metro e settanta. Come ho detto, considerando quanto tu stesso sei elegante e che lei portava una spilla appuntata la bavero della giacca, stava probabilmente indossando scarpe col tacco, dunque la sua altezza effettiva dovrebbe essere appena sotto il metro e settanta".
John appariva soddisfatto mentre Mycroft quasi sconfitto.
"In conclusione," aggiunse Sherlock, "stai uscendo con una donna più vecchia di te, bionda, single, che vive a Kensington, ha una Rolls Royce ed è alta quasi un metro e settanta. Considerando che la tua vita sociale al di fuori del lavoro è pressoché inesistente — in questo periodo più che mai — deve trattarsi di qualcuno con cui lavori. Si dà il casi che Lady Smallwood soddisfi tutte queste caratteristiche".

"Ebbene, fratellino," disse Mycroft, che ormai appariva rassegnato e persino lievemente divertito, "è stato tutto piuttosto facile, ma sono felice che sia stato fonte di ilarità per voi due".
Sherlock stava ancora sorridendo e John ridacchiò nuovamente sotto i baffi.

"Ora," aggiunse Mycroft, "vi ho dato ciò che desideravate, quindi suppongo che me ne andrò. Come potete immaginare, desidero disperatamente cambiarmi i vestiti".
"No," ribatté Sherlock, "tu resterai a colazione".
"Ah sì?", rispose scettico Mycroft.
"Sì. John stava per preparare le uova strapazzate. Consideralo un risarcimento per l'umiliazione," disse Sherlock.
"Non un'umiliazione, fratello mio," lo corresse Mycroft, "dal momento che non ho nulla di cui vergognarmi: semplicemente un'atroce perdita del mio tempo".
"In ogni caso, ti fermerai a colazione," ribatté Sherlock, smanioso come sempre di avere l'ultima parola.
"Altrimenti?", chiese Mycroft in tono di sfida.
"Altrimenti dirò alla mamma che hai una ragazza," bisbigliò Sherlock con un ghigno.
Per la prima volta quel giorno, John vide il panico sul viso di Mycroft. "Non oseresti," sibilò.
"Mettimi alla prova".
Mycroft, apparentemente, non era disposto a metterlo alla prova. Sospirò e si rivolse a John. "Suppongo, dottor Watson, che il fatto che lei permetta a sua figlia di entrare in quella stanza," disse, guardando la cucina, dove Rosie stava affondando le mani nell'omogeneizzato di mele che avrebbe dovuto mangiare per colazione, "indichi che le condizioni igieniche di quel luogo sono notevolmente migliorate dalla mia ultima visita".

***

Osservare i fratelli Holmes in uno scenario domestico, quale una colazione domenicale, era piuttosto strano — pensò John — ma se lo meritavano (sì, persino Mycroft!), si meritavano il clima di familiarità e normalità, per quanto fosse possibile per quei due. Persino punzecchiarsi era un buon segno, dopo tutto quello che avevano attraversato (e, trattandosi di Sherlock e Mycroft, non smettevano mai di punzecchiarsi, specialmente ora che la vita sentimentale di quest'ultimo era stata annoverata tra i possibili argomenti di conversazione).

John stesso trovava l'idea alquanto divertente. Mentre mangiavano, aveva persino cercato Lady Smallwood su Google, spingo da curiosità nei confronti della donna che frequentava il Governo Britannico.

"Sapevi che Lady Smallwood da giovane era una ginnasta?", chiese, mentre scrollava tra i risultati della ricerca, a Sherlock, il quale sedeva di fronte a lui al tavolo di cucina.
"Diamine," esclamò il detective, "ero pronto a scommettere che fosse stata una ballerina!". John gli lanciò un'occhiata interrogativa.
"La struttura corporea e la postura suggerivano un trascorso nella ginnastica artistica o nella danza classica," spiegò. "Ho supposto fosse quest'ultima, perché solitamente le ginnaste sono più basse".
"Non una deduzione irragionevole, fratellino," commentò Mycroft, mentre si versava una seconda tazza di tè. "Quello che dici è vero; tuttavia, se tu avessi prestato maggiore attenzione alle braccia e alle spalle-".
"Be'," Sherlock lo interruppe, "a differenza tua, l'ho vista solo completamente vestita. Hai un vantaggio scorretto su di me".
John ebbe un'accesso di risa così forte nella sua tazza che quasi rovesciò il tè sulle proprie uova.
"Touché," disse Mycroft mellifluo, col suo migliore sorriso beffardo.

"Quindi," Sherlock disse, cambiando argomento, "amore romantico. Ora ti piace questo genere di cose".
Mycroft storse la bocca. "Abbiamo solo trascorso del tempo insieme, non ingigantire la situazione come tuo solito".
"Avete trascorso tempo uscendo e andando a letto insieme. Mi risulta che questi comportamenti rientrino nell'ambito dell'amore romantico," ribatté Sherlock. "Non è così, John?".
"Ehm, sì," rispose John, tra l'imbarazzato e il divertito, "suppongo di sì".
"Dove vuoi arrivare, fratellino?", chiese Mycroft, esasperato.
"Da nessuna parte, sto solo osservando che alla fine persino tu hai ammesso di necessitare di una qualche forma di compagnia," rispose Sherlock, stiracchiandosi contro lo schienale della sedia.
"Non ho nessuna necessità, Sherlock," sbottò Mycroft. "Per l'ultima volta, non mi sento solo".
Sherlock sorrise. "Eppure ti sei trovato un pesce rosso, alla fine".
Mycroft gli lanciò un'occhiata glaciale. "Lei non è un pesce rosso, Sherlock".
"Oh." Sherlock scrutò il fratello intensamente. "Quindi ci tieni. Ti sei affezionato davvero!".
"Stai zitto," sbuffò Mycroft, mentre finiva la propria tazza di tè, per poi alzarsi. Si rivolse a John: "Grazie per la colazione, dottor Watson. Ora devo andare".
"La rivedrà di nuovo a pranzo," spiegò Sherlock, mentre toglieva Rosie dal seggiolone.
Mycroft sospirò e si rivolse alla piccola tra le braccia del fratello. "Non imparare l'educazione da tuo zio Sherlock, signorina Watson".

Sherlock parlò un'ultima volta e Mycroft esitò sulla soglia. "Non ti sto giudicando. Anzi, proprio l'opposto".
Mycroft si voltò a guardare Sherlock con espressione incerta.
"So che ti ho dato tutte le ragioni per dubitarlo," aggiunse Sherlock, "ma non tutto quello che ti dico ha un intento derisorio".

Mycroft sbatté le palpebre un paio di volte, incerto su come comportarsi. Infine, si limitò ad annuire e se ne andò.

"Quindi," disse John, appena udì la porta di ingresso chiudersi dietro Mycroft, "tuo fratello ha una... fidanzata?". Ancora non avrebbe saputo dire se fosse maggiormente sorpreso o divertito.
"Fidanzata, partner, amante, amica speciale... è difficile a dirsi per il momento. In ogni caso, ha fatto entrare qualcuno nella sua vita, ê già qualcosa. Era ora che capisse che la solitudine è più pericolosa dei sentimenti. Sono contento che lo abbia fatto, sembra felice".

Mentre Sherlock gli metteva Rosie tra le braccia, John osservò il suo migliore amici con grande interesse. Quando lo aveva incontrati, non avrebbe mai creduto possibile che un giorno lo avrebbe udito parlare in quel modo. Molte cose erano cambiate, e com esse anche Sherlock.
E anch'io — pensò.

"Stai cambiando idea sui legami romantici?", chiese John.
Sherlock fece un sorriso storto. "Per nulla. Continuo a non provare nessuna attrazione verso il romanticismo né forme di... intimità fisica. Non significa che non possa capire l'attrattiva che esercita sugli altri, compreso — a quanto sembra — mio fratello. E questo non implica che io non possa trovare soddisfazione in altri tipi di relazioni". Indicò la stanza con un ampio gesto.
"Come l'amicizia?", chiese John. "Come me?".
Sherlock annuì. "Come te, soprattutto te, e Rosie, ovviamente, ma anche come Mrs Hudson, Molly, Lestrade, persino il mio sciocco fratello, persino La Donna. Per molto tempo ho creduto che esistesse un solo tipo d'amore, uno che non ero capace di dare. Ma ora credo di avere compreso che anche questa è una forma di amore".

John si limitò a fissare Sherlock, colpito dalle sue parole. Non era abituato a vedere Sherlock parlare così apertamente dei propri sentimenti. Era davvero cambiato.
Sherlock incurvò le labbra in un sorriso malinconico.
"Questo mi rende ancora 'incompleto' ai tuoi occhi?"

John provò un'improvvisa vergogna, ricordando le proprie parole. Sherlock aveva cercato di parlargli dei propri sentimenti verso il sesso e il romanticismo, ma lui non lo aveva ascoltato.

"No, niente affatto, Sherlock, non sei incompleto," rispose. "Non posso fingere di capirti, ma è la tua vita e sono i tuoi sentimenti, non i miei. Mi spiace di averlo detto. Non intendevo mancarti di rispetto".
Sherlock sorrise sollevato. "Lo so, va tutto bene".
"No, non va bene".
"Ma le cose stanno così?".
John sorrise e Sherlock lo ricambiò. E John comprese che, sì, anche quello era decisamente amore.

***

Mycroft giunse al ristorante appena in tempo e trovò Lady Smallwood ad aspettarlo al tavolo. Era chiaramente appena arrivata lei stessa e si stava riapplicando il rossetto con l'ausilio di uno specchietto.

Nel vedere Mycroft avvicinarsi, sorrise, con discrezione ma con un inconfondibile accenno di tenerezza. Gli sfuggiva ancora come quella donna potesse volere lui, fra tanti uomini, e cosa potesse farla sorridere così. Lui era cinico, sgradevole, asociale e non abbastanza attraente da compensare la propria mancanza di socievolezza; era, in una parola, detestabile in qualsiasi campo che potesse attirare un partner. Eppure, questa donna affascinante gli stava rivolgendo quel sorriso e lui si chiese cosa avesse mai fatto per meritarlo.

La raggiunse e riuscì a offrirle un sorriso educato in risposta.
"Ti chiedo nuovamente scusa per essermene andato in tutta fretta stamattina," disse.
"Non è necessario," rispose lei, "era una questione familiare. In ogni caso, di cosa aveva bisogno tuo fratello, se non è troppo personale?".
Mycroft sospirò. "Voleva letteralmente solo vedermi, principalmente per il proprio intrattenimento".
Lei alzò un sopracciglio.
"Sa di noi," aggiunse lui.
"Oh," rispose lei, con nessuna altra reazione all'infuori di un lieve divertimento, "capisco".
"Non sembri sorpresa," osservò lui.
Lei aprì il menù. "Infatti," rispose. "Onestamente, non è difficile immaginare che lo avrebbe dedotto. Cosa mi ha smascherata? L'auto o i tuoi vestiti?".
"Entrambi," rispose.

Certo, avrebbe dovuto aspettarsi quella reazione (o, per meglio dire, l'assenza di una reazione). Avevano lavorato insieme per anni e, ancor prima, lei era stata una degli agenti preferiti di zio Rudy: era abituata alle capacità deduttive della loro famiglia. In effetti, Mycroft apprezzava la sua sfacciata mancanza di stupore nei confronti delle loro abilità. Suo fratello avrebbe anche potuto amare circondarsi di persone che soddisfacevano il suo ego con la loro ammirazione, ma lui non ne aveva bisogno. Se avesse desiderato l'adorazione di una creatura dall'intelletto inferiore, avrebbe adottato un cane. No, preferiva nettamente la rara onestà di Lady Smallwood (Liz, santo cielo! Doveva assolutamente abituarsi a chiamarla Liz, dal momento che era una sua richiesta, nonostante lui detestasse i nomignoli).

"Inoltre," aggiunse, "il mio fratellino sembra avermi sguinzagliato alle calcagna la sua rete di senzatetto e drogati per tenermi d'occhio".
Lei ridacchiò. "Be'," commentò, "pensa a tutti i soldi e le risorse pubbliche che avremmo potuto risparmiare nel corso degli anni se avessimo avuto le sue eccellenti conoscenze".
Mycroft non poté trattenersi dal ridere, mentre il sorriso gli indugiò sulle labbra anche in seguito.
"Dovresti sorridere più spesso, sai?", gli disse. "Ti dona".
Aveva nuovamente quello sguardo, lo sguardo affettuoso che non gli rivolgeva mai nessuno, quello che credeva nemmeno di desiderare. "Oh, non saprei," rispose sarcastico, mentre consultava il menù. "Non vorrei rovinarmi la reputazione".

I minuti successivi trascorsero parlando del cibo e scegliendo cosa ordinare e, mentre aspettavano le ordinazioni, si limitarono a discutere del più e del meno.
Fu solo più tardi, a metà del pasto, che lei decise di porgli una domanda sulla quale aveva rimuginato sin da quando lui era arrivato.

"Ti disturba," esordì, "che tuo fratello sappia di noi?".
"Be'," sospirò, "si tratta di Sherlock. Per quanto io gli voglia bene, stiamo parlando di un uomo adulto che monitora il mio peso al solo scopo di punzecchiarmi, quindi puoi comprendere che non gioisco all'idea che conosca dettagli della mia vita personale".

Lei annuì, comprensiva. "Quindi il problema è solo Sherlock? Non ti disturba che altri possano notare qualcosa? Non stiamo esattamente agendo in segreto".
"Stai sottintendendo che io mi vergogni della nostra... relazione?", chiese.
Lei scosse brevemente la testa. "Non lo so. Per questo te l'ho chiesto. Non ti giudicherei, se volessi mantenerla segreta, ma, se continuiamo a vederci, prima o poi qualcuno che conosciamo ci vedrà. La gente parlerà. Devi essere preparato. Se non sei pronto, allora dobbiamo stare più attenti".
Mycroft esitò. "E tu come la pensi?", chiese. "Che cosa vuoi tu?".
"Sinceramente," rispose, "non credo di essere disposta a nascondermi come se stessimo facendo qualcosa di sbagliato. Sarebbe come ammettere di avere motovo di vergognarmi".

Lui annuì. "Concordo. Mi dispiace se prima ti ho dato l'impressione sbagliata." Fece una breve pausa, in cerca delle parole giuste. "Non... non sono bravo in queste cose. Non sono abituato a trovarmi in queste situazioni, ma sicuramente non mi vergogno di noi, qualunque cosa siamo. Non dico che dovremmo tenerci per mano a Whitehall-".
Lei fece una risatina sommessa e un'espressione disgustata.
"-ma non vedo perché non possiamo continuare su questa strada. Se la gente vorrà sparlare di noi, mi domando su che basi. Siamo nel Ventunesimo Secolo, siamo due adulti single e non stiamo facendo nulla di sbagliato".
Si fece coraggio e le sfiorò la mano. "Anzi," aggiunse, "mi sembra completamente giusto".

Lei gli strinse la mano e sorrise, con un luccichio negli occhi. Lui si sentiva così esposto, sotto al suo sguardo, ma in qualche modo la cosa non lo turbava. Un tempo avrebbe temuto questo genre di intimità emotiva, questo potere che lei aveva su di lui — il potere di affascinarlo, il potere di risvegliare un moto di affetto nel suo cuore — ma ora non sembrava importargli. Probabilmente non era saggio da parte sua, ma Sherlock aveva ragione, si era davvero affezionato, dopotutto.

NdA: Spero che la fanfiction vi sia piaciuta. In ogni caso, il feedback è sempre gradito.
Ho solo alcune precisazioni finali da fare:
- ho voluto includere la conversazione sul fatto che Sherlock, nel mio headcanon, sia asessuale e aromantico, perché sentivo di dover dare una risoluzione alla conversazione di Sherlock e John nella 4x02 ("l'amore romantico ti completerebbe come essere umano"). So che molti l'hanno interpretata diversamente, ma le parole di John non mi sono sembrate rispettose dei sentimenti di Sherlock, quindi ho sentito il bisogno di scrivere un chiarimento. Se non siete asessuali e/o aromatici potrebbe sembrarvi una cosa da nulla, ma, da persona asessuale (non sono aromantica ma potrei essere nello spettro), ho sperimentato quanto l'amore romantico e il sesso siano continuamente presentati come una realtà ineluttabile, quasi obbligatoria per raggiungere la felicità o il semplice stato di autentico essere umano. Quindi volevo poter dire che il nostro valore come persone o la nostra realizzazione non si misurano sulla nostra vita romantica o sessuale. Ci sono moltissimi modi per raggiungere la felicità e avere relazioni sociali significative e soddisfacenti e nessuno è migliore dell'altro in assoluto, come ho voluto mostrare attraverso i fratelli Holmes in questa storia. Spero di esserci riuscita. Se non sapete di cosa io stia parlando e volete saperne di più sull'asessualità e sull'aromanticismo potete iniziare qui e qui;
- ho deciso di soprannominare Lady Smallwood "Liz" per evitare di scegliere tra Elizabeth e Alicia, perché potrebbe essere un diminutivo di entrambi. (Sì, se non lo sapeste, Lady Smallwood è stata chiamata con due nomi diversi nel corso della serie e questo paradosso non è stato ancora risolto);
- riguardo alla breve menzione dello zio Rudy: ritengo (come un'ampia fetta del fandom, mi risulta) che lavorasse per i servizi segreti come Mycroft. Sappiamo anche che Lady Smallwood ha lavorato (e probabilmente lavora ancora) per l'MI6, quindi aveva senso pensare che si fossero conosciuti. Nel mio headcanon, Rudy è stato il suo mentore (e sto scrivendo un'altra fanfiction su Lady Smallwood in cui si parlerà anche di questo).

Inoltre, se vi andasse di farmi un favore, potreste votare Lady Smallwood per farla aggiungere alla lista dei personaggi?

   
 
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