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Autore: marea_lunare    17/05/2017    2 recensioni
La morte è lì, ti aspetta.
Ti chiama, ti reclama come fossi un premio che ancora non ha ricevuto.
Non le è piaciuto il modo in cui l’hai fregata su quel tetto.
Le sei sfuggito, scivolato dalle mani artigliate con un anguilla e per anni hai continuato a scappare, fregandola ogni volta meglio di prima.
Invece ora non c’è scampo, lo sai.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Buongiorno! Oggi sono qui con questa song-fic della canzone Thunder, degli Imagine Dragons, ambientata durante la 4x02. Non so cosa diavolo mia preso, ma questo è il risultato di un raptus poetico di ieri sera. Come sempre molto angst, ma quando ho questi momenti butto fuori quello che sento e basta.
Spero che possa piacervi, perché, come in tutto ciò che scrivo, ci ho messo anima e cuore. 
Mentre leggete vi consiglio di ascoltare la anzone a cui è ispirata, darà molta più enfasi al tutto. 
Critiche e commenti sono sempre i benvenuti.
Un abbraccio e alla prossima <3 







Thunder - Quando Sherlock Holmes incontrò la morte

                                                                                                                          Just a young gun with a quick fuse
                                                                                                                          I was uptight, wanna let loose
                                                                                                                          I was dreaming of bigger things
                                                                                                                          And wanna leave my own life behind
 
Non voglio morire.

Quell’unica frase esce dalla tua bocca, Sherlock Holmes.

Suona come una preghiera, un richiamo silenzioso verso un Dio nel quale non hai mai creduto, sempre molto scettico nel confidare nell’esistenza di qualcosa di sovrannaturale non verificato dalla materia scientifica.

Sei sempre stato un uomo di logica, scienza, analisi, razionalità. Non hai mai conosciuto la paura della grandezza di Dio, della redenzione a cui questo terrore ti porta pur di sfuggire alle fiamme dell’Inferno.

Avevi sempre definito il tutto come “un’accozzaglia di baggianate per poveri ignoranti”, non capendo come il QI delle persone potesse arrivare ad un livello così basso, facendoti vergognare di respirare la loro stessa aria.

Inferno, Paradiso, nulla. Niente di tutto ciò che veniva raccontato agli altri bambini era stato tramandato anche a te. I tuoi genitori ti avevano lasciato libero di scegliere se avvicinarti o meno alla fede e tu, essendo cresciuto col loro stesso criticismo, hai sempre visto il tutto dal punto vista logico-razionale, mai da quello trascendentale. Per te dopo la morte non esiste niente, solo il buio più totale e la completa assenza di qualsiasi attività vitale.

Si ferma il respiro, si ferma il battito cardiaco, poi tutto nero come la pece. Dopo poche ore inizia il rigor mortis, gli enzimi scompaiono dal corpo umano, i muscoli diventano rigidi e tesi, la pelle bianca, le labbra perdono ogni colorito.

Infine il funerale. Persone che piangono affrante, accarezzano la tua tomba in legno di noce con gli occhi vacui e acquosi, che già compiangono il tuo volto sfatto dalla morte mentre i vermi iniziano ad agitarsi nel tuo intestino.

Ne hai visti, di cadaveri, eccome. Ne hai esaminati di ridotti a brandelli, i volti così deformati da essere irriconoscibili. Alcuni bruciati con l’acido, altri distrutti dai colpi, corpi crivellati da proiettili e circondati dai bossoli di quest’ultimi.

Per la morte è sempre stata quasi un gioco, un passatempo che si limitava semplicemente a sezionare resti umani in cerca di giustizia, del colpevole che aveva strappato loro la vita e l’anima che, volando via dal corpo, avrebbe per sempre riservato il ricordo del suo corpo martoriato, cercando pace in un’eternità che non era certa l’avrebbe accolta.

Ma da quando ti sei buttato da quel dannato tetto la realtà non è stata più così confortevole, quasi spassosa, come quella a cui eri abituato.

Per una volta eri tu il cadavere, finto, ma lo eri realmente per John.

Quando ti ha preso il polso e hai incrociato i tuoi occhi, vitrei di lacrime che finalmente hai versato per la prima volta dopo anni di tentata oppressione verso i tuoi stessi sentimenti, hai visto realmente cosa fosse il dolore.

Vedendo i parenti dei tuoi ‘pazienti’, il tuo distacco è sempre stato degno di nota, limitandoti alla cortesia richiesta da questi casi, senza mai farti coinvolgere emotivamente. Con John è stato diverso.

Più volte ti aveva definito il suo migliore amico, si era tacitamente preso cura di te con piccoli gesti e preoccupazioni che tu non avevi mai ricevuto in maniera così nascosta come il dottore aveva saputo fare.

Aveva sempre dissimulato il suo affetto nei tuoi confronti, evitando ogni contatto fisico che potesse in qualche modo infastidire te o lui, e questa era una delle cose che apprezzavi di più.

Ma quel giorno hai letto nei suoi occhi una disperazione così profonda che per un momento hai pensato non potesse essere reale.
 
                                                                                                                         
                                                                                                                         Not a yes sir, not a follower

                                                                                                                         Fit the box, fit the mold
                                                                                                                         Have a seat in the foyer, take a number
 
Non combatteva più, John.

Si era semplicemente accasciato accanto al tuo cadavere mentre la folla di tuoi collaboratori e finti medici lo allontanava da te, che avevi gli occhi ancora fissi su quel volto deformato dalla devastante realtà.

Da allora la morte è diventata la tua convivente.

Ti sentivi uno zombie, vivo per la maggior parte della popolazione mondiale, ad esclusione di quella londinese, ma morto per l’unica persona di cui ti importava davvero: il tuo migliore amico.

Anche quando sei tornato e lui ti ha aggredito, rifiutato, la morte ti ha raggiunto alle spalle e ti ha bussato sulla spalla come se volesse chiamarti di nuovo, stavolta su serio. Ma tu l’hai scacciata con la tua solita aria sfacciata, passandole attraverso mentre il tuo Belstaff ti volteggiava lungo le gambe, incurante dell’alone nero che continuava a seguirti come fosse la tua ombra.
 
E ora sei nelle mani di quest’uomo viscido e disgustoso, un ghigno fatto di denti gialli e storti che gli incornicia il viso rugoso, a pochi centimetri dal tuo volto, l’alito caldo e flatulento che ti annebbia gli occhi già velati di lacrime.

Ti ha chiuso la bocca e il naso con le mani guantate. Scaltro, non vuole lasciare impronte digitali.

Ti racconta del suo amore morboso verso la morte delle persone, osservarle mentre periscono, afferrate per il collo da quell’ombra che per due anni in Est Europa ti ha seguito, appiccicato ai tuoi piedi.

Eccola. Alta, nera, informe, si staglia dietro quell’uomo già pronta ad accoglierti, le mani allungate verso la tua persona, esattamente come quelle del tuo assassino.

Prima un flash, le luci a led della tua stanza. Poi un tonfo, il rumore di una delle macchine che cade a terra mentre tu invano ti divincoli da quella presa ferrea.
                                                                                                                            
                                                                                                                        I was lightning before the thunder
 
 
Un flash, un lampo.

Un tonfo, un tuono.

E con quel suono, con quel tuono, essa è comparsa nella stanza e ti ha raggiunto, mentre la tua consapevolezza di essere a un passo dal baratro ti ha invaso il cuore, facendoti accelerare il battito cardiaco ancor più di quanto già non facesse per la mancanza d’aria.

Per la prima volta, Sherlock Holmes, hai paura.

Io non voglio morire.

Lo dici, ubbidendo senza proteste a quello che sarà il tuo carnefice ma rimarrà per sempre innocente.

La tua mente perde completamente ogni controllo ed inizia ad andare per proprio conto, le tue mani non le rispondono più e si afferrano ai polsi di colui che ti guarda negli occhi e lentamente ti uccide. Stringi, ma nulla puoi contro di lui.

Devastato dalla troppa droga, dall’astinenza da cibo e sonno, il tuo mind place va totalmente in pezzi.

Ti ritrovi a vagare in dei corridoi bui, distrutti. Vedi graffi ovunque, graffi delle tue stesse unghie che ti sei staccato a sangue. I mobili non esistono più, demoliti dalla tua furia cieca di impotenza che ti ottenebra e ti fa vagheggiare, non riuscendo a trovare il modo di uscire da lì.

Ti guardi intorno circospetto, un piede dopo l’altro continui a camminare e goccia dopo goccia il liquido rosso scivola dalle tue mani sul pavimento di marmo, sporcandolo.

Dall’altra parte, arriva lei.
 
                                                                                                                      Thunder, thunder
                                                                                                                      Thunder, thun-, thunder
                                                                                                                      Thun-thun-thunder, thunder, thunder
                                                                                                                      Thunder, thun-, thunder
                                                                                                                      Thun-thun-thunder, thunder
 
 
 
Enorme, occupa tutto il corridoio per larghezza.

Ti guarda con due occhi rosso fuoco, una minuscola pupilla che ti terrorizza e ti scuote il petto in una morsa, rendendoti dimentico di tutta la tua freddezza e la tua razionalità.

La morte è lì, ti aspetta.

Ti chiama, ti reclama come fossi un premio che ancora non ha ricevuto.

Non le è piaciuto il modo in cui l’hai fregata su quel tetto.

Le sei sfuggito, scivolato dalle mani artigliate con un anguilla e per anni hai continuato a scappare, fregandola ogni volta meglio di prima.

Invece ora non c’è scampo, lo sai.
 
                                                                                                                            Thunder, feel the thunder
                                                                                                                            Lightning and the thunder
                                                                                                                            Thunder, feel the thunder
                                                                                                                            Lightning and the thunder
                                                                                                                            Thunder, thunder
                                                                                                                            Thunder
 
 
In mezzo a quelle rovine, a ciò che resta della tua razionalità, ti arrendi alla morte e smetti di combattere.

Ti inginocchi e l’ombra ti si avventa addosso, una nube nera che definitivamente ti acceca e ti mozza il respiro. Non annaspi nemmeno per cercare aria.
Semplicemente ti abbandoni completamente, lasciandoti trasportare da quel torpore che inizia ad avvolgerti, percependo la presa delle tue mani che si allenta attorno ai polsi dell’uomo.

Ogni forza ti abbandona, gli occhi si rovesciano all’indietro, proprio come lui vuole.

Bip-bip. Bip-bip. Bip. Bip. Bip. Bii-.

Eccola, la morte. Sopraggiunta. Spietata, orribile, disgustosa, ributtante e devastante morte ti ha preso, Sherlock Holmes.

E non ha intenzione di lasciarti andare.
 
                                                                                                                          Kids were laughing in my classes
                                                                                                                          While I was scheming for the masses
                                                                                                                          Who do you think you are?
                                                                                                                          Dreaming ‘bout being a big star
 
 
Ma poi ecco, una spinta verso l’alto.

Un breve attimo di aria ti investe, l’ombra viene spostata di lato.

Boccheggi e poi il buio torna ad opprimerti.

Pochi secondi dopo di nuovo un'altra spinta, più forte, più determinata.

La morte continua ad opporsi, caccia via quella forza invisibile.

Ti vuole, ti brama, ti desidera, ti avrà.
 
                                                                                                                              You say you’re basic, you say you’re easy
                                                                                                                              You’re always riding in the back seat
                                                                                                                              Now I’m smiling from the stage while
                                                                                                                              You were clapping in the nose bleeds
 
 
Ancora una volta, senti l’aria entrarti nei polmoni e l’ombra viene schiacciata con ancor più vigore, indebolendosi.

Un flash, ti sembra di vedere le luci a neon.

Poi un tuono, ma stavolta non è un tonfo sordo.
 
                                                                                                                             Thunder, thunder
                                                                                                                             Thunder, thun-, thunder
                                                                                                                             Thun-thun-thunder, thunder, thunder
                                                                                                                             Thunder, thun-, thunder
                                                                                                                             Thun-thun-thunder, thunder
 
 
 
È un tuono in mezzo al buio di una tempesta, che ti desta dal tuo dormiveglia, dal tuo stato catatonico ed irrazionale.

“…lock!”

Un’altra scossa, fortissima, l’ultima.

L’ombra, con un grido, viene spazzata via e non rimane più nulla, se non un refolo di nebbia grigiastra che si dissipa nell’oscurità del corridoio.
 
                                                                                                                               Thunder, feel the thunder
                                                                                                                               Lightning and the thunder, thunder
 
 
E allora senti qualcosa risucchiarti il petto, un altro tuono, ma stavolta lo senti nel tuo corpo.

“..erlock!”

Qualcuno ti chiama, qualcuno reclama la tua vita, ma non è l’aldilà.

Non è Mefistofele che ha bisogno di te, ma qualcuno dall’altra parte, qualcuno dalla parte degli angeli esattamente come te.

“Sherlock!”

Il tuono finale ti rimbomba nelle orecchie e ti sbatte sul lettino d’ospedale, riportandoti alla realtà in preda ai tremiti. Respiri aria consumata, ma respiri.

Sbarri gli occhi e la prima cosa che vedi sono due iridi azzurre.

Due oceani enormi che ti fissano con apprensione, a cui tu sorridi.



                                                                                                                                      Thunder, feel the thunder
                                                                                                                                      Lightning and the thunder
                                                                                                                                      Thunder, feel the thunder
                                                                                                                                      Lightning and the thunder
                                                                                                                                      Thunder



Il tuo colore preferito: l’azzurro di John.












 
   
 
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