Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |      
Autore: Demoiselle An_ne    18/05/2017    2 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima storia a tema GoT, ho letto praticamente tutte le Sansan presenti qui ed essendo innamorata alla follia del Mastino ho deciso di cimentarmi. Ma in cosa? Beh, facendo un rewatch completo l'altro giorno mi sono imbattuta nella 2x09 e da una frase del Mastino mi è venuta in mente una strana idea. E se prima della storia che conosciamo noi, prima di Sansa, Sandor avesse amato? Che intendeva dire quando ha detto che ha messo alcune donne sottoterra lui stesso? E se non l'avesse fatto volentieri? O sì? Se vi va scopriamolo insieme! Un'ultima cosa, ho dovuto per fini narrativi aumentare di poco l'età di alcuni personaggi e la storia inizia un anno prima della Ribellione di Robert per arrivare ad almeno parte della prima stagione/libro. Non dovrebbe essere troppo lunga ma si vedrà... C:
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gregor Clegane, Nuovo personaggio, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                  CAPITOLO I – “FUOCO”

“Benvenuti fra noi!”- esclamò Bronn, poi, levando il boccale a mezzaria, dopo aver ingollato un’altra generosa sorsata, proseguì dicendo – “ Offro da bere a tutti”, disse gettando un’occhiata indagatrice in direzione del Mastino, il quale in tutta risposta gli riservò uno dei suoi sguardi truci. A quel punto Bronn si rivolse alla ragazza nuda, una prostituta, che ancora gli era accoccolata sulle ginocchia e le sussurrò – non abbastanza sommessamente da non essere udito – “A quello non piaccio”.  Sandor Clegane si concesse di tracannare avidamente il proprio boccale, poi con voce velata di scherno, che come sempre assomigliava più a un ringhio, gli si rivolse domandando – “Sei un duro, o sbaglio?” – Bronn sfoderò un’ilarità, che in quel momento non possedeva,  scoppiò in una risata forzata e replicò – “ Lo sapevo. Fa caldo qui, abbiamo donne stupende e ottima birra scura, ce n’è per tutti. E vorresti che uno di noi due finisse nella fredda terra, senza donne che ci tengano compagnia?”. Il Mastino lo studiò per un breve istante e ostentando lo stesso tono di scherno, misto a superiorità malcelata, di prima e disse - ”Ci sono donne anche sotto terra, ce ne ho messa qualcuna io stesso. E così farò con te. Ti piace scopare, bere, cantare. Ma uccidere, uccidere ti dà molto più gusto. Tu sei come me” – Bronn aggrottò visibilmente la fronte notando che il Mastino si era levato in tutta la sua altezza e ora troneggiava su di lui proseguendo - “ solo più piccolo…”- ancora qualche passo e probabilmente gli sarebbe saltato alla gola come un fetido cane rabbioso, il mercenario non esitò quindi ancora una volta a destreggiarsi con ironia – “e più veloce”- bevve ancora per non mostrare di essere teso mentre l’altro continuava a rivolgersi a lui – “ il tuo Signore farà a meno di te” – a quel punto Bronn si rassegnò e non senza rammarico diede un’altra sorsata al boccale, l’ultima e invitò la ragazza ancora seduta sulle sue ginocchia a scendere, nel farlo rispose – “certo, un giorno sicuramente”. I due uomini erano ancora intenti a studiarsi quando le campane, che arrecavano odore di morte, annunciarono guerra e il mercenario fece saettare via la mano,  serrata attorno alla lama, dalla propria schiena, non prima di aver sbeffeggiato il cane del re a servirsi di un altro sorso prima della battaglia imminente.
Odiava quel cazzo di mercenario con tutto il cuore, ammesso che ne avesse ancora uno, giurò a sé stesso che se quel lurido verme non fosse morto in battaglia ci avrebbe pensato lui stesso. Magari avrebbe fatto del suo inutile cranio una originalissima coppa da vino, sorrise tetro tra sé e sé. Ma perché ce l’aveva tanto con lui? In realtà lui ce l’aveva con chiunque fosse felice e inesorabilmente con sé stesso. Perché lo era stato. Perché aveva creduto di poterlo essere e perché non lo sarebbe stato mai più ed era solo colpa sua. Ce l’aveva con sé anche per le affermazioni di poco prima perché lo avevano indotto a pensare e prima di una battaglia è una cosa da non fare, non era ubriaco neanche la metà di quanto avrebbe voluto. Sentì il peso della colpa dilaniargli le carni dell’animo e incurvò le spalle come ad accogliere quel fardello che in realtà  mai lo lasciava e mai lo avrebbe fatto. Sarebbe morto se solo avesse potuto, ma prima di lasciare quel tenebroso e straziante bordello che era il mondo, avrebbe goduto del più dolce dei nettari: la vendetta.
Un anno prima della “Ribellione di Robert Baratheon”, Fortezza Rossa.
“Bravissima, Zahra, ancora, per il tuo Re, ancora!” Aerys, quello che poi sarebbe passato alla storia come il Re Folle, applaudì ed invitò la creaturina che aveva di fronte a proseguire con il suo spettacolo. La bimba che gli stava di fronte aveva circa nove  anni, minuta e agile danzava magnificamente sui fuochi ardenti oltre a destreggiarsi bene tra i dardi infuocati che le venivano lanciati. Danzava con loro, ne inghiottiva le fiamme e poi subito dopo le risputava fuori. Il sovrano, che ormai già mostrava i segni della straripante follia che di lì a qualche tempo avrebbe travolto tutti loro, pensava che la ragazzina comprata da una sacerdotessa di Asshai fosse il migliore acquisto fatto. Per questo quando suo figlio Rhaegar fece il suo ingresso nella sala per ricordargli che quel giorno avrebbero ricevuto in qualità di ospiti degli alfieri di casa Lannister, scattò in piedi e battè un pugno contro quel groviglio di spade che era il suo trono e che molti avrebbe visto dopo di lui sedervisi sopra. “Maledetto Tywin Lannister! Insinua i suoi sporchi scarafaggi ovunque, sono ormai accerchiato…” – “Ma padre…”-stava per replicare il giovane aitante e fiero che gli stava di fronte, così bello e simile a quello che una volta era stato il fantasma che chiamava padre, anche se oramai stentava a riconoscerlo, tenne per sé quel pensiero e attese una furia che non arrivò poiché in quel momento sopraggiunse Tywin Lannister e dunque si limitò a chiedere annoiato “Chi dobbiamo incontrare?”-  Tywin Lannister, il Primo Cavaliere del Re, sorrise pigramente e con tono pacato e servile replicò – “Casa Clegane, Maestà. Vostro figlio, il Principe ereditario, ha il compito di nominare cavaliere e fedele protettore e servitore del reame il figlio maggiore, Gregor. Il giovane si è distinto per le sue doti militari e per la sua forza e ritengo sarà fondamentale averlo tra le nostre schiere tra qualche tempo. Inoltre i Clegane sono fedeli servitori dei…” – “Oh andiamo, lurido gatto risparmiami tutte queste futilità e sia, che entrino”. La ragazzina rimase immobile dov’era, così voleva il Re e pur non essendo a proprio agio non si mosse, sapeva che non era saggio contraddire il re, l’aveva imparato a sue spese.
Intanto fuori da quella sala vi erano due uomini e un ragazzo, un padre e i suoi due figli. “Quanto cazzo saremo costretti a restare qui fuori?” chiese il più giovane dei due, era palesemente adirato e non perché il fottuto sole che filtrava dalle ampie finestre si ostinava ad illuminargli la parte di volto ricoperta di livide e indistricabili cicatrici. No, a quello si era ormai abituato, era la sua maschera contro il mondo e un monito che non avrebbe mai dimenticato. Fu distolto dai suoi pensieri dal padre, un omone dagli occhietti grigi acquosi e dal collo taurino, il quale comunque era nulla rispetto a suo fratello in quanto a stazza. “Gregor è qui per essere investito di uno dei più grandi onori mai concessi a un uomo, tutto  il tempo necessario dunque taci Sandor!”- sputò fuori le ultime parole inviperito e Sandor alimentò, se possibile ancor di più, il disprezzo che giorno dopo giorno cresceva in lui per la sua famiglia. Suo padre era un idiota, non capiva che non appena Gregor ne avesse avuto l’occasione avrebbe ammazzato tutti loro. Aveva già iniziato ed era solo questione di tempo prima che finisse, ancora una volta venne interrotto, questa volta da un omuncolo che annunciò “Prego, entrate, le loro maestà vi attendono”.
Finalmente tutto quello strazio ebbe fine, Sandor non ne poteva più, ancora un po’ e avrebbe sbudellato chiunque lì dentro, era già con un piede verso la porta quando il Re richiamò la loro attenzione “Dovete assolutamente provare l’ospitalità del Drago prima di andare, ma vi chiedo di farvi indietro o potreste bruciarvi…” disse ridendo in direzione di Sandor, lui sa? Si domandò il ragazzo, poco gli importava ma iniziò a sudare freddo quando vide portare al centro della sala un grosso braciere rovente e dei piromanti preparare dei dardi infuocati ai lati del trono. Sandor arretrò cereo in volto temendo che il re volesse costringerlo a mettere l’altra metà della faccia lì dentro, dopotutto non era una novità per lui il sadismo del re e il sadismo in generale. Che ci provasse pure lo stronzo, avrebbe preferito lasciare la sua testa su una picca. Ma non era per lui, no, vide una ragazzina uscire da un angolo in penombra del trono, non l’aveva vista tanto era minuta! La mocciosa, che non doveva avere più di nove anni, saltò dentro il braciere e vi atterrò in piedi senza emettere un fiato. A Sandor mancò un battito, com’era possibile una cosa simile? Ma non era tutto, alla ragazzina venivano lanciati vari dardi infuocati e li afferrava tutti, spesso inghiottiva il fuoco per poi rigettarlo fuori come fosse acqua fluida ma era fuoco. Fuoco dannazione! Osservandola non potè fare a meno di incrociare i propri occhi con i suoi, o a lui parve così, e di notare quanto contrastasse il ghiaccio dei suoi occhi con il rosso delle fiamme e la corta chioma corvina della giovane stessa. Fu un attimo, Sandor si era avvicinato a tal punto da non accorgersi che la fiammata appena uscita era pericolosamente vicina, fece tre balzi indietro irato e atterrito insieme suscitando le risa generali. Su tutte di Gregor e sentì la furia montare dentro di sé, non avrebbe permesso un simile affronto. Così mentre tutti erano ancora impegnati a ridere di lui e a congedarsi dal re che stava però facendo in modo che potessero passare la notte a corte, Sandor la strattonò per un braccio e avvicinandosi al suo orecchio sussurò “Piccola disgustosa mocciosa, me la pagherai. Potrei venire a tagliarti la lingua stanotte”- la giovane si divincolò e rapidamente arretrò da lui quanto bastava –“Non era mia intenzione, offendervi ser ma sappiate che potrei difendermi meglio di quanto non crediate” – “Non sono un ser, sono un cane”- emise un latrato di sorpresa e notando quanto la ragazzina insistesse nel reggere il suo sguardo, chiese sprezzante “Cosa c’è? Vuoi raccontare di aver visto il Mastino o semplicemente sei cieca?”- la ragazza continuò a sostenere quello sguardo e con voce atona ma tremendamente seria disse “Sono cieca, cane”.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: spero vivamente che i personaggi non siano risultati troppo snaturati e spero di avervi almeno un po’ incuriosito, siate clementi se potete, questa è la mia prima storia a tema GoT. Grazie a chi ha avuto il coraggio di arrivare fino alla fine e scusate se ho fatto qualche piccola modifica anagrafica, sarei molto felice di sapere cosa ne pensate, un bacione
A.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Demoiselle An_ne