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Autore: summer_day    19/05/2017    3 recensioni
“Bellamy!”
“Cos’è successo? Ho sentito urlare, è entrato qualcuno? Ti hanno fatto qualcosa?” la sua raffica di domande fu interrotta dalla ragazza.
“No peggio!”
“Cosa può esserci di peggio di dei ladri in casa mentre sei da sola e non c’è nessuno nelle vicinanze?” chiese scettico.
“È entrato un topo!”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Di topi e ventilatori
 
“Bellamy! Bellamy è lì! Prendilo!”
“Principessa non sono un gatto! E comunque questo affare è veloce!”
Se non fosse stato uno dei protagonisti principali del quadretto avrebbe trovato esilarante quella situazione: una ragazza in piedi su uno sgabello che, da dietro, gli toccava la schiena aggrappandosi nervosamente alla maglietta ed allungandogli una lattina, e gli intimava di catturare un topo. Il tutto in piena notte.
“Aah! Bellamy, si è mosso!” le urla di Clarke nel suo orecchio.
“Si muove perché è vivo..”
Peccato che stesse venendo proprio verso di loro e che neanche al ragazzo i topi piacessero più di tanto, perciò fece un passo indietro urtando inavvertitamente lo sgabello su cui Clarke era salita. La forza di gravità ebbe la meglio sui loro tentativi di rimanere in piedi e i due si ritrovarono in un groviglio di braccia e gambe, da cui cercavano velocemente di liberarsi spronati dal pensiero del topo che si avvicinava.
“Sei pesante!” disse la ragazza sotto di lui.
“Oh ma insomma! Come ci sono finito qui?!” chiese retoricamente.
Ma eccome se sapeva come ci era finito.
 
 
Era stata una delle giornate più calde di quell’estate, tanto afosa che neanche due docce erano state in grado di rinfrescarlo. Non era mai riuscito a sopportare il calore di quella stagione, o perlomeno non senza un condizionatore; caso volle che proprio quel giorno il suo amato climatizzatore avesse deciso di esalare il suo ultimo respiro. Rassegnatosi aveva trascorso il resto della giornata alla ricerca di un poco di frescura nella propria abitazione, dato che uscire con quel caldo non era assolutamente praticabile per lui. Non era accaduto nulla durante tutte quelle ore: nel viale in cui abitava erano partiti tutti per le vacanze estive, facendo sembrare quasi disabitata quella strada. L’unica a non essere andata in ferie era Clarke Griffin, la principessa, che era rimasta chiusa nella sua villetta tutto il giorno.
Con la sera era aumentata l’umidità rendendo ancora più insopportabili le lenzuola del letto. All’una di notte si trovava in pantaloncini sul divano con la finestra – inutilmente – spalancata, e il televisore sintonizzato su un documentario sulla storia dell’impero romano che stava guardando distrattamente, impegnato com’era ad asciugare le gocce di sudore sotto i ricci neri. Improvvisamente un grido interruppe l’atmosfera placida. Bellamy scattò istintivamente in piedi afferrando la maglietta abbandonata sul divano e correndo fuori casa.
Aveva riconosciuto la voce di Clarke e, conoscendola, sapeva che non avrebbe urlato senza un motivo valido e nel bel mezzo della notte. Subito pensò all’unica ragione per cui avrebbe potuto farlo: ladri. A conferma di questa sua teoria, la portafinestra sul retro della casa era spalancata.
Si preparò mentalmente ad uno scontro mentre, silenziosamente, entrava nell’abitazione dalla finestra aperta. Era stato poche volte a casa di Clarke, ma ricordava perfettamente come orientarsi: la finestra da cui era entrato dava sullo studio della ragazza, pieno di libri e di tele immacolate pronte ad essere portate alla vita da abili pennellate, ed uscendo da questo si sarebbe trovato nel salotto. La porta era socchiusa e sotto di essa si intravedeva un sottile raggio di luce.
Fece un respiro profondo e stringendo denti e pugni aprì lentamente la porta, preparandosi ad ogni scenario possibile. Quello che non si aspettava era di trovare Clarke, la principessa coraggiosa, in piedi sul tavolo con indosso solo canotta e pantaloncini.
Appena vide il ragazzo si precipitò verso di lui.
“Bellamy!”
“Cos’è successo? Ho sentito urlare, è entrato qualcuno? Ti hanno fatto qualcosa?” la sua raffica di domande fu interrotta dalla ragazza.
“No peggio!”
“Cosa può esserci di peggio di dei ladri in casa mentre sei da sola e non c’è nessuno nelle vicinanze?” chiese scettico.
“È entrato un topo!”
“…Un topo?”
“Si, avevo lasciato la finestra aperta per far passare un po’ d’aria e mi sono messa a disegnare sul divano” indicò il block-notes e la matita abbandonati sul sofà “ e mi sono ritrovata quel coso davanti”
“Io me ne torno a casa…” dichiarò andando verso la porta d’ingresso. Avrebbe potuto ridere fino al mal di pancia se non fosse stato per la paura che aveva avuto.
“No! Bellamy ti prego aiutami!” cercava di trattenerlo per il braccio.
“Clarke! Hai la minima idea dello spavento che mi hai fatto prendere?! Non si urla così per un topo!” sbottò girandosi di scatto verso di lei.
Sembrava realizzare solo in quel momento quanto si fosse preoccupato, di come avesse temuto che le fosse accaduto qualcosa, che l’avrebbe potuta trovare ferita o peggio; alla sola idea della sua figura minuta… non riusciva neanche a formulare un pensiero completo, non voleva perché anche se erano solo fantasie la stretta al suo cuore era dannatamente reale.
E anche Clarke se ne stava rendendo conto.
“Scusa, hai ragione. Non avrei dovuto gridare. Ma ora ti prego non andartene” implorò guardandolo diritto negli occhi.
Bellamy sbuffò, maledicendo quegli occhioni blu e grattandosi la nuca.
“Va bene, ti aiuto a cacciarlo..”
“Grazie” lo abbracciò di slancio.
 
 
Era pazzesco come Clarke fosse terrorizzata da un topo, ma che se avesse dovuto affrontare dei ladri non avrebbe battuto ciglio.
“Bellamy come facciamo? È andato sotto il mobile…” la sua voce aveva assunto una sfumatura lagnosa dopo diversi tentativi di cattura andati a vuoto. Fortunatamente avevano chiuso tutte le porte, così il topo era rimasto in salotto, altrimenti se fosse andato nella stanza di Clarke sarebbe stata una tragedia.
“Forse so cosa possiamo fare” disse riflettendo “per caso hai un secchio e un tubo di cartone?”
 
“Devo ammettere che è molto ingegnoso, sono piacevolmente sorpresa”
“Clarke dammi una mano invece di adularmi” le disse allungando la mano “Passami l’asciugamano per favore.”
“Ecco. Ora manca solo l’esca vero?” rispose la ragazza.
“Esatto, andrà bene del burro di arachidi, se ne hai”
Entrambi guardavano orgogliosi a trappola preparata da Bellamy: il tubo di cartone era in bilico sui bordi del secchio, sul cui fondo avevano messo un vecchio asciugamano; in quel modo il topo, fiutando la loro esca, sarebbe entrato nel tubo per mangiare e questo non reggendo il peso dell’animale sarebbe caduto sull’asciugamano, bloccandosi sul fondo del secchio e quindi impedendo la fuga dell’animale.
“E come sapevi come fare questo trabiccolo?” chiese Clarke.
“Dato che a volte anche a me è capitato di trovarne a casa ho cercato delle trappole non letali su internet. Leggo anche io ogni tanto, sai?” disse con un sorriso sornione.
“Antipatico” la ragazza fece una linguaccia mentre andava a prendere il barattolo di burro d’arachidi. Una volta spalmato sul cartone Bellamy disse:
“Ora mettiamo la trappola vicino al mobile ed aspettiamo”
Mentre attendevano si erano seduti sul divano; il ragazzo sintonizzò la TV sul canale storico mentre la ragazza, di nascosto, lo ritraeva sul block-notes con l’espressione distratta che aveva in quel momento. Ad un tratto sentirono il rumore del tubo che cadeva e corsero a controllare il secchio. Vedendo che si muoveva leggermente, segno che il topo tentava di liberarsi, Clarke esclamò:
“Bellamy ce l’abbiamo fatta!”
“Principessa, ci sono volute tre ore ma siamo stati bravi” disse compiaciuto.
Erano infatti le quattro e mezza, e la stanchezza di quella caccia cominciava a farsi sentire.
“Forse è meglio se torno a casa. Il safari è finito..” cominciò a dire.
“No, resta. Sei stanco morto per colpa mia, quindi adesso devo sdebitarmi” rifletté per un attimo “Aspetta qui, torno subito” disse, e lo lasciò da solo in salotto, con le palpebre che ormai si chiudevano contro la sua volontà.
Si sedette sul divano cercando di restare sveglio. Fortunatamente Clarke tornò dopo pochi minuti con un ventilatore in braccio.
“Dato che resti sono andata a prendere questo, così staremo più freschi. E domani ti invito a pranzo, se non hai da fare” mentre parlava posizionò l’apparecchio al lato del divano ed attaccò la presa.
“Clarke credimi, anche solo questo ventilatore basta e avanza” rispose inebriato dal getto d’aria fredda.
La ragazza ridacchiò sedendosi al suo fianco per godere anche lei del fresco.
“No dico sul serio, il mio è rotto e mi stavo letteralmente sciogliendo a casa” continuò abbandonandosi contro lo schienale.
“Non vorrei mai che dovessimo fare a meno di Bellamy Blake, quindi per te il mio ventilatore sarà sempre disponibile” scherzò mentre abbassava il volume del televisore e si sistemava meglio sul divano.
“Beh penso che ne approfitterò” sbadigliò lui voltando il capo verso la ragazza “Mi sa che ci vedremo spesso quest’estate principessa”
Clarke si girò a quelle parole, col cuore che aveva fatto un tuffo, e vide che si era addormentato.
Osservò attentamente – quasi ipnotizzata – il suo volto costellato di lentiggini, le labbra piene ora  leggermente aperte, le ciglia che non aveva mai notato essere così lunghe, i ricci neri che spesso gli adombravano il viso o che gli andavano a finire negli occhi e venivano spostati con un gesto quasi stizzito. Pensò a come sarebbe stato facile ritrarlo di nuovo a quella distanza ravvicinata, cogliere ogni sfumatura di colore della pelle olivastra, o l’inclinazione delle sopracciglia perennemente aggrottate quando era sveglio, mentre in quel momento aveva un’espressione serena, sembrava un bambino e dava l’impressione di un sonno pacifico e senza sogni.
Quasi inconsapevolmente si avvicinò un po’ di più per osservare meglio le ombre che i capelli proiettavano sotto la luce calda e soffusa della lampada in salotto, temendo che potesse svegliarsi da un momento all’altro e beccarla a fissarlo come una maniaca, ma lui non mosse un muscolo ed il suo volto era ancora girato verso di lui.
Purtroppo adesso Clarke cominciava ad avvertire la stanchezza di quella – infinita – giornata, e le palpebre pesanti facevano sempre più fatica a rimanere aperte e permettere ai suoi occhi di osservare Bellamy. Decise di arrendersi al bisogno di dormire e, senza pensarci, si rannicchiò vicino al corpo caldo del ragazzo e questo, sorprendendola, istintivamente si avvicinò di più lasciandole poggiare il capo sulla sua spalla e sistemando la testa sulla sua.
Si addormentò in un istante, cullata dal respiro regolare di Bellamy, col battito del suo cuore nelle orecchie, le mani calde che si sfioravano avvicinatesi quasi autonomamente, e speranzosa – forse troppo, si disse – in quelle parole.



Grazie a chi è arrivato fin qui nella lettura, spero vi sia piaciuta!
Tutto è nato da un pomeriggio in cui mi sentivo ispirata ed un'estenuante ricerca di prompt su internet. Non riesco a ricordare dove ho trovato questo ma mi si è letteralmente aperto un mondo leggendo tutte quelle idee; magari un giorno riuscirò a scrivere una raccolta, chissà... 
Grazie ancora per aver letto e ci leggiamo al più presto.
Baci 
Marvi 



 
   
 
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