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Autore: WibblyVale    21/05/2017    0 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Hikaru aveva sentito Shisui combattere e la sicurezza dell’Uchiha gli aveva dato la forza per rassicurare le sue compagne di viaggio. Dentro la casa nella riserva avevano appoggiato la piccola Mirai sul divano, circondandola con dei cuscini.
Amaya le sedeva accanto con lo sguardo basso, troppo agitata solo per parlare. Lo zio Shisui le aveva messo sulle spalle una grande responsabilità. Non sapeva se sarebbe riuscita a proteggere Hikaru e la piccola Mirai da sola. Lei era la più grande e non poteva permettere che a loro succedesse qualcosa di male.
Tora, che aveva di nuovo preso le sembianze di un gatto, passeggiava avanti e indietro per la stanza. Ogni tanto si fermava e chiedeva a Hikaru come stesse procedendo la situazione. Il bambino si limitava a rispondere per monosillabi. In quel momento allo Zetsu era venuto in mente qualcosa di cattivo.
Si tenne dentro che l’aveva sentito avvicinarsi alla zia Yoshino, perché non voleva spaventare le ragazze. Poi, lo zio Shisui sembrava avere tutto sotto controllo. Inoltre, sentì una grande energia provenire dal centro del villaggio, seguita da un chakra confortante.
“La mamma! La mamma è qui!” urlò, poi si contorse su sé stesso trattenendosi il fianco. “Aaaah!” Tora gli fu subito accanto, ma lui si era già ripreso. “Lo… lo zio Shisui è stato attaccato… ma ora… Ora non sento più niente. La mamma mi sta bloccando! Lo zio starà bene?”
Tora gli accarezzò il volto con il muso. “Certo che starà bene” disse, ma una parte di lei si preparava alla fuga dei bambini.
Non passò molto tempo, prima che Hikaru tornasse a tremare di nuovo. Stavolta anche Amaya si avvicinò a lui per abbracciarlo. Era terrorizzata. Non l’aveva mai visto così: le lacrime gli scendevano e il respiro gli mancava.
Hikaru strinse i pugni e si fece forza. “La mamma non mi blocca più, ma io… io non sento lo zio Shisui… e lei… lei è strana. Non sente niente… cioè sente, ma… Non la capisco.”
“Dov’è diretta?” chiese Tora.
“Alla riserva, ma… ma non sta venendo da noi!”
“Merda!” ringhiò la gatta. “Bambini, voi dovete stare qui, d’accordo?”
“Ma cosa sta succedendo alla mamma?” chiese Amaya, ora anche lei in lacrime. “E cosa è successo allo zio Shisui?”
“Non lo so, ma dovete obbedirmi ora!”
“Dove vai?” le chiese Hikaru.
“A prendere vostra madre.”
Detto ciò, si voltò verso la porta e non appena uscita si trasformò nella grande tigre. Doveva fermare Shiori, prima che potesse far qualcosa di cui si sarebbe pentita.
 
La kunoichi dal ciuffo rosso percorreva il grande parco con una calma surreale. Le sembrava di vivere in un incubo, un incubo da cui si sarebbe presto svegliata. Doveva solo salvare le persone che amava, riportarle indietro.
Una parte di lei le continuava a ricordare che aveva promesso di non farlo, ma l’altra le diceva che non importava. Se tutti fossero stati salvi non sarebbe importato. Lei avrebbe sfruttato quel potere quel poco che era necessario niente di più e tutti sarebbero stati di nuovo felici.
Quando arrivò al punto in cui aveva nascosto il potere, sentì le persone risvegliarsi dai bozzoli. Naruto e Sasuke stavano lavorando alla grande per rimettere le cose a posto. Lei avrebbe fatto lo stesso. Cominciò a scavare, quando sentì un ringhio dietro di sé.
Si voltò e vide Tora che la guardava con aria minacciosa. Sentiva che era spaventata, ma che voleva fare quello che le era stato ordinato, che lei le aveva ordinato.
“Sei sollevata dal tuo compito” le disse Shiori. “Lo devo fare. Lo saprò controllare.”
“No, Shiori. Devi fermarti! Ti farai uccidere!” ringhiò la tigre.
La donna alzò le spalle. “Shisui è morto” la informò, sentendo le lacrime raggiungere i suoi occhi, ma le ricacciò indietro: non c’era bisogno di piangere, lui sarebbe tornato.
Tora fece un passo indietro e sentì le zampe cederle. “Non ti preoccupare” le disse la kunoichi con un sorriso. “Io ce lo riporterò. Non dovremo stare a lungo senza di lui.”
“Lui… Lui non avrebbe voluto questo!” Tora si preparò a caricarla.
Shiori smise di scavare e si alzò in piedi. “Non puoi battermi, lo sai.”
“Lo so. Ma posso rallentarti.”
 
Kakashi aveva visto i suoi allievi battere una dea. Aveva sempre creduto in loro, e sapeva che avevano un grande destino, ma non poteva fare a meno di sentirsi orgoglioso. Poi, erano tornati nel loro mondo, dove gli Hokage li aspettavano.
Minato sorrise loro e abbracciò il figlio. “Ho appena portato Shiori a Konoha” disse a Kakashi. “Lei è riuscita a liberarsi.” Il suo corpo stava per sparire e il Copia-ninja sapeva che doveva comunicare con il figlio, quindi si limitò a ringraziarlo.
A quel punto, il quarto Hokage si illuminò in un sorriso e rivelò a Naruto quanto fosse orgoglioso di lui, quanto gli sarebbe mancato, disse tutte le cose che un padre dovrebbe aver più tempo per dire al proprio figlio, mentre il giovane ninja cercava di trattenere le lacrime.
“Buon compleanno, Naruto!” disse infine, ricordandosi della ricorrenza. Poi, sparì.
Kakashi si avvicinò al ragazzo e gli cinse le spalle, per consolarlo, ma non ebbero tempo per quello. Sasuke voleva una sfida e l’avrebbe avuta. L’Uchiha sembrava non voler cambiare. Addirittura attaccò Sakura. Naruto chiese al suo sensei di occuparsi di lei e lui lo fece. Lasciò andare i suoi allievi, incapace di far qualcosa per loro, e sperando che tornassero entrambi sani e salvi.
Dopo un po’ che se n’era stato lì seduto con Sakura, la ragazza si svegliò.
“Che succede?” chiese. “Sasuke…”
“Credo che sia ancora confuso” si limitò a dire Kakashi, ma la ragazza scoppiò a piangere. “Ehi, ehi! Non devi preoccuparti.”
“Credevo fosse cambiato!”
“Lo è. Vedrai, Naruto gli metterà del sale in zucca. Non avrei mai creduto di dire una cosa del genere!” esclamò infine, facendola scoppiare a ridere.
“Sensei, a casa, come…”
“Non lo so. Ma se Shiori è lì tutto andrà bene!” Ad un tratto sentì come un velo sollevarsi dalla sua mente, e alcuni ricordi nascosti sotto la superfice riaffiorarono. “Shisui… No!” Si passò una mano tra i capelli e scattò in piedi.
“Sensei, cosa succede?”
“Avevo un blocco mnemonico, fattomi da Shisui… Cazzo!”
“Perché ti aveva fatto…”
“Non importa!” esclamò. “Devi recuperare Naruto e Sasuke, devono portare indietro le persone. Ho bisogno di Shikamaru e di Genma e Raido. Devo arrivare a Konoha il prima possibile!”
La ragazza, senza aggiungere altro corse via, lasciando il suo sensei a muoversi agitato per il campo di battaglia. Se Shisui era morto, lei non si sarebbe trattenuta. Kakashi era sicuro che lei avrebbe voluto usare il potere.
“Cazzo! Cazzo! Cazzo!” Si passò una mano sugli occhi. Non poteva credere che l’Uchiha fosse morto. Era stato un buon amico in un momento per lui piuttosto difficile, e anche se lui l’aveva invidiato, il sentimento maggiore nei suoi confronti era gratitudine, che negli ultimi tempi si era trasformata in affetto.
Non ebbe tempo di stare a rimuginare. Naruto e Sasuke arrivarono, entrambi con un braccio mancante e una fasciatura di fortuna a coprire il moncherino. Kakashi non ebbe il tempo di chiedere loro cosa fosse successo, era solo contento che stessero bene.
“Ora ci pensiamo noi!” lo rassicurò Naruto e insieme a Sasuke assorbì la forza dell’albero. I bozzoli cominciarono a disfarsi. Nel frattempo, l’Uchiha liberò i demoni dalle prigioni che aveva creato per loro, utilizzando il Rinnegan.   
Kakashi individuò il bozzolo di Shikamaru e raccolse il ragazzo, mentre usciva. L’espressione serena sul suo volto, sparì non appena aprì gli occhi.
“Era un sogno, merda!” imprecò, poi i suoi occhi si sbarrarono. “Shisui!”
Kakashi confermò annuendo.
“Oh, cazzo!” Si alzò velocemente, barcollando un po’.
I demoni si avvinarono a loro, insieme a Naruto, che ora aveva gli occhi rossi. “La ragazza sta muovendo le forze” disse la volpe dentro di lui.
Ino e Choji si affiancarono ai loro amici, mentre i Kage li raggiungevano. “Che sta succedendo?” tuonò il Raikage.
“Yo fratello, c’è un problema!” rappò Bee, che grazie al demone dentro di sé poteva sentire.
“Che tipo di problema?” chiese Tsunade rivolgendosi a Kakashi.
“Shiori userà il potere” si limitò a dire il Copia-ninja. “Io e Shikamaru dobbiamo trovare Genma e Raido e farci teletrasportare.”
“Io vengo con voi!” disse Isobu.
“Isobu-sama…” Kakashi guardò Shikamaru in cerca di aiuto, ma nessuno dei due sapeva cosa fare.
“Se i demoni sono d’accordo, verrò anche io” Hinata si avvicinò loro barcollando. Naruto si affiancò a lei e la sorresse.
“Che sta succedendo?” chiese l’Uzumaki confuso. La volpe gli disse di starsene zitto e farsi i fatti suoi. “D’accordo, ma…”
“Kakashi, io sono pronto” gli disse il demone con le tre code.
Shikamaru era bloccato, non sapeva quale fosse la cosa giusta da fare.
“Noi Kage non abbiamo voce in capitolo in questo, vero?” chiese Gaara, fu interrotto dall’arrivo dei suoi fratelli, che lo strinsero a loro.
Nel frattempo, Kakashi aveva ordinato a Sai di andare a chiamare Genma e Raido, e i due ninja si stavano avvicinando a bordo di un’aquila.
“Cazzo, Kakashi! Non riesco neanche a camminare e…” Genma fu interrotto da Naruto, che gli infuse un po’ della sua energia. “Come non detto!”
“Che succede?” chiese Temari slegandosi dal fratello e guardando Shikamaru, entrambi i ragazzi arrossirono e distolsero lo sguardo.
“Genma e Raido porteranno Kakashi, Shikamaru e Hinata a Konoha” spiegò Tsunade prendendo parola.
“Sarà più problematico il trasporto del Tricoda!” esclamò Onoki.
“Di tutti noi!” tuonò il monocoda. “Credete che lasceremmo a lui controllare da solo questa cosa?”
“Li aiuteremo!” si intromise Naruto. “Daremo ai ragazzi abbastanza energia per trasportarci.”
“D’accordo!” disse Raido. “Andiamo?”
Ino e Choji si fiondarono tra le braccia del loro amico. “Stai attento” gli sussurrarono.
“Tranquilli” disse loro anche se in realtà era nervoso, quando alzò lo sguardo incrociò quello di Temari, che fece un passo verso di lui. Il sogno che aveva fatto, lui… Shikamaru le sorrise e lei si fermò. Rimasero a guardarsi per in paio di secondi poi lei sorrise di rimando.
“Non fare cazzate” gli mimò con le labbra. Lui alzò le spalle e le fece l’occhiolino, poi si voltò, raggiungendo Hinata e Kakashi.
“Andiamo!”
 
Shiori evitò l’attacco della tigre e le diede un leggero colpo allo stomaco di modo da farla desistere. L’animale però non si arrendeva, non avrebbe lasciato che la kunoichi facesse l’errore più grande della sua vita.
“Riporterò tutti, Tora. Perché non capisci?” gridò.
“Capisco benissimo, ma… Shiori morirai!”
“Saprò controllarmi.”
Tora ringhiò e si scagliò su suo braccio, azzannandolo. La donna urlò di dolore e si inginocchiò a terra. Guardò quella che era la sua piccola gattina con orgoglio, poi i suoi occhi si fecero cupi. “Spero che mi perdonerai per questo” disse, mentre mandava il proprio braccio in fiamme.
La tigre urlò di dolore e mollò la presa, ritrasformandosi in gatta. Shiori le diede un calcio scagliandola, priva di sensi, a qualche metro da sé.
Piena di sensi di colpa, tornò a concentrarsi sulla buca che doveva scavare e su quel potere che la chiamava. Lei poteva controllarlo, ora ne era sicura. Doveva solo accettarlo, ecco cosa le era mancato fino a quel momento.
 
Yoshino si risvegliò in lacrime: era stato bello finché era durato. Aiutò la donna accanto a sé a rialzarsi. Entrambe avevano vissuto un’altra vita, una nella quale gli uomini che amavano erano con loro, nella quale le loro famiglie erano al completo.
Un urlo agghiacciante uscì dalla bocca della Nara al vedere Shisui privo di vita. Gli si inginocchiò accanto accarezzandogli il volto con dolcezza. “Dobbiamo trovare i bambini!” esclamò. “Saranno nella riserva!” Non potevano indugiare nel dolore in quel momento, perciò corsero verso la casa.
Non fecero in tempo ad arrivare nel cortile che i bambini stavano correndo loro incontro. Kurenai afferrò sua figlia dalle braccia di Amaya e la strinse a sé, mentre Yoshino abbracciava e baciava gli altri due bambini.
“Lo zio Shisui…” disse la piccola in lacrime.
“La mamma…” la interruppe Hikaru. “Sta facendo del male a Tora. Perché? C’è qualcosa… Cerca qualcosa…”
Yoshino si irrigidì, poi accarezzò dolcemente le guance dei bambini. “Kurenai, occupati di loro” ordinò.
“Voglio venire anche io!” esclamò il piccolo Hatake.
“No, stai qui. Torno subito.” Yoshino corse, doveva raggiungere Shiori prima che facesse qualcosa di cui si sarebbe pentita.
 
Kakashi, Shikamaru e Hinata raggiunsero il centro del villaggio con l’aiuto di Genma e Raido, che tornarono immediatamente indietro a prendere chi rimaneva. I tre shinobi, invece, corsero verso la riserva dei Nara.
“Tu non ti eri fatta cancellare la memoria?” chiese il Nara a Hinata mentre correvano.
“Avevi chiesto a me e a Neji di farlo, ma… poi ci abbiamo ripensato. Scusa” rispose lei. “Pensavamo di poterci lavorare meglio nel pieno delle nostre facoltà.”

 
Qualche giorno prima di partire per la guerra, dopo essere fuggito dalla votazione, Shikamaru tornò a villa Hyuga con Ino e Choji. Ad aspettarlo vi erano Neji, Hinata, Kakashi e Shisui. Aveva preso una decisione e doveva portarla a termine.
“Zia Shiori ci impedirà di imparare questa tecnica, anche se io votassi sì” cominciò.
“Quindi vuoi arrenderti?” gridò Kakashi furioso.
“No, solo…” fece un sorrisetto. “Ho un piano.”
Il Copia-ninja ricambiò il sorriso. “Cioè?”
“Io voglio imparare la tecnica, ma Shiori dovrà essere convinta che io abbia votato contro.”
“È impossibile! Lei sa quando mentiamo!” gli fece notare Kakashi, ricadendo di nuovo nella disperazione.
“Shisui potrebbe riprogrammare le nostre menti. Farci credere che io abbia votato contro, che ci siamo arresi. Ogni volta che diremo di voler giocare agli shogi, ci dirigeremo a villa Hyuga e qui ci tornerà in mente tutto. In questo modo, potremmo allenarci. Ovviamente, se Shisui ci sta e crede che questa sia una cosa fattibile.”
Kakashi sorrise, il giovane Nara era un genio. Neji e Hinata si guardarono annuendo, poteva funzionare. Il genio degli Hyuga dopo aver parlato con sua cugina aveva cambiato idea: se c’era la possibilità di salvare una vita dovevano fare di tutto per provarci.
L’Uchiha alzò l’occhio al cielo e scosse la testa. “Tutti testardi in questa famiglia. Dovrò riprogrammare anche me stesso, sapete quant’è difficile!”
“Quindi mi stai dicendo di no?” chiese Shikamaru.
Shisui fece una smorfia. “No, Nara, ti sto dicendo che mi piacciono le sfide.”

 
Alla fine ce l’avevano fatta, e ora dovevano solo mettere in pratica ciò che avevano imparato, anche se ancora speravano di poter bloccare Shiori prima che assorbisse il potere.
“Andrà tutto bene” sussurrò Kakashi, forse rivolto più a sé stesso che ai ragazzi. In quel momento, una luce viola salì al cielo dal centro della riserva.
 
Shiori aveva trovato lo scrigno e lo stava per aprire, quando sentì Yoshino avvicinarsi a lei. Usò i suoi poteri per farla bloccare. La donna si sentiva come paralizzata, i suoi muscoli erano rigidi.
“Sei diventata molto forte, Shiori” le disse.
“Ed è per questo che lo controllerò!” spiegò la kunoichi, voltandosi verso la cognata, con lo scrigno tra le mani.
“Shikaku non vorrebbe questo.” Le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi della donna.
“No, Yoshino, lui non capiva.” Una calma irreale aveva preso la seconda figlia dei Nara. “Lui pensava che io mi sarei fatta sopraffare, ma so che non succederà. Riporterò solo loro, solo loro. Poi, lo riporrò qui e nessuno lo toccherà mai più.”
“Ammazzerai della gente per riportarli indietro! Tuo fratello non vorrebbe questo?” gridò Yoshino.
“Ci sono tanti criminali al mondo! A che cazzo servono, eh? Perché loro devono vivere, mentre persone buone muoiono ogni giorno!”
“Non sta a te decidere!” urlò la cognata disperata.
“Io ho il potere per farlo. Li rivoglio indietro!” Le mani di Shiori tremavano, sentiva il forte dolore della cognata.
“Credi che io non lo rivoglia!” Ormai il volto di Yoshino era ricoperto di lacrime. “Sento già che la mia vita non ha più senso! Lo capisci? Era tutto! Tutto! E ora non c’è più, ma… Morirei piuttosto che disonorare la sua memoria!”
Shiori si avvicinò alla cognata e le baciò la fronte. “Non è necessario che tu muoia, basta che tu dorma” disse, inviandole sensazioni di sonno e facendola cadere a terra addormentata. “Quando sarà finita capirai.”
Sentì l’arrivo di Kakashi, Shikamaru e Hinata, e decise che era ora di darsi una mossa. Aprì lo scrigno e una tenue luce viola le si parò davanti agli occhi. “Sono pronta” sussurrò.
“Molto bene!”, rispose una voce antica e lontana. Subito dopo, la luce si fece più intensa, lanciandosi verso il cielo. Shiori fu avvolta da essa e si librò nell’aria, sentendo il potere espandersi in lei, colmarla. Sospirò, mentre scie viola l’avvolgevano come nastri e un campo di forza dello stesso colore la divideva dal mondo.
Quando riaprì gli occhi i suoi vestiti non c’erano più. Al loro, posto indossava un lungo vestito viola senza maniche e con uno scollo a V. Attorno alla testa aveva un filo di perle nere e sul dito medio un anello con un’ametista.
“Ora sei una dea, e il mio potere è tuo”, le disse la versione di Hamura intrappolata nello scrigno. “Sei pronta ad assoggettarti ad esso, e a fare tutto per nutrirlo?”
La donna sorrise, ricolma di una forza che non aveva mai sentito prima. “Sì”, disse. Anche la sua voce veniva da lontano.
Hamura sorrise e si lanciò verso di lei, trapassandola come un fantasma e penetrandola con il potere. Il corpo dell’Otsusuki svanì. Ora lei aveva il destino del mondo nelle sue mani.
  
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