MEMORIES
Nella
tenda l’aria era carica di tensione, i Trikru guardavano con ostilità la
ragazza venuta dal cielo che da sola aveva ucciso trecento dei loro uomini
migliori.
Clarke,
così si chiamava, mise una mano nella sua tasca, attirando ancora di più sguardi
ostili, mentre il Comandante la guardava stranita, sicura che non fosse tanto
stupida da tentare atti sconsiderati.
La
bionda estrasse infatti qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato di
ritrovare, una ciocca di capelli.
-Mi
ha detto che eri il suo secondo. Sono sicura che avrebbe voluto che tu avessi
questa.
Lexa
prese la ciocca di capelli biondo sporco intrecciati che la ragazza davanti a
lei le stava offrendo.
Quei
capelli che aveva imparato a riconoscere soltanto al tatto, quei capelli che
aveva pettinato e acconciato così tante volte, i capelli che appartenevano alla
sua vecchia mentore.
Si
rigirò la treccia tra le dita, ricordando come da piccola si sentiva al sicuro
guardandola, come aveva imparato a rispettare Anya negli anni.
Lexa
cercò di non ricordare altro. Lei era la Heda, non doveva mostrare le proprie
debolezze, soprattutto ad un possibile nemico.
I
ricordi però sono una vera scocciatura, come riaffiora il primo, vengono tutti
a galla, uno dopo l’altro.
-
Anya era la mia mentore, prima che io fossi chiamata a guidare la mia gente.-
appoggiò la ciocca su un vassoio vicino al trono, senza smettere di
osservarla.- È morta in modo onorevole?-
I Natblida* avevano due tipi di allenamento, quello
fatto insieme all’Heda del momento e al Fleimkipa*, e quello fatto insieme ai
migliori guerrieri dell’esercito.
Fu in quel momento, quando i mentori dovettero
scegliere il proprio secondo, che lo sguardo di Anya cadde su una bambina, di
sei anni o poco più, che conficcava un legnetto nel terreno distrattamente
senza ascoltare quello che Titus stava dicendo. Un sorriso sghembo le si formò
in viso. Le piaceva già.
La bimba alzò gli occhi e la giovane donna fu
colpita dai suoi occhi verdi, sicuri ma al tempo stesso innocenti. Quando il
Fleimkipa smise di parlare la guerriera fece un passo avanti e prese Lexa per
la collottola.
-Io prendo questa- disse, senza perdere il sorriso,
dirigendosi verso la foresta, mentre la piccola guerriera cercava di dimenarsi
per scendere.
Nel campo di addestramento le due si stavano ancora
squadrando. Alla fine la mentore diede a Lexa
un bastone molto più grande di lei, indurendo lo sguardo.
-Prova almeno a toccarmi una volta con quello e
saprò che sarai degna di essere allenata da me-
Gli occhi verdi della bambina cambiarono totalmente,
divennero freddi e aggressivi, prima che questa partisse all’attacco. A mala
pena riusciva ad alzare il bastone ma con un urlo caricò, puntando subito alle
gambe della propria insegnante.
Anya schivò ogni colpo, prima che Lexa cambiasse
tattica e puntasse al petto con un attacco più rapido. La donna rimase
sbalordita e iniziò a ridere.
-Ok strik gona*, sarai il mio secondo. Il mio
compito è preparati al meglio per un eventuale conclave, non sarà una cosa
facile.-
-Non deve esserlo.- disse la bambina appoggiandosi
al bastone, con un sorriso beffardo.
Anya annuì pensierosa.
-Due ore prima del canto del gallo, ti presenterai
nei miei alloggi, mi riordinerai i capelli ed io farò lo stesso con i tuoi. Alleneremo
il tuo fisico fino al sorgere del sole e poi andremo a caccia. Dopo la caccia
ti insegnerò a combattere. Successivamente toccherà al Fleimkipa fare il resto.
Tutto chiaro?- quando la piccola annuì, la guerriera le scompigliò i capelli,
guadagnandosi un’occhiata di odio da parte di Lexa, prima di accompagnarla da
Titus.
La piccola guerriera, la mattina dopo fece come
richiesto. Pettinò diligentemente i capelli della propria mentore e li
intrecciò, finché non fu soddisfatta.
Il problema si pose quando Anya provò a sistemare i
suoi, perché Lexa non ne voleva sapere di stare ferma e di smettere di
lamentarsi, così la donna fu costretta a legarla, letteralmente, ad una sedia.
Quando ebbero finito, si diressero al campo di allenamento con sottofondo i
borbottii della più piccola e le risate della più grande.
Durante l’allenamento la mentore rimase sorpresa dal
fatto che la sua allieva non si lagnava per la stanchezza, né per il dolore. L’aveva
fatta correre, saltare, fare addominali e flessioni e Lexa non aveva aperto
bocca per protestare. Quella bambina aveva soltanto sei anni, era esausta e
dolorante, ma nei suoi occhi brillava ancora un fuoco. Era il suo sangue che la
rendeva così? Pronta a combattere e non sentire il peso degli esercizi? Pronta
a morire?
Fu in quel momento che Anya sentì che tutto quello
non era giusto. Aveva allenato altri piccoli guerrieri prima di Lexa, ma mai si
era sentita in quel modo. Era compassione quella che provava? Le faceva pena
una bambina che aveva dovuto separarsi dai genitori in così tenera età? No. Era
qualcosa di più forte. Lexa fece nascere in Anya l’istinto materno. La donna
giurò a se stessa che si sarebbe presa cura del suo secondo, finché le sarebbe
stato possibile.
-Basta così. Andiamo al ruscello, così ci
rinfreschiamo prima di andare a caccia.- decise, prendendo le cose necessarie.
Lexa la seguì subito dopo, con un ingenuo sorriso
sul volto.
Si stavano riposando all’ombra di un albero, dopo aver
bevuto, quando la bambina da colpita da una mano sporca di fango in faccia.
-Serve a coprire il puzzo che emani, farai scappare
tutti gli animali se non lo nascondi un po’- disse Anya cercando di trattenere
le risate.
Quando però Lexa la guardò con sospetto, cominciò a
ridere sguaiatamente. La bambina decise di ricambiare il favore e cominciò così una guerra di fango che terminò
con le risate di entrambe dopo dieci minuti. Quello fu uno dei momenti più
felici e spensierati che la bambina abbia mai vissuto.
Erano passati sei anni da quel giorno. Ed ogni
mattina in quei sei anni, Lexa aveva seguito quel rituale ogni mattina. Era una
dei più silenziosi cacciatori della sua età e nei combattimenti prediligeva
l’uso di armi come spada e coltello.
Lei e la sua mentore avevano passato serate insieme
intorno al falò, mentre quella le raccontava varie storie sulla loro tribù,
cose che Titus e l’Heda non le avevano mai detto. Grazie a quei momenti era
cresciuta mantenendo quella vista ingenua sul mondo che solo i bambini hanno.
Proprio per questo era riuscita a far amicizia con altri due giovani sangue
nero, Luna e Dacio, fratelli gemelli.
Anya la vide crescere e non poteva essere più fiera
del suo secondo. Se fosse diventata Comandante avrebbe potuto davvero cambiare
le cose.
-La battuta di caccia di oggi sarà diversa dalle
solite. Andremo oltre il confine di caccia sicura e ci uniremo agli altri
Natblida, per una preda più grande. Il Pauna* si sta avvicinando a Polis ed è
nostro dovere ucciderlo.- iniziò la donna, quando vide che Lexa si limitò ad
annuire, chiuse gli occhi e sospirò.
-Non sarà una cosa facile. Potremmo entrambe
rischiare la nostra vita, voglio che tu ne sia consapevole Lexa.- lo sguardo
della ragazza si incupì ed Anya le sorrise incoraggiante- Se seguiamo il piano
andrà tutto per il meglio. Tu e i tuoi compagni dovrete attirarlo verso di noi,
ferendolo se possibile. Noi ci piazzeremo nella zona paludosa poco distante.
Non fate cose avventate mi raccomando.-
La ragazza tese il braccio in avanti, con un sorriso
sghembo; Anya lo afferrò e lo strinse nel classico saluto Terrestre, scuotendo
leggermente la testa e replicando il sorriso.
Lexa si unì agli altri otto sangue nero ed insieme
andarono verso la zona in cui il Pauna era stato avvistato l’ultima volta,
mentre i mentori invece si diressero verso la palude
Il Pauna era lì, davanti a loro. Le frecce sarebbero
state inutili, per questo erano tutti armati di lance. Si arrampicarono sui
rami più alti cercando di capire come agire.
Fu Luna a scagliare il primo attacco, che colpì in
pieno la schiena della bestia, senza procurargli alcun dolore. I Natblida si
guardarono preoccupati, prima di lanciare anche le loro armi. Il colosso questa
volta sentì il dolore e si voltò nella loro direzione.
Scesero tutti in fretta dagli alberi per andare al
punto programmato. Tutti tranne Lexa, sapeva che il Pauna non si sarebbe messo
a seguirli fino alla palude per così poco dolore. Quando arrivò sotto il suo
ramo, la ragazza gli saltò sulla testa e conficcò la sua spada nell’occhio del
gigante, prima di cadere giù. Riuscì ad aggrapparsi ad una sua zampa anteriore
per rallentare la caduta.
Sputò sangue, prima di rialzarsi lentamente e vedere
che aveva tutta l’attenzione della bestia. Deglutì ed iniziò a correre il più
velocemente possibile.
Le faceva male tutto, aveva di sicuro un paio di
costole rotte e respirava a fatica, ma doveva andare avanti, doveva correre
verso Anya e mostrarle che i suoi insegnamenti erano serviti a qualcosa.
Ce la fece. Portò il gigante nella palude, dove si
incastrò. Ai mentori bastò qualche colpo ben assestato per ucciderlo.
Si congratularono tutti quanti per il coraggio dimostrato
da Lexa, che ora era appoggiata ad un albero mentre lei sorrideva orgogliosa,
mostrando le ferite come se avesse ricevuto un premio.
Quando arrivò il turno di Anya, questa le tirò uno
schiaffo, prima di strattonarla e farla uscire dalla zona paludosa,
completamente in silenzio. Una volta che uscirono dalla visuale degli altri, la
mentore prese per mano il suo secondo, mentre una singola lacrima le scese dal
volto.
-Lexa, non potrò tenerti per mano in questo modo per
sempre. Non potrò essere io a curarti, a guidarti. Tu potresti diventare la
prossima Heda e sarà tua la responsabilità di guidarci tutti. Non devi più fare
pazzie del genere. Forse un giorno io non ci sarò più, ma tu devi essere forte.
Hai capito?- la donna non aveva il coraggio di guardare la ragazza in quel
momento.
-Sha* Anya.- Lexa strinse con maggior forza quella
mano più grande della sua ed entrambe si godettero quel momento.
Quando rientrarono in città tutti vittoriosi,
trascinandosi dietro il Pauna, una bambina dai ricci capelli corti e la pelle
mulatta si avvicinò timidamente a lei e le diede un bacio sulla guancia. Quella
fu la prima volta che Lexa vide Costia.
Era finalmente giunto il tempo in cui al seken *
veniva data una pittura di guerra dal proprio mentore. Il giorno in cui
l’allievo diventava un guerriero a tutti gli effetti.
Con molta cura Anya iniziò a truccare la ragazza.
Ricoprì di pittura tutti gli occhi, fino al contorno del viso. Si staccò leggermente da lei per guardarla e
notò che qualcosa mancava. Una parte essenziale. Lexa aprì un occhio e le
sorrise furbescamente. La donna capì cosa mancava. Sfumò il trucco verso il
basso, facendo tre linee verticali da entrambe le parti, sistemandole con
ancora un po’ di pittura. Si allontanò soddisfatta e poggiò una mano sulla
spalla del suo secondo, prima di porgerle uno specchio.
-Non potrai piangere molto in futuro, quindi la tua
maschera lo farà per te.- le sussurrò all’orecchio, prima di scompigliarle i
capelli.
Anya si ritrovò travolta in un abbraccio, sotto lo
sguardo attento e l’espressione contrariata del Fleimkipa.
-Mochof Onya*- le disse riconoscente, con voce
tremolante –ora vado a farla vedere a Costia!-
-Passa da Titus prima.- le ricordò alzandosi e
posando la pittura in un sacchetto.
Quella sera, Lexa andò a trovare la sua mentore
negli alloggi, lamentandosi del fatto che Costia aveva detto che con la pittura
addosso sembrava un procione. Ed effettivamente era vero, un po’ la piccola
guerriera ricordava quel buffo animale.
Anya scoppiò a ridere, prima di far accomodare la
ragazza sul letto e portare una ciotola ripiena di acqua calda. Passò
decisamente, ma con delicatezza, una pezza bagnata sul volto della sua seconda,
togliendole via il trucco. Rimasero in silenzio per un bel po’ di tempo, era
una calma confortante quella tra le due, un mutismo che portava pace in un
mondo in cui quella parola sembrava solo un’illusione.
Quando la pulizia del viso fu completata, Lexa fu
spedita direttamente fuori dalla porta con uno spintone, e si diresse subito
nella camera comune dei Natblida con un sorriso in volto.
Prima che tutto finisse, passarono quattro anni.
Anni in cui Anya sostenne la relazione di Lexa con Costia, anni in cui mentore
e secondo parteciparono a piccoli scontri per forgiare lo spirito della più
piccola, anni in cui sembrava esserci un equilibrio. Passarono quattro anni
prima del Conclave.
L’Heda era stato tradito da uno dei suoi uomini più
fidati ed era stato ucciso a sangue freddo, nel sonno.
I Natblida furono svegliati nel mezzo della notte da
Titus, mentre i mentori vennero chiamati dalle guardie. Tutta la torre era in
fermento, la camera funeraria era già pronta ed il cadavere era già lì coperto dal lenzuolo, il Fleimkipa
e i suoi adepti si erano occupati di tutto in pochissimo tempo.
I ragazzi furono i primi ad entrare, seguiti subito
dopo dai loro insegnanti. Tutti quanti avevano indosso la loro migliore
armatura e le migliori vesti per l’occasione. Ogni candela della sala era
accesa e le loro fiamme tremolanti rendevano la stanza ancora più lugubre.
-Quando la cerimonia sarà conclusa tornerete negli
alloggi dei vostri mentori. Non vi sarà permesso stare insieme nella vostra
ultima notte. Domani a mezzogiorno avrà inizio il vostro Conclave. Che lo
Spirito del Comandante scelga il più degno.- disse Titus ed i ragazzi abbassarono tutti il capo- ora
porgete i vostri omaggi con la frase di rito.-
Ogni guardia e ogni adepto uscì dalla sala, seguendo
il Fleimkipa, per andare ad alimentare le fiamme sul tetto.
I ragazzi si inginocchiarono davanti al corpo, per
poi mettersi al lato della salma.
La prima a compiere il rituale fu Lexa: si avvicinò
al tavolo e prese una manciata di polvere rossa dall’apposito contenitore messo
sul tavolo e la sparse sul lenzuolo, con molta attenzione.
-Hofli Keryon kom Heda na said ai op*.- recitò,
prima di inchinarsi e prendere posto accanto ad Anya.
Quando ogni ragazzo ebbe finito gli adepti del
Fleimkipa rientrarono dalla porta e portarono via la salma, permettendo a tutti
di andare di nei loro alloggi.
Quella notte fu la prima e l’ultima volta in cui
Anya vide il suo secondo piangere così copiosamente. Nessuna delle due riuscì a
riprendere sonno in seguito alla cerimonia, ma restarono abbracciate a lungo
per incoraggiarsi e sostenersi a vicenda.
Verso metà mattina la guerriera si occupò di
preparare la giovane, mandando via le ancelle cui era assegnato tal compito. Riempì
una vasca di acqua calda e lavò accuratamente Lexa, lasciando che il liquido
avesse il suo effetto rilassante. Quando la vasca iniziò a diventare fredda, la
fece uscire e la asciugò, lasciando poi che si vestisse da sola.
Quando Lexa rientrò nella camera da letto, Anya le
pettinò ed intrecciò i capelli, mettendoci molta cura, prima di fissarle
l’armatura scelta apposta per lei.
Nessuna delle due mostrò alcun sentimento quando la
mentore truccò per l’ultima volta il suo secondo.
Prima di uscire dalla camera, si strinsero il
braccio con il saluto dei terrestri. Dopo quella giornata, in qualsiasi modo
fosse andata a finire, il loro rapporto sarebbe cambiato drasticamente ed
entrambe lo sapevano.
Lexa non ricordava bene cosa fosse successo poi. Ricordava
urla, sangue nero, qualcuno che era scappato, tradimento. Ricordava il volto di
Anya davanti al suo, un’espressione piena di orgoglio ma al tempo stesso di
compassione, ricordava le sue parole “Ste yuj*”
-Lo Spirito del comandante ha scelto. Lexa Kom
Trikru è vittoriosa. Lei è la nuova Heda-
risuonò chiara la voce di Titus.
Anya scortò Lexa nella sala del trono, dove tutti
gli adepti la stavano aspettando, insieme a sette salme. Tutti si inchinarono
al suo passaggio e nessuno alzò lo sguardo finché la ragazza non si sedette sul
trono.
Titus le porse la spalliera ed il simbolo del
comandante, che la giovane Heda non esitò ad indossare, prima di mandare i suoi
collaboratori a preparare la sala per l’investitura.
Un altro anno era passato e Lexa era nella sala del
trono, nel bel mezzo dei preparativi per la prima riunione degli ambasciatori
della coalizione. Era riuscita a riunire tutti i popoli sotto la sua guida, con
l’obbiettivo comune di sconfiggere i Maunon*. Era riuscita a fare tutto questo
grazie al supporto di Costia, che non l’aveva abbandonata nemmeno nei momenti
più duri. La loro relazione era ancora solida, nonostante Titus avesse cercato
in ogni modo di allontanarle, grazie ad Anya che qualche volta aiutava la
riccia ad entrare nella torre. Era da parecchi giorni però che l’Heda non
riusciva a rintracciarla. Lo fece proprio il giorno della cerimonia.
L’ambasciatore dell’Azgeda le portò un regalo
direttamente in camera sua. Una guardia si occupò di aprirla e Lexa si dovette
tenere al tavolino per non cadere, per non mostrarsi debole. Il regalo era la
testa della sua amata.
Chiese spiegazioni sul significato del gesto e
quell’uomo raccontò per filo e per segno come l’avevano torturata, abusandone e
denutrendola, ma quella povera ragazza non si era mai spezzata. Non aveva mai
rivelato i segreti di Lexa. Quindi non restava che ucciderla e portare la sua
testa all’Heda come monito: la Nazione del Ghiaccio aspetta un tuo passo falso.
Mandò a chiamare Titus, facendo scortare
l’ambasciatore nella sala con gli altri clan.
Al posto del Fleimkipa però, entrò Anya.
-Heda mi è stato detto di recarmi qui il più in
fretta possibile. Cosa è..- si bloccò quando vide la testa di Costia in una
scatola. –Chi è stato a fare questo?!-
-L’Azgeda, ma non possiamo richiedere la vendetta.
La Coalizione è molto più importante di due singole vite e se attaccassi anche
solo una nazione, le altre non mi sosterrebbero più. Perché hanno mandato te e
non Titus? Avevo fatto chiamare lui.- disse glacialmente Lexa, sedendo su una
sedia senza staccare gli occhi dalla testa davanti a lei.
-Il Fleimkipa è occupato al momento. Gli devo
riferire qualcosa?- le rispose, avvicinandosi lentamente e mettendole una mano
sulla spalla, che la giovane non esitò a scrollare via.
-Digli che aveva ragione. L’amore è debolezza.- un
sorriso carico di tristezza le si formò sul viso, mentre toccava delicatamente
i capelli spenti e senza vita di Costia.
Anya fece per replicare, stupita dalle parole del so
vecchio secondo, ma si limitò a scrollare le spalle. Avrebbe dovuto sapere che
quel mondo non era il posto adatto per un animo delicato come quello della sua
giovane Heda.
-Sha Heda.- sussurrò uscendo dalla stanza.
Aveva fallito il suo compito, avrebbe dovuto
insegnarle che l’amore anche se fa soffrire, è la forza più grande dell’essere umano.
Anya resto vicino a lei, per quanto le fu possibile
in quegli anni, ma non riconobbe più il suo secondo.
Lexa apprezzò il sostegno silenzioso di Anya, ogni
volta che i loro occhi si incrociavano, per quanto le cose sarebbero potute
andare male, l’Heda sapeva che la sua mentore sarebbe sempre stata al suo
fianco.
-
Sì è morta al mio fianco. Cercando di farti arrivare un messaggio.- rispose la
bionda, prendendo un po’ di sicurezza.
-Che
messaggio?- Lexa ora era interessata. Voleva capire cosa aveva trovato Anya in
lei, di così interessante da voler stringere un accordo.
-L’unico
modo per salvare entrambi i nostri popoli è unirci assieme.-
Oh.
Lexa capì, rimanendo comunque impassibile. Doveva aspettarselo dal suo vecchio
mentore.
Avrebbe
concesso un tentativo agli Skaikru un’occasione per la pace. Come avrebbe
desiderato la sua mentore.
-Sto
ancora aspettando un’offerta, Clarke.- disse quindi, fissando con attenzione
quelle iridi di un blu come non aveva mai visto.
Quello
che successe dopo quel giorno, è tutta un’altra storia.
* Traduzioni dal Trigedasleng
Natblida: Nightblood, le persone che hanno il sangue
nero.
Fleimkipa: Flame Keeper, il custode della fiamma
Strik gona: Piccolo/a guerriero/a
Pauna: Gorilla gigante
Sha: Sì
Seken: Secondo
Mochof Onya: Grazie Anya
Hofli Keryon kom Heda na said ai op: Possa lo
Spirito del Comandante scegliere me
Ste yuj: Sii forte
Maunon: Abitanti della Montagna.