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Autore: Lizzy94    24/05/2017    5 recensioni
"Voi lo sapete che rumore fa un cuore quando cade?"
Un monologo interiore di Louis basato sulla canzone "Il conforto" di Tiziano Ferro e Carmen Consoli.
Come sempre 2000 parole d'amore
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia è completamente basata sulla canzone "Il conforto" di Tiziano Ferro, se non la conoscete ve ne consiglio l'ascolto prima della lettura.
Vi aspetto nelle note finale :)
A chi aspetta un segno.
A chi aspetta un miracolo.
A chi attende qualcuno.
A te, caro lettore, che credi nel vero amore.
A te, che vorresti tanto crederci.



Se questa città non dorme
Allora siamo in due
Per non farti scappare
Chiusi la porta e consegnai la chiave a te
 
Le tre di notte e fuori il cielo è trapunto di stelle mentre seduto sul davanzale cerca di afferrarle con lo sguardo.
Non dorme. Louis dorme poco da quando lui se n’è andato.
Scatta il solito selfie con le occhiaie che arrivano al pavimento e lo posta, sperando nel conforto delle parole di chi c’è sempre stato per lui, nel bene e nel male.
Ultimamente soprattutto nel male.
Nel male che fa a se stesso.
Nel male che fa a lui.
Nel male che si stanno facendo.
Lo posta sperando che lui lo veda e che capisca solo dai suoi occhi quanto gli manchi.
Quella casa è sorprendentemente vuota. E non c’entra il fatto che i mobili siano pieni di polvere o che i cuscini del divano siano senza federe.
Non ci sono più le foto attaccate ai muri, non c’è più l’odore di torta alle mele, non ci sono più i foulard legati alle sedie della cucina.
Non c’è più il suo profumo.
Ha provato a trattenerlo.
Ha tentato.
Ma stavolta non poteva vincere.
Doveva chiudere la porta di casa quel giorno di sei anni fa, quando si erano trasferiti, e buttare la chiave. Lasciare che quello diventasse l’unico posto dove fosse importante respirare. Tenerlo dentro, essere egoista. Impedire a sé stesso di dire di sì su Eleanor, sui nascondigli, sui baci negati, sulle parole non dette, sui sogni infranti.
Non doveva mostrarlo al mondo.
 
 


Adesso sono certa della differenza tra
Prossimità e vicinanza
Eh, è il modo in cui ti muovi
In una tenda in questo mio deserto
 
Manca il suo profumo, il suo sorriso, la pelle sulla sua, la sua voce che risuona nelle stanze immacolate.
Eppure se si sforza, se chiude gli occhi, vede ancora impressa nelle sue palpebre la figura del riccio che si muove tra i loro spazi condivisi. Il suo amore, la sua casa.
Lui, la tenda che lo ripara nel deserto, si muove, oscilla a causa della forza del vento che alza la sabbia ma che non lo acceca. Perché c’era lui a proteggerlo.
 
È qui, è a Londra anche lui.
Sono a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro ma sembrano altre vite.
Così vicini da sentire l’assenza reciproca che gli divora l’anima ma troppo lontani per vedersi davvero.
 
 
 
Sarà che piove da luglio
Il mondo che esplode in pianto
Sarà che non esci da mesi
Sei stanco e hai finito i sorrisi soltanto
 
Non lo sa più nemmeno lui da quanto piove nel suo cuore. È nero come il cielo prima di un alluvione con le nuvole che coprono il sole, che oscurano i colori.
Tutto il verde della sua vita spazzato via.
Sono mesi che il suo universo è scoppiato, lacerato, caduto in pezzi.
Non sente niente. Non sente la gioia, l’amore, non sente neanche più il dolore.
Il vuoto.
E come se lui si fosse portato via tutto, come se gli avesse prosciugato i sentimenti.
Non percepisce neanche la cenere della sigaretta consumata bruciargli le dita.
E’ chiuso in quella casa dal dodici maggio e non sembra intenzionato ad uscirne.
Li ha finiti tutti i sorrisi, sprecandoli per i paparazzi mentre è mano nella mano con lei. Di nuovo. E’ tornato al punto di partenza.
Li ha finiti per Liam che lo chiama raccontandogli delle gioie di una paternità che gli ricorda così poco la sua.
Li ha finiti per Niall che gli manda stupide vignette con i conigli per tirarlo su.
Si nutre delle cene arrangiate, di rimpianti e di sogni infranti.
 
Non voleva nemmeno sentirlo, il suo album. Aveva passato gli ultimi due mesi giocando a nascondino con i social e evitando di accendere televisioni e radio.
Si era portato via anche la musica, la sua ultima amica.
Poi quel giorno Niall gli aveva mandato un link e lui lo aveva aperto.
 
 

Per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio
 
Sweet creature.
Ricorda le mani che tremavano mentre le barriere che si era costruito attorno crollavano, pezzo dopo pezzo.
Alla fine di quei tre minuti una frenesia lo aveva imprigionato e aveva fatto partire tutte le canzoni, una dopo l’altra.
Si era fermato tutto in quel momento.
Lui si stava raccontando. Stava raccontando al mondo di loro, ma solo a chi fosse stato disposto ad ascoltarlo.
Vedeva pezzi del riccio disintegrarsi tra le sue mani, le uniche mani che erano in grado di rimettere insieme quel cuore distrutto, ma lui di coraggio per sentire quanto pesasse tutto intero quell’organo non ne aveva mai avuto abbastanza.
Come quando quel giorno in quella casa buia gli aveva detto, “Non posso ancora farlo. Ho bisogno ancora che ci sia lei,” e lui gli aveva risposto, “Io invece non posso più farcela.”
Non c’erano state scenate, urla o pianti.
Non lo aveva trattenuto il cuore dell’altro quella volta, quando era uscito chiudendosi la porta alle spalle.
Ricorda ancora il momento in cui l’ha lasciato andare perché non aveva niente più da offrirgli se non un esistenza a metà.
La sensazione di qualcosa di prezioso che gli scivolava tra le dita.
Voi lo sapete che rumore fa un cuore quando cade?
 
 
 
E occhi bendati, su un cielo girato di spalle
La pazienza, casa nostra, il contatto, il tuo conforto
Ha a che fare con me
È qualcosa che ha a che fare con me
 
Louis lo sa.
Adesso lo sa.
Ne ha sentiti cadere due quel giorno. Uno è atterrato schiantandosi al suolo con il boato di una porta sbattuta e la forza del pugno che aveva tirato al muro dieci secondi dopo.
L’altro, il suo, non è ancora atterrato. Come negli incubi in cui sogni di cadere senza mai vedere la fine sotto di te, così viveva ormai. Nell’agonia perenne di precipitare senza mai atterrare. Con una sola certezza: non c’era più lui ad afferrarlo al volo.
Per la prima volta in sette anni è solo.
Per la prima volta, sente che questo non è un semplice arrivederci ma che potrebbe davvero essere un addio.
Lo ha capito dai suoi occhi. I suoi meravigliosi occhi capaci di dare e togliere vita.
Non c’era fiamma, scintilla e nemmeno tristezza. Non c’era niente. Il vuoto.
E’ l’unica volta che ha disprezzato quegli occhi.
Per mesi e mesi si è chiesto come stava il riccio. Se mangiasse abbastanza, se fosse triste, felice, soddisfatto o vuoto come lui. Si è chiesto chi lo stringesse la notte quando i temporali lo spaventavano. O chi lo consolasse nei suoi momenti tristi.
Perché lui lo sa, ne è certo, che il suo conforto avesse sempre avuto a che fare con lui.
 


Se questa città confonde
Allora siete in due
Per non farmi scappare
Mi chiuse gli occhi e consegnò la chiave a te
 
E adesso lo sa. Perché lui glielo sta dicendo.
Glielo sta cantando questo amore complicato, oppresso, ostacolato dalle sue paure. Un amore dal quale entrambi stanno continuando a scappare anche se per motivi diversi. Un amore consumato dagli errori.
Gli sta ricordando cos’erano e gli sta facendo vedere cosa sono adesso: due fantasmi.
Vagano per il mondo ignorando l’uno l’esistenza dell’altro perché fa male, fa troppo male vedersi ma non riuscire veramente a toccarsi.
Appoggiare la mano sul petto cercando di ricordare come si prova ad avere un battito ma non trovarlo più perché quel cuore è rimasto a terra, in mezzo a un corridoio buio.
Non sono più quello che erano.
Non lo ha mai chiamato, Louis, da quel giorno.
Neanche una parola.
Il fatto che il suo telefono fosse pieno di messaggi d’amore e di perdono mai inviati, era un segreto tra lui e i suo sensi di colpa.
Lo amava abbastanza da fargli provare ad avere una vita normale.
Louis inizia a piangere piano, senza emettere rumori, ingoiando rapidamente il groppo in gola. Lascia che le lacrime gli solchino la guancia senza preoccuparsi del fatto che gli stiano bagnando la maglia bianca.
La sigaretta ormai a terra, a bucare il tappeto persiano che lui aveva comprato in un’altra vita.
 
 


Sarà la pioggia d’estate
O Dio che ci guarda dall’alto
 
Cosa stava cercando di dirgli? Che lo sta aspettando?
Che è ancora in tempo?
Louis non ci ha mai creduto molto in Dio, quello che pregava era lui.
Con la catenina appesa al collo con la quale giocava quando era nervoso, che baciava per ringraziare, che toccava per cercare conforto.
Ha iniziato a piovere. Le gocce scendono fini e sbattono sul vetro della finestra dove Louis ha appoggiato la testa.
Guarda in alto e chiede scusa. Non prega, ma chiede scusa.
E chiede un miracolo, spera di non star sbagliando, di non star illudendo se stesso.
Spera tanto.
Spera sempre.
Perché quella fiammella si è riaccesa e non può proprio permettere che si spenga.
Non può permettersi di morire.
Estrae il telefono dalla tasca e preme su quel numero.
E’ ancora memorizzato con My Love.
 


Sarà che non esci da mesi sei stanco
Hai finito e respiri soltanto
 
È stanco, Louis.
Stanco perfino di respirare. Immette aria solo per reazione naturale.
Sente la paura spargersi nelle vene e l’accoglie con una strana familiarità.
Uno.
Due.
Tre squilli.
Un rumore.
E poi un respiro dall’altra parte della cornetta.
Non una parola né un sussurro.
Solo un respiro veloce, ritmato, agitato.
Louis si blocca ed emette un singhiozzo. Uno solo.
Non si aspettava quella risposta, non ha preparato discorsi.
Rimangono così per un tempo infinito, nessuno dice niente.
Sono cullati dai loro respiri che si fondono insieme dopo quasi un anno.
Sono spezzati, veloci e confusi perché ad un certo punto Louis si accorge che anche il riccio dall’altra parte ha iniziato a piangere.
E no. Questo no. Non può sopportarlo.
Apre la bocca per dire qualcosa ma sente l’altro fermarlo. “No. Ti scongiuro.”
Louis perde un altro pezzo della sua anima, ma non lo ascolta questa volta. “Ti prego,” è l’unica cosa che riesce a dire, prima di sentire il rumore maledetto di una telefonata che si interrompe.
 

Per pesare il cuore con entrambe le mani mi ci vuole un miraggio
Quel conforto che
Ha a che fare con te
Quel conforto che ha a che fare con te.
 
Che poi, ti prego cosa?
Aveva un’opportunità di dare e invece ancora una volta è lui a chiedere.
Sta cadendo.
Giù sempre più a fondo. Sempre nel buio.
Ma aspetta.
Aspetta un miracolo, un aiuto, una mano tesa.
Aspetta che lo richiami che gli urli addosso, che lo prenda a pugni.
Accetterebbe qualsiasi cosa.
Aspetterebbe per l’eternità.
Lui. Solo lui. Ancora lui.
E invece aspetta solo tredici minuti e trentadue secondi prima di sentire la porta di casa aprirsi.
Perché il destino sembra essere incredibilmente buono con lui.
 
Per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio.
 
Trattiene fiato, parole e emozioni. Rimane immobile, nemmeno si gira.
Perché ha paura che sia solo un’illusione.
Uno scherzo della sua mente.
Forse sta davvero diventando pazzo.
Ma se questo significa riuscire a sentire di nuovo l’odore del suo shampoo alle fragole o i suoi occhi verdi che al momento sono puntati nei suoi azzurri, non si lamenterebbe affatto di essere rinchiuso per tutta la vita.
Il riccio si siede di fronte a lui senza toccarlo, sfiorandolo solo con lo sguardo.
Ha gli occhi molto arrossati e sembra stanco.
Louis lo guarda come se fosse la prima e l’ultima cosa che vede in vita sua.
“Haz,” dice in un sussurro strozzato.
Harry sobbalza come se non si aspettasse nient’altro che silenzio.
“Sei qui,” continua, totalmente attonito.
“Mi hai chiamato.” Risponde semplicemente.
E Louis capisce che forse possono ancora farcela.
Non sa come, non sa quando.
Ma lui un’assenza del genere non vuole mai più provarla.
Ora lo sente di nuovo il peso del cuore di Harry.
È in frammenti minuscoli e sottili e tagliano in profondità la carne di Louis.
Ma sono ancora lì e lui proverà con fatica e pazienza a rimetterli insieme.
Non sa se ci riuscirà ma non ha intenzione di mollare.
Perché ciò che lega due anime come le loro, annulla tutto il resto.
 
E forse potremo lavorarci.
 
 
 
 
 
 
E tanto
 
tanto
 
troppo
 
troppo
 
troppo
 
amore.


 
Vi chiedo scusa dal profondo del mio cuore perchè so che probabilmente è stata molto difficile da leggere. Ma credo che avessi bisogno di butttare fuori un po' del mio dolore che si è mescolato a quello dei nostri protagonisti.
Un grazie enorme a Giulia, piccola beta del mio cuore e a tutti voi che siete arrivati fino a qui.
Con amore,
Elisa
   
 
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