Poteva mancare lo sclero
sull’episodio di fine stagione?
Il titolo viene dalla recensione
del’episodio 5x23 da
parte grandissima jbuffyangel.
Osservava muto l’isola
bruciare dalla barca. Suo figlio
nelle braccia, sano e salvo. Chase, morto alle sue spalle. La battaglia
era
finita. Ma ora? Le fiamme bruciavano alte, il fumo nero oltre
l’orizzonte.
Il suo cuore gridava. Gridava i
nomi di tutti quelli che
amava e che gli erano cari rimasti sull’isola.
Uno su tutti. Quello di una piccola
donna indomita che
prima di andare in battaglia gli aveva dato uno struggente bacio
dicendogli che
non voleva piu’ avere rimpianti nella loro storia. Quella
piccola donna a cui
lui aveva detto che avrebbero parlato meglio dopo che fossero usciti
dall’isola. Lui che non aveva mai potuto prometterle di
tornare da lei anni
prima ora le aveva tacitamente promesso che ce l’avrebbero
fatta. Aveva promesso
qualcosa che non poteva mantenere?
“Mamma!” la
voce disperata di William lo riscosse
Doveva muoversi, agire.
Prese il volto del figlio tra le
mani
“William, stai
tranquillo. A mamma non e’ successo niente.
Adesso andiamo a vedere.”
Si mise ai comandi della barca,
scansando il cadavere di
Chase. Gli dispiaceva per il bambino, era troppo piccolo per affrontare
tanta
morte e tanta distruzione. E lui, suo padre, avrebbe dovuto impedirlo,
non
esserne la causa. Ma basta rimpianti. Lui era un padre, aveva salvato
suo
figlio. Non avrebbe permesso che soffrisse ancora,
almeno fin quanto fosse stato in suo potere.
La barca si riavvicino’
velocemente all’isola, dalla parte
dove le fiamme erano meno alte. La parte dove avrebbe dovuto esserci la
barca
Argus che li avrebbe dovuto portare in salvo.
Distruzione ovunque. Il fumo acre e
nero che faceva
tossire. La spiaggia era devastata. Oliver salto’
giu’, seguito dal bambino.
“Stai vicino a me, non ti
allontanare, ok?”
William annui’ solamente.
Quel bambino parlava poco.
Troppo poco. Teneva tutto dentro. Come lui. Ma non era quello il
momento.
Si misero alla ricerca. Non si
vedeva quasi niente, il
fumo faceva lacrimare gli occhi, l’odore
dell’esplosivo era quasi
irrespirabile.
Trovarono quasi subito Curtis, era
conciato male ma vivo.
Non sapeva pero’ dove fossero gli altri. Ricordava solo che
Felicity si era
allontanata un secondo con Samantha dopo aver parlato con lui
all’auricolare.
Il cuore di Oliver ebbe un tuffo.
Felicity… Felicity dove
sei?
Poi fu la volta di John. Di Thea,
che abbraccio’ con
forza. La sua amata sorellina. Lance e Dinah. Rene’.
Ma loro due dov’erano?
William comincio’ a piangere.
“Mamma…
dov’e’ la mamma?”
Povero bambino. Oliver capiva
perfettamente. Un lampo gli
attraverso’ la mente, sua madre. La
madre che lo aveva accolto al suo ritorno dall’isola. Quella
conversazione al
telefono. Una donna che nonostante le sue riprovevoli azioni aveva
salvato i
suoi figli a costo della vita
Entrambi i
miei
figli vivranno. Le sue ultime parole. Slade.. lui
chissa’ che fine aveva
fatto.
Fino a che. . un corpo femminile in
lontananza, a terra,
vicino all’inizio della boscaglia. Era.. Samantha.
“Mamma, mamma!”
Il bambino corse da lei, seguito da Oliver
Era viva. Malconcia, ma viva. La
prese in braccio e la porto’
dagli altri, che si erano riuniti in uno sparuto gruppetto sulla
spiaggia.
Ma lei. Lei. Lei non
c’era. Dove era? Oliver abbandono’ il
gruppo lanciandosi in una disperata ricerca, nonostante Diggle volesse
accompagnarlo. Ma Oliver gli chiese di vegliare sul bambino e sugli
altri.
Perlustro’ tutta la zona,
ma senza successo. Si addentro’
nella boscaglia. Non poteva essersi allontanata molto.
Il cuore gli batteva furiosamente.
Felicity dove sei? Dove
sei andata? Tesoro, dove sei? Se ti e’ successo
qualcosa… non potrei
sopravvivere. Pensava in quel momento.
La sua affannosa ricerca
fini’ in una piccola radura. Gli
alberi facevano da cornice al cielo. Il piccolo, esile corpo di lei
abbandonato
per terra, bocconi, a faccia in giu’. Il soprabito chiaro
sporco, coperto di
fuliggine.
FELICITY!
Corse
da lei, la prese tra le braccia.
“Felicity! Felicity!
Guardami, parlami!” Ma
lei non apriva gli occhi. Lei non parlava.
Lei non si muoveva. Non poteva piu’ farlo.
“Felcity.. no…
amore mio… no... non mi abbandonare… ti
prego…” le
tasto’ il polso. Niente. Il
suo bel volto sporco, rigato di sangue. Gli occhi chiusi. Sembrava
dormisse.
No.. no.. Proprio ora che aveva
realizzato chi era
davvero, che si sentiva degno di poter cominciare finalmente una vita
vera accanto
a lei, che il suo sogno che poteva diventare realta’.. ed era
svanito tutto in
un instante.
Stringeva spasmodicamente il corpo
senza vita di lei nelle
braccia… Perche’ perche’
perche’ !
“No no no….
NOOOOOOOOOO!!” L’urlo disperato di Oliver
lacero’ l’aria. Altissimo. Straziante. Lei non
era.. non c’era piu’.
Si sveglio’ di colpo. Il
cuore a mille. Era nel suo letto,
a Star City. Fisso’ il familiare soffitto della camera da
letto al loft. Un
incubo. Era tanto che non ne aveva. Allungo’ la mano verso
destra. La parte del
letto accanto a lui era vuota, fredda. Lei non c’era.
Si alzo’ a sedere,
stropicciandosi gli occhi. Tutto era
silenzioso. Le luci di Star City s’intravvedevano dalle
vetrate. Un’occhiata
alla sveglia: segnava le 4.47
Usci cauto dalla stanza.
Un’occhiata alla camera accanto. Tutto bene.
Dormiva tranquillo.
William. Suo figlio. Un lieve sorriso gli curvo’ le labbra
nel vedere la action
figure di Green Arrow sulla mensola sopra al letto assieme a vari
libri. Un
eroe. Un padre e un eroe.
La balconata. Si, la balconata.
Lei era la’. Lui lo
sapeva. Lo sentiva nel cuore. Quel posto
tutto loro. E infatti. Nella incerta luce dell’aurora si
stagliava la sua
piccola figura. Appoggiata alla balaustra, che guardava davanti a
se’. Una
semplice maglietta bianca e i suoi soliti assurdi pantaloni del pigiama
con gli
animaletti. Lei. Bella. I suoi occhiali, i biondi capelli sciolti
arruffati.
Bella. Sua. La sua Felicity. Sua moglie.
Ancora non si era abituato. Ed
erano gia’ sposati da due
anni. Dopo il ritorno dall’isola non avevano aspettato molto.
Si erano
rifidanzati. E poco dopo sposati. A Bali. Non volevano piu’
perdere tempo. Non
volevano piu’ avere rimpianti. Per quanto la vita fosse stata
difficile visto
la loro missione e i loro alter ego notturni non volevano
piu’ stare divisi. Il
loro amore era forte. Ed entrambi avevano capito quanto potesse essere
fragile
e irripetibile un momento di felicita’. Avevano capito che
non potevano stare
un minuto di piu’ senza l’altro. E che insieme
erano piu’ forti di tutto. E da
due anni condividevano la vita per intero, a casa e nella lotta contro
al
crimine. Lui ancora sindaco, rieletto al secondo mandato a furor di
popolo. Lei
che aveva ripreso in mano l’idea di produrre il chip su larga
scala per aiutare
le persone con problemi, e guidava la sua piccola azienda. Piccola, per
ora.
Oliver si avvicino’
silenzioso e l’abbraccio’ da dietro,
racchiudendola nelle forti braccia e baciandole i capelli.
Lei strinse le mani sulle braccia
di lui, sorridendo, e
appoggiandosi al suo largo torace.
“Che ci fai in piedi a
quest’ora?” Chiese lui
“Non riuscivo a dormire.
Tu?”
“Un incubo. Ora
e’ passato” La strinse ancora di piu’ a
se’
“L’isola?”
chiese lei Come sempre lei sapeva, sentiva. Lo
conosceva come nessun altro.
Lui rabbrividi’
“Si. Ti avevo perso.”
Lei si giro’ nelle sue
braccia e gli poso’ la testa sul
petto, abbracciandolo. “Non mi perderai mai, Oliver.
Mai.”
Come sempre lui prego’
silenziosamente che fosse vero. Non
sarebbe andato avanti senza di lei.
Lei si scosto’ dal suo
petto, sciogliendosi
dall’abbraccio, e lo guardo’
“Oliver ti devo dire una
cosa.”
“Uhm?” Fece lui
interrogativo. Lei aveva un’aria solenne e
seria insieme.
Era un po’ preoccupato.
Era da un po’ che non stava molto
bene, era pallida e stanca e le nottate al covo cominciavano a
diventate
pesanti per lei. Le aveva parlato ma lei aveva detto che non era
niente, solo
un po’ di stanchezza.
Ma lei non parlava. Lo guardava
soltanto. Quegli amati
occhi.
“Felicity, cosa
c’e’? Mi stai facendo preoccupare.”
“Sono andata dal medico
stamattina.”
“Ah, bene. Era ora. Cosa
ti ha detto?”
Lei non rispose. Gli prese le mani.
Quelle grandi forti
mani. Mani che avevano saputo distruggere. Mani che sapevano difendere.
Mani
calde e protettive. Mani che sapevano accarezzare e portare
all’estasi. Le sue
mani.
Se le mise sul ventre, sotto alla
maglietta, tirando giu’
leggermente i pantaloni del pigiama.
Lui senti’ la pelle
fresca, morbida e vellutata di lei sotto
al suo palmo. Quel corpo minuto che conosceva in ogni sua squisita
curva e che
vibrava nelle sue braccia quando facevano l’amore.
Lui la guardo’. Lei
annui’, sorridendo timidamente.
“Felicity..”
“Aspetto un
bambino.”
Un bambino! Un figlio. Suo e di
Felicity. Un bambino loro!
Mille emozioni riempirono il cuore di Oliver.
La strinse di colpo’ in
un abbraccio fortissimo,
sollevandola da terra e affondando il volto nel suo collo, sorridendo.
Ma non
pote’ impedire a una silenziosa lacrima di scendergli sulla
guancia.
“Felicity…
Felicity…” mormorava incessantemente
Poi la bacio’: sui
capelli, sulla fronte, sul naso, dribblando
gli occhiali sghembi, sulle guance. E sulle labbra. Un dolcissimo
lunghissimo riconoscente
bacio.
“Grazie..”
sussurro’ lui, staccando le labbra da quelle
dolci e rosate di lei.
Lei gli accarezzo’ la
guancia, asciugandogli le lacrime
con le dita. Era commossa anche lei. Quella nuova vita era una promessa
per il
futuro. E l’avrebbero affrontato insieme. Come sempre.
“Mettimi giu’
adesso. Una futura mamma deve evitare di
volare. E io detesto volare a prescindere, lo sai.”
Scherzo’ lei, per
nascondere la commozione.
“Sei tu che mi fai
volare!” La mise giu’ “Vieni, torniamo
a letto. Devi riposare” Disse lui.
La prese per mano. Quella piccola
capace fortissima mano.
Insieme si avviarono per tornare in camera.
Passarono davanti alla camera dove
dormiva William. Era
il fine settimana che passava con suo
padre. Samantha era venuta ad abitare a Star City e lui poteva vedere
il
bambino e stare insieme a lui tutte le volte che voleva. Sembrava che
il trauma
dell’isola fosse passato. Non era stato semplice
all’inizio. Il loro rapporto
era stato un po’ particolare, delicato. Scoprire che lui era
suo padre. E che
era Green Arrow. E perche’ lo aveva allontanato. Ma poi le cose erano molto
migliorate. Felicity
era stata come sempre parte attiva della cosa. William aveva subito
legato con
lei, le si era affezionato. E passavano parecchio tempo insieme, padre
e
figlio.
Lo guardarono. Il figlio di Oliver.
Un altro figlio in
arrivo. Una famiglia. Oliver strinse a se’ Felicity
baciandole la fronte.
“Grazie amore
mio.” Disse di nuovo. “Grazie.”
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Per voi mie lettrici.
Perche’ ovviamente
Felicity non e’ morta sull’isola. E
secondo me neanche Samantha. Non c’e’ bisogno che
lei muoia perche’ Oliver faccia
davvero il padre con William. E farla morire potrebbe innescare del
risentimento nel bambino, che lo potrebbe ritenere colpevole per la
morte di
sua madre, con conseguenze difficili per Oliver. Sarebbe
meglio evitare ancora sensi di colpa
per Oliver, ma siamo nelle mani degli autori.
E poi Oliver deve
diventare padre di un bimbo
Olicity, anche se ci fossero difficolta’ visto
l’impianto che ha Felicity nella
schiena. Vorrei tanto rivedere l’espressione che aveva quando
aveva rimirato
Felicity con Lyla che aveva appena avuto la piccola Sarah.
Il suo sogno: una famiglia sua.
Baci!