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Autore: Windstorm96    28/05/2017    1 recensioni
"Lo sapevo che presto ti saresti fatto vivo,” disse la strega. “L’ho capito subito, dal primo momento in cui ti ho visto. Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente… è l’unico luogo del corpo dove, forse, esiste ancora un’anima."
Storia partecipante al contest "Echi dell'occulto" indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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“Ad est?” chiese Christian senza preoccuparsi di dissimulare il forte scetticismo. “Sicuro che si sia diretta ad est?”
L’uomo lo guardò in cagnesco, spostandosi all’altro fianco della giumenta su cui era salito Jake.
“E tu, Matt… perdona la domanda, ma… che cosa saresti di preciso?” chiese Jake, la cui confusione nell’ultimo paio di giorni non aveva fatto che aumentare di minuto in minuto.
“È un famiglio,” spiegò il ragazzo rimasto a piedi senza lasciare all’interrogato il tempo di rispondere. “Una specie di animale da compagnia delle streghe.”
Matt gli rivolse un’altra occhiata torva.                                                   
“Siamo molto più che animali da compagnia,” borbottò palesemente offeso. “Puoi definirci… degli schiavi, ecco.”
“Schiavi?” ripeté Jake domandandosi per quale motivo l’uomo avesse pronunciato quella parola con tanta riverenza.
“Proprio così. Possiamo assumere sembianze umane o animali, rendere più potenti alcuni incantesimi o addirittura inventarne di nuovi… tuttavia, la maggior parte delle streghe si limita ad impiegarci nelle faccende domestiche o a mandarci a fare le commissioni in paese.”
“Capisco. Quindi tu… aiutavi Gilda nei lavori pesanti?”
“Oh, molto più di questo. Sapete, Gilda non era più una strega ormai da molti anni. Di norma sarei dovuto svanire, ma lei si era molto affezionata a me. Non ho mai capito come, ma ha trovato un modo per farmi restare. Così in cambio mi sono offerto di dare una mano a Billy nel campo.”
“Aspetta… hai detto che saresti dovuto svanire?”
“Già. In genere è questo che avviene una volta che la potenza magica della strega si esaurisce. Tuttavia, Gilda è riuscita in qualche modo a conservare un po’ di quella potenza in una fiala, facendo sì che non me ne andassi per sempre.”
“E questa fiala ce l’hai con te?”
“Certo che no. Gilda la tiene sempre appesa al collo, non se ne separa mai,” mormorò Matt con la traccia di un sorriso sulle labbra. Poi un’ombra scura gli rannuvolò il volto, e l’uomo sospirò tristemente. “Anche se ho una brutta sensazione.”
“Che vuoi dire?”
“Temo che Gilda sia morta.”
“Eh?”
“Di solito esiste una specie di connessione tra di noi, ma è da un po’ ormai che non percepisco più niente.”
Jake non seppe che cosa rispondere. Il pensiero che la loro visita potesse aver condotto alla morte la dolce vecchina che li aveva aiutati lo riempiva di sensi di colpa.
“Ma… per quale motivo ti ha mandato con noi?”
“Ovvio: voleva che vi aiutassi a trovare Ethel.”
“Ah. Ma allora perché ti sei mostrato solo ora?”
“Lui non mi piace,” borbottò Matt riferendosi al suo ex cavaliere. “È la stessa cosa che ho detto a Gilda non appena l’ho visto, ma lei ha insistito perché ubbidissi.”
Jake osservò con la coda dell’occhio il compagno, che camminava accanto a lui come se non avesse udito niente.
“Hai detto che Ethel è andata ad est,” insistette Christian con tono impassibile. “Come fai a dirlo con certezza?”
“Come vi ho spiegato, Gilda mi ha mandato con voi perché vi aiutassi,” rispose l’uomo in tono aspro, dopo avergli rivolto ancora una volta uno sguardo ostile. “Perciò stanotte, mentre voi due eravate occupati ad aprire il vostro cuore l’uno all’altro, io ho svolto alcune ricerche.”
I due ragazzi si scambiarono una rapida occhiata, fissando poi l’uomo che avanzava barcollante qualche passo davanti a loro, le braccia incrociate dietro la schiena e gli occhi fissi sul terreno fangoso. Jake si sentì in dovere di dire qualcosa, ma non fece in tempo ad aprire bocca.
“In breve, ho individuato una traccia. Una molto debole, ma il mio naso finora non mi ha mai imbrogliato.”
“E come hai fatto?” chiese Jake stupito. “Christian ha detto che Asmodeo la sta cercando da anni senza successo.”
“Asmodeo? Hah, il suo fiuto per queste cose non è certo paragonabile al mio,” replicò Matt con una nota di vanteria nella voce.
“È vero,” si intromise Christian. “Come i demoni vengono cercati ed evocati dallo stregone, i famigli vengono attirati dal potere acquisito da questi ultimi. Come possiamo metterla… mentre il demone è abbastanza potente da fregarsene della potenza altrui, il famiglio ha bisogno di cercarla per mettersi al suo servizio. Esiste per questo.”
Le spalle di Matt vennero scosse da un lieve tremito. Temendo di ritrovarsi in mezzo ad un litigio fra i due compagni di viaggio, Jake si affrettò a portare la conversazione su qualcos’altro.
“E così ora ci dirigiamo ad est, giusto? Per quanto?”
“Non lo so. La scia è piuttosto tenue. Ma è già tanto che io sia riuscito ad individuarla. Per riuscirci ho dovuto prima allontanarmi da voi due. Ragazzi, non avete idea di quanto puzziate. Asmodeo deve essersi incavolato davvero per lo scherzo che gli avete giocato.”
“Tu… sai ogni cosa?” chiese Jake esitante.
“Certamente. Gilda e Ethel erano… diciamo amiche. Entrambe avevano deciso di chiudere con la stregoneria, anche se per motivi differenti. Gilda aveva rischiato di sterminare l’intero villaggio per colpa di un incantesimo sfuggitole di mano. Allora era giovane, si era dedicata alla magia per via dello stato di estrema povertà in cui viveva la sua famiglia. Ma in seguito all’incidente scongiurato per un pelo, rescisse il patto che aveva stretto col suo demone. Questi si infuriò, e per vendicarsi le portò via suo marito. Lasciata sola e senza uno scopo, un giorno trovò davanti alla propria porta Billy. Sapete, lui non era veramente suo figlio, ma lei lo adottò e gli diede un tetto. Da allora poté vivere in relativa tranquillità, sebbene si sia sempre portata dietro il peso della colpa per ciò che era stata.”
Il famiglio parlava con un tono di profondo affetto sfumato da una punta di tristezza, e a Jake quasi fece pena.
“Quanto a Ethel, quando lei le raccontò che voleva smettere, Gilda fece tutto il possibile per aiutarla. È per questo che appena vi ha riconosciuto ha deciso di darvi una mano.”
“Questo significa che ha riconosciuto anche Christian?”
“Ovvio. Gli occhi di una persona non mentono a chi sa osservare, e così neppure quelli di un demone.”
Jake rimase in silenzio, ripensando alla luce di smeraldo che trovava rifugio nelle iridi di Christian.
“Ma ha pensato che lui per qualche motivo fosse differente,” riprese Matt. “Così ha deciso di fidarsi di Ethel e di voi. Anche se, a quanto pare, per questo deve aver pagato un prezzo molto salato.”
 
L’alba era ormai spuntata da un pezzo e la vita nel piccolo paesino aveva ripreso a trascorrere pacifica, quando la figura esile di un ragazzino apparve sul sentiero che proveniva dal bosco. La gente che usciva di casa a respirare l’aria del mattino lo scrutava con curiosità. Nessuno l’aveva mai visto da quelle parti. Una vecchia che portava in braccio il nipotino si chiese dove fossero i suoi genitori. Lasciare solo un bambino che non poteva avere più di dodici anni era davvero irresponsabile, specie in quelle zone dove di notte erano in agguato mille pericoli…
Lo straniero si diresse verso il cerchio più esterno del piccolo centro abitato, fermandosi davanti alla porta di una cadente capanna abbandonata.
Una ragazzina sui dieci anni dalle lunghe trecce bionde che stava giocando con un cagnolino sul prato adiacente gli corse incontro agitando la manina.
“Ehi, ciao! Io mi chiamo Emily. Tu chi sei?”
Il ragazzino rimase a fissarla in silenzio, senza proferir parola. La piccola rimase incantata dai suoi occhi chiarissimi. Si chiese come fosse possibile che qualcuno avesse occhi tanto meravigliosi.
“Non ti ho mai visto qui intorno,” insistette la bambina. “Sei venuto a fare visita a qualcuno?”
Improvvisamente il cagnolino della piccola, che era rimasto qualche metro più indietro, iniziò ad abbaiare insistentemente. Emily si voltò, lanciandogli un fischio acuto per cercare di zittirlo, ma quello non volle ascoltare.
“Scusalo, non so cosa gli sia preso… di solito Spottie è molto amichevole,” cominciò la bimba tornando a voltarsi verso l’interlocutore.
Il ragazzino era sparito.
 
Quando il trio in cammino finalmente bussò alla porta ruvida e scrostata, una nuova sera era tornata a distendere le sue cupe ali sul verde paesaggio della foresta.
“Sei sicuro che sia qui, Matt?”
La voce di Jake risuonò colma di scetticismo nell’imbrunire profumato d’erba bagnata. Ciò provocò la reazione stizzita dell’uomo, evidentemente punto nell’orgoglio di famiglio.
“Certo che ne sono sicuro. Ve l’ho già detto, il mio naso non sbaglia mai. Non su queste cose.”
Con un fastidioso cigolio, la pesante porta si aprì di una fessura. Un occhio comparve dall’altra parte, muovendosi rapidamente a scrutare i tre sconosciuti. Attesero che venisse rivolta loro qualche domanda, ma quella persona non sembrava intenzionata a parlare.
“Noi… stiamo cercando Ethel,” mormorò allora Jake, esitante. “Si trova qui, vero?”
L’occhio dall’iride chiara e stranamente luminosa sembrò fissarsi su Jake, mettendolo in soggezione.
“Io… beh, vede, noi siamo-”
“Jake e Christian,” lo interruppe il ragazzo in tono secco. “Le dica che abbiamo bisogno urgente di vederla.”
Un’altra breve pausa; l’occhio tornò a squadrarli uno per uno. Ancora una volta si soffermò a lungo a scrutare Jake, fissandolo con estrema attenzione. Sembrava riuscire a penetrare fin nei suoi pensieri più intimi, facendolo sentire davvero a disagio. Poi la porta si richiuse con un tonfo sordo, e rimasero in attesa.
“Christian, credi che lei possa aiutarci per davvero?” domandò Jake sottovoce. “Insomma, in fondo è fuggita, non si è lasciata dietro nulla per farsi rintracciare…”
“Non so se lei sia ancora in grado di fare qualcosa. È passato tanto tempo, e dopo ciò che le è accaduto di sicuro non è più la donna che era. Tuttavia sono convinto che non rifiuterà di prestarci il suo aiuto, per quanto possibile. In ogni caso, non abbiamo nient’altro.”
Non sapendo come controbattere, Jake decise di tenere per sé tutte le domande che ancora non avevano una risposta. Tese l’orecchio, udendo il frinire dei grilli scandire la pace della sera. Gli abeti più alti del bosco erano scuri e silenziosi, disposti quasi in un cerchio perfetto attorno alla chiesetta di roccia grezza, come spettatori radunati attorno al palco in attesa dell’azione; l’erba alta della piccola radura ondeggiava dolcemente alla brezza leggera.
Jake si lasciò sfuggire un sospiro. Il peso della stanchezza si faceva sentire sempre più, sembrava legargli dei pesi di piombo alle braccia e alle gambe e gli impediva di ragionare con lucidità. Erano almeno due giorni che non chiudeva occhio. Non avrebbe potuto andare avanti ancora per molto, lo sentiva.
Di nuovo quell’acuto stridore riportò la sua attenzione sull’oscuro ingresso. Stavolta la porta si spalancò completamente, rivelando una figura rischiarata dal fioco lume della candela che recava in mano. Era avvolta in una lunga veste scura, con capelli corti e un po’ disordinati che spuntavano da sotto un cappuccio calato fin quasi sugli occhi.
“Christian?”
Una voce rauca, tremante, che trasudava emozione nel suo bisbigliare sommesso, giunse a malapena alle loro orecchie.
“Christian, sei proprio tu?”
Il ragazzo, impassibile come sempre, prese Jake per un braccio e lo spinse avanti di un paio di passi.
“Sono io, sì. E questo è Jake. Come avrai intuito, abbiamo bisogno d’aiuto.”
 
Seduto in un angolo della piccola sagrestia davanti ad un basso tavolino di marmo, Jake, frastornato, spostava lo sguardo tra l’anziana donna curva di fronte a loro e Christian, il cui atteggiamento sembrava improvvisamente divenuto persino più freddo del solito. Nessuno parlava. Il silenzio che regnava in quel luogo pareva impenetrabile.
Jake si guardò attorno. Situata sul retro dell’antica chiesetta, proprio alle spalle dell’altare, la stanzina in cui si trovavano era piena di strani oggetti e le sue pareti erano ricoperte di simboli misteriosi. Prima di invitarli ad entrare, la vecchia aveva tracciato delle linee a zigzag su alcuni di essi, e Jake aveva intuito che doveva trattarsi di trappole contro i demoni. C’erano anche diversi rami essiccati dai fiori gialli che pendevano dal soffitto e dalle mensole alle pareti, oltre a un paio di grossi tomi dalla copertina sfavillante d’oro in bella mostra accanto al tavolino.
“Suppongo… che sia giunto il momento, vero?” mormorò Ethel d’un tratto, come se fosse appena riemersa da una profonda riflessione.
“Già. Asmodeo è qui, ci sta dando la caccia. Per questo siamo venuti a cercarti. Tu sapevi che sarebbe successo, prima o poi.”
“Purtroppo, lo sospettavo. Temevo che la protezione di Jake un giorno o l’altro sarebbe svanita. Padre Blake dev’essere morto, non è così?”
Colto in contropiede, il ragazzo non trovò le parole per rispondere. Vedendo la sua reazione, la vecchia sospirò e incurvò le spalle ancora di più.
“Avevo raccomandato al vecchio di cospargere ogni sera con qualche goccia d’olio d’iperico tutte le finestre e le porte del convento. Forse tu non ne eri a conoscenza, ma Blake la sapeva lunga in fatto di demoni. È stato merito suo, se anni fa il villaggio non è stato annientato a causa di un incantesimo finito male.”
Matt parve agitarsi accanto a lui, nervoso. Diede un paio di colpi di tosse e cambiò posizione.
“Ed è sempre merito suo se finora sei rimasto nascosto agli occhi di Asmodeo. Ma, ahimè, prudente com’era nel rivelare certi segreti, sospettavo che si sarebbe portato nella tomba anche questo. Ma ditemi: come siete arrivati fin qui? Christian, piccolo mio, come hai fatto a-”
“Diciamo che mi sono infilato nella fessura prima che la porta aperta da Asmodeo si richiudesse.”
“Christian…” continuò la vecchia, che dal tono pareva ora sull’orlo delle lacrime. “Non hai idea di quanto io abbia desiderato rivederti, nipotino mio…”
“Nipotino?” ripeterono Jake e Matt all’unisono.
Christian rimase in silenzio. La donna sospirò profondamente.
“Non gli hai raccontato tutto quanto?”
“Quasi tutto. Ho omesso un paio di particolari insignificanti.”
“Insignificanti!” sbottò Jake, sentendo improvvisamente la rabbia montargli dentro. “Del tipo?”
“Gli hai detto almeno del vostro legame?” proseguì la vecchia non badando alla domanda di Jake.
“Certo.”
“Non è che tu mi abbia spiegato fino in fondo di cosa si tratta, in effetti,” borbottò a voce un po’ più alta per essere sicuro di farsi udire.
“È una storia complicata,” incominciò la vecchia con un filo di voce. “Ma se dobbiamo affrontare Asmodeo faccia a faccia, sarà meglio che tu sappia tutta la verità. Ogni crepa, ogni debolezza o insicurezza potrebbe rivelarsi per lui un varco da cui iniziare a rovinarti. Vedi, Jake… quando ancora abitavo in paese, avevo una figlia. Il suo nome era Jess. Le volevo bene, ma non eravamo mai state così unite. Si era sposata molto giovane, e non aveva mai saputo del mio legame con la magia. Finché un giorno, al culmine della gioia, mi venne a dire che aspettava un bambino. Io ne fui così sconvolta… insomma, avevo sempre operato contro la vita, fin da quando avevo stretto il patto con Asmodeo, molti anni prima. Credevo di non aver mai avuto altra scelta, e fino ad allora non avevo neppure avuto motivo di pormi dei dubbi. Ma quando ricevetti quella notizia inaspettata, mi resi conto di quanto felice mi rendesse vederla sbocciare, la vita.”
La voce della donna era roca, colma di rimpianti e malinconia, consumata anch’essa da un’esistenza costellata dal dolore.
“Passarono i mesi, e Jess entrò in travaglio. Ma successe troppo presto, e capii subito che non si sarebbe trattato di un parto facile. La mia Jessy era sempre stata una ragazza gracile e malaticcia, e anche in quell’occasione la sua salute peggiorò rapidamente.”
Lo sguardo della vecchia passò in rassegna tutti i presenti riuniti attorno al tavolo, soffermandosi infine su Jake.
“Quel giorno, in particolare, due donne in paese erano sul punto di mettere al mondo una nuova vita. L’altra donna, Jake, era tua madre. Jodie era una cara ragazza che abitava nella casa accanto alla mia; l’avevo vista crescere assieme a mia figlia, giocando insieme a rincorrersi per la piazza e le stradine polverose. Sua madre era da mesi gravemente ammalata, così fu compito mio assisterla in quell’occasione.”
Man mano che Ethel parlava, la sua figura sembrava rimpicciolirsi sempre più incurvandosi su se stessa.
“Due bambini vennero alla luce a pochi secondi di distanza: uno, sano e robusto, il cui pianto riempì subito l’aria; l’altro, nato prematuro e gravemente sottopeso, non visse più di un’ora. Stremata dal difficile parto che l’aveva privata di tutte le forze, Jessy mi pregò di fare in modo che almeno il piccolo sopravvivesse. Con gli occhi offuscati dalle lacrime e il petto straziato dal dolore per la perdita della mia unica figlia e per la consapevolezza che mio nipote l’avrebbe seguita a breve, tentai con ogni mezzo di rianimare il corpicino del piccolo, di impedire che la scintilla di vita che si era appena accesa già si spegnesse nel nulla. Ma tutto fu inutile. Allora mi resi conto di quanto fosse più difficile proteggere la vita che non distruggerla. E mi ritrovai a scoprirmi impotente, di fronte a tutto quello. Ma proprio allora, mentre mi struggevo tra quelle dolorose riflessioni, lo sguardo mi cadde sul bambino che dormiva tranquillo nella culla lì accanto. Jodie era esausta, ancora annaspava per lo sforzo… così presi la mia decisione. Feci un incantesimo, legando il neonato ormai esanime al piccolo che si era appena affacciato con successo alla vita.”
La vecchia fece una lunga pausa. La sua figura nella penombra pareva voler scomparire dalla faccia della terra. Le sue spalle ingobbite tremavano lievemente come se la donna stesse singhiozzando tra sé e sé. Poi risollevò lo sguardo luccicante, spostandolo tra i due ragazzi che le stavano davanti.
“Fu così che nasceste, e così che foste uniti. Questa è la vostra storia, Jake. La storia tua e di Christian, mio nipote.”
Nel lungo silenzio attonito che seguì, la mente di Jake parve venire risucchiata da un torrente impetuoso, sballottata qua e là da una corrente di emozioni confuse.
“In tutta onestà,” riprese poi la donna, “non ero certa che avrebbe funzionato. Ma nella disperazione decisi comunque di tentare. Sapevo che mio nipote non avrebbe mai potuto camminare su questa terra, ma speravo che almeno in questo modo potesse crescere dentro di te, Jake, e vivere attraverso te.”
Rimasto senza parole né respiro, Jake si accasciò sulla superficie fredda e dura del tavolino di marmo, sperando che quella sensazione violenta gli facesse riprendere il contatto con la realtà.
“In seguito a quel fatto che mi sconvolse la visione della vita e mi privò dell’affetto di mia figlia, decisi di allontanarmi per sempre dalla stregoneria. Ma quando Asmodeo venne a conoscenza di ciò che avevo fatto, della vita che avevo tentato di salvare, si infuriò. Fortunatamente, Gilda mi trovò per prima.”
Nell’udire il nome della vecchia padrona, Matt sussultò lievemente.
“Lei venne a sapere ciò che era accaduto, immaginò quale sarebbe stata la mia reazione, e si preoccupò di mettermi in guardia. Mi stette sempre vicina, riempimmo la casa di simboli e amuleti per nascondermi da Asmodeo… ma non era solo me che il demone voleva. Era determinato a cancellare ogni segno dell’infamia che gli avevo recato utilizzando in tal modo la potenza da lui donatami.”
Jake percepì gli occhi di Christian su di sé. Si voltò, cercando il suo sguardo, ma per qualche motivo il ragazzo lo evitò.
“Una sera udimmo delle grida provenire dalla casa accanto. Ci precipitammo a vedere cos’era successo, e trovammo Jodie e tuo padre a terra, morti in una pozza di sangue. Un messo di Asmodeo si stava dirigendo verso la tua culla. Io rimasi paralizzata dal terrore, ma Gilda fu rapida ad agire; gli gettò addosso dell’acqua santa che aveva attinto dal battistero della chiesa e, mentre quell’essere si contorceva in preda al dolore, lei strappò il bimbo dalla culla. Ci rifugiammo in casa, dove insieme riuscimmo ad intrappolarlo e ad esorcizzarlo. Poi fuggimmo. Pensammo di portarti in quel convento, raccomandandoti alle cure di padre Blake, che sapevamo avere familiarità con queste faccende. Gilda rimase lì, a vegliare su di te, mentre io decisi di andarmene, sperando di distrarre l’attenzione di Asmodeo e di trovare qualcuno che potesse aiutarmi a liberarmi di lui una volta per tutte.”
“Mia… madre…?” balbettò Jake articolando le parole a fatica.
“Ecco perché non ti avevo raccontato tutta la storia, Jake,” mormorò Christian al suo fianco. “Non volevo che tu mi odiassi.”
“Non è stata colpa tua, Christian,” intervenne Ethel in tono secco. “Se c’è qualcuno da biasimare, quella sono io. Egoisticamente ho voluto redimere una vita di strega e madre assente tentando di salvare te, senza pensare che avrei messo in pericolo la vita di Jake e della sua famiglia, oltre che la mia. Non avete idea di quanto il rimorso mi abbia consumata, durante tutti questi anni. Nel tentativo di salvare una vita, sono solo riuscita a metterne a repentaglio molte altre e a condannare te a vivere relegato nel terrore, Jake. Perciò ti prego… se desideri sfogare la tua rabbia, com’è giusto che sia, prenditela con me e non con Christian.”
Ma Jake poteva udire appena le parole della donna. Con gli occhi sgranati e lo sguardo perso in un altro universo, il ragazzo sentiva solamente un urlo spingere per risalirgli la gola e rimbombare per la stanza inondata d’ombra.
D’un tratto, sentì due braccia forti che lo stringevano a sé. Immediatamente provò una sensazione di benessere e leggerezza, come se tutti i pensieri che fino ad un momento prima si agitavano dentro la sua testa apparissero ora come avvolti da una nebbia opaca. Si voltò, perdendosi in un paio d’iridi chiare che gli sorridevano con affetto. Riconobbe la donna che li aveva ricevuti alla porta; pareva molto più giovane di quanto si sarebbe aspettato, una splendida ragazza sulla ventina, dai capelli castani molto chiari e un sorriso colmo d’amore. Si era materializzata accanto a loro come per magia.
“Tu… chi sei…?” mormorò Jake quasi non riconoscendo la propria voce.
“Lei è… beh, colei che mi ha aiutato in tutti questi anni,” rispose Ethel al posto suo.
“È una strega?” chiese Christian, squadrandola con attenzione.
“No,” intervenne Matt. “Non lo è.”
“Non so di preciso che cosa sia,” ammise Ethel. “Ho una mia teoria, ma non saprei come confermarla. In ogni caso, sembra avere la capacità di neutralizzare, almeno in parte, i poteri demoniaci.”
“Che?”
“Il suo tocco ha delle proprietà benefiche sugli esseri umani, che allo stesso tempo si rivelano nocive per i demoni. Quando Asmodeo mi ha inseguito, anni fa, lei è venuta in mio soccorso sbucando dal nulla, e mi ha salvata.”
La donna abbandonò la presa, lasciando Jake in uno stato di semincoscienza, con gli occhi che vagavano vacui per il soffitto vuoto.
“Che gli ha fatto?” chiese Matt un poco preoccupato.
“Sta bene. Ha solo attenuato il suo stress. Sembra che il ragazzo non dorma da un po’. Non appena avremo deciso cosa fare, prepareremo un giaciglio dove potrà riposarsi.”
“Temo che non avremo tempo per questo,” disse Christian. “Asmodeo potrebbe essere qui a momenti. Hai idea di come si possa riuscire a fermarlo?”
“In questi anni non ho fatto altro che cercare un modo. Purtroppo, Asmodeo è potente. Non so di preciso quanti degli esorcismi e degli scongiuri a noi noti funzionino contro di lui. E anche qualora funzionassero, non sarebbe una soluzione definitiva. Potrebbe tornare e riuscire a scovarci di nuovo.”
“Lei non ci può aiutare?” chiese Christian volgendosi verso la donna misteriosa.
Ma accanto a Jake non c’era più nessuno. Si guardarono intorno nella piccola stanzina candida, ma di lei non c’era traccia.
Ethel sospirò.
“Lei… beh, ecco, diciamo che non sempre si riesce a capire con chiarezza le sue intenzioni. Credo che se avesse saputo come aiutarmi, l’avrebbe già fatto in questi anni.”
“Perciò nessuno di noi ha idea di come possiamo sbarazzarci di Asmodeo una volta per tutte…”
“Non è esatto,” rispose la vecchia, un poco esitante. “Un metodo sicuro lo conosco, ma temo sia pressoché impossibile da realizzare. A dirla tutta, probabilmente complica soltanto le cose.”
“Di che si tratta?”
“Ci serve il sangue di Asmodeo e quello di un altro demone. È lo stesso incantesimo che ho utilizzato con voi due. In realtà, sarebbe questo l’uso più consono. In breve, tramite l’incisione di un simbolo, un’unione di sangue e una semplice formula, si lega l’anima di un ‘bersaglio’ a quella di un ‘sacrificio’; se il ‘sacrificio’ muore, il ‘bersaglio’ lo seguirà. Con voi ha sortito un effetto particolare, dal momento che tu eri già morto...”
“Ma… se è così, non avresti rischiato di uccidere anche Jake?” esplose Christian in tono insolitamente alterato.
“No. Non funziona così, l’incantesimo è a senso unico. Ma funziona solo tra simili. Ho trascorso tutti questi anni cercando un altro modo per liberarmi una volta per tutte di lui e del terrore che mi perseguita… ma è tutto ciò che sono riuscita a trovare.”
“D’accordo. Quindi… dobbiamo uccidere un altro demone per poter rispedire Asmodeo al mittente,” sospirò Matt fissando il soffitto di pietra. “Non mi sembra che le cose si siano semplificate poi così tanto.”
“In realtà, potrebbe essere di sì,” mormorò Christian in un soffio.
“Che vuoi dire?”
I suoi occhi trafissero quelli di Jake con uno scintillio di determinazione. Il ragazzo, che aveva ormai recuperato la lucidità, si sentì raggelare il sangue.
“No. No, non pensarci neppure.”
“Senza offesa, ma… anche fosse, funzionerebbe?” borbottò Matt accarezzandosi con due dita il pizzetto brizzolato. “Non servirebbe un demone capostipite?”
“Non credo. In effetti, l’essenza dei demoni è a grandi linee la stessa. Fanno sempre parte di quel mondo,” rifletté Ethel con estrema malinconia.
“Ma non faremo una cosa del genere. Toglietevelo dalla testa.”
“Andiamo, Jake… è tutto ciò che abbiamo.”
Christian sembrava non voler prendere in considerazione alcuna opinione.
“Comunque, servirebbe in ogni caso della potenza demoniaca per poter svolgere l’incantesimo,” aggiunse la vecchia con voce rauca. “E io ne sono un po’ a corto, ultimamente.”
“Non c’è problema,” disse risoluto Matt. “Esiste una fiala che contiene un po’ di quella roba.”
“Matt…?”
“Credo ce l’abbia Asmodeo. Chiaramente non l’ha distrutta perché voleva che vi aiutassi a giungere a Ethel. Però potrebbe mandarla in frantumi da un momento all’altro, perciò dovremo recuperarla in fretta.”
“Ma così tu…”
“E allora?” L’uomo rivolse a Jake un sorriso colmo di nostalgia. “Avrei dovuto comunque andarmene molto tempo fa. Sono rimasto per stare al fianco di Gilda, ma ora lei non c’è più. Non ho un posto dove andare, mi sento privo di qualsiasi utilità. Tutto ciò che desidero è portare a termine l’ultimo compito che la mia padrona mi ha assegnato… ad ogni costo.”
Sul gruppetto calò il silenzio. Ognuno stava rimuginando sulla situazione, cercando di intravede uno spiraglio di luce oltre le prospettive più cupe.
“D’accordo,” annunciò infine Matt alzandosi dal tavolino e cominciando a passeggiare nervosamente avanti e indietro. “Ricapitolando: dovremo prendere di sorpresa Asmodeo, immobilizzarlo, rubargli la fiala, tagliuzzarlo per bene e compiere l’incantesimo. Il tutto evitando che ci faccia a pezzi prima. Mi sembra un gioco da ragazzi.”
“Inoltre, anche se ci riuscissimo, perderemmo sia Matt che Christian,” puntualizzò Jake con insistenza.
Christian si rivolse a Ethel in tono secco e duro.
“Se sarò legato ad Asmodeo, l’incantesimo che hai fatto a noi due svanirà?”
“No, non credo,” rispose la strega dopo qualche secondo di riflessione.
“Allora non c’è problema,” proseguì il ragazzo spalmandosi sul tavolo a braccia conserte. “Jake, io avevo comunque intenzione di tornare laggiù.”
“Che cosa…?”
“Come vedi, per stare al tuo fianco ho dovuto prendere in prestito qualcun altro. Non posso essere egoista a tal punto da appropriarmi della sua vita per poterne vivere una mia,” mormorò Christian contemplando il proprio riflesso sulla superficie lucida del tavolino. “In fondo, io ho già te.”
 
Jake si lasciò cadere esausto sul giaciglio improvvisato, svuotò completamente l’aria che aveva nei polmoni e rimase a scrutare con sguardo vacuo il soffitto accidentato di quel luogo. Chiuse gli occhi. Si sentiva sfinito. Le palpebre gonfie parevano diventare di ora in ora più pesanti, e le profonde occhiaie scure si infossavano sempre più. Era stanco di tutte le domande che ancora lo tormentavano, nonostante a molte avesse finalmente trovato risposta. Ora desiderava soltanto che tutta quella follia finisse per poter chiudere di nuovo gli occhi e lasciarsi trascinare nell’oblio.
Ma quando tutto sarà finito…
Un’ombra in movimento interruppe per un istante il velo scarlatto proiettato dalla candela oltre le sue palpebre chiuse. Dei passi leggeri, silenziosi, si fecero strada fino a lui.
“Jake, dormi?”
Il ragazzo riaprì gli occhi, mettendo a fuoco la figura che lo scrutava dall’alto, immobile nella penombra. Un bizzarro senso di déjà-vu gli fece salire il cuore in gola.
“Non ci riesco.”
Christian si sedette accanto a lui sul sottile strato di lana grezza che ricopriva il pavimento di marmo. Jake si alzò a sedere e raccolse le ginocchia al petto, appoggiandovi sopra il mento.
“Non devi fissarti su inutili pensieri, hai ben altro di cui preoccuparti. Da un momento all’altro ci ritroveremo a dover affrontare un enorme pericolo. Vivremo in prima persona una delle tue amate avventure, se vuoi vederla così.”
Pensieri inutili? Così ti definisci, ora?”
“Mi stavo riferendo a ciò che hai scoperto sul tuo passato. Devi sforzarti di riposare il più possibile e recuperare le energie, altrimenti Asmodeo avrà gioco facile.”
Il ragazzo rimase in silenzio. Non sapeva cosa dire. In realtà non era neppure certo di aver ancora metabolizzato completamente ogni cosa.
“Io… io non ti odio, Christian,” mormorò Jake, ricordando le parole amare bisbigliate dal compagno poco prima. “Non potrei mai odiarti per quello che è accaduto. Né te, né Ethel.”
“Lo so,” rispose Christian. “Posso leggertelo negli occhi. E non sai quanto questo mi renda felice.”
“Christian…” lo chiamò poi, tentando di non pensare ad altro. “Davvero hai intenzione di tornare laggiù, di sparire di nuovo?”
“Jake, te l’ho detto; non sono adatto al ruolo di protagonista.”
“Preferisci quello di comparsa sacrificabile?”
“È questo che sono per te?”
“No. Ed è per questo motivo che non voglio che tu lo faccia,” mormorò Jake con un filo di voce.
Christian incrociò le gambe, poggiando i gomiti sulle ginocchia e congiungendo le mani di fronte a sé. Cercava i suoi occhi, ma quelli sembravano non vederlo. Erano persi in qualche luogo tenebroso, lontani.
“Lo sai, anche se non ti sarò più accanto, continuerò sempre ad osservarti e ad essere con te. Finché avremo questo prezioso legame, io sarò felice. È sempre stato ciò che di più caro avevo, e sono lieto, in tutta onestà, che ora sia caro anche a te.”
Sentendo una lacrima bollente fare capolino all’angolo dell’occhio, Jake piegò la testa e si affrettò a cancellarla con un dito. Ebbe un sussulto quando l’indice di Christian gli sfiorò uno zigomo per scostargli una ciocca che cadeva a ricoprirgli metà del volto. Sentì la mano calda di Christian afferrare dolcemente la sua. Le loro dita si intrecciarono, e Jake desiderò improvvisamente di averlo fatto molte più volte e molto tempo prima.
“Suppongo sia stato un tantino egoista, da parte mia, sconvolgerti la vita in questa maniera,” continuò Christian in tono malinconico ma anche vagamente ipnotico. “Però, lascia che ti dica questo: se davvero desideri vivere una vita normale, una volta che avremo risolto questa faccenda, sarai libero di farlo. Pensaci; potrai andartene dove ti pare, magari viaggiare, conoscere tante persone… sarà grandioso, sia per te che per me. Promettimi solo una piccolissima cosa: che ogni tanto ti prenderai qualche minuto di tempo per leggere una storia d’avventura.”
“Christian…”
Sentendo il fiume di emozioni confuse che era andato gonfiandosi fino ad allora straripare infine dagli argini, Jake sollevò lo sguardo cercando gli occhi dell’amico, assalito dal bisogno di trovare conforto in quel bagliore gentile che sempre vi riluceva. Ma nessuna luce lo accolse, stavolta. Tutto si fece buio in un attimo, per poi esplodere in una miriade di frammenti multicolore, quando qualcosa di caldo e morbido sfiorò delicatamente le sue labbra.
“…e qualche racconto d’amore,” bisbigliò Christian separandosi da lui.
   
 
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