3)Il cielo sotto il mare.
La spiaggia bianca è una linea infinita che sembra
raggiungere e persino oltrepassare l’orizzonte.
Sopra di me c’è un cielo di un azzurro perfetto,
solcato
da nessuna nuvola, la sabbia è tiepida o così mi
dicono i miei piedi scalzi e
non c’è traccia di palme o vegetazione.
L’acqua davanti a me è cristallina, una distesa
verde
acqua molto invitante, alzo la gonna verde del mio vestito estivo e
noto che
non c’è lo strascico.
Muovo qualche passo nell’acqua, lascio che le onde mi
lambiscano le caviglie, è piacevolmente calda e sembra
davvero pulita. Continuo
a camminare fino a che su un banco di sabbia vedo stagliarsi una
figura,
perplessa la raggiungo e rischio di svenire.
Anna è davanti a me, i capelli castano rossicci sciolti,
i piedi nudi, la gonna verde acqua decorata da girasoli gialli, la
camicetta
gialla e il busto blu e verde.
“Anna…”
Mormoro.
“Anna, sei davvero tu?”
“Sì, sono io. Aspettavo questo momento da
secoli.”
Io alzo un sopracciglio.
“Questo è un sogno, Elsa.”
“Lo so che è un sogno, sono al Polo Nord con Babbo
Natale, ci crederesti mai?”
Lei sorride.
“Certo che ci credo, sei tu la scettica di
famiglia.”
“Cos’è questo posto?”
“Un sogno, ma anche una soglia.”
“Una soglia?”
“Da qui l’acqua è profonda, mi ci posso
tuffare e quando lo farò raggiungerò
mio marito e i nostri amici dall’altra parte.”
“Significa che c’è un
aldilà?”
“Sì, certo che c’è. Ti sembra
così strano?
Tu sei un fantasma.”
Io rido.
“Perché non ho attraversato la soglia?”
“Alcune anime non lo fanno perché il mondo ha
ancora bisogno di loro o hanno
troppi rimpianti per farlo tu appartieni alla prima
categoria.”
“E tu? Perché…”
“Perché non ho attraversato la soglia?
Perché tu avevi bisogno di me, Elsa.
Sono rimasta al tuo fianco per secoli, anche se tu non mi
hai mai vista.”
“Oh, mio Dio! Anna!”
La abbraccio stretta, dopo un po’ lei mi stacca con dolcezza.
“Oggi però ho deciso di tuffarmi.”
“Perché?”
“Tu non hai più bisogno di me, hai trovato la tua
utilità.”
“Ma…”
Lei mi prende una mano tra le sue.
“Elsa, devi vivere. Devi lasciare andare il passato e
vivere. Lo so che puoi farlo, me lo sento.
Tu e i tuoi poteri sarete utili al mondo, sarai libera e
non dovrai più nasconderti, è quello che hai
sempre desiderato.”
“Ma sarò sola.”
“No, avrai delle persone accanto a te. Nuove persone che
imparerai ad
apprezzare e forse una di loro imparerai ad amarla.”
“Che?”
“Jack. Jack è qui che bussa alla porta del tuo
cuore, lo sento e so che un
giorno entrerà e tu sarai felice.
Il mio compito è finito qui, Elsa.
Ora so che ti lascio in buone mani, addio.
E vivi, Elsa.
Il vento si è alzato per te.”
Mi dice con un sorriso, poi si volta verso l’immensa distesa
del mare e con
gesto fluido si tuffa nell’acqua senza sollevare spruzzi. Io
guardo l’oceano e
scorgo il luccichio di mille stelle, galassie che ruotano, pianeti.
Immergo la mano nell’acqua e quando la tiro fuori ci sono delle lucine su di
essa, sussurrano
qualcosa e poi spariscono.
Il vento inizia a increspare la superficie dell’acqua e
io mi sento sollevata dolcemente da terra, tutto diventa di un bianco
accecante
e io chiudo gli occhi.
Quando li riapro sono nella mia stanza debolmente
illuminata dalla luce dell’aurora boreale, tremo, sono
scossa. Mia sorella se
ne è andata e sono sola.
Sola.
All’improvviso noto un luccichio che prima non
c’era sul
mio comodino, appoggiata sul legno c’è la collana
che Anna portava sempre. La
prendo in mano con deferenza accarezzando il velluto nero della
cordicella e la
liscia pietra verde.
Manda deboli bagliori, lascio che una lacrima cada sul
monile e poi me lo allaccio al collo.
“Se davvero il vento si è alzato per me allora
vivrò,
Anna.”
Mormoro a bassa voce.
Torno a letto e mi addormento subito.
Il giorno dopo mi alzo sorridendo, il monile sembra
emanare calore, è come dice Jack: i ricordi vivono nella tua
testa e la collana
me lo ricorda.
Quando mi siedo al tavolo Nord mi sorride.
“Sei stata visitata da un’anima stanotte.”
“Sì, e mi ha detto di vivere. Penso che lo
farò.”
“Ottimo.”
Mi sorride l’uomo, poi riprende a fare colazione, sorrido
anche io.
Jack arriva poco dopo e nota che non sono di malumore
come ieri.
“Sorridi, principessa?”
“Regina, prego.”
“Ok, regina, ma la mia domanda non cambia. Stai
sorridendo?”
“Sì, una volta all’anno mi concedo di
farlo.”
“Stai usando dell’ironia!”
“Sì, me lo concedo lo stesso giorno in cui
sorrido.”
Jack guarda Nord senza capire.
“È successo qualcosa che io mi sono
perso?”
“Forse.”
“Nord, cosa è successo?”
L’uomo barbuto sorride.
“Un’anima l’ha visitata.”
“Cosa intendi per anima?”
“Una persona che ha aspettato per raggiungere
l’aldilà solo per vegliare su di
un’altra.”
“Capisco, speriamo che il buonumore portato da
quest’anima duri a lungo perché anche oggi ci
attende una giornata di
divertimento.”
“Va bene, ma prima fai colazione! Sembri un bambino la
mattina di Natale, senza offesa, eh!”
“Nessuna offesa. Il mio centro è la meraviglia, io
sono nato per far
meravigliare i bambini con i miei doni.”
“E il mio qual è?”
Chiedo, lui scuote la testa.
“Non lo so ancora, ma lo scopriremo presto. Se
l’uomo
della luna ti ha scelto c’è sicuramente una
ragione precisa.”
Io annuisco.
Anna mi ha detto di vivere e forse solo vivendo troverò
le risposte che cerco, del tipo come mai sono stata scelta e qual
è il mio
centro.
O almeno lo spero.
Volare è una sensazione
bellissima, soprattutto per me
che non sento il freddo.
Attraversare banchi di nuvole bianche che sembrano
zucchero filato, bagnarsi nelle tempeste e con un colpi trasformale in
nevicate, l’unico aspetto spiacevole sono i fulmini. Quando
ti attraversano
rimani disorientata per un po’.
“Dove andiamo, Jack?”
Gli chiedo.
“Italia!”
Mi risponde lui volando veloce come il vento che
scompiglia la mia treccia, quasi senza pensarci la sciolgo e lascio che
i miei
capelli biondi mi ricadano liberi sulle spalle.
“Stai meglio così.”
Mi dice Jack, riapparso all’improvviso.
“Oh, grazie di solito non li porto mai
così.”
“Non so perché lo immaginavo.”
Io gli rivogo un sorriso sarcastico.
“Oh, andiamo! Sei miss la perfezione, i capelli sciolti
avrebbero stonato su di te.”
“Se pensi che adesso io sia miss perfezione, dovevi vedermi
prima che mi
scegliessi questo abito.”
“Ma io ti ho vista. Il viola ti stava molto bene.”
“Come?”
“Il viola. Ti sta bene come colore.”
“No, la parte prima. Come mai mi hai visto?”
“Elsa, hai scatenato una tempesta che ha gelato un intero
fiordo e un intero regno, anche se
non ero ancora un guardiano dovevo vedere cosa diavolo stava
succedendo. Hai
scatenato la madre delle tempeste e di questo ti faccio i miei
complimenti, ma
non l’hai resa divertente.”
“Prova tu a scatenarne una simile e rendila
divertente!”
Esclamo piccata.
“Un giorno ci proverò, forse. Non
prendertela.”
“Non riesco a capirti! Sembra che tu non sia a conoscenza
del fatto che questi poteri possano essere pericolosi e fare del male
alla
gente.”
“Ma io lo so! Solo che non mi faccio condizionare, sono
io che ho il controllo dei miei poteri, la maggior parte del tempo
portano
allegria, ma possono diventare violenti e aggressivi se serve, come
quando ho
combattuto con Pitch Black.”
“L’uomo nero… Lo spauracchio di ogni
bambino! È vero che è stato sconfitto?”
“Non si può sconfiggere per sempre o estirpare la
paura, dove esiste la luce esisterà
sempre il buio.
Come potremmo apprezzare la luce senza
il buio?
Ma, per rispondere alla tua domanda, lo abbiamo messo k.o.
per un bel pezzo.”
“Ma tornerà.”
“E noi lo cacceremo via ancora, anche questo fa parte
dell’essere guardiani.”
“Dici?”
“Certo, persino uno come me ha imparato che ci sono delle
responsabilità.”
“Già.”
Io abbasso gli occhi.
Durante tutta la mia vita sono stata cosciente di avere
delle responsabilità precise ed esse hanno condizionato
molto la mia vita. Sono
stata libera giusto una notte, quella in cui sono fuggita dal castello
di
Arendelle per costruire il mio. In quella gloriosa notte ho pensato che
sarei
stata libera e me stessa lontano da tutti, ovviamente mi sbagliavo.
“Tasto difficile?”
“Qualcosa del genere, io sono sempre stata cosciente delle
responsabilità e ho
sempre voluto soltanto essere libera, ma credo che non lo
sarò mai fino in
fondo.”
“Forse è per questo che l’uomo della
luna ha scelto te,
ci completiamo.”
“Forse.”
“Come mai hai smesso di vedermi?”
“Te l’ho ho detto, i miei genitori pensavano fosse
un’allucinazione.”
“Sì?”
“Sai, dopo l’incidente con Anna sono rimasta da
sola e loro pensavano che mi
fossi creata un amico invisibile per contrastare la mia solitudine. Una
specie
di fratello maggiore che mi proteggesse, da me stessa soprattutto.
Alla fine ci ho creduto e ho smesso di vederti, i miei
hanno tirato un sospiro di sollievo, per un sacco di tempo ho pensato
che
quella fosse l’unica cosa buona che avessi fatto in vita
mia.”
“Sei troppo severa con te stessa, dovresti lasciarti
andare un po’ di più, come quando ti sei messa a
ballare nel parco.”
Io arrossisco.
“Scusa, è stato un brutto spettacolo.”
“Al contrario, io ti ho trovata molto bella.”
Poi vola via più veloce di me, lasciandomi con le guance
arrossate e un brivido piacevole che mi scuote il corpo.
Mi ha detto che sono bella, forse gli piaccio?
No, siamo solo colleghi, avrà voluto essere gentile con
me.
Ma perché sto reagendo così?
Un sacco di persone in vita mia mi hanno detto che sono
bella, inclusi parecchi ragazzi, perché il suo complimento
mi fa così piacere?
Non ne ho idea, devo ammettere che è un bel ragazzo. Ha
due occhi azzurri che sono la fine del mondo, i capelli bianchi gli
stanno
benissimo e anche il corpo non è male.
Arrossisco ancora di più, non mi è mai successo
di
pensare cose del genere, cosa mi sta succedendo?
Se almeno Anna o Rapunzel fossero qui…
-Ma sono morte da
duecento anni, Elsa.
Qualsiasi cosa ti stia
succedendo la devi affrontare da
sola o con l’aiuto di qualcun altro e la Fatina dei Denti mi
è parsa una tipa
un filo impegnata.-
Borbotta la mia coscienza, facendomi sbuffare.
Non so se voglio affrontare questa cosa, mi fa un
po’paura a essere sinceri.
Aumento un po’ la velocità e raggiungo Jack, che
nel
frattempo è atterrato in una cittadina americana e si giarda
attorno
grattandosi la testa.
“Cosa c’è?”
Gli chiedo atterrando.
“Credo di aver combinato un pasticcio.”
“Del tipo?”
“Ho fatto nevicare su questa cittadina, ma credo di avere
esagerato.”
Io mi guardo attorno, la neve è effettivamente troppa, la
gente probabilmente
non riuscirà nemmeno a uscire di casa quando si
sveglierà.
“Sì, aspetta. Ti do una mano io.”
Alzo le braccia al cielo, chiudo gli occhi e la neve comincia a salire.
“Wow!”
“Dimmi tu basta.”
Mormoro io, lui annuisce.
“Adesso basta.”
“Va bene.”
Il gigantesco fiocco di neve che si è creato nel cielo
sparisce e la neve torna
a un livello normale.
“Ottimo lavoro, ci facciamo una passeggiata?
C’è ancora tempo prima di raggiungere
l’Italia.”
“Va bene.”
Ci incamminiamo lungo le strade deserte del paese.
“Che vita avevi prima di essere lo spirito
dell’Inverno?”
“Vivevo in un villaggio americano, avevo una famiglia e un
sorella.
Ero considerato una specie di buffone, ma a me andava
bene, mi è sempre piaciuto far ridere la gente.
Un pomeriggio io e la mia sorellina siamo usciti per
pattinare sul lago ghiacciato del paese, a un certo punto il ghiaccio a
cominciato a cedere sotto i suoi piedi.
Io ho preso questo bastone e l’ho fatta muovere facendo
finta di giocare a campana, poi l’ho presa con il bastone e
l’ho buttata al
sicuro. Pensavo di avere salvato la situazione, ma proprio in quel
momento il
ghiaccio sotto di me si è rotto e sono caduto in acqua.
Ho continuato ad affondare per un sacco di tempo, sono
morto ovviamente, poi a un certo punto la luce della luna mi ha
illuminato. Ho
cominciato a risalire e il ghiaccio si è rotto, mi sono
ritrovato sul lago e
l’uomo della luna mi ha detto che ero Jack Frost.
Ho scoperto di avere dei poteri e sono tornato al
villaggio, lì ho scoperto una cosa ben peggiore: nessuno mi
poteva vedere e non
avevo ricordi.
Ho scoperto chi ero quando sono diventato guardiano.”
“Mi dispiace.”
Lui scuote le spalle.
“È stata dura, ma è passato, ora so chi
sono e tutto va
bene.”
“Dici che quando anche io scoprirò chi sono
sarò felice?”
“Forse sì, me lo auguro per te.”
“Grazie, lo spero. Per tutta la vita ho sempre avuto la
sensazione di vivere
per gli altri e adesso non so più chi sono.”
“Lo scoprirai.”
Mi dice comprensivo Jack e io spero che abbia ragione.
“È ora di andare!”
Si alza in volo e io lo seguo.
Lui fa surf sulle nuvole e io lo seguo molto più piano,
perdendomi a osservare forme, colori e mille particolari, lui vola da
trecento
anni, io da nemmeno due giorni.
“Elsa, muoviti!”
Mi incita lui.
“Scusa, stavo guardando quella nuvola.”
“È solo una nuvola.”
“Non è solo una nuvola, è qualcosa di
poetico, la gente perde tempo a
fotografarle.”
“Perché preoccuparsi di fermare un momento invece
di viverlo?”
“Perché la vita è breve e ogni tanto
hai bisogno di prove
che qualcosa sia avvenuto e che non sia solo un parto della tua
immaginazione.”
Lui si gratta la testa.
“È un’interpretazione come
un’altra, ma immagino che
abbia il suo senso.
Adesso andiamo, abbiamo una nevicata da creare.”
“Va bene, va bene.”
Lo seguo e ci ritroviamo in Italia, sopra un piccolo paese delle alpi,
lui
inizia a muovere il suo bastone, creando scariche di energia che
diventa neve e
io stendo le mie mani lasciando che i miei poteri fuoriescano
liberamente.
Ben presto le case sono coperte di una coltre bianca che
le rende ancora più fiabesche con i loro balconi in legno.
La gente inizia a uscire, qualcuno impreca perché
sarà
difficile muoversi con la macchina, altri si limitano a sorridere, i
bambini
sono felici.
Urlano che non ci sarà scuola, si tirano palle di neve,
qualcuno inizia a parlare di costruire un pupazzo di neve.
“È questo che mi piace.”
“Cosa?”
“Mi piace vedere i bambini così felici
perché nevica, a loro basta poco per
essere felici, crescendo perdiamo questa abilità.”
“Forse, anzi, probabilmente hai ragione.”
“Sì, ho ragione.
Come eri da bambina?”
“Sempre allegra, giocavo con Anna e non avevo paura del mio
potere.
Tante volte mia sorella mi svegliava nel cuore della
notte per giocare usando i miei poteri, pattinavamo e costruivamo
pupazzi di
neve nei saloni del castello, erano bei tempi.
Sono finiti per colpa mia.”
“L’incidente in cui ha colpito tua sorella alla
testa?”
Io annuisco cupa.
“Non è stata colpa tua, mettitelo in testa.
Smettila di lasciare che le ombre del passato avvelenino il tuo
presente, Anna ti ha perdonato perché non riesci a farlo
anche tu?”
“Non lo so. Forse perché essendo la sorella
maggiore dovevo badare a lei non
ferirla, credo sia per quello.”
“Non lo hai fatto volontariamente.”
Io annuisco.
Perché questo peso non riesce a scivolare dalle mie
spalle?
“Guarda com’è bella la natura, guarda
come la rendiamo
bella con i nostri poteri, pensa a questo, non pensare al dolore. Non
ora.
Hai portato abbastanza questo peso, lascialo andare.”
Lui fa apparire un fiocco di neve che vola via, trasportato dalla
tempesta.
“Come quel fiocco di neve.”
“Non ci riesco.
Lo sento che è ancora qui dopo tanti anni, non ho
più
paura, ma il senso di colpa non se ne è ancora
andato.”
“Un giorno se ne andrà, credimi, e sarà
una liberazione.”
“Lo spero.”
Creo un fiocco di neve e lo faccio volare via anche io.
“Non so cosa sia peggio, essere ossessionati dal passato
o dalla sua mancanza.”
“Nessuna delle due cose, bisogna guarire da entrambe le
ossessioni.”
Si alza in volo e mi tende una mano.
“Torniamo da Nord, è ora di pranzo e tu sei stanca.
Hai usato molto i tuoi poteri, oggi pomeriggio penso di
farcela da solo.”
“Va bene.”
Accetto la sua mano e insieme voliamo via verso il polo nord, verso la
casa del
nostro amico o forse dovrei chiamarla casa mia visto che ci vivo anche
io.
Arrivati, mangiamo un lauto pranzo, poi Jack se ne va.
“Tu non vai?”
“Jack mi ha detto di prendermi un pomeriggio di
vacanza.”
Lui mi consegna una chiave.
“È quella delle terme, goditele.”
Mi batte una mano sulla spalla, io vado in camera mia prendo le cose
necessarie
e poi scendo nei sotterranei di
questo
posto.
Finalmente trovo una trovo una grande porta che si apre
su una piscina con una monumentale scalinata che scende
nell’acqua.
Io vado negli spogliatoi a cambiarmi e poi la percorro,
immergendomi piano piano nel tepore dell’acqua.
Giunta in fondo, nuoto per un po’, poi mi siedo in un
angolo della piscina particolarmente basso e mi godo il massaggio
dell’acqua e
il calore che scoglie le tensioni dei muscoli.
Pensieri si accavallano nella mia testa: l’incidente di
Anna, la tempesta, la mia morte, l’arrivo di Jack al
castello, l’addio dato a
mia sorella, le conversazioni che io e il guardiano
dell’inverno abbiamo avuto.
Soprattutto le conversazioni. E i suoi occhi azzurri e i
capelli bianchi e il fisico magro e scattante.
Arrossisco e a quest’ultimo pensiero e mi immergo
nell’acqua.
Da un eco lontana giunge la voce di Anna: “Vivi,
Elsa.”
E forse vivere anche questo: lasciare spazio a nuove persone e a nuovi
sentimenti.
Mi piace Jack?
Credo di sì.
Ne sono innamorata?
Non lo so.
Importa?
Per ora no.
Verrà un momento in cui dovrò affrontare questa
questione, ma non è questo.
Angolo di Layla
Grazie a Ansem6 per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.