2. Brividi
-Sei con noi?- Sasha
è seduta esattamente difronte a me, intenta a fissarmi con un sorrisino furbo.
-Mi fa piacere che la tua testa sia ancora chissà dove, ma non hai risposto
alla mia domanda.-
Scuoto la testa e
batto le palpebre, accorgendomi solo adesso di essere stata per chissà quanto
ferma a fissare il vuoto.
Dirle che è prima
mattina anche per me, provando a giustificare il mio stato di stordimento,
potrebbe anche essere una scusa credibile. Temo però che la mia migliore amica
stia pensando, a giusta ragione, che io sia ancora beatamente inebetita per
aver passato tutta la notte con Eric. Non posso darle torto, sento ancora le
farfalle nello stomaco e il solo pensiero del mio capofazione vicino mi fa
venire i brividi.
È abbastanza
deplorevole che io me ne stia qui a fantasticare sugli addominali di Eric,
quando fra poco dovrò fare una scelta che determinerà tutta la mia vita.
Difatti, tutti noi iniziati ci siamo fiondati in mensa per fare colazione
presto, perché aspettiamo di essere chiamati per l’assegnazione delle carriere
e nessuno vuole fare tardi.
-Quale domanda?-
In realtà non so se
voglio veramente passare gli ultimi istanti che mi restano a rimuginare sulla
decisione che dovrò prendere.
Sasha alza gli occhi
al cielo e aggiunge altro zucchero al suo caffellatte.
-Ti ho chiesto,- Scandisce, falsamente professionale. -Se sai quale
abitazione ci assegneranno.-
Mi avvicino un po’
di più a lei e abbasso il tono della voce. -Eric dice che i migliori appartamenti
sono quelli ai piani più bassi della residenza. Nessuno li vuole, preferiscono sempre
quelli più in alto o quelli collocati a parte, all’esterno.-
-Quindi dovremo
andare a vivere sotto terra?-
Colgo il suo
scetticismo, ma faccio un gesto sbrigativo con la mano. -Tutte le case qui sono
sotto terra, a meno che tu non sia un capofazione!-
-Sì, ma tu parli dei
piani infondo a tutti! Quelli proprio sotto!-
Scrollo le spalle e
addento il mio muffin al cioccolato. -Preferisci un appartamento piccolo e
vecchio ai piani medi, o uno grande e nuovo di zecca qualche livello più
sotto?-
Lei ci pensa, beve
un po’ di caffe e poi accenna un sorriso.
-Quindi è vero
quello che si dice?-
Mi volto verso la
mia destra, dove seduto accanto a me c’è Will, che
sembra decisamente più assonnato di me. Ha i capelli neri scompigliati e mi
osserva con gli occhi socchiusi.
-Di che parli?-
Lui mi inchioda con uno sguardo serio, improvvisamente vigile.
-Che tu ed Eric…-
Fa scontrare i suoi diti indici più volte e mi fa
l’occhiolino.
Sbuffo in risposta, domandandomi perché mai le notizie girino così
velocemente. Voglio dire, so di essermi infilata in una situazione particolare,
frequentandomi con un capofazione, ma speravo in un minimo di anonimato in più.
Illudermi era una follia, nel mio caso non si parla solo della nuova relazione
di un capo, visto che sta con una ragazzina più
piccola di lui che ha appena passato l’iniziazione.
-Sai, l’ho sempre
detto che avevi qualche rotella fuori posto, ma con questo mi dimostri di
essere pazza del tutto!- Afferma Will, nascondendo il suo sorriso dietro la
tazza da cui beve.
-Perché?-
-Andiamo!- Afferma
allargando le braccia, con il rischio di rovesciare il suo tè. -Eric?-
Penso che sia già
una discussione persa in partenza, so benissimo che per tutti quanti Eric è un pazzo, spietato e crudele, che si è
guadagnato l’odio e il terrore degli iniziati dopo aver fatto rimanere
Christina appesa alla ringhiera dello strapiombo, o dopo aver ordinato a Tris di
mettersi davanti ad un bersaglio mentre Quattro le lanciava contro dei
coltelli.
Eric non ha un
brutto aspetto, per me poi è molto attraente, ma è ben lontano dal prototipo di
bravo ragazzo con cui una ragazza dovrebbe iniziare a uscire. Vero è che qui
siamo fra Intrepidi, per cui i canoni di idoneità si
stravolgono, ed io non sono certo una bambinetta pacifica che ha bisogno di
smancerie.
-Sì, Will!-
-Contenta tu!-
Afferma, riprendo a mangiare.
Scuoto la testa e sorrido.
-Magari le piace
proprio perché è paurosamente cattivo!- Ipotizza Sasha. –Tutta questione di
adrenalina, insomma!-
Will si ferma a
riflettere, poi mi guarda e si illumina. -Ma certo!-
Esclama. -Come ho fatto a non pensarci prima!-
Alzo gli occhi al
cielo e torno a fissare il vuoto, appoggiando il mento su entrambe le mani.
-Forse hanno
qualcosa in comune!-
-So che non sembra,- spiega Will, indicandomi. -Ma anche lei è spaventosa e
cattiva quando vuole!-
Sasha ride. -Credo
sia vero!-
Prima che prenda
seriamente in considerazione l’idea di immergere le teste dei miei amici nelle
loro rispettive bevande, un tonfo secco ci fa sussultare. Il boato sconosciuto
è riecheggiato in tutta la mensa, tanto che è calato un silenzio assoluto e
nessuno mangia più.
Ci voltiamo verso la
porta della sala, dove un ragazzo muscoloso non nasconde uno sguardo crudele,
con ancora il proprio pugno piazzato sulla porta. A quando pare, è stato il suo
colpo contro la superficie di ferro a creare quel rumore forte, per di più la
porta ha urato contro la parete rocciosa a cui era
appoggiata.
-Iniziati!- Chiama,
con quella che sembra un’imprecazione. -Avete due secondi per uscire da qui e
seguirmi!-
Chi, se non Eric,
può essere dotato di tanta delicatezza?
La potenza del suo
urlo spezza il silenzio creatosi e rimbomba fra i tavoli, attraversando i miei
compagni come una scossa elettrica che li costringe a irrigidirsi sul posto. Anche io mi sento improvvisamente scossa, ma non per il
timore che sa incutere soltanto il più giovane dei capifazione degli Intrepidi.
-Tu sei sicura che
ti piaccia proprio lui?- Mi chiede Will, in un sussurro.
Noto la sua
espressione schifata e non so se ridere o mandarlo al diavolo, perciò decido di
ignorarlo.
Ci alziamo insieme
agli altri ragazzi che hanno appena superato l’iniziazione, ci affrettiamo a
riporre i nostri vassoi, e corriamo a inseguire Eric che ci ha già lasciati indietro. Gli interni non
sembrano affatto preoccupati, Marlene saltella al fianco di Uriah e gli
altri che non conosco bene sembrano addirittura annoiati.
Certo, programmano questo
momento da tutta la vita e per di più sono nati qui, questa è già casa loro,
mentre per noi trasfazione è tutta un’altra questione.
-Hai deciso che
lavoro farai?-
Guardo Sasha, che
cammina al mio fianco, sentendo improvvisamente tutta la tensione e l’ansia per
ciò che stiamo per fare. Fisso la schiena di Eric, a capo fila qualche testa
più avanti, e mi chiedo se dovrò seguire il suo consiglio oppure no. Lui si è
già espresso e non ha dubbi sulla carriera che dovrei scegliere
ma, al solo pensiero, mi si contorce lo stomaco.
Ieri sera, prima di
addormentarci, mi ha parlato delle carriere disponibili. Secondo lui, sono
adatta all’area logistica della fazione, ovvero il
reparto amministrativo che si occupa del coordinamento di tutti i settori della
residenza, intervenendo praticamente in ogni decisione di ordine interno o
esterno, e gestisce i rapporti con le altre fazioni. Per questo lavoro ci vuole
decisione, sicurezza e abilità con i computer, che io ho acquisito essendo nata
fra gli Eruditi.
In verità pensavo
che avrei detto addio al mio lato Erudito e che non avrei mai voluto un lavoro così
tecnico, però lì potrei fare presto carriera e ritrovarmi con un ruolo di
comando ai vertici della fazione. Infatti, il responsabile dell’area logistica
è praticamente la persona più importante dopo un
capofazione.
Ma il problema non è la carriera in sé.
Purtroppo, alla fine
del primo modulo d’iniziazione, è successo un fatto al quanto spiacevole che ha
coinvolto proprio il capo del reparto dove dovrei lavorare.
Un mio compagno
iniziato, ovvero un ex Candido di nome Peter che mi
detestava per uno screzio che avevamo avuto a scuola un mese prima, ha scoperto
la mia relazione con Eric ed ha ben pensato di andare a spifferare tutto ad un
altro capofazione.
Peter sperava di
mettersi in buona luce con il più anziano dei capi, un certo Finn che ha la
fama di essere ancora più spietato di Eric e più severo di Max. Lo sfortunato
caso ha voluto che Finn ed Eric si detestassero da sempre, per questo il più vecchio
non vedeva l’ora di intervenire contro il più giovane.
Ma, non potendo attaccare
direttamente lui per svariati motivi, Finn ha sperimentato un modo più subdolo
per farla pagare ad Eric, scegliendo di prendersela
con me.
Per attuare il suo
piano, quell’idiota di Pater, mi ha provocato in palestra, dove abbiamo
iniziato a combattere fra di noi, fino a quando non è
arrivato proprio Finn. Usando la scusa di un combattimento non autorizzato, mi
ha frustata con una stupida verga metallica, il tutto
sotto gli occhi di Eric che era venuto a cercarmi.
Non mi sono mai
arrabbiata con lui per non avermi difesa, perché sapevo benissimo che, se lo
avesse fatto, avrebbe dimostrato il legame che aveva con me e sarebbe finito
nei guai. Non volevo che rischiasse di perdere il suo posto, o che venisse messo in cattiva luce dagli altri capi, o che si
spargessero voci sbagliate su di noi per tutta la residenza.
Ho subito in
silenzio, per fortuna dopo mi è bastata una pomata Erudita che ha cancellato in
poche ore i segni dell’aggressione subita. Per di più, quella sera, Eric mi ha
permesso di dormire con lui nella sua stanza.
Le sfortunate
coincidenze non finiscono perché, quel giorno, ad assistere alla mia tortura,
c’era anche il figlio di Finn ovvero Robert, un giovane alto con i capelli
scuri rasati e due profondi occhi castani.
Ed è il responsabile
dell’area logistica.
-Ho detto qualcosa
che non va?- Mi chiede Sasha.
Credo che abbia
notato il mio turbamento, così mi affretto a scuotere la testa e prendo un
respiro profondo.
-E tu che lavoro
pensi di scegliere?-
Lei mi sorride e si
stringe nelle spalle. -Lo vedrai!-
Seguiamo il
capofazione e gli altri iniziati attraverso la solita serie di cunicoli della
residenza, che sembra sempre tutta uguale per chi non è abituato a muoversi al
suo interno. Saliamo fino ai piani più alti, alla Guglia.
-Mettetevi in fila
secondo la graduatoria finale e non fiatate!- Abbaglia Eric, spostandosi.
Siamo in un’ambia
sala e, visto che non siamo più sottoterra, le pareti non sono più di roccia ma
verniciate di un semplice bianco. Il pavimento è lucido, mentre il tetto di
vetri lascia filtrare i raggi di un timido sole ma, nonostante i giorni
trascorsi sotto terra, tutti noi fissiamo unicamente il tabellone che ci sta di
fronte.
Ci scambiamo di
posto e ci sistemiamo in una fila in orizzontale, rispettando i posti che
avevamo in classifica, senza perdere di vista il pannello digitale su cui
lampeggiano i nomi di varie carriere. Sono tutte in ordine, penso per
importanza, scritte a lettere grandi che incutono un certo timore.
Da una porticina fanno
il loro ingresso gli alti capifazione, mentre mi
accorgo solo adesso di Quattro e Lauren che erano seduti dietro una scrivani
alle nostre spalle. Si sistemano tutti attorno al tabellone davanti a noi ma,
se i capi si sistemano da un lato, i due istruttori scelgono la parte opposta.
Max si dissocia dal
gruppo e avanza di un passo, rimanendo leggermente spostato per non coprire la
tabella, si sfrega le mani e si schiarisce la voce.
-Ci siamo!- Annuncia
brevemente. -Conoscete tutti l’importanza di questo momento e sapete cosa
fare.-
Rimaniamo in
silenzio, mentre mi sforzo di non guardare Eric nemmeno per sbaglio. In realtà
non è così difficile, sono abbastanza concentrata e non ho bisogno di
distrarmi, stretta tra Lynn e Marlene, che sembrano rilassate come se fossero ad una scampagnata fra i fiori di campo. Per non attirare
l’attenzione, me ne sto immobile con lo sguardo distaccato.
-Vi consiglio di
scegliere bene, perché non potrete tornare indietro. Oggi stabilirete quale
lavoro svolgere al servizio della fazione e, i primi, avranno
a disposizione i ruoli più importanti.-
Max ci guarda tutti
negli occhi, con la calma e la forza che solo un capofazione intrepido e
indiscusso come lui può avere. La sua è una capacità innata, una grinta nello
sguardo e nel modo in cui tiene diritta la schiena che non ha appreso da un
libro, fa parte di lui e gli permette di tenere in riga la fazione più
scalmanata di tutte.
-Non perdiamo tempo,
avanti il primo!- Tuona.
Uriah fa fieramente
un passo avanti, con un sorrisino spensierato a sollevargli le labbra e le mani
dietro la schiena come un perfetto soldato.
-Allora, ragazzo!-
Riprende Max, orgogliosamente. -Scegli bene, ancora di più considerata la tua
posizione!-
Uriah ha le idee
chiare, avanza con una certa tracotanza fino al pannello, davanti a cui si ferma per premere con un dito sulla scritta tecnico al centro di controllo, che si
illumina di rosso.
Avevo già sentito
dire che Uriah, nonostante avesse ottenuto il posto più ambito in classifica,
volesse optare per lo stesso lavoro di suo fratello.
Lui è allegro, non gli interessa assolutamente comandare o impegnarsi in ruoli
troppo seri, preferisce di gran lunga una vita serena
dove può continuare a fare baldoria senza impegni tropo gravosi.
Ma Max non sembra d’accordo.
-Ne sei proprio
sicuro?- Chiede con un sopracciglio alzato.
Uriah fa un cenno.
-Certo!-
Il capofazione sospira
e gli fa segno di tornare al suo posto.
-Non sei il primo
che vuole quel lavoro nonostante sia arrivato primo in classifica.- Commenta.
-Si vede che va di moda!-
Dal modo in cui Eric
storce la bocca, direi che Max stava parlando di Quattro.
Fingo di non averci
fatto caso e torno a fissare un punto davanti a me.
-Peter!- Chiama Max.
Quando vedo avanzare
la testa corvina di quell’odioso di Peter, sento un fastidioso brivido. Lui è
ancora più sicuro di Uriah e decisamente più
arrogante.
-Ho saputo che vuoi
diventare apprendista capofazione, che è un ruolo che potrebbe andarti bene, ma
non ci sono posti vacanti al momento.-
Peter ascolta Max
molto attentamente, mentre un improvviso senso di soddisfazione mi assale al
pensiero che essere arrivato secondo in classifica non gli basterà per ottenere
veramente quello che vuole.
-Questo significa
che, se scegli questa carriera, prenderai parte ad un
corso di addestramento speciale per poi ricoprire altri ruoli di comando
secondari, fino a quando non si renderà disponibile un posto ai vertici.-
Max osserva Peter,
che non sembra affatto scoraggiato, anzi, sorride trionfante.
-Mi va benissimo!-
Esclama, mentre avanza fino a pigiare sulla giusta scritta sul pannello.
Il riquadro del
posto da apprendista capofazione si evidenzia di rosso e, mentre Peter torna al
suo posto, adesso sono io a fare le smorfie.
-Tris!- Esclama Max,
leggermente incuriosito.
Probabilmente non è
l’unico a essere stupito dal risultato ottenuto dalla ragazza bionda che si
piazza davanti al tabellone. Nessuno avrebbe scommesso sulla debole Abnegante
che ha saltato per prima il giorno in cui è arrivata fra gli Intrepidi, tanto
meno considerando i suoi insuccessi negli scontri corpo a corpo.
Eppure, contro ogni previsione, Tris ha ottenuto dei tempi da record durante le
simulazioni del secondo modulo, che le hanno permesso di aumentare in maniera
impressionate il suo punteggio totale per la classifica generale.
-Come sai, abbiamo
osservato tutti voi durante la vostra iniziazione.- Spiega Max, serio. -Mi
dicono che il tuo punto forte sono le pistole e i coltelli.-
Tris fa un cenno.
Max accenna un sorriso
e indica la tabella. -Allora quale posto migliore del poligono, per una come te!-
Ma Tris non sembra convinta e ci riflette per alcuni
secondi, analizzando con lo sguardo le scritte luminose che indicano le
carriere ancora libere.
Mi sale il cuore in
gola, al pensiero che possa scegliere il lavoro che voglio io. Anch’io sono
piuttosto brava a sparare, anzi, sono molto brava.
Durante un’esercitazione, Eric ha notato la mia mira precisa e mi ha raccomandata per seguire un corso di addestramento speciale
per le armi da fuoco. E, al tempo, non era ancora attratto da me.
Per di più Tris è
una persona tranquilla ma decisa, per cui potrebbe ambire anche all’area
logistica, il che mi preoccupa molto. A conti fatti, per quanto mi scocci
ammetterlo, il mio futuro dipende da lei.
Io sceglierò una
delle due carriere, a seconda di quale mi lascerà. Ad essere sincera, forse mi farà una favore, rendendomi la
scelta più facile.
-Che cosa è l’area
logistica?- Chiede lei, avendone il diritto.
Succedono due cose
che non mi sarei mai aspettata nello stesso istante.
Tanto per
cominciare, sento un tuffo al cuore, quando la paura di perdere la carriera che
sembra più adatta a me si fa tangibile. Pensavo di non voler passare la vita
davanti ad un computer, iniziando a fantasticare su un futuro al poligono come
addetta alle armi o come istruttrice, quando inizio a capire che posso puntare
a qualcosa di più in alto.
La seconda cosa, che
è ancora più disarmante, è l’intervento di un capofazione in particolare.
-Non fa per te,
ragazzina!-
La voce aspra di
Finn fa storcere il naso a Tris, che non osa distogliere lo sguardo dal
pannello. Quattro, tuttavia, si lascia sfuggire un’occhiataccia
al capofazione più anziano, e anche i miei compagni sembrano stupiti.
Non ho idea del
perché proprio Finn sia intervenuto, voglio dire, è suo figlio il capo di quel
reparto e capisco che anche lui vi abbia una certa dimestichezza, ma perché
essere così aggressivo?
Sembra quasi che
voglia proteggere quel posto, ma per lasciarlo a chi? Peter ha già fatto la sua
scelta e sappiamo tutti che Lynn punterà a qualcosa di più “fisico”.
Tris si scambia di
nascosto uno sguardo con Quattro che, con falsa disinvoltura, le fa un cenno di incoraggiamento.
Io sollevo un
sopracciglio, a quanto pare quei due stanno davvero insieme.
Senza ulteriori ripensamenti, Tris tocca la superficie del
riquadro che le interessa e questo si accende di rosso. Quando se ne va al
posto, vedo che alla fine ha davvero scelto la carriera al poligono.
Tiro un sospiro di sollievo anche se, a pericolo scampato, forse rimpiangerò
quel bel posto tra le armi.
-Lynn!- Taglia corto Max, con lo stesso sorriso orgoglioso che aveva
quando ha chiamato Uriah.
Credo che sia più
che comprensibile che il capofazione abbia una certa predilezione per gli
Interni, soprattutto per quelli che si sono sempre distinti.
-Conosciamo tutti il
tuo caratterino, o la tua gentilezza!-
Alle parole di Max,
Marlene e Uriah ridono di nascosto, mentre Lynn avanza.
-Che ne dici di
diventare una guardia?- Le propone. -Potrai essere un soldato di primo ordine, a meno che tu non voglia occuparti della barriera o degli Esclusi!-
Lynn coglie la
provocazione con una scrollata di spalla. -Perché togliere il piacere di
strisciare nella neve a chi ama stare all’aria aperta!-
Max si abbandona ad una fragorosa risata.
Lynn arriva davanti
al pannello e, senza nessun tipo di incertezza o
dubbio, tocca la scritta guardia scelta.
Mi sembra che abbia appena
deciso di diventare una guardia addestrata per ruoli di massima importanza,
come la sicurezza dei capifazione o la sorveglianza interna.
Quando lei ritorna
alla mia sinistra, mi preparo mentalmente per il mio turno. Lynn è arrivata un
gradino sopra di me per aver fatto tempi decisamente
migliori dei miei al secondo modulo, nonostante nel primo fossi riuscita a
superarla, se pur di poco.
-Aria!-
Sento scandire con
un’insolita precisione il mio nome e vorrei fare un passo, ma qualcosa mi
paralizza. Un brivido freddo mi percorre tutta la schiena quando comprendo che
non è stato Max a chiamarmi, ma Finn.
Mi volto lentamente,
fino ad incrociare lo sguardo con l’uomo che ha appena
parlato. Finn accenna un ghigno soddisfatto, uscendo dall’ombra in cui si trovava
insieme ai suoi colleghi per affiancare Max.
Mi accorgo, anche se
fingo di non guardare nella sua direzione, del modo in cui Eric si irrigidisce. In realtà sembra impassibile come sempre, ma
qualcosa nella sua espressione più dura muta e una scintilla pericolosa si
accende nel suo sguardo.
Io non oso fiatare,
cerco con tutte le forze che ho di controllarmi, tanta è la mia rabbia, serro
le labbra e respiro profondamente con il naso.
-Mi dicono che sei
piuttosto sveglia e… Intelligente!- Sottolinea Finn, con una nota canzonatoria. –Sicura di non
preferire gli Eruditi?-
Il suo modo di
beffeggiarmi, mentre si lascia scappare un sorrisetto, fa ridacchiare gli
Interni. L’odio che covo verso di lui aumenta, mi toglie la capacità di riflettere,
mentre mi fremono le dita delle mani, che chiudo a pugno per precauzione. Non
capisco cosa voglia da me, o perché si stia divertendo a umiliarmi. Forse vuole
cogliere l’occasione per fare un torto ad Eric, oppure
vuole tirare la corda e portarmi a commettere qualche passo falso.
Fortunatamente, come
ha detto lui stesso, sono ancora abbastanza intelligente da capire che devo
frenare la lingua con un capifazione come lui.
-Solitamente si
assegna a qualcuno arrivato più in alto di metà classifica, ma sei brava a
combattere e sai mantenere il controllo anche nelle situazioni più difficili,
per cui…- Esplicita Finn, fingendosi sovrappensiero. -Potresti lavorare
all’area logistica!-
Max accoglie le
parole del suo collega con un profondo cenno del capo, studiandomi con
curiosità.
-Ma, prima di
scegliere, ricorda che è un ruolo fondamentale per la fazione.- Aggiunge Finn. -Pensi di esserne all’altezza?-
Non so ancora quali
siano le reali intenzioni di quest’uomo, né capisco perché si sia preso il
disturbo di consigliarmi. Indubbiamente mi disprezza per aver infranto le
regole e probabilmente mi considera soltanto come una ragazzina poco seria che
si è tuffata nel letto di Eric, perciò capisco il suo atteggiamento ostile.
Ma allora che senso ha il gioco che sta facendo?
Poi qualcosa dentro
di me scatta e l’illuminazione mi colpisce con inaudita potenza.
So quello che sta
facendo e, come quando ha scelto di punirmi davanti agli occhi di Eric, ha optato per l’ennesima volta per la mossa più efficace. Sa bene
che Eric mi avrà consigliato quella carriera, perciò sarebbe stato banale e
inefficace da parte sua limitarsi a scoraggiarmi o tentare di impedirmi di
scegliere liberamente.
Ecco perché si è
esposto, sta facendo psicologia inversa tentando di incoraggiarmi proprio per
farmi desistere. Vuole mettermi alla prova, vedere se sono una codarda o se
merito davvero quel posto.
Ed è solo adesso che
mi sento finalmente sicura della scelta che sto per fare. Adesso ricordo chi
sono e cosa voglio e so di essere forte abbastanza da tenere testa a Finn e a
suo figlio. Non ho mai ceduto, ho sempre attaccato.
E questo mi rende la
più idonea a un ruolo di controllo e forza che solo l’area logistica può darmi.
-Lo sarò!- Dichiaro
a testa alta.
Nascondo un
sorrisino altezzoso, o forse semplicemente bastardo, raggiungo il pannello e
tocco con le dita la superfice fredda dello schermo, facendo illuminare di
rosso il riquadro con scritto sopra addetto
all’area logistica.
Eppure, quando torno
al mio posto, il sorriso vittorioso e sinistro che vedo comparire sul volto di
Finn annulla totalmente la mia ondata di gloria. Adesso penso di aver frainteso
tutto, forse Finn voleva davvero farmi scegliere quel lavoro per avermi in
pugno, forse si gongolerà al pensiero che dovrò obbedire a suo figlio e mi
renderanno la vita un inferno.
Ma, quando osservo
la sua espressione mutare e mi accorgo di come i suoi occhi
si posano su di me mentre fa un cenno d’assenso, penso che quello che mi
rivolge non è uno sguardo carico d’astio.
Sembra l’occhiata
orgogliosa che Max tentava di nascondere mentre vedeva avanzare Uriah.
E ora, per davvero,
sto iniziando a non capirci più nulla.
Eric non si è mosso,
il modo in cui scruta Finn è sempre più temibile. So che sta fremendo d’ira, ma
è fin troppo abile a mascherare i suoi reali pensieri dietro a uno sguardo più
gelido degli altri.
Rimango quasi
assorta nei miei dubbi mentre arriva il turno di Marlene e non mi accorgo della
sua scelta. Subito dopo tocca a Will, che decide di occuparsi della recinsione,
mentre Christina, dopo di lui, si aggiudica il posto da addestratrice di
cavetti. Dopo è il turno di un’interna che non conosco che si accontenta di un
lavoro nelle cucine e, finalmente, arriva il turno di Sasha.
Aveva detto di avere
una sorpresa e non si sbagliava, considerando che è appena diventata una
tatuatrice. Quando torna al suo posto, mi passa davanti con un sorriso da
orecchio a orecchio.
Scuoto la testa,
fare il tatuatore è forse uno dei lavori più piacevoli fra gli Intrepidi, ma ho
sentito dire che in pochi lo scelgono, visto che ci vuole una certa abilità di
base ed una predisposizione artistica che non tutti
possiedono.
Quando sprofondo fra
i cuscini, gettandomi di peso sul divano, penso solo una cosa: sono spacciata.
Tendo il foglio che
ho in mano e lo sollevo per studiarlo bene, per quanto senso possa avere quello
che sto facendo, dato che ormai me lo sono stampato nella memoria. Finita
l’assegnazione delle carriere, si è passati a quelle delle nuove unità
abitative e ci è stata lasciata la giornata libera per permetterci di
sistemarci, ambientarci al meglio con le regole e i ritmi giornalieri della
fazione e per studiarci i manuali che ci sono stati affidati.
Purtroppo per me, il
mio unico pensiero è rivolto al malefico foglietto che mi tengo ben fisso
davanti al naso che illustra la collocazione del mio
futuro posto di lavoro.
-Non posso crederci,
avevi ragione!- Trilla Sasha.
È praticamente
da quando siamo entrate nella nostra nuova casa che è in preda alla felicità.
-Questo appartamento
è da urlo!-
Sospiro, vorrei
tanto condividere il suo entusiasmo, ma la consapevolezza della mia rovina mi
frena.
Faccio roteare gli
occhi. -Non ti lamentavi di essere finita sotto terra?-
-Vuoi scherzare?- Si
ferma al centro del salotto e allarga le braccia ad
indicare l’ambiente che la circonda. -Chi se ne importa del piano in cui siamo
quando abbiamo tutto questo?-
La mia coinquilina
non ha tutti i torti, abbiamo scelto davvero bene. Mi sollevo e mi metto a
sedere sul divano, accarezzandone la superfice morbida con le dita.
-Peccato che l’area
logistica sia in superficie, al piano più alto di tutti, mentre noi siamo
all’ultimo!- Sottolineo.
Sasha mi guarda e fa
una smorfia, poi scappa via e la vedo sparire dietro il corridoio. Poco dopo rispunta,
ma sta camminando in linea retta con passi ambi e perfettamente dritti.
-Che stai
combinando?-
-Conto quanti passi
è lungo il nostro corridoio!-
Scuoto la testa.
-Hai almeno sentito quello che ti ho detto?-
Quando arriva alla porta fa un saltello di euforia. -Credo di poter affermare
con certezza che casa nostra è la più grande assegnata quest’anno!-
Mi do un colpetto
sulla fronte e mi lascio nuovamente cadere sul divano, distesa, a fissare il
soffitto.
-Mi ci vorranno
almeno trenta minuti per arrivare al lavoro la mattina, o forse anche di più!-
Dico tra me e me, sospirando.
-Che vuoi che sia,
pensa a quelli che abitano negli edifici fuori dalla residenza!-
La guardo storto.
-Grazie per l’incoraggiamento!-
La mia amica mi
sorride e aggira il bancone a penisola che sarebbe il nostro tavolo da pranzo,
raggiunge gli armadietti sopra il fornello e si mette alla ricerca di qualcosa.
-Sai cosa ti ci
vuole?- mi chiede, dandomi le spalle. -Cioccolata!-
Torno seduta,
appoggiandomi comodamente allo schienale imbottito e incrocio le braccia al
petto.
-Sarà un piacere
farsi tutti quei piani in salita, di prima mattina!-
Sasha ignora la mia
lamentela. -Sono davvero felice che mi hai convinta a
prendere questa casa, Eric aveva ragione a dire che valeva la pena accontentarsi
dei piani bassi.-
Avrei da ridere, ma
sarebbe inutile provare a frenare il suo entusiasmo. -Stare con un capofazione
avrà pure i suoi vantaggi!-
Sasha si volta verso
di me, ma non fa in tempo a dirmi nulla che bussano alla porta.
-Aspettiamo qualcuno?-
Mi chiede.
Io arriccio le
labbra per il dubbio e mi stringo nelle spalle, decidendo comunque di alzarmi
per andare a vedere chi è. Tuttavia, quando apro la
porta, non vedo nessuno.
Non guardo a destra
perché so che siamo l’ultimo appartamento, perciò volto la testa verso il
corridoio a sinistra e per poco non mi prende un colpo.
Indolentemente
appoggiato al muro con una spalla sola, con tanto di braccia incrociate che gli
gonfiano i bicipiti e gli sollevano le spalle, c’è la versione spavalda di
Eric. Ha un sopracciglio sollevato, quello con i due piercing, ad avvalorare la
sua espressione beffarda, mentre mi osserva con falsa noncuranza.
Qualcosa mi si
smuove dentro, forse la solita sensazione di vuoto allo stomaco. Non ha molto
senso emozionarsi come una ragazzina in preda alle prime cotte, ed Eric non è
il tipo per cui prendersi un’infatuazione da batticuore perenne.
È
più il tipo per cui perdere totalmente e irrimediabilmente la testa.
Sa farti stare male
come se stessi trattenendo il fiato da ore quando gli
sei vicino, o è capace di farti sentire piccola e inerme quando lancia i suoi
sguardi con cui può sedurti al primo colpo.
E, come ho imparato
a mie spese, gli sguardi di Eric sanno entrarmi dentro
e risvegliare sensazioni che credevo sconosciute.
Fortunatamente ho
imparato a gestire l’effetto sconvolgente che ha questo capofazione su di me,
anche quando le sue labbra si sollevano nel suo ghigno più affabile.
-Ti sei messa a tuo
agio nella tua nuova casa?-
Le sue parole sono
una carezza calda, la sua voce è volutamente rauca e mi provoca un brivido allo
stomaco. Mi mordicchio il labbro inferiore e chiudo la porta dietro di me.
-E tu ti sei preso
il disturbo di scendere fino a qui sotto solo per accertarti che stessi bene?-
Lo provoco.
Tutto ciò che posso fare è provare a combatterlo, sfidarlo, e l’audacia che ho
imparato a gestire quando sono in sua compagnia è l’unica arma in mio possesso.
Lui è cosciente del
potere che ha su di me, adora manipolarmi e farmi cadere in trappola, e
naturalmente non esita a farlo. Come quando si stacca lentamente dalla parete
e, senza distogliere lo sguardo dal mio, mi arriva a un soffio di distanza e si
ferma, sollevandomi il mento con due dita.
-Ti dispiace,
forse?- mi fa passare un braccio dietro i fianchi e sogghigna. -E questo il tuo
modo di ringraziarmi?-
Sostengo il suo
sguardo ma, prima che l’emozione mi faccia vergognosamente arrossite, decido di
controbattere.
-E per cosa dovrei
ringraziarti, esattamente?-
Il sorriso malizioso
che gli si allarga sulle labbra mi causa un brivido più violento degli altri e
potrebbe quasi farmi perde quel poco di lucidità che mi è rimasta.
Le sue mani mi avvolgono il viso quando mi attira a sé per baciarmi le labbra,
il problema è che non aspetta me, non mi asseconda, mi bacia a suo piacimento e
solamente come vuole lui. La sua lingua si intreccia
alla mia e le sue labbra si staccando quando si ritiene soddisfatto.
Mentre sto ancora
boccheggiando, sconvolta e senza fiato, Eric mi incatena
con uno sguardo inflessibile e mi soffia sulla bocca.
-Ti ho fatto una
domanda.-
Eric non è mai
dolce, è un predatore che sa sempre come ottenere ciò che vuole. È abituato a dare ordini, ad avere il controllo, e lo vuole anche su di
me.
-Sasha ti ringrazia,
la casa le piace molto.-
Assottiglia lo
sguardo. -E tu?-
Il mio viso è ancora
prigioniero delle sue mani, deviare lo sguardo mi è impossibile. -Avevi
ragione, è proprio bella.-
-Ma?-
-Troppo lontana da
dove dovrò lavorare.-
E, quando meno me lo
aspetto, qualcosa in lui cambia. I suoi muscoli hanno
un guizzo, il suo sguardo scintilla in maniera pericolosa e il suo respiro
accelera. Fulmineo, mi afferra e mi spinge contro il muro, piazzandosi davanti
a me e bloccandomi quando mi mette le mani ai lati delle spalle.
-Proprio di questo
volevo parlare.-
Lo osservo,
immobile, provando a capire.
-Cerca di tenere gli
occhi aperti con quel bastardo di Robert, perché vorrei evitare di dovermi
sporcare le mani!-
Vedo il modo in cui
cerca di controllarsi, ma le sue parole sono avvelenate ed è chiaro che
qualcosa lo infastidisce.
-Di che parli?-
Chiedo.
Mi osserva
intensamente, cela una smorfia serrando la mandibola e mi accarezza una
guancia.
-Non sopporto che
quel lurido di Finn si sia messo in mezzo sta mattina e, se lui e suo figlio
hanno strane idee su di te, è meglio che se le tolgano dalla testa!-
Corrugo la fronte,
confusa. -Nemmeno io ho gradito che fosse Finn a parlarmi, non voglio che mi si
avvicini!-
Eric passa ad
accarezzarmi una spalla, ma lo fa quasi per sbaglio, mentre riflette su
qualcosa. -Credimi, non lo voglio nemmeno io.-
Conosco il suo lato peggiore
e non è quello iroso e cattivo, ma quello controllato di un Erudito che sembra
sereno. E, per me, vederlo così rilassato ma con lo sguardo perso fra pensieri
sicuramente oscuri è un segnale importante.
-Ti preoccupa
Robert?-
Trattiene una
risatina amara e scuote la testa, mentre la sua mano risale lungo il mio collo.
-Mi interessa solo che tu lo tenga a bada, non devi dargli troppa confidenza,
ma non farti mettere i piedi in testa.-
-Niente di più
semplice!- Mi sottraggo alla sua carezza e scrollo le spalle. -Sei venuto qui solo per dirmi questo, vero?-
Osservo Eric,
infastidita. Non mi aspetto carinerie da lui, né scene classiche tra
fidanzatini, ma di certo non sopporto che mi tratti come una sciocca o che
pensi di dovermi ammaestrare, come se non sapessi difendermi. In realtà, forse
questo è il suo modo per dimostrarmi affetto, però sento che qualcosa mi
disturba e non credo di poter sorvolare.
Il modo in cui Eric
assottiglia lo sguardo non preannuncia nulla di buono.
-Non fare la
bambina, adesso!- Mi ringhia contro, scostandosi leggermente da me.
-Io non faccio la
bambina, Eric!- Scandisco, incrociando le braccia al petto mentre rimango
appoggiata con la schiena al muro.
Adesso devo anche
sentirmi dire che mi comporto come una ragazzina che pretende qualcosa da lui.
Non ho intenzione di
dargliela vinta, odio quando mi tratta come un oggetto e, presentarsi alla mia
porta soltanto per farmi le sue raccomandazioni, è alquanto offensivo.
Eric fa roteare gli
occhi e, dalla smorfia che fa, direi che è infastidito. Noto con la coda
dell’occhio che sta frugando dentro le tasche della sua giacca, ma non mi
lascio distrarre, mantengo il mio broncio e non lo guardo. Tuttavia, qualcosa
mi viene lasciato penzolare davanti agli occhi e non
posso fare a meno di prestargli attenzione.
Eric mi sventola
davanti un portachiavi con una catenina a cui è appeso
un ciondolo di metallo a forma di lettera a.
Lo prendo con entrambe le mani e lui me lo lascia, così accarezzo con un dito
l’iniziale del mio nome, elegantemente intagliata e lucida.
-Ho pensato che
potesse servirti per le chiavi di casa.- Spiega, in una semplice alzata di
spalle.
Continuo a fissare
il portachiavi, dall’anello per la chiave fino alla catenina e poi anche la
lettera bella e grande, fino a che un sorriso spontaneo mi solleva le labbra.
Eric si avvicina,
lento, mi prende il mento con una mano per costringermi a sollevare lo sguardo
dal suo regalo per me. Allora lo guardo, sono senza parole, ancora di più
quando il suo pollice passa rudemente sulle mie labbra ad accarezzare il sorriso
che ha preso il posto del broncio.
-Così va meglio!-
Afferma in un sussurro.
Mi lascia e
indietreggia, ma credo che abbia un ripensamento, di
fatti torna a chinarsi su di me.
-Fai la brava!- Mi intima all’orecchio, prima di posarmi un bacio sul collo
e voltarmi le spalle.
Lo seguo con lo
sguardo mentre si allontana lungo il corridoio, stringendo ancora fra le dita
il mio prezioso dono, con mille brividi a rincorrersi sulla mia nuca.
Continua…
Ciao a tutti,
scusate il lungo ritardo, con la bella stagione dovrebbe arrivarmi un bel pacco regalo con dentro tempo libero e ispirazione, per
cui magari riuscirò ad aggiornare più in fretta!
Che ne dite di questo capitolo? È stato un po’ lungo, ma dopo tutta questa attesa forse è un bene… e se avete trovato delle
parti descrittive noiosette, non temete, dovevo spiegare delle cose ma le parti
più succose e avvincenti ci saranno presto e in abbondanza!
Grazie a tutti i lettori, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e parlarne con
voi! : )
Bacioni e a presto!!