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Autore: war    14/06/2017    0 recensioni
Alcuni cedimenti mentali che mi hanno colpita durante la stesura del seguito di Siwa...
Contenuto altamente demenziale... Siete stati avvisati!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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- Puoi andare ora, mio Saint – lo liquidò finalmente Athena.
Il Dodici fece un rigido inchino; sarebbe morto piuttosto che tradire il dolore della ferita, ancora troppo fresca, distorcendo i suoi bellissimi lineamenti con una smorfia. E poi Saga era presente, ragione in più per cercare di apparire al meglio.
Saga trattenne a stento un ringhio.
Se Athena non avesse liquidato alla svelta Aphrodite era quasi certo che sua dea o meno l’avrebbe presa per il collo. Anche il Gran Sacerdote Dohko doveva averlo capito perché tirò un sospiro di sollievo non appena l’ultimo dei dodici custodi dorati lasciò la stanza per andare possibilmente a farsi curare in infermeria.
- Primo Ministro posso pensarci io alla verbalizzazione di quanto riferitoci da Aphrodite Gold Saint. – sospirò Libra.
Saga si voltò a fissarlo poi scosse la testa.
- Finirò i miei doveri, esattamenTe così come ci si aspetta da me. – annunciò prima di inchinarsi ad Athena e lasciare anche lui la stanza.
La Dea e Dohko si fissarono per un lungo attimo poi la giovane fanciulla sospirò e chinò il capo
- A volte credo sarebbe meglio se lo dicessero esplicitamente, che stanno insieme. –
Libra ridacchiò pensando che invece era molto meglio se non lo dicevano, perché vedere come cercavano di gestire la situazione era oltremodo spassoso, il più delle volte. Però riconobbe che quella sera era stato più penoso che altro.



Aphrodite sollevò la gamba, facendola spuntare dalla vasca da bagno ricolma di oli e petali di rosa bianca e rose rosse.
Aveva ricevuto ferite peggiori, anche se era piuttosto dolorosa sarebbe guarita presto.
Allargò di più le cosce e sentì dolore.
Non era il caso di forzare oltre; represse un brivido al pensiero che se quel bastardo l'avesse colpito una spanna più in alto poteva dire addio alla sua virilità.
Aveva fatto benissimo a ridurlo a concime per le sue rose.
Ad ogni modo la cosa importante era che il suo volto fosse intonso.
Avvertì la sensazione molto familiare dei petali di rosa che gli si stringevano addosso.
Sapeva che quelle bellezze scarlatte lo stavano guarendo ma stavano anche succhiandogli un po' di sangue e cosmo.
Piegò la testa all'indietro.
I capelli raccolti sulla nuca gli fecero da cuscino e lui si lasciò sfuggire un gemito.
Era sempre uno scambio piacevole, molto piacevole, quello che avveniva tra lui e le sue rose.



La porta del suo bagno si spalancò di colpo e un certo qualcuno, che ancora indossava la tunica di Primo Ministro, avanzò a passo di carica reprimendo a stento un ringhio.
- Due giorni. Una missione di due giorni e mi torni a casa da rattoppare?! - sbraitò non celando per niente l'apprensione e il nervosismo.
-Ehi! - cercò di protestare il Dodici, ma l'acqua calda, il tocco delle rose, e lo sguardo rapace di Saga lo avevano privato di ogni desiderio di essere velleitivo.
Saga si piegò in avanti e per un attimo Aphrodite si chiese se voleva entrare anche lui nella vasca da bagno che sarebbe stata comunque fin troppo piccola... invece senza alcuno sforzo apparente lo prese in braccio, modello principessa e lo portò direttamente nella sua stanza.
-E levati quell'espressione estatica dalla faccia! - brontolò mentre lo baciava dolcemente facendolo sciogliere ancora di più.
Saga era brusco e tagliente quando irritato ma non lo aveva davvero mai toccato meno che gentilmente.
Anche quando la passione li travolgeva, una parte di Saga era sempre attenta a non spingersi mai troppo oltre.
- Sei irritato per la ferita o sei geloso delle mie rose? - chiese sorridendo appena.
- Tutte e due!- rispose l'altro senza esitare e senza imbarazzo.
Le gote di Aphrodite si incendiarono e il suo cuore prese a battere più veloce nel petto.
- Questo è giocare sporco! - lo rimproverò Saga che però si era steso al suo fianco e aveva iniziato ad accarezzarlo in quel modo tanto dolce e al contempo possessivo che lui aveva già smesso di pensare razionalmente.
Voleva solo gemere e accogliere tutto il piacere possibile. Poi avrebbe pensato anche a come dare piacere a sua volta...



Saga si svegliò per primo.
Succedeva sempre quando dormiva con il Dodicesimo.
Gli piaceva vedere il volto addormentato dell'altro, gli piaceva vedere come gli si accoccolava sul fianco, arrotolandosi su se stesso e a volte si divertiva a spostarsi un po' solo per osservare come Aphro andasse alla ricerca del suo calore, anche se ancora addormentato.
Il Terzo gli accarezzò piano la gota, allontanando le ciocche turchine che stavano troppo vicine alla sue labbra, per quanto lo riguardava.
Le labbra del Dodici, alla mattina, erano di un colore stranissimo e innaturale. Quasi violetto,come se Aphrodite si fosse esposto troppo a lungo al gelo o come se avesse mangiato troppi mirtilli. E il Dodici gli aveva spiegato che era una cosa normale per lui, che era l'effetto dell'immunità ai veleni e che era quello il vero motivo per cui usava il rossetto...
E che quella verità la conosceva solo Nayal che era bravissima a estorcere segreti, quando ci si metteva di impegno.
Saga pensò alla ragazzina e non faticò a crederci.
Aphrodite aprì gli occhi e gli sorrise adagio.
- Sei ancora qui - constatò contento.
- Oggi posso permettermelo. Colazione? - chiese Saga.
- Spremuta d'arancia, french toast e non so se le fragole sono ancora commestibili.- sbadigliò abbracciando il cuscino e annusandolo.
- Ehi, sono io l'ospite! - protestò Saga che però si stava già dirigendo verso il bagno per farsi una doccia veloce. - E smettila di annusare quel cuscino! -
- Ma ha il tuo stesso odore... - sorrise pieno di malizia il Dodici
- Sbaglio o eri tu che alla quarta volta ha supplicato una tregua? Non provocarmi se non sei in grado di gestire le conseguenze... -
- Non contare i miei orgasmi! - si indignò Aphrodite arrossendo deliziosamente e decidendo di alzarsi.
Il gemito gli si strozzò in gola.
Boccheggiò un paio di volte prima di precipitarsi davanti allo specchio a figura intera.
Contò qualcosa come sei morsi, con tanto di calco dentale e una decina di succhiotti sparsi ovunque sul suo bellissimo e candido corpo.
Il suo cosmo si incendiò ed esplose.



Dal bagno provenne l'urlo di Saga.
- Aphrodite, maledizione a te! Ordina loro di rimettermi giù... Ahia! Ahia! Pungono, Aphrtodite! -
- Non mi interessa! Resterai lì appeso come un salame fino a che questi segni non mi saranno andati via, dannato! -
  
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