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Autore: SomeoneNew    18/06/2017    1 recensioni
E un pensiero la sfiorò lievemente per un secondo. Che se solo avesse voluto, se solo le cose fossero andate in maniera diversa quel ragazzo seduto di fianco a lei proprio in quel momento, forse un giorno avrebbe potuto imparare ad amarla davvero.
Se solo avesse saputo da quanto tempo l'amava già.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ora di chiusura


Rilesse il tutto velocemente prima di chiudere bruscamente il PC e ricadere esausta sullo schienale della sedia verde militare girevole. E in effetti si sentiva proprio così, stanca, sfinita, come se avesse appena terminato una maratona di venti chilometri per poi scoprire al traguardo di essere in ritardo di cinque ore. Ecco, il suo umore era precipitosamente calato a picco in pochi minuti. Era bastata una e-mail. Una singola stupida e-mail per farla precipitare nell’abisso dell’autocommiserazione. Un sonoro sbuffo fuoriuscì quasi involontariamente dalle sue labbra e iniziò a torturare con i denti quella pellicina del pollice che da un paio di giorni le dava noia. La nuova stagista si voltò con un espressione al quanto sdegnata in volto, così decise di raccogliere qualche scartoffia dalla sua piccola scrivania un tempo bianca, infilare il portatile nella sua custodia rigorosamente blu notte e sloggiare velocemente e soprattutto silenziosamente da quel posto. Non prima, però, di aver fatto capolino dalla porta dell’ufficio di Cristina  per augurarle Buon Natale e un buon anno nuovo, anche se in tutta risposta le arrivò un ‘si si come vuoi’ al quale seguì un’occhiataccia che lasciava ben poco all’immaginazione.

L’aria gelida di Dicembre le si insinuò velocemente nelle ossa non appena mise piede fuori dal grande palazzo della rivista Women. Si mise alla ricerca del cellulare nelle tasche enormi del cappotto rosso scuro altrettanto enorme per la sua figura minuta, cercando contemporaneamente di evitare che la borsa le scivolasse via giù per l’avambraccio. Quando riuscì finalmente a tirarlo fuori la luce del display le accecò gli occhi illuminandole il viso pallido nel buio della strada. Due messaggi:
 
Passo a prenderti alle 8:30 pm
 
Mi manchi.

Un lieve sorriso le addolcì il volto, momento che si spezzò non appena i suoi occhi si posarono sull’orario segnalato in alto sullo schermo. 8:35 pm. Merda.
Ma non se ne preoccupò più di tanto. Il ritardo era uno dei segni che maggiormente contraddistingueva la sua persona.   
 
 
Ti amo, le aveva detto quella sera. E il solo pensiero che era riuscita a formulare era stato Cavolo. Così l’aveva baciato, perché in quel momento le era sembrata la cosa più naturale da fare. L’aveva fatto e basta, ed era stato … semplice. Ecco. Questa era la parola giusta per definirlo. Semplice. Nessuna complicazione. Nessun ripensamento. D’altronde tutto con lui era sempre stato semplice. Fin da subito si erano piaciuti. C’era stato un primo appuntamento. Poi un secondo, e poi un terzo. E non si erano più fermati. Fino a quel ti amo. No, lei non se la sentiva proprio di spiaccicare parola dopo quella sentenza e così si erano alzati dal tavolo vicino alla finestra, come piaceva a loro, e volgendo un cordiale sorriso alla signora dai capelli grigi alla reception erano tornati in macchina. La radio era stata accesa, Closing time dei Semisonic.

Closing time
Open all the doors and let you out into the world.
 
Aveva poggiato la testa al vetro freddo del finestrino osservando distrattamente la vita scorrere al di fuori dell’auto e, aveva avuto come l’impressione che tutto andasse di fretta nella completa frenesia della notte, mentre lei si allontanava nella direzione opposta.

Closing time
Turn the lights up over every boy and every girl.
Closing time
One last call for alcohol so finish your whiskey or beer.
 
Chiudendo gli occhi aveva cercato di allontanare il più possibile quell’angoscia. Quella sensazione di essere in errore, di essere lo sbaglio nel giusto.

Closing time
You don’t have to go home but you can’t stay here.
 
Si sentiva come intrappolata. Come se stesse sbagliando tutto, di nuovo. Così sollevatasi di scatto aveva cercato a tentoni quel maledetto tasto e il finestrino si era aperto permettendo al gelo invernale di invadere in pochi secondi l’intera auto. Come si era aperto però si era velocemente richiuso senza aspettare stavolta che lei schiacciasse lo stesso interruttore.

I know who I want to take me home …  

 
‘Non ti senti bene?’ aveva chiesto lui stringendo la presa sul volante.
‘Mh?’ stava ancora cercando di ricordare a se stessa di inspirare ed espirare.
‘Non ti senti bene?’ aveva ripetuto pazientemente posandole brevemente lo sguardo addosso.
‘Sono solo stanca.’ Ed era vero. Niente di più vero era stato pronunciato in tutta quella serata, probabilmente. Perché lei era davvero stanca, di quel tipo di stanchezza che non sai bene quando inizia e neanche quando finisce. Lei era stanca di quella stanchezza che una buona dormita difficilmente avrebbe insabbiato. Come quando ti guardi allo specchio e riconosci la carne ma non lo spirito. E tu sei lì però non ci sei davvero. E allora cosa fai?

Closing time
Time for you to go out to the places you will be from.

 
‘Giornata pesante a lavoro?’
‘Già’ come se questo non fosse stato argomento di metà cena. Il resto del tempo l’avevano trascorso parlando di loro due. E lui non aveva fatto altro che infilare tra frasi sconnesse cose come insieme, ci piace, noi due, e poi faremo, vorremo,  e lei lo aveva fissato per tutto il tempo con un sorriso stampato in volto e annuendo di tanto in tanto. Perché insomma, lei era così fortunata, giusto? E lui così da mozzare il fiato, come dicevano le sue colleghe. E poi era dolce, gentile, cordiale, premuroso, felice. Un buffet al quale aveva avuto l’onore di essere stata invitata lei in persona. Lei, che al liceo raramente veniva invitata alle feste dei suoi compagni di classe. Lei, la secchiona che non veniva mai notata da nessuno. Già. Lei aveva avuto questo privilegio, perciò dopo ben due anni non poteva far altro che sorridere come una sciocca mentre osservava le loro mani intrecciate sul tavolo di un lussuoso ristorante nel centro di San Francisco.

Closing Time
This room won’t be open ‘til your brothers or your sisters come.

 
Eppure, non aveva mai smesso di sentirsi quella ragazza in carne snobbata per i voti troppo alti e i capelli legati sempre in una coda impersonale. Nonostante l’acne fosse ormai sparita del tutto e le rotondità adolescenziali avessero lasciato il posto a fattezze signorili e semplici curve su un corpo asciutto, il liceo per lei non era mai davvero terminato. Non perché venisse ancora esclusa da alcuno ma semplicemente perché forse quando ti abitui a sentirti in un determinato modo finisci per rimanerci incastrata.

So gather up your jackets, and move it to the exits
I hope you have found a friend.

 
Qualcosa in lei era mutato certo, questo lo doveva al tempo, nonostante si sentisse ancora legata al passato, riusciva a vivere appieno il suo presente. Fino a quel ti amo, quella sera. Non era stato il primo in due anni, sia ben chiaro, ma stavolta era stato diverso. C’era qualcosa che non andava. Lo sentiva, lo percepiva. E nelle sensazioni era sempre stata brava lei. E quel qualcosa l’aveva riportata con la mente ai suoi anni da liceale, al suo passato e a quest’ultimo in correlazione con il presente. E poi c’era stata quell’e-mail che aveva letto e riletto tutta d’un fiato per un numero di volte maggiore probabilmente a otto. Un invito ad una rimpatriata liceale nella sua città natale durante le prossime vacanze natalizie, era il succo di quelle dieci righe che a fatica era riuscita a metabolizzare.
No, non ci sarebbe andata, questo era stato il suo primo pensiero appena aveva riacquistato un minimo di lucidità.

Eppure in poche ore qualcosa era cambiato, perché adesso pensieri poco chiari le frullavano per la testa e iniziò a chiedersi cosa sarebbe potuto accadere se invece, per una volta avesse ignorato quella parte razionale di se. Cosa sarebbe potuto succedere? E’ solo una stupida rimpatriata. E forse è proprio ciò di cui ha bisogno. Che i suoi fantasmi le confermino che non sta sbagliando tutto, che è proprio dove dovrebbe essere e con chi dovrebbe essere. Che tutto questo è proprio ciò che ha aspettato per tutta la vita.
 
 

Si, ci andrò, pensò tra se e se mentre la pista di atterraggio diventava sempre più distinta sotto di lei.
Una voce femminile dal retrogusto metallico si insinuò tra i sedili dei momentanei passeggeri dell’abitacolo.

Gentili passeggeri, benvenuti a Portland, Oregon. Temperatura di 37 °Fahrenheit. Fra pochissimo raggiungeremo il piazzale. Si prega di rimanere seduti e aspettare che l'aereo si fermi, grazie per aver viaggiato con noi. Buon Natale e buon anno.

Bentornata a casa Grace, sospirò premendo pausa e togliendo gli auricolari dalle orecchie.

Closing time
Every new beginning comes from some other beginning’s end.
  
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