Angel
of Darkness
Fan fiction by Fin Fish
Ciao a tutti!
Eccomi qui, sono tornata in questo fandom con una
nuova storia che spero vi possa piacere.
Bè, direi che il modo migliore per saperlo e lasciarvi alla lettura =)
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
Cacciatori
di demoni.
<< And cover you wound
Until the day you become able to smile >>
(Tsukiko Amano – Bodaiju)
Il cielo si
stava finalmente aprendo.
Deboli raggi di sole filtravano tra le nuvole grigie di quella mattina,
illuminando una terra cosparsa di sangue di youkai.
Una ragazza si ergeva in mezzo a quel mare di sangue e morte.
Il respiro frammentato e il viso grondante di sudore.
Camminava lentamente, troppo stanca per riuscire anche solo a concepire l’idea
di correre.
La pianura dove si trovava era un luogo infestato dagli youkai, presto si
sarebbero accorti dell’odore di sangue nell’aria e sarebbero accorsi in
centinaia per vendicarsi.
Le forze le mancavano, usate tutte nella battaglia di quella sera.
I demoni erano superiori alle informazioni che le erano pervenute, traendola in
inganno e lasciandola uscire senza compagni.
Arrivò alle
porte di una città distrutta, osservando con occhi tristi e stanchi la
distruzione che potevano portare quei mostri.
Le case
erano completamente distrutte, abitate soltanto dalla polvere e da alcune
piante rampicanti che ne circondavano la struttura.
Questo era diventato il mondo dopo la presa di potere degli youkai.
Tutto era cominciato cinquecento anni prima, quando un demone chiamato Naraku
aveva ottenuto un grande potere e l’aveva riversato contro gli umani.
Da allora era una continua battaglia per la sopravvivenza, mentre gli esseri
umani scappavano e si nascondevano come topi.
Diverse guerre erano nate a causa di Naraku, molte delle quali avevano permesso
agli uomini di vivere in pace per qualche anno.
Tuttavia non era stato sufficiente per fermarlo, ma soltanto ad accrescere la
sua rabbia nei confronti di ogni essere umano.
Le città
furono distrutte, i grandi centri urbani rasi al suolo e gli esseri umani
catturati venivano torturati e poi divorati.
Questa era il mondo, il mondo in cui viveva.
Alcuni esseri umani, dotati di grandi abilità, avevano formato in segreto una
società che si occupava di sterminare demoni e altri seguaci di Naraku.
Erano l’avanguardia per la resistenza.
Sebbene fossero relativamente inferiori ai demoni le loro capacità, unite ad
uno speciale addestramento gli garantivano maggiore resistenza.
Le gambe tremavano leggermente, mentre proseguiva per la strada principale per
poter lasciare la città.
Il tremore aumentò sbilanciandola di lato.
Poggiò la schiena contro la parete di un vecchio palazzo, lasciandosi scivolare
contro di esso lentamente.
Sentivo una forte sensazione di gelo nel corpo, mentre la stanchezza le
invadeva la mente.
Scosse il capo più volte dandosi dei piccoli schiaffi sul volto, cercando in
questo modo di rimanere vigile e pronta.
Era debole per combattere, ma non si sarebbe mai fatta catturare senza prima
dare ai suoi avversari un po’ di fatica.
Con una mano sciolse il nastro che legava i suoi capelli lasciando che
ricadessero fluidi sulle spalle.
Era giovane, forse troppo per far parte di quella battaglia.
Indossava
una maglia scura abbinata a pantaloni del medesimo colore, sulle spalle era
legata una faretra ancora piena di frecce e l’arco era saldato alla sua mano.
Reclinò il capo trovando dietro di se la parete del palazzo, mentre i suoi
occhi color nocciola si posavano sul cielo.
Le nuvole erano passate, ma qualcuna era rimasta in quel bellissimo manto
azzurro.
Sorrise mesta, mentre ripensava all’ultima volta che aveva visto un cielo
simile e all’ultima volta che era stata libera.
Si sollevò
da terra, riprendendo a camminare più veloce di prima.
Era stanca, ma aveva bisogno di tornare a casa quanto più presto possibile se
voleva davvero riposarsi.
Lasciò la
strada principale, riuscendo finalmente a uscire dalla città.
Percorse un sentiero dissestato, poco frequentato persino dagli youkai.
Quella era la strada che conduceva alla sua casa: la sede degli sterminatori di
demoni.
Al di sotto delle città, sfruttando vecchie gallerie o impianti di scolo, gli
esseri umani avevano trovato un rifugio sicuro contro i demoni.
Percorse il sentiero, arrivando a ridosso di una parete realizzato con mattoni
e sassi.
Sospirò, mentre dentro di se già pregustava il momento del riposo.
Scostò alcuni tralci e foglie per liberare un ingresso che conduceva nel
sottosuolo; la sola casa che aveva ormai.
Scese
lentamente le scale, permettendo ai suoi occhi di adattarsi alla semi oscurità
di quel cunicolo ristretto.
Era un passaggio che portava direttamente alla base, senza passare per il
rifugio.
Terminate le scale dovette strisciare dentro altri cunicoli, lasciando che
fosse la sua memoria a guidare il suo sentiero.
L’uso delle luci nei cunicoli era severamente proibita, era considerato uno
spreco di materiali così rari da reperire.
Era importante memorizzare l’andamento
dei cunicoli, i loro cambiamenti di inclinazione e molto altro se si voleva
sopravvivere.
Alla fine
dello stretto cunicolo tese la mano sul terreno, tastando di centimetro in centimetro
la superficie liscia sino a trovare la maniglia di una botola.
Tirò la maniglia verso l’alto, lasciando un fascio di luce inondare la
galleria.
Strinse gli occhi, abituandoli a quell’improvvisa luminosità e calandosi nella
botola.
Avrebbe dovuto fare rapporto quanto prima, ma almeno un ora di riposo se la
voleva concedere nessuno glielo avrebbe
impedito.
Appena i suoi piedi toccarono il pavimento del nascondiglio, la voce di un
ragazzo ridestò la sua concentrazione.
I capelli scuri erano legati in un piccolo codino e indossava, come la ragazza,
un completo scuro con una fascia violacea che attraversava la maglia.
Due profondi occhi blu brillavano come gemme su quel volto così allegro.
<< Kagome, finalmente sei tornata >>, le disse, avvicinandosi
sempre più velocemente.
La ragazza sospirò, mentre poggiava la testa contro il muro.
<< Miroku cosa succede? >>, domandò diretta, mentre nella sua mente
l’immagine del letto andava lentamente a dissolversi.
Miroku era uno dei suoi più cari amici e assieme a Sango costituivano la vera avanguardia per la resistenza,
certo c’erano molte altre persone coinvolte; loro erano i migliori.
<< Abbiamo avuto un piccolo problema >>, rispose, passando una mano
dietro la nuca e muovendola su e giù.
Kagome lo osservò con la coda dell’occhio, rilasciando un profondo sospiro
sollevò il capo; il letto doveva attendere.
<< Quando mai non abbiamo problemi >>, commentò ironica. <<
Di cosa si tratta stavolta? >>.
Miroku si guardò intorno preoccupato, accertandosi che non ci fosse nessuno nel
loro raggio di ascolto.
<< Una strana creatura, di
certo non uno youkai, è entrato nelle nostre gallerie >>, spiegò Miroku
in tono grave.
Kagome sbiancò, mentre le parole del suo amico venivano assimilate dalla sua
mente stanca e provata.
Quelle gallerie erano il loro rifugio, il fatto che qualcuno fosse riuscivo a
penetrarvi costituiva un vero e proprio problema.
<< Io e Sango ce ne siamo occupati quanto prima, ma abbiamo bisogno che
tu controlli di persona la situazione >>, continuò Miroku.
Kagome lentamente si riprese dalla sorpresa, tornando ad assumere la sua aria
professionale.
<< D’accordo, portatemi da questa creatura >>, rispose Kagome,
poggiando le mani sui fianchi e seguendo Miroku.
Il silenzio cadde tra i due rotto soltanto dalla eco dei loro passi.
<< Avete avvisato il generale
di questa faccenda? >>, domandò, tenendo il capo chino e seguendo con lo
sguardo il movimento dei suoi passi.
Miroku si bloccò di colpo e cominciò a ridacchiare.
Kagome sospirò intuendo perfettamente la situazione: il loro capo non sapeva
assolutamente niente della faccenda.
<< Scusaci, ma sai com’è fatto Sesshomaru e sai bene che non riesco a parlarci
>>, spiegò Miroku, giustificandosi come meglio poteva alla ragazza.
Kagome annuì solidale.
Era uno dei suoi più fidati collaboratori, questo gli aveva consentito di
conoscere meglio la sua storia.
Sesshomaru, pur essendo uno youkai era diventato il capo della resistenza,
colui che l’aveva creata dal nulla.
Il suo obbiettivo era la vendetta.
Naraku aveva ucciso la sua compagna, Kagura, l’unica donna per la quale avesse
mai provato un vero e profondo affetto.
Da allora il suo obbiettivo era solo uno: uccidere Naraku.
Non gli interessava se per farlo doveva allearsi con gli umani, l’unica cosa
che lo premeva era il risultato.
Dopo aver percorso una serie di gallerie collegate tra di loro in modo
intricato, formando una specie di labirinto sotterraneo, raggiunsero la zona
delle prigioni.
Una ragazza dai capelli scuri legati in una coda bassa, più o meno della stessa
età di Miroku, si trovava davanti alla porta di legno della prigione.
Indossava, come tutti, la tenuta scura ma l’aveva migliorata aggiungendo delle
coperture per i gomiti e le ginocchia di un rosa scuro.
<< Sango! >>, urlò Miroku catturando l’attenzione della ragazza.
<< Meno male che l’hai trovata >>, disse con sollievo portando una
mano al petto, mentre i tratti del suo viso andavano a rilassarsi.
<< Da qui mi assumo ogni responsabilità,
voi potete tornare alle vostre occupazioni >>, proruppe Kagome,
mantenendo un tono di voce serio e distaccato.
Sango fece per interromperla ma Miroku scosse il capo.
Dopotutto, in ogni caso, la responsabilità per aver taciuto la presenza di un
intruso sarebbe ricaduta su di lei.
Se accettava subito era per proteggerli dalla ramanzina di Sesshomaru, inoltre
era perfettamente in grado di gestire la faccenda.
Poggiò l’arco e le frecce a terra, fuori dalla porta della cella e l’aprì
lentamente.
L’interno era umido e freddo, a rischiararlo c’erano solo un paio di candele
poggiate su piccole sporgenze del muro.
L’essere in questione indossava un
abito, molto simile ai vecchi kimoni, di un rosso acceso.
Una veste insolita per uno youkai, si trovò a pensare Kagome.
Ad attirare la sua attenzione furono le piccole orecchie da cane argentate,
così come i suoi capelli straordinariamente lunghi.
Kagome si avvicinò un poco, constatando che le catene con i sigilli erano state
applicate in modo impeccabile.
La ragazza sorrise riconoscendo l’operato di Sango, precisa e ligia al dovere
come nessuno.
Le piccole orecchie si mossero rapide captando il suo passo e sollevò il capo
permettendo a Kagome di osservarlo in volto.
La ragazza trattenne il fiato trovandosi di fronte a quegli occhi ambrati così
tristi, malinconici e carichi di una profonda amarezza.
Finish!!
Spero che sia stato di vostro gradimento =) e spero vivamente di riuscire a
postare il secondo capitolo entro domani =)
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.