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Autore: Rorxs    15/07/2017    1 recensioni
"Non bisognerebbe mai rivedere i propri ex, sai?"
Perchè da queste parti non esistono innocenti, solo colpevoli.
Akaashi Keiji è un giovane appena sposato,
Kenma Kozume è uno studente drogato,
Kuroo Tetsurou uno spacciatore.
Ovviamente, il suo fidanzato, Tsukishima Kei, non sa niente di tutto ciò.
Ma da queste parti, ripeto, nessuno è innocente.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Keiji Akaashi, Kozune Kenma, Nuovo personaggio, Tadashi Yamaguchi, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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D.I.

"Daddy Issues"

https://image.ibb.co/cE1RCv/Daddy_Issues_D2.png

"Ti prendo come una droga
Ti gusto sulla mia lingua
Chiedimi a cosa sto pensando
Ti dirò che sto pensando a
Qualunque cosa tu stia pensando
Dimmi qualcosa che non dimenticherò
Ma forse dovrai dirmelo di nuovo
È assurdo cosa fai per un amico."

("Daddy Issues" - "Wiped out!" - The Neighbourhood)


Mi ritrovai i suoi occhi scrutarmi lentamente, mi sembrò di essere vittima di un interrogatorio.
Ignorai il suo sguardo, ma per sbaglio lo avevo  incrociato per due secondi
interminabili mentre, terminando le rampe di scale del sottopassaggio, mi affacciai verso il primo binario.
Mi misi di spalle a quel binario ma sapevo benissimo che mi osservava attentamente con i suoi occhi ambrati che vidi solamente in quel momento sotto la luce del sole.
In realtà, il cielo era grigio, terso di nuvole, ma grigio, eppure quella luce fece brillare quei occhi felini.
"Kozume Kenma."
Sgranai lo sguardo verso Tsukishima che acidamente sputò quel nome che mise sull'attenti il mio intero organismo. 
"Chi?" recitai fingendo che quel nome non mi avesse scosso.
Il biondo placidamente indicò il ragazzo oltre il nostro binario e mi girai verso di lui. 
Per la prima volta lo vidi illuminato dalla luce del giorno, per la prima volta non eravamo in una squallida periferia.
Alzò il mento e voltò la testa, notando che stavolta ad osservarlo eravamo noi.
I suoi lunghi capelli erano biondi tinti verso le punte e con le radici nere, particolari. Particolari come i suoi occhi, felini, penetranti.
Anche nel buio avevano su di me questo effetto magnetico.
"Tossico." mormorò Kei andando verso il tabellone dei treni, io notai da lontano la scritta che indicava  il nostro treno: aveva cinque minuti di ritardo.
Io rimasi sotto il cartello color ciano, con la scritta ingiallita e sbiadita "Binario 2", posto accanto a quello "Sottopassaggio", forse più recente rispetto l'altra, tutte le lettere erano chiaramente leggibili e linde se non per qualche spruzzata di bomboletta rossa di qualche ragazzo che reputava il suo tag necessario in quel luogo già squallido e poco curato di suo.
"Cosa?" balbettai sentendo il mio cuore accelerare.
Guardai nuovamente in direzione del ragazzo: il treno del binario uno ci divise e così mi avvicinai a Tsukishima.
"Il ragazzo che ti stava adocchiando, Kenma, è un tossico."
Lo osservai infastidito, punzecchiato solo da quella presenza.
Feci un sorrisetto malizioso al mio ragazzo inacidito, probabilmente sentimento mosso leggermente dall'invidia.
"Non è quel ragazzo più bravo di te in corso? Ti ha fatto perfino da tutor ad un esame.
O non dirmi: sei geloso?" domandai guardando i suoi occhi dorati che cambiarono al solo accennare alla genialità di quel ragazzo.
"Aspetta due-tre dosi e avrà il cervello bruciato." disse con la sigaretta tra le labbra, mostrandomi fieramente che non gli importava il mio parere su quel vizio costoso e dall'odore nauseabondo. Presi fiato, sospirando infastidito: Kei è fatto così. 
"Perchè lo fa?" dopo aver preso il treno, con ormai ben dieci minuti di ritardo, e un po' di coraggio chiesi a Kei che si trovava avanti a me, perché quel ragazzo si drogasse. Sentivo la musica che ascoltava attentamente dalle sue cuffie, anche quando stavamo insieme non riusciva a staccarsi dalle sue cuffie bianche, recente regalo da parte mia.
"Dicono abbia una storia con un tipo più grande di lui."
"Ah, brutta storia." Non sapevo bene cosa rispondere ad una voce del genere, non che ci fosse niente di male, ma non ci sono abbastanza informazioni per capire cosa lo spingesse a tale gesto.
"Sì, poi ha anche dei problemi a casa, brutta gente."
Sentii una fitta al cuore, quasi straziante.
La verità che mascheravo a Kei bussò alle porte del mio animo: vendevo droga a un ragazzo che voleva affogare nel nulla, per amore e chissà che altro.
Se Tsukishima avesse saputo che lo stile di vita che potevo permettermi e a cui lo abituavo era frutto della vendita di sostanze stupefacenti a dei ragazzi che in realtà volevano solamente dimenticare il dolore di ogni giorno, probabilmente mi avrebbe solamente dato del poveraccio, disprezzandomi per gli ambienti che dovevo frequentare per quest'attività illecita.
Io, invece, maestro più severo verso la mia stessa vita,  mi davo del vile, costantemente.
All'inizio era nata come necessità: gli studi costosi, la mia famiglia con qualche debito. Poi il periodo di alta marea passò e io continuai lo stesso. Quando arrivò inaspettatamente il fidanzamento con Kei non resistetti a viziarlo come un principino, nascondendo le mie umili origini.
Arrivammo al centro di Tokyo e accompagnai Kei all'università. Gli diedi un lieve bacio sulle labbra pensando che Kenma aveva preso il treno nella direzione opposta,e che probabilmente non sarebbe andato a lezione.
Quel giorno, il giorno che vidi per la prima volta Kenma sotto una luce diversa, si era alzato tardi.
Sarebbe voluto andare all'università, era perfino arrivato alla stazione e, fortunatamente, aveva trovato il treno in ritardo, lo stesso treno su cui salimmo  io e Kei.
Ma non lo prese.
Si era svegliato riverso sui libri, senza maglietta per il troppo caldo.
La camera era un disastro e prese i primi vestiti che trovò per casa, probabilmente erano di Tanaka: gli andavano grandi.
Si fece una doccia bollente rapida, sentiva perfino sotto l'acqua l'odore di Kush: la loro dimora ne era immersa.
Lo sentiva perfino tra i suoi capelli. E per questo se li rilavò due volte.
Voleva davvero andare a lezione quella mattina, seppur pensava di dover prendere il treno successivo.
Buttò rapidamente i libri nello zaino e corse verso la stazione, successivamente trovando il treno in ritardo si mise sulle panchina del primo binario, ascoltava qualche canzone della sua playlist, neppure ricordava quale, mentre osservava le sue sneaker nere.
Poi ci fu il mio sguardo, i miei occhi spaventati da ciò che sapevamo, qualcosa, che comprese dal mio voltarsi, nessuno sapeva e nessuno doveva sapere.
Così tornò a casa.
Una lezione più, una lezione meno, tanto le assenze che, ora come ora, aveva accumulato erano a bizzeffe. Per fortuna nessun corso aveva la frequenza obbligatoria ad ingegneria.
Quel giorno, ricordo, quando incontrai Yamamoto, gli chiesi perché. Perchè si drogava, perché acquistava quotidianamente da lui o da me.
Cosa lo spingeva. Ci doveva essere qualcosa. Speravo ci fosse qualcosa, non poteva trascinarsi a noi per inerzia.
Taketora mi scrutò contando gli ultimi soldi del suo recentissimo affare.
"Kozume." bisbigliò con un sorriso beffardo. "Quel ragazzo è incasinato fratello, fidati."
"Cioè?" chiesi sentendomi immerso nei sensi di colpa, non riuscendo a credermi capace di una tale crudeltà.
"Hai presente Keiji Akaashi?"
Cosa poteva centrare il riccastro figlio della famiglia Akaashi con un ragazzo di periferia?
Studente eccellente, Bokuto me ne parlava sempre, il mio migliore amico era legato particolamente a questo studente di biotecnologie, ragazzo brillante, dal viso fine e gli abiti alla moda.
Dalle parole di Koutarou si era appena sposato, lasciandolo sbigottito, ma ovviamente non aveva altra scelta.
In piena specializzazione la sua famiglia aveva deciso di farlo sposare alla figlia più giovane della famiglia Yuki.
Affari di famiglia, l'azienda della famiglia Akaashi necessitava dei fondi della famiglia della ragazza.
Azienda improntata sulla biotecnologia, ovviamente, azienda che successivamente sarebbe andata in mano alla giovane promessa di soli ventitrè anni.
Azienda che rischiava il fallimento più totale.
Un ottimo affare, secondo le parole di Bokuto che partecipò perfino al matrimonio, non così sfarzoso: forse la ragazza aveva avuto la possibilità di proferire parola almeno in questo.
"Sì." dissi ripensando a tutto quel che potessi sapere su quel giovane capelli ebano e occhi color tra il fumo e il mare.
"Ecco, io mi sbatterei la sua mogliettina, lui no, ma lei non lo sa."
Come al solito la finezza di Yamamoto la trovavo disgustosa.
Mi misi a misurare una dose di cocaina, dovevo andare da un chirurgo a vendere quel veleno.
Che mondo si rivelò ai miei occhi quando iniziai a spacciare.
"Cosa vorresti dire?" sputai acidamente ignorando il suo sguardo.
"Kuroo, Kenma è la puttanella di Akaashi. Fa l'amante." disse quasi scocciato dovendo ripetere il concetto.
Probabilmente, lui non era una puttanella, probabilmente lui ne era solo innamorato.
Innalzai nobilmente la frase di Taketora, pensando il biondo mentre si bucava squallidamente solo per lavare il dolore di un amore ostacolato, o peggio, non corrisposto.
Conoscevo poco Kenma, ogni tanto tra una vendita e l'altra parlavamo di videogiochi, sembrava essere un vero appassionato.
Ogni tanto con i suoi modi acidi ma pur sempre pacati mi strappava un sorriso per qualche sua opinione fin troppo onesta.
Mi chiesi dalla prima vendita, che gli feci in una squallida via, perfetta metà tra la casa del biondo e la mia, cosa potesse spingere un ragazzo mio coetaneo, o giù di lì, a buttarsi in quella strada senza via di uscita.
Insomma, ne vedevo tanti di ragazzi miei coetanei imboccare quella strada dal difficile ritorno, ma i suoi occhi vispi e svegli mi lasciarono molte domande in testa. Più di quelle che mi ponevo vendendo agli altri, ai miei coetanei che non possedevano quel paio di occhi.
Ora avevo le mie risposte.
Ora possedevo tutte le risposte.
Notai che mi ero distratto, sbagliai a misurare la dose, nemmeno ricordavo quanta cocaina era riversata nella busta.
Me ne sembrava più a terra o sul tavolo.
 
Quella stessa sera vendetti una busta a Kenma.
Lo guardavo come se stessi curiosando nei piccoli dettagli.
Eppure niente parlava della sua giornata o della sua stessa vita.
Quella camicia a quadri rossa larga, quei jeans blu scuro rovinati e nemmeno quelle sneaker nere, non lasciavano trasparire nulla, esattamente come il suo sguardo.
E fu quel nulla che tirò dalle mie labbra la domanda che non riuscivo mai a porgli.
"Perchè lo fai?"
Mi guardò quasi seccato dalla mia frase, stupido, ma annoiato, come se l'avessi riproverato e lui sapeva, sapeva che aveva ventitré anni e non serviva uno sconosciuto a fargli da madre.
Eppure qualcosa addolcì il giovane biondo, lo rilassò, come se dopotutto quella domanda non fosse posta con cattiveria o per una solita ramanzina su quanto le droghe facessero male.
Non la ponevo per questo quella stramaledetta domanda.
Forse lo lesse nel mio sguardo preoccupato, teso.
Quasi malinconico.
E forse da quella malinconia che mi brillava conoscendo la sua storia comprese che io sapevo.
Eppure mentì.
"Ho bisogno di rilassarmi."
"Va bene." mormorai con lo sguardo perso, incredulo della sua forza d'animo.
Meravigliato da come non riuscì a gettare quel peso che per me sarebbe stato insostenibile. Poi mi ripresi, guardandolo fissamente negli occhi. 
"Tienitela, omaggio dalla casa."
Non volevo coltivare quel suo vizio, ma non riuscii nemmeno ad accettare i suoi soldi.
"Grazie." disse freddando l'ansioso silenzio che si era posto poco dopo tra noi.
"Fa attenzione." balbettai andando verso la mia macchina, lasciata aperta lì avanti a noi.
E i suoi occhi dorati mi sembravano ringraziarmi, mi sembrarono ancora più dolci.
Come se nessuno avesse riposto in lui una frase premurosa.
"Sì." disse non notando il rossore frutto dei suoi occhi.
Occhi, occhi, occhi maledetti.
Come il suo nome, i suoi lineamenti fini, il suo corpo esile.
Quando andai a casa di Tsukishima, riversando le mie voglie sul corpo ben fatto e dalle spalle larghe, ripensavo solamente alla fragilità che avevo appena sfiorato dal giovane.
All'innocenza macchia mostrata e celata che avevo appena ammirato.
Non volevo più essere il carnefice di tanta bellezza che rischiavo di bruciare lentamente.
Vivo in una casa senz'angoli:
Ciao, sono Rorxs.
Spero che in questo percorso sappiate godervi ogni momento, gettandovi nelle più disparate emozioni.
"Daddy Issues" è la canzone che apre questa storia.
"Daddy Issues" ci descrive due figure fondamentali in questa storia : Kozume Kenma e Kuroo Tetsurou.
Il sipario si apre a questi due giovani ragazzi.
Vi consiglio caldamente di ascoltare ogni canzone legata ai diversi capitoli, ma non è una cosa fondamentale.
Scusate se questa storia non si presenta niente di che, ma spero possa lasciarvi qualcosa e che questo capitolo possa motivarvi a seguirla.
Alla prossima.
   
 
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